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martedì 22 marzo 2022

PARCO DEL CITYLIFE

CityLife vanta uno tra i parchi più ampi di Milano, ma soprattutto è ricco di opere d’arte che lo rendono un vero museo a cielo aperto tutto da scoprire. Al suo interno ospita venti opere permanenti tra artisti under 40 e artisti internazionali che sono, invece, già noti.

Matteo Rubbi dal titolo Cieli di Belloveso
 è composto da circa 100 stelle (di cui oggi viene posata solo la prima) di grandezza e forme diverse, la cui ‘dimensione’ vuole ricostruire il cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C., data intorno alla quale Tito Livio colloca la leggendaria fondazione della città da parte del principe Belloveso. Il racconto dello storico è infatti ricco di riferimenti e dati astronomici. Le stelle, realizzate in pietra, sono sparse e incastonate nella pavimentazione di Piazza Burri.

Serena Vestrucci, Vedovelle e Draghi Verdi,
per tutte le fontanelle (dette anche vedovelle o draghi verdi) installate nel parco la sostituzione dell’originale rubinetto d’ottone con una scultura di volta in volta diversa ottenuta attraverso la lavorazione di un modello in cera, la sua conseguente fusione in bronzo e la successiva galvanizzazione in oro. 
Ognuna delle fontanelle presenta così una testa di drago differente, unica. 

mercoledì 9 febbraio 2022

PARCO GREGOR MENDEL

 

Nel 1958 questo non era un parco, ma, era un eliportoL'eliporto cadde quindi in disuso e smantellato, e presto divenne un comodo spiazzo dove far giocare i bambini. Riconvertita l'intera zona, in quel tratto di via Restelli venne costruito un parco giochi ed ancora oggi (confrontando le due immagini seguenti) si nota chiaramente dove gli elicotteri si posavano a terra.

lunedì 31 gennaio 2022

PARCO TERAMO

 è un importante luogo d'incontro e punto di aggregazione del quartiere Barona di Milano che dal 21 aprile 2012 è intitolato ad Andrea Campagna, poliziotto e medaglia d'oro al valore civile ucciso in servizio da Cesare Battisti.

Fu costruito negli anni settanta contemporaneamente all'urbanizzazione dell'area, che tuttora presenta una forte connotazione agricola. Gli dà il nome la via Teramo, alla Barona, che porta all'attuale ingresso di via Campari.

In zona sono presenti svariate cascine, tra le quali la Battivacco,[1] la Boffaloretta e la Boffalora, e il parco confina a meridione, separato da una roggia, derivata dal Naviglio Grande e che sfocia nel Lambro meridionale, con quello agricolo Sud Milano e a ovest con un gruppo di orti comunali e il Ronchetto sul Naviglio. Gli strati argillosi a pochissima profondità creavano le condizioni, per le acque irrigue provenienti dal vicino Naviglio Grande, di formare fertili e ampie marcite.

sabato 29 gennaio 2022

PARCO MONLUE'

 

Le aree che circondano il vecchio borgo agricolo di Monlué sono state rese parco e sistemate con prati, boschetti e lunghi filari di pioppi lombardi lungo la sponda destra del fiume Lambro. Sono attualmente in corso alcuni progetti per migliorare la connessione col vicino Parco Forlanini, posto subito al di là di viale Forlanini. Il parco è compreso fra la Tangenziale Est a ovest, il viale Forlanini a nord, il Lambro a est, oltre al quale comincia l'Aeroporto di Milano-Linate, e la via Fantoli a sud.

venerdì 28 gennaio 2022

PISCINA SOLARI

La piscina fu progettata dall'architetto Arrigo Arrighetti, che dal 1940 al 1979 lavorò presso l'Ufficio Tecnico del Comune e poi all'Ufficio Urbanistico, lasciando opere spesso di altissima qualità, che hanno segnato la storia architettonica recente della nostra città.

La piscina si trova all’interno del Parco Solari, uno degli storici angoli verdi di Milano. 

