Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
sabato 26 febbraio 2022
CASCINA CATTABREGA
venerdì 28 gennaio 2022
SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
Il progetto dell'edificio sacro, che sarebbe stato dedicato a Sant'Antonio di Padova, fu affidato all'architetto milanese Paolo Cesa Bianchi, e la sua costruzione si protrasse per quattro anni, fino al 1902. Il 12 giugno 1902, vigilia della festa di Sant'Antonio di Padova, il cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, ne compiva la solenne consacrazione.
Tra il 1932 e il 1927 la chiesa venne ampliata con la costruzione delle navate e delle cappelle laterali e del campanile su progetto di Ugo Zanchetta. Il santuario fu elevato alla dignità di basilica minore il 18 luglio 1937 da papa Pio XI e divenne sede parrocchiale il 5 febbraio 1957 per volere dell'arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini. Nel 1971 l'area presbiterale è stata pesantemente modificata con l'installazione dei nuovi altare maggiore e ambone su progetto di Giovanni Muzio. Lo stesso architetto, nel 1965, aveva progettato il nuovo oratorio, annesso al convento. La chiesa è stata interessata da una serie di restauri conservativi sia all'interno che all'esterno tra il 1995 e il 2001.
CHIESA DI SANT'APOLLINARE
Dagli anni sessanta vi si tiene, nel periodo natalizio, un "presepe biblico", cioè un presepe che narra anche gli altri eventi importanti della Bibbia, dalla creazione del mondo alla natività di Gesù, dalla fuga in Egitto alla diffusione del Vangelo da parte dei discepoli.
martedì 25 gennaio 2022
CHIESA DI SAN MARCO AL BOSCO
Detta di San Marchetto, è una piccola chiesa devozionale che sembra esistere già alla fine del 1300 essendo riportata nel catalogo delle chiese esistenti in diocesi all’epoca “Liber notitiae sanctorum mediolani”.
La sua costruzione sembra legata al ritrovamento di un Crocefisso in legno, conservato ancora della chiesa, attorno a cui ruota una leggenda. Sembrerebbe infatti che i cavalli utilizzati per l’aratura si fossero rifiutati di procedere in quella zona di terreno, dove ora sorge la chiesa e dove venne ritrovato questo Crocefisso, posto poi in venerazione.
La chiesa ha una struttura muraria a pianta quadrangolare, con semicerchio absidale. Il suolo rialzato su cui è stata eretta, al contrario di quello che si può pensare, non è affatto un terrapieno artificiale ma il piano campagna presente all’origine, allo stesso livello della Cascina S. Marchetto. Questo perché a causa dell’asportazione dello strato argilloso destinato alla costruzione di laterizi presso la vicina fornace all’inizio del secolo XX, ci fu un abbassamento dei terreni limitrofi
La struttura religiosa si trova nel mezzo dei campi del Parco Agricolo Sud di Milano, per l’esattezza nel Parco delle Risaie. Come si nota dalla foto, in primavera quando i campi vengono allagati sembra quasi sospesa su un isolotto. L’origine del nome S. Marco pare sia da collegare agli Eremitani di S. Agostino del Convento di S. Marco in Milano. Nella seconda metà del 1200, entrati in possesso dei fondi agricoli, i religiosi avrebbero fatto costruire la chiesa e forse anche un piccolo convento per alcuni frati come dipendenza del convento principale di S. Marco.
venerdì 14 gennaio 2022
PIAZZA CAMPOSANTO- CIMITERO CAMPO SANTO-CHIESA DI SANTA MARIA AL CAMPOSANTO
CHIESA DEI SANTI CARLO E VITALE ALLE ABADESSE
Il grande altare tardo barocco si trova davanti ad un abside solamente dipinto sulle pareti.
La facciata, pur molto sobria, non è priva di una certa solennità, specie in proporzione alle piccole dimensioni dell'edificio.
