Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
mercoledì 9 marzo 2022
FONTANA DI PIAZZA GRANDI E BUNKER
GIARDINO SEGRETO DI VIA SAFFI
visitabile solo in particolari periodi
TORRE DELLE SIRENE
lunedì 28 febbraio 2022
LA STORIA DEL GHISA
Invece i milanesi accolgono con simpatia questi cinquanta “Survegliant” e coniano per loro un appellativo che si portano dietro per sempre: “Ghisa”.
Molte le teorie sull’origine di questo epiteto però la più credibile è la seguente: tra tutti i partecipanti al concorso pubblico si scelgono giovani che hanno una prestanza fisica notevole, tanto da somigliare a possenti stufe di ghisa, il cappello a cilindro poi fa il resto, infatti, nella fantasia dei milanesi il cilindro somiglia al tubo di raccordo della canna fumaria usato allora per le stufe di ghisa, chiamato in dialetto milanese “canoon de stua”.
Con la riorganizzazione del servizio e la costituzione di un Corpo di agenti armati, gerarchicamente organizzati, la Giunta Municipale intende ampliare gli interventi e di conseguenza di incidere con maggior efficacia oltre che nei settori tradizionali di sua competenza, igiene, annona, edilizia, anche nell’ambito della sicurezza pubblica: “… nella parte che è demandata al municipio…”.
Nel 1898 il Consiglio Comunale mette nuovamente mano alla riorganizzazione del Corpo. Gli agenti sono aumentati a 300 e la loro direzione è affidata a un Comandante coadiuvato da due Ispettori. La divisa viene modificata: è adottato l’elmetto all’inglese e il mantello corto.
Il 13 Ottobre del 1920 viene modificato il nome del Corpo da Pubblica Sorveglianza Urbana in Vigilanza Urbana. La Direzione generale della Vigilanza Urbana è affidata al Sindaco e all’Assessore del Riparto. S’istituisce il servizio notturno per casi di necessità e l’organico raggiunge le 800 unità.
Con il Regio Decreto Legge n. 1910 del 3 settembre 1926 la carica di Sindaco è abolita e sostituita con quella di Podestà, nel 1927 i corpi di vigilanza urbana (15.000 uomini circa) sono soppressi e sostituiti dai Corpi dei Metropolitani di Pubblica Sicurezza. A Milano i primi due Podestà cercano di opporsi alla scelta del Duce, portandogli lunghissimi elenchi di cittadini che richiedono la continuità dell’esistenza del Corpo dei Vigili Urbani, ma egli non sente ragioni.
La riforma del 1927 delinea alcuni profili specifici dei compiti affidati alla vigilanza urbana e sono istituite pattuglie di Vigili motociclisti e a cavallo.
In quel periodo si cominciò anche a studiare l’applicazione di un sistema di riscontro fotografico per gli incidenti stradali e si perfezionò la tecnica operativa viabilistica attraverso segnali manuali codificati. Furono adottati i primi “semafori manuali” (si trattava di apparecchiature indossate dal vigile – che in questo caso fungeva da palo semaforico – che emettevano segnalazioni luminose colorate).
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, si articolano maggiormente le funzioni e aumentano le mansioni e le ore di copertura del servizio dei vigili urbani, che sono tra l’altro impegnati in un pericoloso e pesante servizio per la protezione antiaerea e i servizi di soccorso.
Finita la guerra mondiale a Milano il Comando Militare Alleato affida ai Vigili Urbani i primi servizi di ordine pubblico e alla fine del 1945 si ricostituisce il Corpo formato da 1300 agenti.
Nel 1951 il Corpo è già talmente efficiente e avanzato da potersi permettere di intervenire con perizia e competenza nei soccorsi alle popolazioni colpite dalla inondazione del Polesine.
Dal 1960 il Corpo mantiene in gran parte le sue caratteristiche, anche se vi sono alcuni cambiamenti come, alla fine degli anni ’70, l’accesso al Corpo alle donne, la modifica del nome da Vigili Urbani in Polizia Municipale e in seguito in Polizia locale. Il colore della divisa da nero diventa blu, l’entrata in vigore, nel 2003, di una legge regionale sulla Polizia locale.
La Polizia locale di Milano attualmente ha un organico di circa 3000 tra agenti e ufficiali. E’ operativa 24 ore al giorno per 365 giorni su 4 turni e il suo ruolo si è adeguato ai cambiamenti di una società in continua evoluzione.
