Alle spalle del Duomo di Milano si apre una piccola piazzetta. In realtà è più uno slargo che permette il passaggio da corso Vittorio Emanuele verso l’Arcivescovado e piazza Fontana. Da un lato si alza la magnifica abside del Duomo, la parte più antica della cattedrale, davanti a cui in primavera fiorisce una bellissima magnolia: è un angolo suggestivo che fa la gioia dei turisti e degli amanti della fotografia.
Dall’altro lato l’imponente facciata del Palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo, elegante e rigoroso con le sue colonne e il grande orologio affiancato dalle statue.
Un palazzo che nasconde un segreto: al di là della facciata infatti non si apre un cortile o un salone di rappresentanza ma una chiesa. Una piccola targa in ottone fissata alla cancellata informa che quello è l’ingresso della chiesa S. Maria Annunciata in Camposanto.
La targa in marmo sull’angolo del corso recita come previsto Piazza Duomo ed è solo consultando le antiche mappe della città che si scopre la denominazione originale: Camposanto.
Fin dal medioevo, infatti, l’intera area era occupata dal cimitero che la Veneranda Fabbrica aveva iniziato a costruire nel 1395, su progetto di Giovanni de’ Grassi, poco dopo l’avvio dei lavori per la Cattedrale (1386). Il progetto prevedeva la costruzione di un porticato addossato ai piloni absidali del Duomo, in una zona in cui la destinazione cimiteriale risaliva probabilmente all’alto medioevo e comprendeva l’area fra le chiese di Santa Tecla e di Santa Maria Maggiore, antecedenti la costruzione del Duomo.
Nella stessa zona si installa però anche il cantiere che ospita i depositi, le botteghe e le abitazioni dei marmorini, degli scalpellini e dei mastri vetrai. Qui sorge anche una piccola cappella dedicata alle maestranze, in una commistione fra sacro e profano, vita e morte, che ricorda in piccolo il villaggio che caratterizza il cimitero della Certosa a Bologna.
Il complesso, che prende il nome di Cassina, si amplia tanto da inglobare la contrada occupata dai macellai, che vengono sloggiati, ma nel 1661 il Camposanto perde definitivamente la funzione di cimitero: restano il cantiere e la chiesa dove i Fabbriceri assistono alla messa festiva. Negli anni seguenti la chiesa subisce ricostruzioni e rimaneggiamenti, fino a quando nel 1839 la Veneranda Fabbrica avvia i lavori per la costruzione di un nuovo palazzo, su progetto dell’architetto Piero Pestagalli.
I lavori di ampliamento del palazzo e quelli per la regolarizzazione della piazza decretano la fine della Cassina, che viene demolita nel 1846. Scompaiono così anche gli ultimi resti del camposanto. Il palazzo assume l’aspetto attuale: la chiesa viene inserita al suo interno, la facciata demolita e nascosta da un nuovo atrio porticato. Resta l’orologio che un tempo ornava il campanile della chiesa precedente e che per questo i milanesi chiamavano Santa Maria Relogii.
Oggi S. Maria Annunciata in Camposanto è sede della cappellania giapponese e, se ne avete la curiosità, tutte le domeniche alle 13.30 potete assistere alla celebrazione della messa in lingua giapponese.
Poi, senza un apparente motivo il nome fu cancellato e una piazza con una storia secolare scomparì per sempre dalla toponomastica meneghina.
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