La chiesa rappresenta una testimonianza della Milano che fu, e sicuramente merita una visita.
sabato 8 gennaio 2022
SEMINARIO ARCIVESCOVILE
Istituito da San Carlo Borromeo, nell'area su cui sorgeva il soppresso monastero umiliato di San Giovanni, fu inaugurato nel 1564. La nuova sede dell'Istituzione religiosa fu ricavata riammodernando e ricostruendo parte degli edifici preesistenti. Soprintendente della fabbrica e supervisore delle varie opere fu l'architetto Vincenzo Seregni. I lavori, in questa fase, compresero l'erezione di un refettorio con capaci cantine e un più adatto dormitorio situato sopra di esso. Al 1569 risale la costruzione, nel corpo settentrionale, di due nuovi dormitori. Agli inizi del Seicento, sotto Federico Borromeo, cugino e successore di San Carlo, ulteriori interventi riguardarono l'edificio. Tra il 1602 e il 1608 l'ingegnere Aurelio Trezzi, insieme al capomastro Cesare Arano, diedero avvio alla costruzione di una nuova ala a est. La messa a punto definitiva del progetto del Seminario avvenne però intorno al 1611 quando fu coinvolto l'architetto Fabio Mangone. L'esecuzione dell'elaborato portale d'ingresso, costruito su Corso Venezia nel 1635, si deve invece a Francesco Maria Richini, "architetto delle fabbriche ecclesiastiche" milanese già subentrato qualche anno prima, nell'altro importante cantiere borromaico condotto parallelamente a quello del seminario, il Collegio elvetico. Nel 1798, in età napoleonica, fu occupato dal Ministero della Guerra della Repubblica Cisalpina. Tornato nelle disponibilità della curia assistette ad un periodo di decadenza sfociato nell'abbandono della sede milanese nel 1930, quando i seminaristi vennero trasferiti a Venegono Inferiore. Attivo fino al 2002, il seminario è attualmente chiuso in attesa di necessari interventi di restauro.
CHIESA SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE AL CASTELLO
Demolito il convento è rimasta la chiesetta che è giunta fino a noi, attraverso vari rimaneggiamenti, in una veste neoclassica evidente nella facciata dell'architetto Giovan Battista Chiappa e ultimata nel 1836. La facciata è a due ordini, con un pronao di tre arcate ed è adornata da tre statue raffiguranti la Vergine e due angeli.
L'interno, a una sola navata e otto cappelle, è a due ordini e ornato da alcuni fra i più significativi artisti del Seicento lombardo: il soffitto in legno a cassettoni ospita dipinti di Camillo Procaccini con le figure degli Apostoli. La pregevole pala d'altare che è custodita all'interno e che raffigura la Madre della Consolazione fu traslata nel 1502. Nella terza cappella di destra una pregevole tela di Enea Salmeggia, il Martirio di sant'Andrea apostolo, del 1604.
La chiesa è attualmente importante punto di riferimento per la comunità filippina che ha donato una statua del Santo Niño de Cebú (il Bambino Gesù di Cebu) a cui quella comunità è particolarmente devota e che è visibile nella prima cappella di sinistra.
Dall'11 gennaio 2015, viene celebrata la Santa Messa secondo il rito ambrosiano tradizionale, utilizzando il messale in latino promulgato nel 1954 dal cardinale Ildefonso Schuster ogni festività alle ore 8:30 e 10:00.
giovedì 6 gennaio 2022
CHIESA SANT'ELENA
La chiesa, posta a nord del nucleo storico di Quarto Cagnino, è disegnata in stile tradizionale, con un paramento murario in mattoni a vista.
La costruzione si basa su un modulo quadrato di 12 m di lato: ne risultano una larghezza e un'altezza di 24 m e un'altezza di 60 m.
sabato 1 gennaio 2022
SANTUARIO DI LAMPUGNANO
Chiesetta di Santa Maria Nascente in Lampugnano.

