
Il nome deriva da Liternum, nome di una villa di Scipione africano sui campi Flegrei, sul Volturno, nella zona dell’attuale villa Literno oppure da “ad Infernum” lontana da… Mediolanum. In questa Linterno milanese, “ove il Petrarca pare componesse il suo De remedis utrisque fortunae, si trova ancora il suo oratorio con altare dell’Assunta: un bassorilievo con croce proveniente dalla vecchia casa Parola di via Ratti (ora via Cesare Cantù) ed una lapide rammemorante lo stesso divin poeta” (Anselmi 1935).
Il borgo Linterno si estende lungo la Via Fratelli Zoia, comprendendo i numeri civici 182-184-186-190 e 194. Cascina Linterno, è un monumento storico tutelato dal Ministero dei Beni Culturali, sopravvissuto miracolosamente all’invasione di cemento del dopoguerra insieme al suo prezioso territorio agricolo, di cui si hanno le prime notizie documentate in una pergamena, la «Carta Investiture» del 1154, conservata nella Canonica di Sant’Ambrogio.
L’ORIGINE DELLO STRANO NOME
In questo atto notarile, «Infernum» (come si chiamò Cascina Linterno sino al XVI secolo) ed il suo territorio hanno come proprietari fondiari la nobile famiglia «de Marliano» di legge longobarda. Questa la sintesi della «Carta Investiture» del 1154: «Garicianus» detto «de Marliano», investe Alberto, prete e preposto della chiesa di Sant’Ambrogio, e la chiesa stessa, rappresentati da Domenico detto «Abbas» di Milano, dell’accesso che, passando per il prato del detto «Garicianus» situato in località «ad Infernum», giunge ai prati di proprietà della chiesa di Sant’Ambrogio. «Garicianus» promette inoltre alla detta chiesa, sempre rappresentata da Domenico, di difendere tale accesso e di non impedirlo mai in alcun modo, e riceve in cambio dalla chiesa otto soldi di buoni denari milanesi d’argento.
Per sfuggire alla, già allora, caotica vita cittadina, Francesco Petrarca (1304-1374) trova in Linterno, la sua residenza di campagna, la “deliziosa solitudine” che tanto cercava.
Il poeta, su pressante invito di Giovanni Visconti, Signore ed Arcivescovo di Milano, lascia l’amata Provenza per giungere la città di Ambrogio nel 1351. La sua prima abitazione fu presso la Basilica di Sant’Ambrogio, “nella parte più lontana della città a ponente”. Sentiva però il bisogno di solitudine, del silenzio, di un luogo vicino alla Corte Viscontea ma, il più possibile immerso nell’ambiente naturale e tranquillo. Così dopo un breve periodo al Chiostro di San Simpliciano si trasferì alla cascina “de Infernum”, , dove trovò anche abbondante acqua, da lui considerato elemento fondamentale nel paesaggio.
Così Temistocle Solera nel 1837 descrisse Cascina Linterno in merito al soggiorno petrarchesco:
“…Ottimamente poi appariranno le delizie che allettavano il dolcissimo poeta in quest’umile villaggio dalle seguenti sue parole: “Secondo il costume di coloro che, al dir di Seneca, pensano alle singole parti della vita e non al tutto, pel tempo d’estate ho preso una casa di campagna assai deliziosa presso Milano, ove l’aria è purissima, ed ora dove mi trovo. Essa è lontana dalla città solo tremila passi; s’erge in mezzo ad una pianura [..]. Meno in questa villa l’ordinaria mia vita; se non che vi sono ancora più libero e più lontano dalle noie della città; e la farei da sfaccendato se narrar ti volessi di quanti agresti piaceri io abbondi, e quali poma dagli alberi, quali fioretti dai prati, quali piccoli pesci dai fonti, quali anitre dalle paludi, mi rechino a gara gli umili miei vicini…
La lettera di Petrarca all’amico Arcivescovo di Genova, Guido Sette, illustra le caratteristiche ambientali del territorio di Cascina Linterno: la rete irrigua, i fontanili (oggi ne esistono 8 ma senz’acqua), i boschi e la ricca selvaggina. Questi segni del paesaggio erano molto comuni nelle campagne Milanesi ma oggi sono riscontrabili in pochi luoghi oltre a Cascina Linterno.