Come vuole la tradizione, il Ghisa è sempre vicino ai bisogni della gente e svolge un ruolo centrale nella relazione con i cittadini e l’Amministrazione comunale.
mercoledì 16 febbraio 2022
LIUTERIA MILANESE LE ORIGINI


IL GIARDINO DI ALESSANDRO MANZONI
Il chiostro, rifatto nel 1829 su progetto dell’architetto Luigi Canonica, è oggi il nodo distributivo del percorso espositivo delle Gallerie dedicato all’arte dell’Ottocento. Completamente chiuso da una vetrata che ne esalta la forma, ospita l’importante scultura ilDisco in forma di rosa del deserto di Arnaldo Pomodoro, uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, appartenente alle collezioni del Novecento di Intesa Sanpaolo.
venerdì 11 febbraio 2022
LE PRIME POMPE DI BENZINA
giovedì 10 febbraio 2022
LA STAZIONE FANTASMA
mercoledì 9 febbraio 2022
PRIMO SEMAFORO ITALIANO A MILANO
SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSO DEI MACCHINISTI DELLE FERROVIE
lunedì 7 febbraio 2022
FONDAZIONE DEI VIGILI DEL FUOCO DI MILANO
Fin dai tempi più antichi della Repubblica, i Romani provvedevano allo spegnimento degli incendi mediante compagnie di servi pubblici (coorti di schiavi) distribuite alle porte e alle mura della città comandate dai Triunviri, che avevano anche il compito di sorvegliare la sicurezza della città durante la notte.
L'affidabilità dell'organizzazione antincendi degli antichi Romani era tanto seria che il ritardo nell'intervento per lo spegnimento di un incendio, veniva severamente punito.
In una citazione di Valeri tradotta, si legge:
Marco Malvio, Caio Lollio e Lucio Sestilio Triumviri, perché erano intervenuti in ritardo a spegnere un incendio divampato nella via Sagra, nello stesso giorno,dai Tribuni della plebe,furono condannati a morte.
L'Imperatore Augusto si rese conto che i pompieri erano molto importanti in quanto responsabili della sicurezza dal fuoco della città le cui case erano di legno, pertando affidò l'incarico ad un corpo speciale: LA MILITIA VIGILIUM comandata dal PREFETTUS VIGILUM, che era una delle più alte cariche equestri.
L'Organizzazione antincendi degli antichi Romani da ricerche in proposito si può affermare che era così ben strutturata che nelle sue linee generali potrebbe servire anche oggi quale modello per l'organizzazione di difesa dal fuoco di una grande città.
Il numero dei militi ascendeva approssimativamente a 2000 ed erano organizzati in maniera simile ai pompieri presenti oggi Parigi
I pompieri Romani possedevano un armamentario speciale per combattere gli incendi:
CENTONES: drappi tessuti di grossa lana che inzuppati di acqua servivano a soffocare le fiamme:
SIPHONES: specie di pompe a due cilindri:
HAMAE: recipienti che si usavano come misure vinarie:
e poi attrezzi per demolizione e sgombero, come asce, ramponi, ecc.
L'arruolarsi nella Militia Vigilum e coseguentemente l'assoggettarsi ad una rigorosa disciplina ed al sacrificio di vegliare la notte, determinava la concessione di vantaggi civili a coloro che avessero prestato la loro opera per almeno sei anni, che in seguito furono ridotti a tre.
La Militia Vigilum non si limitava allo spegnimento degli incendi, era impegnata anche nella prevenzione come avviene oggi,basti pensare alla limitazione nelle altezze delle case: prima di 17 mt,quindi di 23 mt, limite che tuttora forma il caposaldo della maggior parte dei moderni regolamenti edilizi Europei.
L'esistenza dei collegi, Corporazioni di Fabbri e dei Centonari in Milano é accettata da lapidi conservate nel museo archeologico del Castello Sforzesco, una delle quali é stata rinvenuta nel 1619 e vi si legge:
Lucilio Domestico, piange la perdita del figlio incomparabile, che era aiutante (ufficiale) della centenaria III, morto nel fiore della giovinezza, ventotto anni.
Le disposizioni scritte negli antichi STATUTI MILANESI del 1502 sono abbastanza simili alla organizzazione della REPUBBLICA ROMANA.
Infatti gli Statuti Milanesi facevano obbligo ai facchini brentatori di accorrere per l'estinzione degli incendi.