La piscina è un impianto sportivo, pensato per lo svago e non per le attività agonistiche, protetto da un involucro architettonico che cerca il dialogo con il circostante parco Solari. La planimetria del piccolo edificio, che si sviluppa su due livelli, ha andamento circolare. Al piano del verde, l'ingresso avviene da una hall con la biglietteria, collocata in una fascia perimetrale che accoglie anche gli uffici, l'infermeria, i bagni e i depositi; superato l'ingresso, schermato all'interno da un setto curvilineo, si raggiungono gli spogliati con guardaroba, oltre i quali - in posizione eccentrica rispetto alla composizione geometrica - è finalmente posizionata la vasca. Al piano interrato, alla fascia perimetrale del livello superiore corrispondono locali occupati dagli impianti a cui si affiancano vasti vespai, ispezionabili, e le strutture che consentono in funzionamento dell'impianto idrico. Il volume è fortemente caratterizzato dalla sua copertura, disegnata come scultorea tensostruttura a sella formata da due famiglie di funi di acciaio che reggono elementi metallici sagomati, messi a punto per questo edificio. Le funi sono poi ancorate a una struttura portante di cemento armato, costituita da due grandi archi inclinati che scaricano i pesi su elementi due blocchi laterali per evitare ingombri intermedi sulla luce del complesso. Al piano interrato, invece, la struttura è realizzata con un più tradizionale sistema a travi e pilastri in cemento armato. Le chiusure verticali sono quasi totalmente realizzate con vetrate continue inclinate, che offrono la vista costante del parco, in cui i serramenti di lega leggera poggiano su una griglia secondaria. All'esterno la struttura è rifinita con intonaco di cemento graniglia levigato.


lunedì 17 gennaio 2022

CIMITERO DI GUERRA BRITANNICO

 

Il Parco Aldo Aniasi, un tempo Parco di Trenno, è uno dei parchi più grandi di Milano. Ed è proprio lì accanto, che sorge un cimitero di guerra… misterioso.

Siamo al cimitero di guerra inglese, qui, in questo fazzoletto verde curato nei minimi dettagli che si affaccia su via Cascina Bellaria, sono sepolti 421 caduti della Seconda Guerra mondiale che hanno contribuito alla liberazione di Milano.
Tra soldati e caporal maggiori, tra ufficiali, tenenti, piloti e sergenti, si trova la tomba di una donna, l’unica: Margaret Helen Fielden.
Di lei, poco si sa. Ciò che è certo è che in questo piccolo e curato fazzoletto d’erba, su 421 caduti della II Guerra Mondiale che hanno contribuito alla liberazione di Milano, Margaret è l’unica donna. E persino la sua morte, avvenuta il 29 settembre 1945, è avvolta nel mistero.
La sua tomba è in una delle prime file, entrando, verso il centro del cimitero: fiori rossi e gialli ravvivano il bianco marmoreo della lapide.
A differenza di tutti gli uomini sepolti qui, e provenienti da Gran Bretagna, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Canada e Africa Orientale, Margaret morì quando il conflitto si era mai concluso. Aveva 28 anni, all’epoca, era nata e cresciuta nella cittadina inglese di Godalming una cittadina inglese di 20mila abitanti nella contea del Surrey, a circa sessanta chilometri a sud-ovest di Londra, ed era una fisioterapista professionista della Chartered Society of Physiotherapy, una delle più grosse organizzazioni professionali d’Inghilterra fondata alla fine dell’Ottocento da quattro infermiere. Margaret, negli anni della guerra, si trovava in Italia perché prestava servizio per il 64th British General Hospital, una delle unità mediche alleate che operava soprattutto in Africa e in Italia.
I documenti della Commonwealth War Grave Commission, l'organizzazione intergovernativa che a tutt'oggi ha il compito di identificare, registrare e conservare le tombe e i luoghi di commemorazione del personale delle forze armate del Commonwealth che morirono durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale, dicono l'essenziale di lei: sappiamo che i suoi genitori si chiamavano Edith Esther Fielden e Perceval Fielden. Il nome del padre - è soltanto una suggestione - rimanda al musicista Thomas Perceval Fielden (1883-1974), pianista, insegnante di musica e direttore di tre scuole tra cui il Charterhouse College di Godalming, paese natale di Margaret. Ha servito inoltre, tra il 1943 e il 1945, la Royal Naval Volunteer Reserve come sergente.
Cos’è successo a Margaret? E perché è sepolta a Trenno, unica donna in mezzo a centinaia di uomini? Qui, in un angolo di prato inglese di periferia, che l’Italia ha donato ai marinai, i soldati e gli aviatori per render loro onore. L’ipotesi è che si sia ammalata dopo la fine della guerra, mentre prestava assistenza in Italia per l’unità medica inglese. È l’unico motivo che spiegherebbe la sua sepoltura in quest’angolo di Milano poco noto, che porta in sé il ricordo e il ringraziamento a chi ha aiutato la città.

venerdì 14 gennaio 2022

PARCO SOLARI

 

Realizzato nel 1935 su progetto dell'architetto Enrico Casiraghi e intitolato nel 2006 a Don Giussani (1922-2005), fondatore del movimento ecclesiale cattolico Comunione e Liberazione, si estende su un'area trapezoidale di poco più di quattro ettari compresa fra le vie Solari, Montevideo e Vincenzo Foppa e il viale Coni Zugna nel Municipio 6 di Milano.

La creazione del parco fu affidata ad Enrico Casiraghi, progettista nello stesso periodo anche del parco Lambro, e pensata per dotare di verde l'area precedentemente occupata dallo scalo bestiame che serviva il vicino Macello pubblico.

