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martedì 1 marzo 2022

BAR BOTTIGLIERIA SCOTTUM

 Nell'odierna piazza Pio XI aveva le sue vetrine il famoso bar-bottiglieria Scottum, dal nome del liquore inventato dal suo proprietario. Una vera brelibatezza, e non è difficile crederlo, visto che Milano ha sempre primeggiato per invenzioni…alcoliche!

I nostri nonni e bisnonni ne andavano matti, e il locale era sempre molto frequentato.

Il liquore era una miscela di Aloe succo trino (ricavato dall’aloe), di radice Colombo (Iatrorrhiza palmata, dal sapore amarissimo e piccante) e di rabarbaro (“Le droghe in fusione nello spirito per giorni 8, dopo si colano e si unisce il vino e lo zucchero bruciato”, diceva la ricetta originale.

Anche lo Scottum, caduto in declino, venne smantellato: al termine del conflitto ne venne cancellata ogni traccia.

EL FANFA

All’angolo del Malcantone ad Affori vi era la famosa osteria – sala biliardo – balera EL FANFA ora nè canti, nè balli… il silenzio. 

El Fanfa: antica osteria, balera, rivendita sali e tabacchi dove c’erano anche campo di bocce ed una famosa balèra dove “se balava el tango, el valser e poeu el rock e el swing”…
Trattorie e osterie afforesi erano al massimo della capienza per ospitare buongustai provenienti dalla città e dai paesi vicini per gustare piatti prelibati e abbondanti a base di asparagi a chilometro zero! Affori e Novate davano il meglio della propria produzione agricola abbondante e ricercata….ma erano altri tempi!!!
Un tempo bisognava proprio andare ad AFFORI per gustare gli ASPARAGI, non c’era da far confronti con quelli che si mangiavano altrove. Ve ne erano tante una volta di osterie suburbane che i buongustai non avevano altro che l’imbarazzo della scelta. La Domenica quando faceva bello i milanesi andavano però ad Affori a mangiare gli asparagi, una cascina trasformata in osteria, un’aia innalzata al gioco delle bocce, un oste e un’ostessa molto compiacenti, del vino buono e dei prezzi più che onesti, cosa si voleva di più. Gli uomini col tovagliolo al collo, le signore con i fiori sui capelli si servivano tutti insieme in grandi tavolate incoraggiandosi a vicenda…

mercoledì 23 febbraio 2022

LE BOTTEGHE DI ARMAIOLI

Le vie Spadari e Armorari sono a pochi passi da piazza Duomo. Oggi non resta alcun vecchio edificio che possa aiutarci a capire quale fosse la vita sociale in quelle contrade. Tuttavia la loro antica denominazione ci consente di risalire a una bella pagina di storia milanese. I nomi hanno origine dalle botteghe di artigiani specializzati nella fabbricazione di corazze, armature, spade, lance ed elmi. Fino al 1902, in via Spadari, ai numeri 10 e 12, era possibile visitare la casa dei Missaglia, una famiglia di magistri armorum: l’edificio venne abbattuto nel corso dei lavori che portarono alla demolizione delle case tra via Orefici, via Spadari e l’antica via Ratti.

Nel centro medievale di Milano era presente fin dal Medioevo una ricca borghesia di artigiani e commercianti. Ricordiamo le vie Orefici, Speronari e, nel primo tratto di via Torino, le contrade (oggi scomparse) dei Mercanti d’Oro, dei Pennacchiari, o ancora – nella parte occidentale dell’attuale piazza Duomo – le vie dei Profumieri e dei Cappellari.

Milanese è l’invenzione dell’armatura completa in piastra che consentiva un’adeguata protezione del soldato, consentendogli piena agilità nei movimenti. Pressoché contemporaneo è il nuovo tipo di elmo: diversamente da quelli precedenti, presentava una visiera in grado di proteggere completamente la testa. Altra caratteristica delle armature ambrosiane – prodotto di una vera e propria scuola milanese alternativa rispetto a quelle tedesche e francesi – fu la sproporzione, nell’armatura degli arti superiori, tra la parte sinistra e quella destra: la sinistra (dalla copertura della spalla a quella del braccio fusa il più delle volte in solo pezzo fino all’altezza della mano) era molto più grande rispetto all’altra; in tal modo l’uomo d’arme poteva servirsi di questa parte del corpo per la difesa dai colpi del nemico, lasciando al braccio destro il compito di offendere maneggiando la lancia o la spada.

I fabbri del quartiere tra le antiche parrocchie di Santa Maria Segreta, Santa Maria Beltrade e San Michele al Gallo (tra le vie Spadari e Armorari) ricevettero lucrose commissioni da una nobiltà desiderosa di partecipare alle parate e alle solenni adunanze sfoggiando armature finemente decorate: tali manufatti furono realizzati con tale precisione e cura dei dettagli – ad esempio nell’incisione dello stemma gentilizio – da costituire un vero e proprio segno di status per il casato.

Bartolomeo Piatti, la cui famiglia – acquisita ben presto la nobiltà – si stabilì in un bel palazzo nella via omonima (tuttora esistente) che incrocia via Torino; Giovanni Pietro Figino; Giovanni Antonio Biancardi; Antonio Piccinino con i figli Federico e Lucio. Erano artigiani rinomati, chiamati a lavorare per molti principi europei.

nel corso del Cinquecento, molte famiglie di fabbri e armaioli si stabilirono oltralpe. Così ad esempio, Filippo de Grampi e Giovan Angelo Litta, che nel 1511 lasciarono Milano per stabilirsi in Inghilterra con altri tre operai invitati dai Tudor a fondare una fabbrica di armature per la corte. Fu anche il caso di alcuni membri della famiglia Piatti: Matteo si trasferì a Firenze tra il 1568 e il 1569, ove aprì una bottega in cui lavoravano dodici maestri e operai milanesi; il nipote Giacomo Filippo fece lo stesso nel 1592. Nel Milanese la presenza di queste botteghe si andò assottigliando. Durante la dominazione spagnola, Filippo II chiamò ad Eugui, nel regno di Navarra, molti armaioli milanesi per costituire una fabbrica di armature di lusso in grado di eccellere come le celebri botteghe di Milano.