Alcuni studiosi sostengono che il nome di borgo Linterno (cascina e villaggio) sia stato coniato allo stesso Petrarca.
Parole che illustrano le straordinarie caratteristiche ambientali del territorio di Cascina Linterno. Alcuni aspetti, descritti da Petrarca in questa lettera all’amico Arcivescovo di Genova Guido Sette, ancor oggi si possono facilmente osservare passeggiando lungo le stradine campestri che costeggiano le aree agricole, perfettamente coltivate, e facenti integralmente parte del Parco delle Cave. I “fonti piccoli e lucidi che appena si può comprendere donde vengano e donde vadano” sono indubbiamente i fontanili, di cui il comprensorio di Linterno è sempre stato ricco; la lettera del Petrarca costituisce quindi una impareggiabile descrizione del paesaggio agreste dell’antico contado milanese con la agricoltura, i boschi, la ricca selvaggina, la rete irrigua e le razionali chiuse (“così si uniscono, così si separano, così si affrontano sé medesimi”) per il controllo delle acque sorgive. Segni del paesaggio ed elementi strutturali un tempo molto comuni nel contado di Milano ma oggi riscontrabili solamente a Cascina Linterno; vero e proprio “museo etnografico vivente” della Civiltà Contadina.
LE PERGAMENE SUL PETRARCA E IL BORGO
Non tutti gli studiosi, soprattutto a partire da metà ‘800, concordano nell’indicare Cascina Linterno come il luogo della “deliziosa Solitudine” del Petrarca, ma recenti ed approfondite ricerche hanno però verificato la fondatezza di questa tradizione con documentazioni originali.
– la lettera al Moggio di Parma “Papiae 20 Juni ad vesperam raptim”, conservata alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, dove è chiaramente leggibile “…aliquot dies abitur tranquillos rure acturus etimologiam tibi committo ego quidem INFERNUM dicere soleo…”
– Un incunabolo conservato all’Archivio Trivulziano di Milano, realizzato nel 1473 in occasione del primo centenario della morte di Petrarca, il «Canzoniere, Trionfi, Memorabilia de Laura» nella sezione «Vita di Petrarca» di Antonio da Tempo, dà un preciso riferimento a «Infernum» (Linterno) quale residenza principale del poeta a Milano: «…per la maggior parte hebbe la sua habitatione in villa lungo da la città miglia IV, a uno luoco ditto Inferno: dove la casa dallui assai moderatamente edificata anchora si vede…».
Queste coordinate geografiche sono state riprese anche in altri incunaboli successivi: nel «Canzoniere, sez. Vita di Petrarca» di Leonardo Bruni (1474, Arch. Trivulziano) e nei «Trionfi, Canzoniere» commentati da Bernardo Lapini, Francesco Filelfo e Girolamo Squarzafico (1484, Venezia). Documenti importanti perché non si conoscono altre «Infernum» nel milanese (è nota solo una cascina «Invernum» nel lodigiano, ma a trenta chilometri da Milano) e soprattutto perché Cascina Linterno si trova nei pressi del borgo di Quarto Cagnino che, come testimonia il nome stesso, era situato a quattro miglia da Milano. Una tradizione, dunque, che si è consolidata già nel primo secolo dalla morte del Poeta e che doveva avere certezze storiche per continuare ad essere tramandata nei secoli. Secondo autorevoli studiosi sembrerebbe che l’etimologia della parola «Linternum» risalga proprio al Poeta che così volle chiamarla per ricordare l’omonima casa appartenuta a Scipione l’Africano e di cui Petrarca descrisse le eroiche gesta nel poema «Africa».
LOCANDA-OSTERIA DEL QUATTROCENTO
Verso il 1400, la cascina venne ampliata e nei due secoli successivi vengono costruite le stalle ed i porticati prendendo così la forma di “corte chiusa” tipica delle cascine lombarde. Nella «Mappa della Pieve di Cesano» realizzata nel 1574, in occasione della visita pastorale di San Carlo Borromeo, si vede con chiarezza la raffigurazione di Cassina de’ Inferno fortificata con torre di guardia. Nella mappa della città di Milano redatta dall’ing. Giovanni Battista Clerici (Claricio) nel 1659 la cascina è identificata col nome “Inferna”. Nella mappa del Catasto Teresiano del 1722 la cascina invece è chiamata “Cassina Interna” e appartiene al “Territorio di Sellanuova, Pieve di Cesano Boscone”. L’appartenenza al Comune di Sellanuova era ratificato dal cartello identificatore posto sul muro esterno in Via Fratelli Zoia sotto la lanterna del gas. Anticamente, data la vicinanza alla Strada Vercellese (Via Novara) e quindi interessata al passaggio di convogli militari e commerciali per il Piemonte e la Francia, era adibita ad osteria con locanda e ricovero dei cavalli (sino agli anni 50 sul muro esterno che si affaccia sulla via era scritto “Osteria del Petrarca”.