Inizialmente il parco era attraversato da un tratto a cielo aperto dal fiume Olona, che sfociava nella Darsena di Porta Ticinese; in seguito l'Olona fu prima coperto e successivamente deviato completamente lungo i viali della circonvallazione esterna, per evitare il rischio di inquinamento dei Navigli.

Nel 2004 l'area è stata sottoposta a lavori di riqualificazione che hanno tra l'altro fornito il parco di migliore illuminazione e di un sistema di videosorveglianza e ospita, fra le altre attrezzature, una piscina comunale coperta progettata nel 1963 dall'architetto Arrigo Arrighetti (Piscina Solari).

PARCO DELLA RESISTENZA

Il parco della Resistenza, fino al 2013 denominato parco Baravalle, è un parco della città di Milano. È stato realizzato su un'area che dal 1919 sino agli anni sessanta era occupata da un quartiere popolare di villette unifamiliari, il Quartiere Villaggio giardino Baravalle, abbattuto per far posto all'area verde, la cui struttura è ricalcata dai viali del parco. Sul lato orientale esterno (viale Tibaldi) sono ospitati il centro civico, con biblioteca e uffici decentrati del comune, e una scuola materna.

Era dedicato alla memoria di Carlo Baravalle, che fu un noto educatore e scrittore. Al Baravalle erano già dedicati una via e il predetto quartiere, nell'area divenuta poi il parco.

L'area su cui sorge il parco ha registrato, negli ultimi centovent'anni, radicali e talvolta repentine mutazioni d'uso. Fra il 1787 ed il 1895, sull'area dell'odierno parco, sorgeva il cimitero del Gentilino e all'inizio del secolo era destinata a edilizia popolare con la tipologia di villaggi. L'ultimo, sull'attuale superficie del parco, fu costruito su progetto dell'architetto Franco Marescotti nel primo dopoguerra per essere demolito nel 1964,tra le proteste degli abitanti. L'offerta abitativa della zona era elevata, ma modestissimo lo standard dei servizi e occorreva dare spazio a un'area verde e, soprattutto, a un attrezzato centro civico.

GIARDINO CASSINA DE POMM

Nel demolire la fabbrica di candele Bonomi se ne è salvato, per la continuità degli elementi architettonici, il muro perimetrale prospiciente il naviglio, la passerella che ne consentiva l'attraversamento e un minuscolo bunker-garitta che si trova in una delle due aree gioco. Sulla passerella molto si è scritto e detto, ribattezzandola, senza alcun riferimento documentato a Leonardo da Vinci, addirittura Ponte di Leonardo e identificandola con il ponte che, nei Promessi sposi, avrebbe attraversato Renzo giungendo a Milano. In realtà si tratta di una semplice passerella in ferro che collegava lo stabilimento alla sponda opposta della Martesana. La ricca iconografia che accompagna la storia della Cassina de' pomm ci consente di verificare come non esistesse nessun ponte fino all'inizio del XIX secolo e come, al contrario, la passerella compaia nei primi anni del XX. Il manufatto era poi chiamato in milanese el pont di pan fis, ossia il ponte di quelli che, grazie al salario, avevano garantito il pane tutti i giorni.

sabato 8 gennaio 2022

PISCINA COZZI

La costruzione della piscina coperta Cozzi fu promessa nel luglio 1929 dall'allora Podestà di Milano Giuseppe De Capitani d'Arzago durante la cerimonia di inaugurazione della piscina scoperta Romano. Per volere del podestà Marcello Visconti di Modrone, succeduto a Capitani, a quello stesso 1929 risalgono i primi progetti della nuova struttura che sarebbe diventata la più grande piscina coperta d'Europa di quei tempi, superando nell'ampiezza dei saloni e delle vasche le piscine Hallenschwimmbad di Berlin-Mitte in Germania e dell'isola Margherita di Budapest in Ungheria.

La progettazione e la direzione dei lavori furono affidate all'architetto Luigi Secchi, allora Capo della Sezione Speciale Fabbricati ed Impianti Sportividell'Ufficio tecnico del Comune di Milano. Secchi era in quegli anni particolarmente attivo: nel 1933 era impegnato nella direzione di importanti lavori pubblici a Milano fra i quali il mercato rionale coperto di viale Monza, i campi sportivi di via Pascal e di via Fedro, la piscina comunale di via Cambini e le scuole pubbliche di piazza Leonardo da Vinci e di via Monte Velino. Il progetto della Cozzi fu il lavoro più gratificante e impegnativo che il Secchi definì come frutto di «architettura funzionale».