Nel corso del Settecento tali fabbriche scomparirono progressivamente lasciando alle vie il compito di ricordare ai milanesi i loro antichi successi nell’industria bellica.

lunedì 7 febbraio 2022

BISTROT - CAFFETTERIA LU' BAR a Villa Reale

nuova caffetteria all’interno di un museo, e completamente immersa nel verde. All’interno della Villa Reale a Palestro, che oltre a ospitare molta bellezza, le opere ottocentesche della Galleria d’Arte Moderna, un romantico parco e diverse stanze sfarzose, da qualche giorno è aperto anche un bar-bistrot firmato LùBar, un progetto di street food già noto ai milanesi dal 2014. Un nuovo posto, almeno sulla carta, perfetto per una colazione veloce, un ‘light lunch’ o una cena a lume di candela.
L’interno dell’ala sud della Villa, un tempo porticato di transito per le carrozze e limonaia, è stato infatti recuperato come giardino d’inverno per ospitare un locale nuovo di zecca.
IL PIATTO FORTE DI LÙBAR: il cibo siciliano
Questo nuovo angolo milanese, chiamato da chi l’ha progettato ‘garden restaurant’, è aperto dalle 8 del mattino fino a mezzanotte per accogliervi per una pausa rilassante all’insegna dei prodotti tipici della tradizione siciliana: cannoli farciti al momento, granite e succhi di frutta bio, latte di mandorla e ovviamente arancini di tutti i tipi, da quello classico a quello al ragù fino alle versioni più originali come quella (deliziosa) con gamberetti e pistacchio. In carta, anche il macco di fave, le panelle palermitane rivisitate (al forno invece di fritte), le polpettine di melanzane, la pasta alla bottarga e gli involtini di manzo alla messinese.
LùBar è un progetto di slow street food nato in Sicilia nel 2013 da un’idea di tre fratelli innamorati della loro terra. Nell’aprile 2014 LùBar sbarca a Milano, nel mezzanino di Stazione Centrale, con la sua Ape Piaggio per offrire a turisti e milanesi di passaggio le specialità della Trinacria. Tre anni dopo, ecco una nuova avventura.
Insieme al monumento Lambertenghi di Berthel Thorvaldsen, la sala interna ospita i tavolini del bistrò in una ambientazione che rievoca gli ambienti di un’orangerie, con una selezione di piante ed essenze nel rispetto dei materiali originali del ‘700.
L’arredo gioca con la luce che filtra prepotentemente dalle grandi vetrate e si riflette sul marmo bianco, regalando una sensazione di estremo calore.
A un ampio dehor situato nel cortile interno della Villa e alla sala principale nel porticato, si aggiunge un ultimo spazio all’aperto nel parco, più piccolo e dedicato ai bambini.
I prezzi di LùBar si allineano a quelli milanesi, molto più che a quelli siciliani: 5 euro per un arancino (però davvero mega, !), 4 euro per un cannolo, 3 euro le bibite e così via. Non proprio prezzi da street food, ma la cornice della Villa Reale può ripagare ampiamente il sovrapprezzo.

venerdì 4 febbraio 2022

PASTICHERI'

Dopo essersi laureata, Lucia, lavora per dieci anni nel marketing e nel design: esauriti gli stimoli, ha deciso di “reinventarsi” in qualcosa di diverso, che fosse tutto suo, senza compromessi. Si è iscritta dunque a Paideia, e successivamente alla Nolab Academy, consentendole di effettuare uno stage da Knam. Oggi PastiChéri ha due sedi ed è in continua espansione, senza però aver perso il tocco e l’attenzione ai dettagli che contraddistingue le piccole pasticcerie artigianali.

Da PastiChéri trovate sempre prodotti freschi, appena sfornati, e il profumo che vi invade all’entrata ne è una prova. Lasciatevi guidare da tutti i sensi, sarete appagati dolcemente. Brioches, crema pasticciera, glassature, cremosi alla frutta. Nel nostro laboratorio c’è sempre qualcosa da guardare. E perché no, magari mentre vi gustate un’ottima fetta di torta, riuscite a carpire qualche segreto.

PastiChéri è l’evoluzione della pasticceria tradizionale, dove il meglio della pasticceria italiana e internazionale viene rivisitata, rielaborata e proposta in nuove forme. PastiChéri è quel tocco di eleganza innata che non ha bisogno di essere spiegata, si vede e si gusta con gli occhi. Dalle brioches ai cannoncini, dai bagel ai grissini, PastiChéri saprà stupirti con la sua attenzione ai dettagli e con il sapore autentico dei suoi dolci, fatti solo con ingredienti naturali e artigianali.

Cercate un angolo di Parigi a Chinatown? Esiste, si chiama PastiChéri, la pasticceria-caffetteria di Lucia Stragapede, mamma quasi trentenne e ora imprenditrice. La sua storia è un ripasso in materia di Determinazione, il nome della bottega rivela un passato da pubblicitaria. <Cucinavo sin da bambina, però mi mancavano le basi della pasticceria classica, così mi iscrivo a Paideia, una scuola seria di Milano. Ha inizio il mio cambio di vita, fino a che approdo da Ernst Knam…a lui devo tutto: rigore, precisione e la capacità non comune di pensare in grande. Da lì mi è venuto il coraggio di mettermi in proprio. Un anno di progetto e poi ho trovato vicino a casa questo posticino adatto…Mio primo comandamento gli ingredienti di valore.> Non ci vuole molto a capire che siamo di fronte a una promessa: uno dei rari laboratori in città da cui, all’alba, esce un vero croissant preparato con pasta sfoglia fresca.