UN DISEGNO DEL 1819 “FOTOGRAFA” L’EPOCA
In un censimento del 1770 i proprietari sono due: la Famiglia Acquani e quella dei Conti Cavenago, questi ultimi avevano anche vaste proprietà nel vicino Borgo di Quarto Cagnino. Nel 1880 i Conti Cavenago cedettero tutto, Linterno compresa, ai signori Cotta. Il grande incisore Giovanni Migliara realizzò nel 1819 una splendida veduta della “Solitudine di Linterno” di Francesco Petrarca, conservata nel fondo “preziosi” della Civica Raccolta di Stampe “Achille Bertarelli”, al Castello Sforzesco di Milano.
La vista ottocentesca è molto fedele; alcuni particolari coincidono alla perfezione con la situazione attuale. Sono, infatti, ben visibili le due colonne sorreggenti il porticato prospiciente l’aia, la chiesetta, il piccolo campanile a vela. Una vera e propria “fotografia”, un’opera di fondamentale importanza per lo studio dell’evoluzione architettonica di questo antico e tanto significativo luogo. Nel 1853 Enrico Venegoni e successivamente nel 1868 la Società di Archeologia e Belle Arti fece apporre due lapidi in pietra (ora scomparse) a testimonianza della permanenza in luogo di Francesco Petrarca.
Dal 1924 al 1941 alla cascina Linterno venivano dai paesi vicini e da ogni zona di Milano i disperati, gli sfiduciati dei medici, la gente semplice, tutti erano accolti da Don Giuseppe Gervasini, un energico prete dalle maniere forse un poco rudi ma dal cuore d’oro. Aveva fama di guaritore. Il suo nome non dice molto a chi non lo ha conosciuto, anche se la sua fama miracolistica aveva inquietato molto la curia milanese, la gente lo conosceva di più come “el Pret de Ratanà”. Fino alla fine del 2002 Cascina Linterno manteneva ancora la sua attività agricola e quasi tutti i suoi ettari di terra, tra cui anche due quadri di marcite in funzione.
La caratteristica peculiare della zona è la ricchezza d’acqua. Infatti, attualmente ci sono 4 laghetti (ex cave di sabbia) che stanno formando uno dei più bei parchi di Milano: il Parco delle Cave. In anni recenti, il terreno di pertinenza della cascina, 35 ettari, era attraversato da ben otto fontanili sapientemente regolamentati i cui alvei, ora purtroppo asciutti, esistono ancora. In fondo al giardino, a sud della cascina, dove il fontanile Marcione attraversa la Via F.lli Zoia, c’era un posto chiamato “la conserva” perché lì si trovava la ghiacciaia “nevera”: un manufatto cilindrico seminterrato, costruito in mattoni, coperto a cupola, a sua volta rivestito di terra, erba e fascine per garantire la massima coibenza. La si riempiva di ghiaccio e di neve durante l’inverno, così da garantire anche nel corso dell’estate la conservazione dei prodotti deperibili: salumi, formaggi, burro, ecc. La ghiacciaia è stata distrutta da un bombardamento nella seconda guerra mondiale, al suo posto si era formato un cratere di dieci metri di diametro e profondo circa cinque.