L'impianto venne sviluppato su 4 800 mq di superficie a lato del nuovo viale (allora viale Regina Elena, oggi viale Tunisia) ricavato dalla demolizione del viadotto ferroviario che collegava la vecchia Stazione Centrale al Bivio Acquabella: l'area fu scelta perché centralissima e posta all'interno della direttrice di massimo sviluppo della città; l'area era inoltre servita dalla nuova Stazione Centrale, dai treni elettrici delle Varesine e da numerose linee tranviarie, rendendo facilmente raggiungibile l'impianto dalla gran parte dei quartieri cittadini e dai turisti che gravitavano su Milano. Essendo inoltre l'area relativamente libera da vincoli di piano regolatore, fu possibile ricavare ampi posteggi limitrofi alla piscina in grado di ospitare 400 automobili e di predisporre larghe aree verdi intorno all'impianto. Altro pregio della località scelta era la disposizione dell'asse maggiore da Nord a Sud, orientamento che favoriva l'insolazione all'interno dell'impianto per molte ore durante la giornata, dando agli ambienti «una nota gaia e festosa all'interno»

I lavori di scavo cominciarono il 23 ottobre 1933 e l'impianto venne costruito in 194 giorni, di cui solo 63 immuni da pioggia e gelo; le condizioni climatiche resero particolarmente complessa la costruzione della struttura per la quale fu necessario, a causa del gelo, dotare il cantiere di impianti di produzione e distribuzione d'acqua calda per consentire il getto dei calcestruzzi. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 3 maggio 1934, in concomitanza con i Littoriali dello sport di quell'anno, solennemente aperti all'Arena e le cui gare di nuoto si svolsero nella nuova piscina.

PISCINA ROMANO

La piscina fu edificata dal gennaio al luglio 1929 per opera dell'ingegnere e architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992). La costruzione costò non più di un milione di lire dell'epoca e faceva parte di un più ampio programma che prevedeva la realizzazione di altre due piscine cittadine, una invernale ed una estiva.

Il complesso originariamente era costituito da un elegante edificio centrale (oggi non più appartenente al complesso), che era l'accesso originale dell'impianto su via Ponzio, due corpi laterali simmetrici, dalle facciate con timpano marcate da riquadrature e lesene, in cui v'erano camerini adibiti a spogliatoi e dalla piscina.

Il bacino fu edificato di forma rettangolare, lungo 100 metri e largo 40, con una superficie di 4000 metri quadrati e prevedeva di poter ospitare contemporaneamente 1500 persone. La forma rettangolare fu adottata perché ritenuta migliore per l'utilizzazione dello spazio dell'acqua. Gli angoli vennero arrotondati per evitare punti morti in cui l'acqua potesse stagnare. La profondità era variava da 50 centimetri a 3 metri e l'acqua era prelevata direttamente dal sottosuolo ove furono realizzati 4 pozzi.

Il giorno dell'inaugurazione, avvenuta il 28 luglio 1929, ci fu una cerimonia in cui il podestà di Milano Giuseppe De Capitani d'Arzago tenne un discorso, al termine del quale si disputarono delle gare di nuoto. I bagnanti potevano accedere alla piscina per fare il bagno corrispondendo 2 lire. Con cinquanta centesimi in più si poteva accedere alle docce calde.

La palazzina centrale nel tempo è stata alienata ed attualmente vi ha sede il comando di Polizia Locale della zona Città Studi. I due padiglioni laterali sono oggi adibiti a docce e servizi igienici.

L'ingresso attuale si trova in una bassa palazzina realizzata nel 1934 in stile razionalista, a uso di spogliatoio a rotazione, con la facciata principale prospettante su via Ampère. Da essa si accede al vasto parco, contenente una bassa vasca rotonda destinata ai bambini, e la vastissima vasca rettangolare destinata agli adulti, dalla profondità crescente.

giovedì 6 gennaio 2022

GIARDINI DELLA GUASTALLA e la Peschiera barocca

Sono, quasi certamente, i giardini più antichi di Milano ereditati dalla città grazie ad una donna, la contessa Ludovica Luigia Torelli contessa Guastalla nata nel 1499 e rimasta vedova a soli 29 anni, si trasferì a Milano dopo aver venduto il suo feudo ai Gonzaga che, intorno al 1550, comprò 20 ettari di un terreno che si affacciava sul Naviglio, coltivato ad orti e con una parte di giardino e casa. La contessa Torelli innamorata di questo posto, silenzioso, davanti all’ Ospedale Ca’ Granda, un po’ fuori mano e con un comodo ponticello proprio di fronte, lo comprò ad un prezzo sproporzionato, pur di averlo. Perfetto per il nuovo progetto che aveva in mente, un collegio laico che si occupasse dell’educazione di fanciulle di famiglie nobili decadute, che non potevano permettersi un’istruzione adeguatae che, senza dote o altri mezzi, sarebbero finite altrimenti in convento o su una cattiva strada.