PASTICCERIA MARTESANA

La storia di Vincenzo Santoro inizia in Puglia, ma è a Milano che entra nel vivo. La città infatti lo accoglie a braccia aperte e gli dà la possibilità di diventare qualcuno nell’arte bianca: sarà tra i maestri del panettone e dalla sua pasticceria usciranno grandi talenti, destinati a farsi un nome nel panorama mondiale. Vediamo di conoscere meglio Vincenzo Santoro e scoprire alcuni delle sue creazioni più famose.

Classe 1952, Vincenzo è nato in Puglia ma si trasferisce ancora giovane a Milano, insieme a due dei suoi cinque fratelli. Complice il boom economico, inizia a lavorare nel mondo della ristorazione: non solo locali ma anche pasticcerie e panetterie. È qui che fin da bambino apprende tutti i segreti dell’arte bianca che in breve tempo lo consacreranno tra i migliori pasticceri al mondo.

In questo senso i riconoscimenti non si sono certo fatti attendere: premio Tre Torte della Guida Gamberorosso, Santoro è anche il presidente dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani

Apre la sua pasticceria nel 1966 e da allora ne è alla guida, oggi affiancato dai figli Manuela, Valeria e Gabriele

Nel 2020 inoltre, partecipa in qualità di ospite, alla nona edizione del noto talent culinario Masterchef Italia che finora ha “terrorizzato” i concorrenti con le prove di pasticceria di Iginio Massari.Dopo i primi anni trascorsi a fare la gavetta, nel 1966, nemmeno ventenne, apre la sua prima pasticceria. Si trovava in via Greco a Milano e prendeva proprio il nome dal Naviglio della Martesana che scorreva lì vicino. Accolta fin da subito dagli abitanti del capoluogo lombardo, la Pasticceria Martesana oggi è un simbolo indiscusso della città. Questo le è valso anche il titolo di Bottega Storica, assegnato a tutte quelle attività aperte nella città da più di 50 anni. 

Simbolo della sua bravura è senza dubbio il panettone, dolce natalizio per eccellenza del nord Italia. C’è però un’altra ricetta che ha contributo ad accrescere la fama di Vincenzo Santoro: i capricci salati. Simili in tutto e per tutto a dei pasticcini, queste creazioni salate gli sono valse il titolo di Miglior Pasticceria Salata d’Italia del 2018 per il Gambero Rosso.

Come non ricordare poi la Torta Duomo, un trionfo di pasta sfoglia, cannoncini e panna la cui forma ricorda in tutto e per tutto il monumento simbolo della città. Un omaggio che il pasticcere ha voluto fare alla patria che lo ha accolto bambino e lo ha portato all’apice del successo.

CANTINE ISOLA

Cantine Isola nascono nel 1896 con Giovanni Isola e ne è testimonianza una citazione della Bottiglieria che compare sulla rivista socialista La Battaglia di Filippo Turati. Orgogliosamente esponiamo una copia della storica rivista. Già allora si offriva vino e cibo.

Nel 1991 arriva la famiglia Sarais: Gianni, Tina ed il figlio Luca. Papà Gianni viene da lunghi anni di esperienza nella ristorazione, mamma Tina porta la ventata elegante e raffinata che a volte solo le donne riescono a trasmettere. Luca si dedica a corsi e controcorsi, ma la scuola migliore è quella del banco e l'esperienza che fa propria conoscendo produttori e persone che, sovente in maniera inconsapevole, regalano ogni giorno un qualcosa.

La summa di tutto questo fa oggi delle Cantine Isola un luogo dove si può trovare le bottiglie più economiche e intelligenti, per un consumo quotidiano e poco oneroso, fino alle bottiglie più prestigiose, famose, costose, "buone" e che ogni appassionato ambisce a bere o a tenere nella sua cantina.

Si offre al banco una delle migliori mescite in assoluto, poiché qui si apre tutto: dal calice più semplice a quello più pregiato, dal Conegliano allo Champagne e che Champagne!!!, dal Chianti Classico all'Amarone, passando da Loira, Borgogna e Bordeaux, Mosella e tanto altro. Basta chiedere: sarà indicato il costo e si stappa. Al banco si offrono stuzzichini per accompagnare il calice cercando di scegliere buone materie prime. Quel che poi vince è la convivialità, il piacere di bere bene in semplicità e stare bene senza preamboli o fronzoli, cercando di elargire consigli e simpatia, cercando di far bene il mestiere dell'oste. Un particolare che ha sempre molto successo.

Nel tempo abbiamo costruito un momento apparentemente disgiunto dal coro del vino. La Poesia del Martedì. Ogni martedì sera alle 20:30 leggiamo un piccolo brano, una bella poesia per staccare e allo stesso tempo regalare un momento poetico, di un'arte diversa dal fare vino. Ma vino e poesia vanno a braccetto dai tempi dei tempi. Le coppe erano già piene quando Virgilio scriveva i suoi versi. E così abbiamo unito le culture.
Da alcuni anni abbiamo integrato la lettura del Martedì alternando brani in Milanese, per riscoprire questa antica lingua dialettale. Il signor Sergio Gobbi, non più un ragazzino, scrive e legge i suoi racconti, spesso storie vere vissute da lui, un Martinitt, o da altri. Abbiamo raccontato la storia dei monumenti di Milano e dei suoi fantastici personaggi: Sant'Ambrogio, Napoleone, gli Sforza e tanti altri, più o meno comuni.