I facchini brentarori (brentatores) erano divisi secondo le porte della città (passi)nei pressi delle quali erano obbligati a stazionare.
L'allarme per incendio veniva dato dalla campana del Broletto che suonava a stormo.
E' stato nel 1811 che Eugenio Napoleone di Beauharnais decretò l'effettiva istituzione di una compagnia di ZAPPATORI POMPIERI in Milano.
Napoleone presenziava ad un ballo dell'ambasciata d'Austria a Parigi, quando nel cuore della notte mentre fervevano le danze,scoppiò un furioso incendio nello stesso palazzo dll'Ambasciata.Si ebbero a lamentare varie vittime anche tra i familiari dell'ambasciatore d'Autria e Napoleone poté costatare di persona l'insufficienza dell'organizzazione pompieristica parigina.Pochi giorni dopo fu istituito il REGGIMENTO DEI POMPIERI DI PARIGI e analogamente a MILANO nonché nelle altre città dell'Impero Napoleonico vennero costituite analoghe organizzazioni.
L'organico della COMPAGNIA ZAPPATORI POMPIERI all'atto della sua nascita era cosi fatto:
N° 1 capitano
N° 1 tenenti
N° 1 guardia magazzino
N° 4 sergenti
N° 14 caporali e vice caporali
N° 62 pompieri
All'inizio gli zappatori pompieri vennero alloggiati nell'ex convento di S. Eustorgio i cui locali vennero adattati ad alloggiare le famiglie degli ammogliati e per il funzionamento delle officine.
Poi la compagnia aveva servizi di guardia distaccati nella città, cioè presso:
La Corte di Palazzo Reale
La Commenda a Porta Romana
Al Passetto di Porta Comasina
Inoltre veniva fatta una sorveglianza attiva di prevenzione incendi nei Regi Teatri alla Scala ed alla Cannobbiana nelle ore di spettacolo.
Dall'ex convento di S. Eustorgio gli Zappatori Pompieri passarono nel 1812 al locale delle Grazie, da dove traslocarono nel 1872 in quello di S. Gerolamo e finalmente nel 1885 nel fabbricato di via Ansperto,che attualmente é utilizzato come sede dell'ISPETTORATO REGIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO DELLA LOMBARDIA e dall'ISPETTORATO PER I PORTI E GLI AEROPORTI DELL'ITALIA SETTENTRIONALE.
Nel 1906 in occasione del Congresso (Concorso internazionale) Milano vantava una solida organizzazione antincendi, ammirata da visitatori italiani e stranieri. Infatti oltre alla caserma di via Ansperto esistevano già due posti distaccati di vigilanza dotati di traino a cavalli: in via B. Marcello e in Porta Romana; inoltre nel recinto dell'esposizione vi erano due altri posti di vigilanza con traino a cavalli: uno alla sezione di P.zza D'Armi e l'altro alla sezione del Parco; non contando i due posti di vigilanza corredati con materiale trainato a braccia e dislocato a Palazzo Marino ed a Porta Genova.
L'organizzazione dei pompieri Milanesi fu basata sul principio di far giungere il più sollecitamente possibile i soccorsi sul luogo dell'incendio.
Fissato il limite pratico di cinque minuti circa, come massimo intervallo fra la chiamata e l'arrivo del soccorso, la città fu divisa in sei zone: una centrale e cinque periferiche aventi ciascuna un raggio medio di azione di circa 2 Km.
La zona centrale era servita dalla caserma di via Ansperto; poi vennero costruiti delle casermette apposite:
la prima sui bastioni di Porta Romana
la seconda in via B. Marcello
la terza in via Sardegna
la quarta in via Monviso
la quinta in progetto coprirà i quartieri di Porta Genova e Porta Ticinese.
La dotazione antincendio era la seguente:
N° 1 carro autopompa di primo soccorso
N° 1 scala aerea girevole di salvataggio
N° 1 pompa a vapore
N° 1 lettiga a cavalli
Come si é già intuito i pompieri fino a questo momento hanno avuto un'evoluzione spontanea nell'ambito delle grandi città e nelle aree industriali, sono alle dipendenze dei comuni e vengono chiamati civici pompieri.