Sebbene l’attività agricola sia la principale, nel borgo Linterno ci sono abitazioni per circa 60 persone. Affittuari della cascina Linterno sono stati i Bossi, di cui uno coltivava il terreno ad ortaglia, poi dal 1950 sono subentrati gli Zamboni. Inoltre, a Linterno, c’erano altre due aziende agricole: quella dei Proverbio (ora dismessa) e quella dei Bianchi (ancora in funzione) e tre famiglie di cavallanti: Gioannin Bianchi, Carlo Bianchi e Mario Romagnoni, “caretù”. Lavoravano in proprio effettuando trasporti di sabbia e ghiaia nei vari cantieri edili sorti per la ricostruzione di Milano. Nel 1992 la nuova proprietà presentò un progetto di recupero che stravolgeva completamente la funzione agricola della Linterno, trasformandola in un condominio di lusso, ma associazioni di cittadini riuscirono a convincere, nel 1994, l’amministrazione comunale a sospendere il progetto.
“ … Così Domenico Aquanio, uno dei proprietari del fabbricato di Cascina Linterno, nel XVIII secolo fece costruire un nuovo oratorio nella parte meridionale dell’antica corte. Nel 1753 fece fondere la campana che sarebbe stata poi collocata sul piccolo campaniletto eretto sul tetto della casa Aquanio (sul lato orientale). Infine il 9 Ottobre 1754, alla presenza del Prevosto di Trenno, Don Flaminio Brugora, la nuova Chiesetta fu benedetta e dedicata all’Assunzione della Beata Vergine. Con la sua morte, Domenico Aquanio predispose la celebrazione della Messa Festiva, per officiare la quale il celebrante sarebbe stato pagato con 30 lire imperiali garantite dai beni posseduti dagli eredi presso la stessa cascina …” – (Fonte : Archivio Giorgio Uberti_120514).
chiesetta della Vergine Assunta - Cascina Literno
Il 9 Ottobre 1754 venne consacrata la Chiesetta della Cascina, dedicata alla Vergine Assunta.
la piccola chiesetta fu arricchita d’altri dipinti a carattere religioso che andarono ad aggiungersi alla pala d’altare della scuola lombarda del Seicento e raffigurante L’Assunzione di Maria, al suo interno, oltre alla Pala d’altare si potevano ammirare anche alcune statue di pregevole fattura, la balaustra di marmo rosso, l’altare di legno finemente intarsiato, archi affrescati a frosoni ed una poltrona che, nella tradizione, sarebbe appartenuta al Petrarca.
Quando la Linterno era di proprietà dei signori Bellini-Lucini, fu visitata da Achille Ratti, prefetto della Biblioteca Ambrosiana e futuro Papa Pio XI, ed anche in quell’occasione una lapide di marmo scuro fu posta a ricordare l’avvenimento. Ancora oggi è rimasta, nella nicchia a destra dell’altare, una statua in cartongesso raffigurante l’Ecce homo con il mantello strappato, il corpo insanguinato e la testa cinta da una corona di spine. La leggenda vuole che se la statua fosse asportata dalla cascina accadrebbe il “finimondo”. Il piccolo campanile a vela che sormonta la chiesetta non è più agibile per le lesioni strutturali, per cui le due antiche campane hanno dovuto essere ricoverate all'interno. Queste campane servivano, oltre che per fini religiosi, ad avvisare i contadini dell’inizio, della pausa meridiana e della fine della giornata lavorativa. La campana più piccola, datata 1753, chiamata “la campana de la tempesta”, ha una leggenda suggestiva, anch’essa tipica del mondo contadino: ha il potere di allontanare dalla zona le grandinate ed i temporali più brutti, però deve essere suonata, possibilmente da un bambino o da una bambina, con sufficiente anticipo in direzione del fortunale.
Dal 1924 al 1941 alla cascina Linterno venivano dai paesi vicini e da ogni zona di Milano i disperati, gli sfiduciati dei medici, la gente semplice, tutti erano accolti da Don Giuseppe Gervasini, un energico prete dalle maniere forse un poco rudi ma dal cuore d’oro. Aveva fama di guaritore; il suo nome non dice molto a chi non lo ha conosciuto, anche se la sua fama miracolistica aveva inquietato molto la curia milanese, la gente lo conosceva di più come “el Pret de Ratanà”.
Grazie ad un accordo del dicembre 2005, la Chiesetta ed alcuni locali sono stati riassegnati in comodato precario all’Associazione Amici Cascina Linterno che dal 1994 si batte per la sua salvezza. E’ stato così possibile riaprire in tempo per la celebrazione della Santa Messa Natalizia, appuntamento molto sentito dalla gente, soprattutto da parte di chi alla Linterno ha trascorso la propria infanzia.

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