Ogni mese creiamo un evento legato all'apertura di un qualcosa di straordinario o per rarità o per formato. Siamo arrivati ad aprire un 27 litri!

Il massimo l'abbiamo avuto aprendo il più raro bianco del mondo: Montrachet 1988 DRC, Domaine Romanée Conti. Quando abbiamo aperto la bottiglia per il primo bicchiere è stata un'emozione. Teniamo ancora una lettera di Antoine di Villaine, storico cantiniere del Domaine, che scrive della assoluta unicità di questo evento e ci ringraziava per diffondere al calice un vino così prezioso e raro.

Dalla fine degli anni '90 facciamo parte dell'Associazione delle Enoteche Italiane Vinarius, unica associazione al mondo che raggruppa enoteche col fine di accomunare gli intenti culturali e non commerciali per crescere professionalmente e non fermarsi mai. Viaggi studio, premi al vino, ai territori, una lunga serie di iniziative contribuiscono a costruire la conoscenza del mondo del vino e un'armonia tra colleghi distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Dal 2015 invece abbiamo creato WineMI insieme altri quattro colleghi di Milano. Una società fatta per creare eventi e sempre più movimento intorno al mondo del vino, con lo scopo anche di diventare insieme il punto di riferimento del vino a Milano.

Dagli anni '80 partecipiamo alla festa di Via Paolo Sarpi, evento enogastronomico che oramai vanta circa ventimila presenze ogni anno. Specialità alimentari e vini di ogni provenienza sono il collante di questa grandiosa festa.

MACELLERIA SIRTORI

Spettacolare macelleria datata 1952. La aprì il signor Ambrogio Sirtori. Oggi la conducono il figlio Walter (dritto come un fuso, energico e comunicativo) e la moglie Silvia che se ne sta alla cassa con aria materna. A parte lo scenario, che basta e avanza per consigliare una visita museale, qui si vende carne di alta qualità. Il bovino adulto viene dalle Cascine Orsine di Bereguardo ed è bio. Così come sono bio polli, conigli, faraone, tacchini. In carnet anche piatti pronti da cuocere (polpette, involtini, arrostini ripieni) e piatti cotti (cotolette, stinco…). E se non sapete cosa cucinare, la signor Silvia vi viene in soccorso con un sorriso e un fogliettino con una ricetta.

RACCONTA IL PROPRIETARIO:

La mia famiglia inizia a lavorare nel negozio di Via Paolo Sarpi, 27 nell'anno 1951. Verso la fine degli anni 70, attraverso la scuola Steineriana vengo in contatto con aziende agricole della pianura padana che hanno trasformato il loro lavoro con il metodo di agricoltura biodinamico. Inizia così un percorso di vita e di lavoro che mi avvicina a Beppe Bondi, Adele Uslenghi, Giovanni Brezza, Aldo Paravicini di Cascine Orsine negli anni 80.

Il negozio di Paolo Sarpi, 27 rimane principalmente una macelleria dove si possono trovare carni di diverso tipo e provenienza, scelte da noi con cura ed esperienza aiutati da piccoli produttori che da generazioni allevano con metodo tradizionale, e accanto prodotti provenienti da aziende agricole che hanno scelto il metodo di coltivazione biodinamica o biologico certificato macellate da noi con il controllo del pubblico servizio sanitario.
La presenza di alimenti di diverse provenienze si è rivelata importante negli anni, al fine di formare un rapporto di fiducia con i consumatori che ci hanno seguito lentamente nell'inserimento di qualità diverse dei prodotti.
Nei rapporti quotidiani il cliente mi ha aiutato a comprendere le differenze, a stimolare il gusto, a informare lentamente gli scettici o gli ignari, prima ancora che queste scelte si rivelassero opportune al di là delle mode o dei recenti avvenimenti legati all’alimentazione dei bovini.

mercoledì 2 febbraio 2022

CAFFE' CONCERTO EDEN

Si trova qui da più di 100 anni, era la pensilina del Caffé Concerto Eden, che venne trasformato in teatro e poi in cinema.

Il Caffè-Concerto Eden, la cui magnifica pensilina in stile liberty è tuttora al suo posto. L’elegante Caffè possedeva 350 posti a sedere, colonne in ghisa con tavolini e sedie spostabili a piacere. Il prezzo d’ingresso era di 2 lire. Sul piccolo palcoscenico sfilarono celebrità come la Wanda Osiris dove debuttò negli anni 20.