I primi documenti sul piccolo santuario di Lampugnano vanno fatti risalire ad una relazione della visita pastorale dell’arcivescovo di Milano Federico Borromeo, in data il 31 ottobre 1605. Da questi scritti si apprende che questo Santuario si chiamava oratorium Nativitatis Beatae Virginis Mariae e che fu costruito per l’interessamento ed anche i contributi in denaro di Mons. Alessandro Mazenta, Canonico Maggiore del duomo di Milano. L’oratorio permetteva ai canonici del Duomo di celebrare la S. Messa quotidiana quando, nel periodo estivo, si trasferivano a Lampugnano per le loro vacanze, per questo venne dedicata, come il Duomo, a Maria Nascente.
La costruzione, a pianta rettangolare, rimanda alla basilica romana ed alla sinagoga ebraica, misura m. 7,5 x 19,5 e, come tutte le chiese antiche, è rivolta ad oriente; i tre gradoni di accesso e l’architrave del portale sono in marmo non levigato di tenue colore rosa.
La semplicissima facciata ha una sola luce con un timpano sormontato lateralmente da due acroteri a forma di pigna e dalla croce al centro.
L’interno è ad una sola navata, suddivisa in tre campate da lesene in muratura; prende luce da quattro finestre, due per ogni lato, abbellite da vetrate inserite in epoca recente, che riprendono la tecnica medioevale di segmenti di vetro inseriti in guide piombate, un’altra finestra ad arco a tutto sesto illumina il presbiterio.
Il soffitto della navata è a cassettoni, in legno, molto semplici; il presbiterio ha il soffitto a vela in cui sono affrescati i quattro evangelisti; il pavimento è in cotto che manifesta il logorio del tempo, il corridoio centrale è stato rifatto in pietra.
Il battistero del secolo XVI, la cui vasca è costituita da un unico blocco di marmo rosa lavorato a mano, è posto all’ingresso sul lato sinistro e delimitato da una piccola cancellata in ferro battuto. L’arco di trionfo che unisce la navata al presbiterio è sostenuto da pilastri nascosti in muri laterali ed è ornato da decorazioni floreali a intreccio; dal centro dell’arco pende un crocifisso in legno scolpito di epoca secentesca; una trave lignea traversale che congiunge gli estremi dell’arco porta la scritta in caratteri d’oro: “Mors mea, vita tua”.
Sull’altare troneggia una pala di cm 260×185 raffigurante “La nascita della Vergine” attribuita al Procaccini, inserita in una cornice lignea barocca; questa cornice prosegue formando il resto dell’altare e della mensa eucaristica.
Sulla destra del presbiterio, si trova un delizioso e armonioso dipinto di interesse artistico “La Madonna del Cardellino” del secolo XVI , un olio su tavola accolta in una elegante ancona rinascimentale. Vi è raffigurata una bella Madonna col Bambino il quale tiene fra le mani un cardellino. Intorno è una cornice di legno intarsiato e dorato, chiusa in alto da una lunetta, sulla quale è dipinto l’Eterno Padre.
Mentre sulla parete di sinistra possiamo ammirare un affresco attribuito alla scuola di Luini che rappresenta “L’Adorazione dei Magi”; in esso si nota una distribuzione dello spazio che dà l’illusione di continuare oltre il dipinto, ottenuta con una sapiente tecnica, resa con lo snodarsi del corteo che va ad adorare Gesù Bambino. Non esiste la grotta o la capanna, ma, con gusto rinascimentale, il Divino Bambino è a contatto diretto con la natura, segno che accentua e attualizza l’umanizzazione del Figlio di Dio; la Madre è raffigurata come colei che porge il Bambino. Ai piedi di Gesù i tre re manifestano negli abiti e nel volto la diversità delle razze e rappresentano l’intera umanità salvata da quella nascita prodigiosa. Il corteo con cavalli, cani e cavalieri rispecchiano l’idea della corte e della regalità di coloro che stanno adorando il Bambino.
