I Gesuiti, erigendo il grandioso palazzo ideato da F.M. Richini per il loro istituto di Studi Superiori, vollero istituire anche una Spezieria” che divenne molto famosa per i suoi rimedi medicamentosi a base di erbe medicinali.
Alla fama dell’Antica Farmacia di Brera contribuì enormemente l’illustre chimico Padre Giovanni Cometti, che studiò e compose farmaci nuovi come le “Pillole di Brera”. Nel 1699 Padre Cometti ottenne la vendita dei suoi prodotti. Nel 1743, soppressi i Gesuiti, il Palazzo di Brera venne incamerato dal Fisco, ma la Farmacia, grazie alla sua fama, riuscì a salvarsi. Padre Panzi fece proseguire l’attività facendo crescere un suo allievo, Andrea Castoldi, che gli subentrò nel 1795 dando inizio all’epoca aurea dell’Officina Farmaceutica che annoverava fra i suoi clienti anche la famiglia reale.
Nel 1812 nasce l’Accademia delle Belle Arti e Castoldi si trova lo sfratto e trasferisce l’attività dall’altro lato della strada, via Fiori Oscuri 11 / 13.
Lo speziale riesce a trasferire tutti i suoi segreti ad un laborioso
farmacista vigevanese; Carlo Erba. Resosi conto che l’erboristeria stava per essere soppiantata dalla chimica, Erba dal 1837 si dedica alla preparazione di Sali di ferro contro le anemie, di bismuto chelato per l’ulcera peptica, di chinino, del purgante di magnesia e del noto tamarindo.
Alla Farmacia ricostruita dopo la distruzione dell’agosto del 1943 erano annessi circa 2.000 libri, vari e quadri antichi conservati alla biblioteca Braidense.
Rimangono oggi nella Farmacia la targa storica all’esterno e all’interno troviamo mobili antichi, vasi e libri come testimonianza del passato.
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