Nei primi decenni del Novecento l’Eden ospitò il teatro di rivista e teatro di prosa, tra cui anche la prima assoluta di Bellavita, atto unico di Pirandello nel maggio 1927, ma anche lotte greco-romane.
Qui, nel 1923, a soli 18 anni debuttò Wanda Osiris.
Il Caffé coi suoi tavolini posti all’ombra degli alberi, in pieno centro a due passi dal Castello divennero di gran moda, sosta della Milano bene.
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale cambiò insegna, scimmiottando Parigi e si trasformò in “Cabaret Rouge”, in seguito modificata in “Taverna Rossa”. In seguito il locale recupera il nome Eden e viene allargato sino ad ospitare 800 posti, ospitando prosa e operette.
Nel 1932 cambiano i tempi e il cinematografo diventa sempre più importante tanto da trasformare molte sale teatrali in sale cinematografiche, così il teatrino viene trasformato in cinema col nome di Cineteatro Eden e abbina frequentemente spettacoli teatrali e film. Dall’estate 1943 il cineteatro scompare, quasi certamente gravemente danneggiato dai bombardamenti alleati e dal periodo bellico che rende difficile la vita in città.
Lo spazio riapre negli ultimi mesi del 1947. Vengono eliminati sia lo spazio della rivista e il teatro, il nuovo locale (1000 posti), occupa solo in parte lo spazio del vecchio caffè-concerto che in origine si apriva non solo su via Beltrami, ma anche su largo Cairoli. A partire dai primi mesi del 1949 la sala viene affiancata da una minore col nome di Piccolo Eden (350 posti). Negli anni Cinquanta le due sale sono molto attive con titoli da prima visione, poi negli anni Sessanta e Settanta le sale prendono una piega simile al circuito d’essai. Le due sale chiudono nel 1986.
Oggi al posto degli storici locali ci sono un Caffè (il Van Bol & Feste) e un ristorante (Farinella) più altri negozi. L’atmosfera in ferro battuto si è persa per sempre, così come la storia di quest’angolo di Milano.
Curiosità, da ogni mascherone posto come archivolto sopra ogni vetrina, si trova ancora un tubo metallico ricurvo in volute, che fuoriesce dalla bocca di ogni mascherone, un tempo reggeva le lampade appese per illuminare il marciapiede, mentre oggi penzolano vuoti.

MACELLERIA MAGGIO

Macelleria Maggio. Siamo in Viale Monza di fronte alle vetrine di questa storica macelleria di Milano.
Difficile crederlo, ma è stata aperta nel 1920. Fu fondata dai fratelli Gerolamo e Luigi Biassoni. Gerolamo sposò Maria Maggio, la sorella del proprietario della Gelateria elettrica che si trovava nel quartiere.
All’inizio la macelleria effettuava anche la macellazione ma quando le normative igieniche imposero di spostare questa attività al Macello Comunale diventò semplicemente una rivendita.
Nel giro di pochi anni il marito Gerolamo e il cognato Luigi vengono a mancare. Maria si trova da sola con due figli piccoli, Piera ed Emilio, a mandare avanti un’attività commerciale tradizionalmente gestita da figure maschili. Maria non si perde d’animo. Prende in suo aiuto alcuni lavoratori esterni e, con grande forza di volontà, riesce a far proseguire l’attività.
La figlia Piera sposa Luciano Casiraghi che contribuisce notevolmente allo sviluppo della macelleria Maggio. Prima di sposarsi era un grossista al macello comunale. Luciano prende sotto la sua ala Emilio, gli insegna a lavorare i tagli, lo porta insieme a lui alla Fiera del Bestiame, vuole che stia con lui durante le contrattazioni.
Emilio e Luciano riorganizzano gli spazi all’interno del negozio. Il retrobottega viene ampliato in modo da poter effettuare la lavorazione delle carni. Nel 1957 Emilio sposa Maria Meli e, l’anno successivo, nasce Francesco che entrerà poi a lavorare nel negozio con lo zio Luciano e suo padre. Nel 1986 Francesco sposa Giuliana Marchetti proveniente da una famiglia di agricoltori.
Francesco decide di trasformare l’attività della macelleria introducendo la produzione diretta dei salumi e dei primi piatti cotti. Francesco si fa insegnare il mestiere da Giovanni Buratti, titolare di un salumificio artigianale che era in procinto di cessare l’attività.
Oggi la preparazione dei cotechini con la stagionatura basata sui processi del freddo sono una peculiarità del negozio. Ma anche la preparazione dei piatti cotti come ravioli di carne, brasato, trippa e polpettone.
La macelleria Maggio non ha mai cambiato né mai cambierà denominazione in omaggio a Maria, una grande donna che, con la forza della sua volontà, è riuscita a dare continuità alla macelleria.

venerdì 28 gennaio 2022

ANTICA OSTERIA DELLA CARITA'

All’angolo con l’odierna via san Gerolamo Emiliani, si trovava l’antica Osteria della Carità, dal nome della cascina che la ospitava. Era il covo dei musicisti della Scala, che si portavano appresso tutto un corteo di appassionati, loggionisti, editori musicali e professori del Conservatorio 

domenica 23 gennaio 2022

CAFFE' TAVEGGIA

il locale, fastoso, origini che risalivano alla seconda metà dell’800, una clientela eccellente, da Wally Toscanini a Carla Fracci, a Maria Callas, Renata Tebaldi, al feldmaresciallo Radetzky, “ostaggio” del panettone, ha chiuso da tempo i battenti.

Tra il Settecento e il Novecento al caffè si potevano anche ascoltare conversazioni tessute da gruppi di intellettuali accomodati in un angolo semibuio, tra volute di fumo. A volte quegli scambi di idee si arroventavano, perchè chi non vuole essere contraddetto c’è sempre, e in qualche caso volò anche uno schiaffo.


TERRAZZA MARTINI

Alessandro Martini, imprenditore illuminato con una visione globale, e Luigi Rossi, la mente creativa le cui fragranze botaniche solleticavano il naso dei passanti di Via Dora Grossa a Torino… Era l’anno 1863 quando la loro partnership fresca di battesimo si concretizzò nel loro primo vermouth: il MARTINI® Rosso. La ricetta di questa originale miscela è attuale, oggi come allora.

I nostri artigiani di oggi sono l’ottava generazione di MARTINI® Master Blender. Ciascuno di essi segue le orme dei predecessori. 

Beppe Musso, il nostrio Master Blender, e Ivano Tonutti, Maste Herbalist, portano avanti l’eredità di Luigi Rossi. 