La sede originaria del collegio si trovava dietro l'Ospedale Maggiore, in un grande palazzo con giardino, attuale sede del giudice di pace e il collegio venne trasferito a Monza.
In quel periodo ci furono molti cambiamenti in Milano e si rischiò, come per il Castello Sforzesco, di perdere i giardini trasformati in area fabbricabile dai piani regolatori. Per intervento diretto del podestà Giangiacomo Gallarati Scotti e del sindaco, Virgilio Ferrari, il Comune espropriò l’area e la restaurò. Secondo il progetto di restauro elaborato da Renzo Gerla e Gaetano Fassi vennero abbattute le mura perimetrali e sostituite con artistiche cancellate, si recuperarono i giardini, la peschiera e la villa, utilizzata durante la Prima Guerra Mondiale come ospedale militare. Quando il parco fu aperto al pubblico, il 10 agosto 1939, era unito al parco di palazzo Sormani .I giardini della Guastalla ospitano al loro interno, al posto dell'originario laghetto, una pregevole vasca la peschiera barocca, peschiera seicentesca costruita circa nel 1600, è una pregevole vasca, formata da due terrazzamenti comunicanti tramite scale e arricchita da balaustre in granito bianco di Baveno. Era alimentata dalle acque del Naviglio, al posto dell'originario laghetto del 500.
Tra gli altri elementi si possono trovare un'edicola, sempre seicentesca, contenente il gruppo di statue in terracotta policroma della Maddalena penitente confortata da angeli, e un tempietto neoclassico del Cagnola.

PARCO FORLANINI

Alla periferia est di Milano si trova il Parco Forlanini. Fu realizzato negli anni 1967-70 su progetto degli architetti Mercandino e Beretta, con l’idea di creare un grande spazio verde per l’utilizzo sportivo e ricreativo. Inizialmente avrebbe infatti dovuto coprire un’area di circa 2.500.000 mq e contenere anche piscine e campi da hockey, ma la realizzazione dell’aeroporto di Linate ne ridusse le dimensioni a 750.000 metri quadrati.

Il Parco, a pianta irregolare, è formato da vasti prati, circondati da filari di alberi e da numerosi viali e vialetti. Nella zona di nord-est ospita il Laghetto Salesina, in via Salesina, al confine con il quartiere Orticaricavato da una cava non più utilizzata, facendo risalire le  acque di falda, sia meteoriche, che grazie all’abbondante vegetazione di tipo latifoglia delle sue sponde, rappresenta un ottimo habitat per pesci e uccelli acquatici. Tra le presenze arboree si possono citare abete rosso, acero, betulla, pioppo nero, pino, platano, quercia rossa e palustre, liquidambar, bagolaro, liriodendro, ontano, ailanto.

Il Parco ha però anche una certa rilevanza storica e architettonica, dato che include al suo interno numerosi edifici rurali, che storicamente fanno parte del borgo di Casa Nova; fino al 1841 era un comune autonomo, confinava con San Gregorio Vecchio, Redecesio (nord), Novegro (est), Linate e i Corpi Santi (sud) e Lambrate (ovest). Ai giorni nostri conta numerose cascine, alcune mal in essere, altre in buone condizioni.

Tra le cascine troviamo Cascina Casanova, Cascina Taverna, Mulino Codòvero, Cascina SalesinaCascina Villa Landa, Cascina Case Nuove.

PARCO DEI FONTANILI

Il parco dei Fontanili è un'oasi naturale.

Il parco, nell'attuale configurazione, è la porzione occidentale di territorio di un "sistema verde" più ampio che, con il parco Calchi Taeggi, il parco del Deviatore dell'Olona e il Parco Blu in direzione est, arriva a congiungersi con il parco delle Cave e Boscoincittà. Il progetto prevede anche la riqualificazione abitativa, con la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale, ma parte delle aree interessate sono sotto sequestro giudiziario dal novembre 2010 perché ritenute inquinate e non bonificate.

Ancor prima della definitiva dismissione delle attività agricole, era polemica tra i sostenitori del parco, chi era a favore della riqualificazione dell'area con la costruzione di un quartiere residenziale e chi riteneva si dovessero ripristinare le condizioni irrigue e riprendere le coltivazioni. Alla fine, il comune optò per il parco, inserito nel disegno di cui si è detto sopra.