TEMPIO CIVICO DI SAN SEBASTIANO
chiesa di san Sebastiano in Balla
La chiesa attuale venne eretta dal governatore di Milano, marchese di Ayamonte, con richiesta alla curia milanese del 15 ottobre 1576 come atto votivo per la disastrosa peste che da poco aveva colpito la città. Il luogo prescelto ospitava già in tempi antichi una chiesa dedicata a san Tranquillino detta "alla corticella" o "alla cancelleria" per l'estrema vicinanza con l'antico palazzo imperiale romano del IV secolo. Nel 1319, quando la chiesetta passò alla famiglia Pusterla, essa ne cambiò la dedicazione in San Sebastiano abbinandovi la cosiddetta "facchinata del cavallazzo". una cerimonia rituale con la quale l'antica casata milanese portava in processione dalla chiesa al Duomo un cavallo realizzato con materiali commestibili che poi veniva distribuito alla popolazione sul piazzale.
Il Tempio civico, invece, venne realizzato dal governo milanese con l'intervento dell'arcivescovo Carlo Borromeo il quale si inserì nella costruzione dell'edificio proponendo l'affidamento del progetto al suo architetto di fiducia, Pellegrino Tibaldi, che venne incaricato della costruzione dal 1577, il quale seguì l'evolversi del cantiere sino al 1586, anno in cui venne chiamato ad operare in Spagna. La posa della prima pietra avvenne il 6 settembre 1577.
Il progetto passò dunque a Giuseppe Meda che si occupò dell'area del presbiterio e diresse i lavori sino al 1599, anno in cui gli subentrò Pietro Antonio Barca, il quale fece realizzare la cupola a tamburo ancora oggi spiccatamente visibile.
L'edificio, completato nel 1616 seguitò per anni a barcamenarsi nell'amministrazione tra la curia milanese e gli uffici del governatorato, sino al 1861 quando il comune di Milano decise di affidarne la rettorìa ad una "conservatorìa" municipale che avesse essenzialmente una funzione di tutela artistica. Fu nel 1938, infine, che l'allora podestà milanese Gallarati Scotti decise di valorizzare al meglio il monumento, occupandosi personalmente di opere di isolamento esterno della chiesa, alla quale nei secoli erano state addossate case civili estranee al progetto originario, oltre ad un restauro globale della chiesa.
Gli ultimi interventi all'interno della struttura si compirono nel 1970 quando sotto la cappella della pietà (realizzata nel 1862) venne posto un sarcofago contenente la salma dell'"internato ignoto" ovvero di una persona sconosciuta internata e deceduta in un campo di concentramento per commemorare perennemente la fine della seconda guerra mondiale. Venne apposta per l'occasione anche una targa a spiegazione del monumento.
La chiesa ha da sempre uno status fondamentalmente ambiguo, civile e religioso, in quanto sin dall'atto della sua costruzione esso si rivelò frutto di un lavoro a quattro mani. Nel documento datato 15 ottobre 1576 col quale il governatore di Milano diede il via all'idea della costruzione della cappella, si cita infatti la richiesta di autorizzazione al vicario di provvisione Giovanni Battista Capra il quale comunicò subito la notizia all'arcivescovo per autorizzarne la costruzione.
Carlo Borromeo, contemporaneamente impegnato nelle vicende del Concilio di Trento, colse subito l'occasione del progetto del tempio per impedire, in pieno spirito controriformista, che si potesse costruire un luogo di culto "cittadino" che avesse come richiamo formale tra l'altro quello dei templi pagani. Il Borromeo invocò dapprima una richiesta e poi una pretesa da parte della curia milanese rifacendosi alle norme all'epoca da poco approvate che regolavano i rapporti tra la chiesa e lo Stato milanese, giungendo quindi ad un accordo: il progetto della chiesa sarebbe stato gestito dal comune e dalla chiesa, e anche la nomina del cappellano civico predisposto all'officiatura dei riti doveva essere proposta dal comune di Milano ma ratificata dall'arcivescovo.