Con la legge n° 1570 del 27-12-41 viene istituito il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco - C.N.VV.F. - che viene posto alle dipendenze del Ministero dell'Interno, nella Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi - D.G.P.C. e S.A. -, che da questo momento coordinerà i vari corpi comunali.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco é chiamato a tutelare l'incolumità delle persone e la salvezza delle cose mediante la PREVENZIONE e l'ESTINZIONE degli INCENDI e l'apporto di soccorsi tecnici in genere, anche ai fini della protezione antiaerea.
Con la legge che è stata indicata, vengono
istituzionalizzati due ruoli quello del personale permanente che svolge a tempo pieno tale lavoro:
il personale volontario o discontinuo che viene reclutato nei comuni posti ad una certa distanza dalle sedi con personale permanente e che, per scarso numero d'interventi non giustificano l'esposizione economica che richiede un posto di vigilanza con personale permanente.
I volontari sono particolarmente diffusi nel Nord dell'Italia specie in montagna; per esempio ogni comune del Trentino é dotato di distaccamento con personale volontario.
I Vigili del Fuoco con la legge N° 469 del 13-5- 61 sono diventati statali.
In effetti si constatò che la sicurezza del cittadino era proporzionale alla ricchezza della città e a quanto denaro l'Amministrazione comunale poteva impegnare nell'organizzazione dei pompieri.
Le Regioni erano ancora da fare, cosi si ritenne di statalizzare l'organizzazione pompieristica al fine di distribuire con uniformità le misure di sicurezza antincendi, che da allora sono diventate una spesa dello stato.
I CONTRABBANDIERI DEL DAZIO
A volte, quando i dazieri sospettavano di un "cavallant", lo scortavano fino al cortile dove quello doveva scaricare la merce. Spesso però c'era uno "stellon" - un complice - che li seguiva a piedi nel malfamato borgo di Cittadella (dentro la porta), e qui, nel passare, urtava la povera guardia. Dal piccolo screzio si passava agli insulti, ai cazzotti, finchè interveniva "la teppa", o al meglio la questura, si finiva la commissariato, e qui un non finire di accuse reciproche, senza testimoni.. nel frattempo però lo sfrosador, il frodatore, aveva già finito di scaricare la merce.
La guardia del dazio insomma era odiata proprio da tutti. Quando finiva il proprio turno appendeva la giacca all'attaccapanni, e finalmente senza divisa poteva tornarsene a casa, sperando di non essere troppo notato. Guai però al daziere che varcava la soglia di un'osteria, soprattutto da solo! Veniva subito riconosciuto per via delle famose, inconfondibili scarpe "di piee piatt" che aveva avuto gratis dal Comune.
Contro i dazieri la solidarietà era unanime, perfino da parte dei bambini. I contrabbandieri promettevano qualche centesimo ai ragazzini che si recavano a scuola dentro le mura, se avessero nascosto un paio di bottiglie di liquore sotto il mantello,o in caso di pioggia fra le stecche e la cupola dell'ombrello. Superato il dazio, i bambini consegnavano la merce ad un altro contrabbandiere, che dava loro la "palancona".
Lo "sfrosador" non disdegnava neppure le gallerie di fognatura che sbucavano nei collettori: con una torcia a petrolio si facevano strada sulla stretta banchina che costeggiava il canale della fogna, tirando con una corda il sacco cerato che invece viaggiava nell'acqua lurida. Alcune gallerie però erano molto sorvegliate.
Così molti "trapanant" (altro nome dei frodatori) inserivano la merce in un sacco impermeabile, che legavano con una lunga corda a un pezzo di legno che buttavano nel Naviglio (il sacco ricolmo di merce restava sott'acqua ed il legno galleggiava seguendo la corrente). Oppure nascondevano la merce sui barconi, in mezzo alla sabbia; oppure, se il clima non era troppo rigido, attaccavano il sacco sotto il natante e poi, una volta entrati in città, alcuni di loro, nuotando sott'acqua, lo tiravano fuori. Ed erano molti chili di carne, lardo, prosciutto non ancora stagionato.
I "trapanant", quando entravano in Darsena e vedevano i dazieri appostati sui barconi, sapevano bene come comportarsi: un contrabbandiere si buttava in acqua, strappava "la scelpa" e scappava, naturalmente rincorso dalle guardie. Quando finalmente queste lo raggiungevano e gli sequestravano il sacco, dentro ci trovavano solo paglia. Intanto però sul bastione, rimasto sguarnito delle guardie, un compare gettava la corda e tirava su "la celpa" (quella vera)....
PARCO DEL CITYLIFE
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