Beppe, nella famiglia Martini dal 1994, seleziona accuratamente i vini e guida i processi di miscelazione di ogni prodotto, insieme ad Ivano che ogni anno testa più di 500 campioni di erbe aromatiche per garantire la qualità unica dei prodotti Martini. Entrambi sono gli unici a conoscere le ricette segrete, che custodiscono gelosamete sotto chiave.

Livio Prandi collabora con più di 300 vinicoltori dell’Astigiano, portando avanti la fedele devozione di Martini agli artigiani della regione. Il risultato è una selezione di vini spumanti che traducono tradizione e modernità in una vera celebrazione dell’uva Moscato Bianco.

La ricetta originale del MARTINI® è tenuta rigorosamente sotto chiave. I nostri Master Blender la conoscono solo attraverso il sapore e il profumo. Sono oltre 500 i campioni di erbe aromatiche che passano ogni anno al vaglio attento del naso di Ivano, e solo la sua esperienza, insieme a quella di Beppe, può garantire la continuità con il lavoro di Luigi Rossi.

Le colline dell’Astigiano in Piemonte sono il luogo in cui gli spumanti fecero la loro prima comparsa nel 1850. Ed è qui, a Santo Stefano Belbo, che ha sede la nostra cantina dove circa 300 viticoltori, molti dei quali collaborano con noi da generazioni, ci aiutano nella raccolta “dell’oro delle colline”: il Moscato bianco.

NEL CENTRO DI MILANO, AGLI ULTIMI PIANI DEL GRATTACIELO DI PIAZZA DIAZ, IL LUOGO PIÙ SUGGESTIVO PER GODERSI UNA VISTA PRIVILEGIATA SUL DUOMO E SU TUTTA LA CITTÀ.

DA SEMPRE PROTAGONISTA DEL LIFESTYLE E SIMBOLO DI ELEGANZA, È IL LUOGO IDEALE PER CHI VUOLE VIVERE ESPERIENZE INDIMENTICABILI NELL’ICONICO STILE MARTINI DECLINATO IN CHIAVE CONTEMPORANEA.

UNO SPAZIO LUMINOSO ED EVOCATIVO CHE PUÒ TRASFORMARSI PER OGNI TIPO DI EVENTO PRIVATO E DI BUSINESS.

LA CORNICE PERFETTA PER L’ESPERIENZA DELL’APERITIVO CON VISTA.

LA SIDRERIA

Sulla strada che univa Milano a Brescia, all’altezza del terzo cippo miliare, già sorgeva, in epoca romana, un piccolo negozio di alimenti, vini e stoffe che doveva servire ai bisogni dei viandanti.

Quel cippo venne in seguito adornato di immagini sacre come la Vergine del Pilastrello protettrice dei viandanti i quali non mancavano, anche per questo motivo, di sostarvi.

Sono poi le cronache del 1346, a parlare di “un’osteria rivierasca, presso il pons Opii sul Lambretto”, detta dell’Oppio, nome derivante dal “Loppo”, l’Acero opalo o Loppo (Acer opulifolium) largamente diffuso nella zona.

Trecento anni dopo, durante la dominazione spagnola, alla vendita di fermentati si aggiungeva la licenza o dazio di pane e altri generi alimentari, diventando così una tipica posteria pronta ad accogliere stranieri e passanti, mentre alle sue spalle, riparata e protetta, sorgeva la cascina con le masserizie.

Negli anni intorno al 1848, il generale austriaco Josef Radetsky frequentava abitualmente l’“Hosteria del Oppio”, che era situata nelle vicinanze della polveriera. Di giorno nel locale si ritrovano a bere e mangiare i suoi uomini, mentre di notte, intorno agli stessi tavoli si davano convegno giovanotti armati di moschetto con la coccarda tricolore sul cappello, quelli che poi presero parte alle cinque giornate di Milano.

E’ passato molto più di un secolo da quegli storici anni ed oggi “La Sidreria” rinnova la tradizione di locanda storica riproponendo una bevanda un tempo diffusa in tutto il nord Italia: il sidro. 

CHE COS’E’

Il sidro è una bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione della spremitura di mele. Ha sapore dolciastro-amarognolo, a seconda delle modalità di produzione, e può raggiungere dai 4 agli 12 gradi alcolici.
Conosciuto fin dai tempi più antichi in tutto il mondo, molto apprezzato nei paesi dell’area celtica, dall’Irlanda alla Normandia, vede tra i maggiori produttori la Bretagna e le Asturie.

LA STORIA

Un tempo la produzione di sidro era diffusa anche nel nord Italia, poi una normativa dei primi decenni del secolo scorso, volta ad incentivare la produzione vinicola a scapito degli altri fermentati, portò alla scomparsa quasi totale di questa bevanda che ormai sopravvive solo in poche realtà alpine.

Il menu costa € 25,00, sidro incluso (€ 30,00 lunedì 14 febbraio, sabato e festivi),  è molto ricco e cambia mensilmente, offrendo piatti rivisitati d’ogni parte d’Italia. Potrai inoltre servirti direttamente tu dalla grande botte che contiene 7 diversi tipi di sidro.
La formula all you can eat viene applicata a tutti i presenti.

Orario di arrivo: 19.15-22.30 


02 7496017

sabato 15 gennaio 2022

TENNIS CLUB ALBERTO BONACOSSA

Il Tennis comincia a diffondersi in Italia sul finire dell’ottocento. Sono gli inglesi a praticarlo e farlo conoscere durante i lunghi soggiorni nel nostro paese.

Nel 1893 nasce a Milano il Lawn Tennis Club.