All'interno della struttura, ad ogni modo, non mancano i richiami evidenti alla città di Milano come ad esempio la presenza dei blasoni dei sei sestieri in cui era suddivisa la municipalità (detti familiarmente "porte") che qui si riunivano in occasione di feste patronali legate alla città ed in rapporto con le loro specifiche aree di pertinenza.
giovedì 30 dicembre 2021
CHIESA DI SANTA CROCE
Fu lo stesso Ferrari che nel 1913, nel XVI centenario dell'Editto di Costantino del 313, pensò di costruire una chiesa che ricordasse l'editto. Per l'erezione del tempio fu scelta la via Sidoli, che si snodava allora lungo il bivio ferroviario dell'Acquabella poi smantellato nel 1931. A disegnare l'edificio fu chiamato l'architetto Arpesani, che optò per uno stile che richiama la forma delle prime basiliche cristiane costantiniane.
La prima pietra della nuova chiesa venne posta il 28 settembre 1913 e il 23 dicembre del 1917 il tempio venne aperto ai fedeli; il 9 febbraio 1920 venne eretta in parrocchia
La chiesa con i binari, poi smantellati nel 1931, e ancora priva dei mosaici che decorano la facciata
BASILICA DI SANT'AGOSTINO
Questo progetto venne modificato nell'anno successivo; la costruzione del tempio ebbe inizio quattro anni dopo, nel 1900, e terminò nel 1926. Tuttavia la chiesa venne consacrata ancora prima di essere terminata dall'arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari, il 19 giugno 1920.
Danneggiata dal bombardamento di Milano dell'agosto 1943, venne in seguito restaurata. Nel 2007, dopo mesi di lavori, è terminato il restauro dell'area absidale, con installazione di un nuovo impianto di illuminazione.
giovedì 23 dicembre 2021
CHIESA DI SANTA MARIA BAMBINA
Un portale molto elaborato e neoclassico, con ogni probabilità l’originario ingresso alla chiesa. Ma per accedere dovrete varcare il civico 13, dove potrete notare una lapide marmorea che indica: Santuario di Maria SS Bambina (la chiesa è aperta solo durante le messe).
Varcando l’ingresso si potrà accedere ad un piccolo cortile. Qui si potrà notare la graziosa facciata a vela rivestita di marmi colorati e disposti in un intreccio geometrico molto ben studiato. Al centro un’alta finestra a serliana funge anche da ingresso principale al santuario.
venne progettata dal grande architetto milanese Giovanni Muzio (quello della Ca’ Brütta), come ricostruzione post bellica tra il 1951 e il 1953.
Al suo interno si trovano dipinti di Luigi Filocamo e Silvio Consadori. I mosaici nell’abside sono di Achille Funi.
Questa piccola chiesa venne visitata fra l’altro da Papa Giovanni Paolo II nel 1984.
In origine in questo luogo si trovava la cinquecentesca chiesa di Sant’Apollinare.
La chiesa di Sant'Apollinare era una chiesa di Milano. Situata assieme all'annesso convento in via Santa Sofia, il complesso fu sconsacrato nel 1782 ed adibito a caserma.
La chiesa fu fondata assieme ad un monastero di clausura nel XIII secolo dal vescovo Enrico I da Settala, che donò alla chiesa le reliquie di San Fausto e San Lorenzo. Annesso alla chiesa vi era un tempo un vasto giardino dove sarebbe stato seppellito anche Cicco Simonetta. Il convento fu soppresso e parzialmente demolito nel 1782, mentre il chiostro rimanente del complesso fu usato come deposito di armi. Della chiesa rimangono le mura perimetrali.
come la chiesa di Santa Maria bambina, era preceduta da un vestibolo quadrato. All’interno, ad unica aula, vi erano quattro cappelle per lato ricche di stucchi e affreschi. Vi erano inoltre alcuni quadri preziosi oggi probabilmente in qualche museo all’estero. Una Madonna con Sant’Apollinare dipinta da Gian Paolo Lomazzo, un dipinto del Procaccini e uno di Enea Salmeggia. La chiesa venne sconsacrata alla fine del 1700 e utilizzata per altri scopi.