Il triangolo nord del parco, quello tra il deviatore Olona, la via Parri e il recinto del carcere minorile Cesare Beccaria, ospita la Cassinazza ("la Cassinascia", in milanese), il complesso agricolo da cui, fino agli anni settanta, dipese la coltivazione dell'intera area, e destinato a residenza universitaria e impianti sportivi. Sul resto della superficie (oltre i quattro quinti), prevalgono i prati e nuclei alberati isolati. Al centro è stato realizzato un pergolato quadrato (32 metri di lato) sostenuto da pilastri di mattoni rossi e travature di legno che ricordano i rustici delle vecchie cascine; da questo si dipartono vari percorsi ciclopedonali uno dei quali affianca un corso d'acqua spontaneo che attraversa il parco da nordovest a sudest.


lunedì 3 gennaio 2022

BOSCO DI GIOIA

Il cosiddetto "Bosco di Gioia" era un'area verde , precedentemente occupata da un vivaio, sulla quale a partire dal 2006 è stato poi costruito Palazzo Lombardia.

Si trovava sui resti della proprietà di Giuditta Sommaruga che, alla propria morte nel 1964, lasciò in eredità all'Ospedale Maggiore per scopi umanitari, continuando comunque a ospitare il vivaio Fumagalli, in affitto. Dopo anni di contenzioso sui progetti urbanistici cominciò la costruzione di Palazzo Lombardia nell'area del Bosco Gioia, che venne abbattuto nei primi giorni del 2006.

Nel testamento, Giuditta Sommaruga indicava tale condizione: che «la proprietà di via Melchiorre Gioia 39, cioè la casa di abitazione con annesso giardino, non venga venduta né data in affitto, ma sia mantenuta fra le proprietà dell'Ospedale Maggiore, non solo ma venga bensì destinata ed adibita a scopi Ospitalieri, con Impianti di Terapia Fisica o come meglio crederà, per lenire le sofferenze dell'umanità, e che venga intestata in memoria di mia madre Emilia Longone vedova Sommaruga, portando il nome della stessa». L'Ospedale Maggiore accettò l'eredità e la tenne come cespite a reddito, incassando l'affitto del vivaio Fumagalli.

In seguito alla divisione dell'Ospedale Maggiore nei due enti ospedalieri Policlinico e Niguarda, la proprietà del terreno passò a quest'ultimo.

Nel 1983 il Niguarda decise di venderlo insieme ad altri terreni ed immobili: essendo un bene inalienabile, chiese e ottenne l'autorizzazione dalla Giunta Regionale presieduta da Giuseppe Guzzetti. Tuttavia si dimenticò della particella catastale n. 20 e dovette richiedere una nuova autorizzazione, che venne ottenuta solo nel 1988 dalla giunta di Bruno Tabacci.

Nel frattempo il terreno di 12.000 m² era utilizzato come vivaio dalla floricoltura Fumagalli, e questo suo utilizzo spiega la varietà e la qualità di essenze arboree che caratterizzarono il parco.

L'area, che nel piano regolatore del 1980 era destinata a verde comunale, entrò poi a far parte della variante Z2, che ivi prevedeva la creazione di un centro direzionale, condividendo i diritti volumetrici con gli altri terreni della zona. Il valore del terreno, in base alla valutazione di un perito, ammontava a circa 11 miliardi di lire, e questa cifra costituì la base dell'asta che venne effettuata il 18 dicembre 1989 presso il notaio Michele Marchetti. Tale asta, dopo numerosi rilanci, venne vinta con un'offerta di 20 miliardi dall'impresa Cogefar Torno, che già possedeva il terreno adiacente. In seguito a fusioni tra società i due terreni divennero di proprietà della ILIM S.p.A..

La variante Z2 venne annullata dal TAR nel 1990, e nel 1991 venne bandito il concorso per una nuova sistemazione dell'area, vinto dall'architetto Nicolin. Il progetto vincitore non prevedeva nulla per via Algarotti, ma nel 1999 Nicolin, che aveva ricevuto un incarico ufficiale di pianificazione da parte del Comune, preparò un progetto in cui si prevedeva il mantenimento del verde e la costruzione di una serie di edifici bassi lungo viale Restelli. L'edificio della Regione era collocato vicino al grattacielo attuale del Comune, alla fine di via Restelli.

Solo nel 2000, con l'accordo di programma tra Regione, Provincia e Comune, e nel 2001, con il P.I.I. Garibaldi-Repubblica, venne previsto di collocare l'altra sede della Regione Lombardia tra viale Restelli e via Melchiorre Gioia: nelle tavole dell'accordo di programma, la sede fu indicata come una torre a pianta ellittica al centro del terreno.

Il vivaio Fumagalli venne sfrattato e lasciò libero il terreno nel 2001. Le piante del vivaio crebbero allora incolte e costituirono un fitto bosco con più di 200 esemplari, un'area verde di 12.000 m² che gli abitanti del quartiere chiamarono appunto "Bosco di Gioia".


PARCO DELLE CAVE

A partire dagli anni Venti l'estrazione di ghiaia e sabbia, in un territorio di vaste aree agricole, provoca la nascita di cinque cave: Cabassi, Casati, Aurora, Ongari (o "di Quinto Romano") e Cerutti. Negli anni Sessanta, alla cessazione delle attività estrattive e di molte attività agricole, segue un lento abbandono della zona.