In quegli anni il tennis è praticato da un numero limitato di persone ma l’entusiasmo per il nuovo sport si diffonde rapidamente e gli “appassionati pionieri” trovano al TCM il luogo ideale per praticarlo. Anche Gabriele D’Annunzio frequenta il club, da non giocatore. Il suo segretario Tom Antongini è un ottimo tennista e vince i primi tornei. Tra i primi appassionati, il Conte Alberto Bonacossa ed il Marchese Gilberto Porro Lambertenghi sono i più entusiasti e attivi. Nel 1914 redigono e danno alla stampa il primo Manuale italiano di tennis.

Nel 1920 il tennis italiano partecipa per la prima volta alle Olimpiadi di Anversa. La squadra italiana è composta da Rosetta Gagliardi Prouse, Cesare Colombo e Alberto Bonacossa del TCM e Tino Baldi di Robecco del TC Genova. Dopo il 1920 il tennis viene sempre più giocato ed assume una fisionomia di sport in grande diffusione.

Grazie anche al fatto che nel 1923 diventa operativa la conquista sociale della riduzione dell’orario di lavoro ad otto ore, si iniziò a manifestare l’esigenza di organizzare il tempo libero a disposizione dei lavoratori: le attività sportive, fino ad allora riservate ad una fascia molto ristretta della popolazione, iniziarono ad essere praticate anche dagli impiegati e dagli operai.

Nel 1923 voluta dal Conte Bonacossa e progettata dall’arch. Giovanni Muzio, viene inaugurata l’attuale sede del TCM. Il Conte Bonacossa ne assume la presidenza e vi rimarrà con estrema dedizione sino al 1953, anno della sua scomparsa. Il TCM diventa in quel periodo il più importante riferimento del tennis italiano ed i più grandi campioni nazionali ed internazionali si confrontano sui nuovi campi di via Arimondi. Le prime cinque edizioni degli Internazionali d’Italia vengono giocate sul campo tribuna del Tennis Club Milano, fatto costruire dal Conte Bonacossa per ricordare l’amico Gilberto Porro Lambertenghi Il Club diventa punto d’incontro di sport, politica, arte, amicizia e mondanità, il fiore all’occhiello di Milano.

Il tennis vive un momento di grande splendore e al TCM si formano i più grandi campioni. Tra i molti ricordiamo il barone Uberto de Morpurgo, il primo Italiano ai vertici delle classifiche mondiali e altri campioni prestigiosi quali Sabbadini, Serventi, Colombo, Placido Gaslini, Leonardo Bonzi, Stefano Mangold, Guido Cesura. Non possiamo dimenticare il primo “doppio storico” di Taroni-Quintavalle che ci ha fatto ben figurare nelle Coppe Davis del periodo. In campo femminile dopo i successi di inizio secolo di Rosetta Prouse, della Forlanini e della Perelli è il grande momento di Lucia Valerio. E’ stata più volte campionessa d’Italia e la prima italiana ad arrivare nei quarti di finale di Wimbledon.

Nel 1937 il maestro Vincenzo Mei organizza al Tennis Club Milano la prima scuola nazionale di tennis. Dopo il conflitto mondiale il TCM vive altri momenti di successi e di entusiasmo. Iniziano le prime vittorie internazionali per Francesco Romanoni e Renato Bossi. Un altro “doppio storico” inizia il suo percorso di vittorie, si tratta di Marcello Del Bello e Gianni Cucelli. Marcello arriva al TCM da Roma e con lui viene il fratello Rolando anch’egli grande campione ed ancora stimato maestro al TCM. Giovanni Cucelli arriva dall’Istria e cambia il suo cognome da Kucel in Cucelli. In campo femminile la stella nascente è Annelies Ullstein; acquista la cittadinanza italiana sposando il nostro Renato Bossi e gioca per il Tennis Club Milano e per l’Italia rimanendo, sino al 1950, tra le prime otto giocatrici del mondo.

Il TCM continua la sua gloriosa storia ospitando sino al 1960 gli incontri di Coppa Davis. Anche in questo periodo il tennis vive un momento importante. I campioni del periodo sono Fausto Gardini, Antonio Maggi, Sergio Tacchini, Lea Pericoli e Lucia Bassi, tutti del TCM.

FARMACIA BRERA

Milano, in via Fiori Oscuri 13, dal 1812 ha sede la famosa Farmacia di Brera, la più antica di Milano, fondata nel 1591 dai Padri Gesuiti.

I Gesuiti, erigendo il grandioso palazzo ideato da F.M. Richini per il loro istituto di Studi Superiori, vollero istituire anche una Spezieria” che divenne molto famosa per i suoi rimedi medicamentosi a base di erbe medicinali.

Alla fama dell’Antica Farmacia di Brera contribuì enormemente l’illustre chimico Padre Giovanni Cometti, che studiò e compose farmaci nuovi come le “Pillole di Brera”. Nel 1699 Padre Cometti ottenne la vendita dei suoi prodotti. Nel 1743, soppressi i Gesuiti, il Palazzo di Brera venne incamerato dal Fisco, ma la Farmacia, grazie alla sua fama, riuscì a salvarsi. Padre Panzi fece proseguire l’attività facendo crescere un suo allievo, Andrea Castoldi, che gli subentrò nel 1795 dando inizio all’epoca aurea dell’Officina Farmaceutica che annoverava fra i suoi clienti anche la famiglia reale.

Nel 1812 nasce l’Accademia delle Belle Arti e Castoldi si trova lo sfratto e trasferisce l’attività dall’altro lato della strada, via Fiori Oscuri 11 / 13.

Lo speziale riesce a trasferire tutti i suoi segreti ad un laborioso 

farmacista vigevanese; Carlo Erba. Resosi conto che l’erboristeria stava per essere soppiantata dalla chimica, Erba dal 1837 si dedica alla preparazione di Sali di ferro contro le anemie, di bismuto chelato per l’ulcera peptica, di chinino, del purgante di magnesia e del noto tamarindo.