Le origini milanesi della devozione alla Madonna Nascente (il Duomo le è dedicato) risalgono al X secolo, ma la nostra storia va portata al 1600.
La devozione a Maria SS. Bambina ebbe origine nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, eretta nel 1619 presso San Simpliciano.
Mons. Alberico Simonetta, patrizio milanese eletto al Vescovado di Como, dal quale si ritirò nel 1738, perché colpito da grave malattia, possedeva, e teneva carissimo, un simulacro in cera di Maria SS. Bambina avuto in dono da Suor Isabella Chiara Fornari, Superiora delle Francescane di Todi, la quale riusciva assai bene a trarre, da stampi in gesso, belle figure sacre. La copia fu da Mons. Simonetta portata a Como ed in seguito a Milano; dove, per soddisfare il desiderio delle Cappuccine di S. Maria degli Angeli, ne fece riprodurre una copia in terra di Lucca e la donò al monastero. Alla morte di Mons. Alberico Simonetta, avvenuta nel 1739, le Cappuccine ebbero in dono il simulacro in cera lavorato dalla Fornari. Questa Madonna di cera peregrinò, portata da alcune suore, in via Annunciata, nei pressi dell’arco antico di Porta Nuova.
Spentasi lentamente la piccola comunità religiosa di via Annunciata, per cura di Donna Barbara Viazzoli il sacro deposito fu affidato a Don Luigi Bosisio, parroco di S. Marco il quale consegnò la sacra effige alle Suore di carità, chiamate nel 1842 dal Cardinale Gaisruck nell’Ospedale Fatebenesorelle. Questa rimase nell’Ospedale Ciceri (Fatebenesorelle) fino al 1876 quando, eretto il Noviziato generale delle Suore della Carità della Beata Capitanio in via S. Sofia, sul luogo dove sorgeva il monastero di S. Apollinare (il più antico convento francescano di Milano), essa vi fu trasportata.
L’8 settembre 1884, festa della Natività di Maria, il simulacro fu trasportato nel l’infermeria del monastero per desiderio di una suora malata. Il mattino dopo la Superiora generale, recatasi nell’infermeria, ebbe la felice ispirazione di presentare il simulacro alle ammalate, perchè lo baciassero. Fra le degenti vie era la novizia Giulia Macario costretta all’immobilità assoluta per un incidente. La malata, nel vedere la benedetta statua, sentì un vivo desiderio di guarire miracolosamente ottenne la guarigione.
Nel gennaio del 1885 due nuove grazie particolarissime vennero a riconfermare, nella sua legittimità, la devozione che andava rapidamente crescendo intorno alla preziosa effige. La quale fu fasciata di raso bianco, adornata di gioielli e adagiata in una ricca ed elegante culla. I fatti furono poi appurati ed approvati dalla competente autorità ecclesiastica e lo stesso Leone XIII, informato di ogni cosa, accordò ai devoti di questa immagine tesori di indulgenze.
Preghiere e grazie si intrecciavano e si moltiplicavano. L’effige miracolosa, sempre più importante, necessitava di una più adeguata collocazione. Venne quindi ideata la chiesuola quale sede delle meraviglie di Maria Bambina. Le spoglie mura dell’antica infermeria furono ingentilite a Santuario.
Il simulacro taumaturgico venne posto sopra una leggiadra culla d’argento a forma di conca, sorretta da quattro Angeli, i quali premono col piede quattro piccoli draghi, simbolo delle potenze infernali. Angeli e spire si avvolgono felicemente a fiori e fanno sostegno alla culla, mirabile per la sua naturalezza. Dietro la culla pare che scenda a volo, staccandosi lieve dallo sfondo, un gruppo di Angeli: gli uni si protendono reverenti verso la Celeste Regina a contemplarla; gli altri si disegnano in alto, accorrenti al suono gioioso di un Angelo che li invita. Il bellissimo gruppo è in bronzo e l’unica tonalità della tinta è vinta da sapienti dorature e ossidature. L’artista ideatore è il Quadrelli. Tutto è racchiuso in un’ampia custodia, a mo” di ancona, costituita da tersissimo cristallo, stretto da incorniciatura e da sei eleganti colonnette. Sopra di queste si imposta uno svelto arco circolare da cui pendono ghirlande e fiori tenuti sempre da Angeli, concepito in un elegante stile Rinascimento.