Le prime associazioni di pescatori, "U.P. Aurora Arci" e "Il Bersagliere", si insediano rispettivamente nel 1929 presso la cava Aurora e nel 1933 presso la cava Casati. In seguito al recupero dell'area della cava Cabassi, nel 2000 si costituisce anche l'Associazione Pescatori Cava Cabassi.

È dalle stesse associazioni, con l'allora Consiglio di Zona 18, alcuni cittadini ed il primo Assessore all'Ambiente del Comune di Milano Ercole Ferrario, che si determinò la volontà di dare attuazione al piano regolatore del '76, che destinava l'area delle cave a parco. Si blocca il riempimento della cava Cabassi e si inizia il risanamento dell'area con l'immissione di acque del Ticino, tramite il Canale Villoresi.

Voluto dall'allora assessore ai parchi del Comune di Milano Cinzia Barone, realizzato dagli architetti Reggio e Lodola di Milano, venne prodotto sul finire degli anni Ottanta il progetto "Parco delle Cave", tale progetto vide il coinvolgimento di tutte le associazioni della zona 18, che lo approvarono, sostenute dai cittadini unitisi in un grande movimento di protesta contro il degrado raggiunto, lo spaccio, gli omicidi e l'abbandono di veicoli rubati, in parte ritrovati poi sommersi nelle cave.

Suddiviso in lotti, nei primi anni Novanta si dette inizio alla realizzazione del parco. Realizzati dal Comune di Milano i primi tre lotti, dal 1992 al 1994, la giunta Formentini nel 1997 decise di terminare la collaborazione con i sopracitati architetti e affidare la realizzazione dei successivi lotti e gestione del parco all'associazione Italia Nostra, già gestore del Boscoincittà.

Nel 2002, al termine di ingenti lavori di riqualificazione, una grande festa promossa dalle associazioni facenti parte dell'allora Comitato di Salvaguardia, presenta il parco alla città e lo promuove come parco cittadino, parte della cintura verde che il Comune intende realizzare nella periferia ovest di Milano.

Da parte del Comune di Milano lo studio del parco fu affidato alla facoltà di biologia della Statale, che lo presentò nel 2010 a Palazzo Marino.

La gestione del verde attorno alla cava Cabassi è oggi affidata al consorzio che si occupa del servizio globale di manutenzione del verde pubblico di tutta la città, mentre la parte boschiva ed agricola è affidata (in base alla legge 228 del 2001) a quattro aziende agricole di Milano ovest, raggruppate nell'Agriparco, con l'introduzione di prati fioriti, altri a fienagione e la cura delle ultime "marcite" (prati bagnati tutto l'anno con acque di fontanile).

All'interno del parco si trovano due cascine, la Linterno e la cascina Caldera. La prima, carica di storia, ha cessato l'attività agricola nel 2002, la seconda è ancora in attività e mantiene, attraverso l'irrigazione di un fontanile, dei prati a marcita.

PARCO DI TRENNO

Il Parco di Trenno è un grande parco di Milano. Al confine fra la zona 7 e la 8 nel nord-nord-ovest cittadino, sia in bici che a piedi è possibile percorrere lunghi viali rettilinei e ampi prati. Adiacente al galoppatoio di San Siro e all’omonimo borgo, una siepe circoscrive l’intero lato est.

Le prime informazioni su Trenno risalgono al Quattrocento. Si trattava di un sito compreso come “el locho de treno” nella omonima pieve, tanto importante da contare nel 1751, durante la giurisdizione, 25 comuni fino all’attuale Arese.

Questo suolo veniva tipicamente sfruttato a scopo agricolo, finché l’espansione urbana e l’ippodromo hanno creato nuovi quartieri in zona Quarto Cagnino, Quinto Romano e San Siro.

Il Parco di Trenno, fondato nel 1971, è attraversato longitudinalmente da un viale centrale asfaltato che costeggia il Fontanile Cagnola.

A forma trapezoidale, si estende su oltre 50 ettari contraddistinti da prati delimitati da doppi filari alberati e piccoli boschi. Nel perimetro rimangono due cascine prima utilizzate, Trenno a nord e Bellaria a sud.

 I due fontanili, che con le loro biforcazioni bagnavano l’area, risultano inattivi da anni: Santa Maria vicino la cascina Bellaria e Cagnola, da nord a sud lungo la strada che attraversa ancora l’intera superficie.