Alla Farmacia ricostruita dopo la distruzione dell’agosto del 1943 erano annessi circa 2.000 libri, vari e quadri antichi conservati alla biblioteca Braidense.

Rimangono oggi nella Farmacia la targa storica all’esterno e all’interno troviamo mobili antichi, vasi e libri come testimonianza del passato.

venerdì 7 gennaio 2022

BAR BIANCO

L'edificio, progettato dall'architetto Riccardo Griffini, venne costruito in occasione della X Triennale, tenutasi nel 1954 nel vicino Palazzo dell’Arte; l'impulso alla costruzione venne dalla Centrale del Latte di Milano, che vi improntò un punto di distribuzione dei propri prodotti, destinati in particolare ai bambini frequentatori del parco.

Insieme alla vicina biblioteca, costituì uno dei due edifici permanenti realizzati per la manifestazione.

Il bar è ospitato in un piccolo edificio immerso nel verde, con struttura in calcestruzzo armato e muratura in parte rivestita in pietra e in parte intonacata.

I muri si dispongono lungo linee spezzate, a sostenere le grandi terrazze con vista sul parco. L'interno è decorato con piastrelle in ceramica Richard-Ginori disegnate da Giovanni Gariboldi, e con tesserine smaltate che formano una composizione, opera di Ibrahim Kodra.

CAFFE' DEL DUOMO

 

Il locale aveva fatto la sua comparsa nel 1840 nella corsia del Duomo, per opera di Antonio Pogliaghi. Su un paio di tavoli c’erano sempre mucchi di giornali, il “Lombardo”, il “Pungolo” L’Opinione”, “La Cicala politica”, che i clienti leggevano avidamente, tanto che i perditempo, notando quelle teste chine sui fogli, avevano ribattezzato il luogo “Caffè dell’emicrania” e “Caffè dei matti”. Caratteristica di certi caffè era il silenzio: si ordinava gesticolando e allo stesso modo si comunicava il conto. Gli avventori giocavano a dama o a scacchi oppure a “calabragh”,  più stupido della tombola e dell’oca. 

CAFFE' COMMERCIO

 
Il Caffè Bar Commercio, rinomato ritrovo dei Portici Meridionali di Piazza Duomo, fu attivo per molti decenni, dal 1920 circa fino agli anni '70.

Sotto il bar vi era una sala da ballo dove sono passati tutti i complessi degli anni 60.

giovedì 6 gennaio 2022

PASTICCERIA MARCHESI

 

La storia della Pasticceria Marchesi è intessuta di tradizione e creatività che si fondono in un’irresistibile armonia. Immaginatevi un elegante edificio Settecentesco nel cuore della città di Milano, in Via Santa Maria alla Porta 11/a, per la precisione. Qui, nel 1824, la famiglia Marchesi aprì una pasticceria e grazie al duro lavoro e al suo impegno, la pasticceria si è guadagnata un’ottima reputazione per i suoi prodotti artigianali.

Fino ad arrivare ai primi anni del Novecento. Il proprietario, Angelo Marchesi, iniziò a servire caffè, bevande e cocktail all’ora dell’aperitivo, oltre a dolci appena sfornati, torte, biscotti e dolciumi. La Pasticceria Marchesi non era soltanto una pasticceria di alta qualità, ma anche un incantevole caffè e stava diventando uno dei posti più suggestivi di Milano.

Fin dai primi tempi, la Pasticceria Marchesi ha mantenuto intatto il suo fascino, conservando i suoi arredi originali dei primi del Novecento, i soffitti a cassettoni, gli antichi specchi e le lampade in stile art déco. È rimasta fedele alle sue tradizioni e alla produzione basata sull’accurata selezione delle materie prime, l’alta maestria pasticciera e l’attenzione ai dettagli.
I passanti sono attratti all’interno dalle incantevoli vetrine che danno loro il benvenuto in un paradiso di tentazioni, in cui esclusive confezioni decorate con nastri dai colori pastello racchiudono squisite creazioni per la delizia del palato.
Quasi 200 anni dopo l’apertura della storica pasticceria in via Santa Maria alla Porta, la Pasticceria Marchesi è ancora attiva allo stesso indirizzo e con la stessa passione per l’eccellenza.
Oggi la pasticceria è diventata la meta preferita per un’elegante clientela cosmopolita.
Meta obbligatoria per milanesi e turisti, la Pasticceria Marchesi è il luogo ideale per assaporare la magia che si sprigiona con il gusto. Per apprezzare il frutto di quasi due secoli di esperienza. Per godersi il piacere di un caffè espresso, scegliere una torta speciale o sorprendere qualcuno con una sublime selezione di cioccolatini.
La stessa magia si può provare a Milano nelle location di Galleria Vittorio Emanuele II, in via Monte Napoleone 9 e a Londra nell'esclusivo quartiere di Mayfair, al 117 di Mount Street. Nel rispetto dello spirito della storica sede originale, tutti i negozi ne richiamano e reinterpretano l’atmosfera e il fascino senza tempo. Qui, è possibile trovare la tradizionale selezione della Pasticceria Marchesi affiancata a una raffinata varietà di nuove proposte, da un’offerta di piatti salati ai dolci, presentati con inediti packaging appositamente studiati. Un nuovo, entusiasmante capitolo della storia della Pasticceria Marchesi sta per iniziare.

PARCO DEL CITYLIFE

CityLife vanta uno tra i parchi più ampi di Milano, ma soprattutto è ricco di opere d’arte che lo rendono un vero museo a cielo aperto tutto...