L’altare originario, cui la ricchissima ancona serve da pala, era in legno scolpito, come lo sono pure le balaustre chiuse da tre bei cancelli in bronzo. Ai lati si trovavano due statue del Moretti, in legno dorato, raffiguranti i santi sposi Gioachino e Anna. Decorazioni, stucchi, dorature erano profusi con grande armonia nelle quattro campate in cui era suddivisa la cappella da lesene laterali. I riquadri del soffitto erano decorati dal Cisterna, che vi dipinse l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e l’Assunzione. Un altro dipinto del Cisterna ricopriva la parete di fronte all’altare e raffigurava la Presentazione di Maria al Tempio. Le vetrate che danno luce al Santuario, erano dipinte con dodici figure cotte, anch’esse per mano del Cisterna e rappresentavano Profeti e Donne dell’Antico Testamento.
L’edificio e il suo prezioso tesoro, però, non hanno vita facile. Durante il bombardamento di Milano dell’agosto 1943 il santuario venne completamente distrutto, ma il simulacro si salva grazie ad un lungimirante trasferimento a Maggianico di Lecco. Al termine del conflitto l’architetto Giovanni Muzio venne incaricato per ricostruire la nuova chiesa, che verrà consacrata nel 1953 dal card. Schuster. Oggi possiamo ammirare alcune parti della vecchia cappella in alcune delle decorazioni che adornano l’attuale edificio, salvate dalla distruzione della guerra, come due dipinti del Cisterna e le statue dei genitori Maria, Gioachino e Anna. L’interno, a predominanza bianca nei marmi e negli stucchi, richiama il candore della tradizionale culla di Maria Bambina. Quest’ultima, custodita in una nicchia, cattura l’attenzione nell’abside.
Una tradizione oggi pressoché scomparsa era quella di donare alle giovani coppie di sposi una piccola statua di Maria Bambina, generalmente in cera, riccamente decorata di merletti e piccoli gioielli custodita a volte, sotto una campana di vetro. Collocata sui comò, dava protezione alle nuove famiglie in procinto di allargarsi.
martedì 21 dicembre 2021
CHIESA SANTO SPIRITO ALLA GHISOLFA
La proprietà della chiesa fu sempre del popolo della Ghisolfa, rappresentato dai Priori della Confraternita del Santissimo Sacramento che si occupavano dell’oratorio. Tra coloro che pregarono in questo oratorio vi fu anche San Luigi Gongaza, che quando era allievo dei Padri Gesuiti in Milano si recava spesso a pregare in questo luogo.
Oggi l’oratorio è dedicato proprio a S. Luigi, il santo patrono della gioventù, ed in occasione della sua festa vi si celebra una messa solenne con il concorso della corale parrocchiale e della popolazione.
L’interno della chiesetta è semplice e vi si trovano due graziose tele antiche.
CHIESA DI SANTA MARIA ALLA FONTANA
Le origini della chiesa di S. Maria alla Fontana sono da ricondurre al XII secolo, quando nella zona dove oggi sorge il santuario, che era ricca di boschi e ville, sorgeva un piccolo sacello a forma di parallelepipedo, al centro erano collocate due scale che portavano direttamente ad un cavo del terreno dove era collocata una pietra verticale con undici fori che lasciavano zampillare l’acqua (polla di acqua purissima) ritenuta nel Medioevo miracolosa.