Sono presenti due complessi rurali: Cascina Bellaria e Cassinetta di Trenno. Inoltre, presso il Cimitero di Guerra Britannico sono sepolti 417 caduti della Seconda Guerra Mondiale appartenenti ai paesi del Commonwealth.


mercoledì 29 dicembre 2021

ORTO BOTANICO DI BRERA

Un orto fra alberi secolari, piante officinali e di fiori nel cuore di BreraPer i nostri antenati longobardi Braida (da cui Brera) voleva dire campo, area verde.

In questa zona c’erano conventi e bordelli e precisamente in via Fiori Chiari e Fiori Scuri, ma in via Fiori Scuri cè l'orto botanico di Brera, gestito dall’Università degli Studi e aperto al pubblico.

In questo piccolo angolo del centro di Milano ci sono storia, natura, scienza e anche eventi come il Fuorisalone.

Anticamente era l’orto di un importante  convento  dei Gesuiti, che qui, tra l’altro, coltivavano le erbe medicinali per la cura dei malati. Le fornivano anche alla Farmacia di Brera, una delle prime di Milano, fondata nel 1591, attiva ancora oggi e nella quale possiamo ammirare scaffali di legno scuro e vasi d’epoca.

Quando Maria Teresa d’Austria confiscò il convento, l’Orto, nel 1774, diventò un’istituzione pubblica a scopo scientifico e didattico per preparare medici e farmacisti all’utilizzo delle erbe officinali.

Oggi entrare in questo orto, diverso in ogni stagione, è come vedere i cicli della natura. Possiamo passeggiare tra aiuole e vialetti con collezioni diverse di piante, dalle officinali alle bulbose, alle aromatiche… sotto alberi d’alto fusto, come il gigantesco tiglio di 40 metri, un glicine in piena fioritura che si arrampica verso l’Osservatorio Astronomico dal quale Giovanni Schiaparelli, magari dopo aver guardato i fiori del nostro orto, scrutava il cielo e cercava di conoscere Marte.

Una parte di questo orto, l’arboreto, è tuttora in restyling. Vi vivono, da quasi 250 anni, due giganteschi Gingko Biloba, venuti dall’Oriente, che sono un po’ i decani di questo giardino, tanto che la loro foglia stilizzata ne è il logo.


martedì 21 dicembre 2021

PARCO VITTORIO FORMENTANO

Fu costituito nel 1969 dove sorgeva dal 1911 il mercato ortofrutticolo, trasferitovi dal Verziere e poi spostato nell'attuale sede di via Lombroso. L'area era prima occupata da un fortino austriaco oggetto di scontri durante le Cinque Giornate.

L'ambizioso progetto iniziale dell'architetto Luigi Caccia Dominioni che prevedeva per il parco colline e fontane è stato fortemente ridimensionato in corso d'opera. Nei giardini, quasi al vertice nordoccidentale, si trova la grande fontana con il monumento dello scultore Francesco Somaini dedicato ai marinai d'Italia caduti nella Seconda guerra mondiale che diede il primo nome al parco intitolato, nel 1987, al fondatore dell'AVIS, Vittorio Formentano, alla cui memoria è dedicata una scultura in bronzo della scultrice italo-ungherese Eva Olàh raffigurante due donatori di sangue.

Nel parco sorge la Palazzina Liberty, che ospitava il vecchio bar centrale del mercato. 

giovedì 16 dicembre 2021

CASCINA BRUGHIROLO

A Villa San Giovanni, a due passi dalla ferrovia e da via Breda, c’è un fazzoletto di parco ricavato dal terreno di una vecchia villa sorta su di un vecchio cascinale.
La località era conosciuta col nome di Sant’Uguzzone, dove si trovavano un’antica cappella che dava il nome alla zona e una serie di cascine, tra le quali la cascina Brughirolo. Nel primo Novecento tra la piccola cappella e la cascina venne ristrutturata una villa, Villa Montaldi (forse la casa padronale della cascina) e venne dotata di un grazioso e importante ingresso con piloni e cancellata, realizzata in forme neo-barocche negli anni Venti in cemento sagomato. Tutto rimase invariato sino al dopoguerra, quando già negli anni Cinquanta la piccola cappella sparì, forse per crolli dovuti all’abbandono, chissà.
La villa e la cascina rimasero ancora per poco, infatti anche queste tre il 1965 e il 1972 pian piano vennero cancellate anche dalle mappe. Non fu il caso del recinto il quale, misteriosamente, si è preservato sino ai giorni d’oggi. Salvato e trasformato in parco pubblico, lo spazio occupato dalle cascine e dalla villa è stato attrezzato con un campetto da basket e strutture per bambini.

Agli ingressi del parco, qualche romantico ha affisso una stampa (di un certo Gianluigi S.) con la riproduzione in disegno della villa col bell’ingresso.

PARCO DEL CITYLIFE

CityLife vanta uno tra i parchi più ampi di Milano, ma soprattutto è ricco di opere d’arte che lo rendono un vero museo a cielo aperto tutto...