L’edificazione della chiesa fu attribuita a diversi progettisti quali Leonardo in particolare, ma anche Bramante e Cristoforo Solari.
lunedì 20 dicembre 2021
CHIESA DI SAN GOTTARDO AL CORSO
L'origine della chiesa è antica: nel 1398 è menzionata come oratorio dei Benedettini; nel 1568 il cardinale Carlo Borromeo, da due anni arcivescovo di Milano e impegnato in una vasta opera di riorganizzazione e di potenziamento della sua diocesi al fine di sostenere l'attuazione in Lombardia della riforma tridentina, la fece riedificare e la eresse in parrocchia, facendone una delle quattro parrocchie extramurarie del sestiere di Porta Ticinese, poi ricomprese - dal 1782 - nel Comune dei Corpi Santi di Milano.
La chiesa era il punto di riferimento religioso del borgo (il "burg dè furmagiatt" che, situato fuori della cinta daziaria e in prossimità della Darsena e del Naviglio Pavese aveva un'intensa vita commerciale - che sul Corso mantiene ancor oggi), delle sue frazioni (Conca Fallata, Cascina Rossa, Morivione) e delle altre chiese e oratori del territorio.
Riconsacrata il 31 dicembre 1900 dall'arcivescovo Andrea Carlo Ferrari, a quel momento contava 21345 parrocchiani e ospitava diverse confraternite e associazioni, un oratorio maschile e uno femminile, e un clero di 6 sacerdoti.
La chiesa ha un'unica navata con cappelle laterali su pianta a croce latina sovrastata da un'ampia cupola. Fu rimaneggiata nel 1740, ampliata negli anni 1830, rifatta nella facciata (Cesare Nava, 1896), decorata con affreschi di Giovanni Valtorta e Luigi Morgari.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL SUFFRAGIO
L'interno della chiesa è a croce latina, con tre navate e profondo coro absidato.
Le tre navate, di tre campate ciascuna, sono coperte con volta a crociera e sono divise da due file di archi a tutto sesto poggianti di pilastri polistili in mattoni rossi. Sulla crociera, si eleva il tiburio ottagonale, illuminato da trifore romaniche.
Gli affreschi delle pareti laterali del presbiterio realizzati da Aldo Carpi de' Resmini (noto soprattutto per le vetrate del duomo), rappresentano la Resurrezione e la Crocefissione (1946), che riflettono l'esperienza del maestro nei lager nazisti.
Nel transetto di destra, entro un'abside rettangolare con volta a botte, si trova il moderno battistero. Al centro dell'area sopraelevata, vi è il fonte battesimale, di Ercole Franz De Vecchi, in marmo di Carrara con inserti in bronzo raffiguranti la Samaritana al pozzo, il Sacrificio di Isacco, il Cieco nato e la Resurrezione di Lazzaro.
Il presbiterio occupa interamente lo spazio del coro e dell'abside poligonale. I moderni arredi sacri che lo compongono - altare, ambone e sede - sono stati realizzati in marmo di carrara e bronzo nel 2006, in occasione dei 110 anni della consacrazione della chiesa. L'antico altare maggiore, invece, è in stile neoromanico, in marmi policromi, con decorazioni a bassorilievo sul paliotto e sull'alzata e rilievi di Leone Lodi spostato nel 2006 nell'adiacente cappella di San Proto. L'ancona accoglie il Trittico dell'Addolorata, di Eugenio Cisterna, con predella su sfondo oro.
Alla destra dell'abside, si apre la cappella di San Proto, costruita nel 1933 per accogliere le reliquie del santo martire e ristrutturata nel 1984. L'ambiente, a croce latina con transetto poco sporgente ed abside semicircolare, ha un moderno presbiterio con arredi in legno, e grande crocifisso.
La bella statua in alabastro Mater Misericordiae, il grande candelabro Cero pasquale in marmo e la statua sempre in marmo dedicata a Sant'Antonio sono di Leone Lodi. La statua di Santa Monica, in terracotta patinata, è di Valerio Pilon.
Alcuni affreschi furono eseguiti nel 1946 da Aldo Carpi e da Raffaele Albertella.
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