A volte, quando i dazieri sospettavano di un "cavallant", lo scortavano fino al cortile dove quello doveva scaricare la merce. Spesso però c'era uno "stellon" - un complice - che li seguiva a piedi nel malfamato borgo di Cittadella (dentro la porta), e qui, nel passare, urtava la povera guardia. Dal piccolo screzio si passava agli insulti, ai cazzotti, finchè interveniva "la teppa", o al meglio la questura, si finiva la commissariato, e qui un non finire di accuse reciproche, senza testimoni.. nel frattempo però lo sfrosador, il frodatore, aveva già finito di scaricare la merce.
La guardia del dazio insomma era odiata proprio da tutti. Quando finiva il proprio turno appendeva la giacca all'attaccapanni, e finalmente senza divisa poteva tornarsene a casa, sperando di non essere troppo notato. Guai però al daziere che varcava la soglia di un'osteria, soprattutto da solo! Veniva subito riconosciuto per via delle famose, inconfondibili scarpe "di piee piatt" che aveva avuto gratis dal Comune.
Contro i dazieri la solidarietà era unanime, perfino da parte dei bambini. I contrabbandieri promettevano qualche centesimo ai ragazzini che si recavano a scuola dentro le mura, se avessero nascosto un paio di bottiglie di liquore sotto il mantello,o in caso di pioggia fra le stecche e la cupola dell'ombrello. Superato il dazio, i bambini consegnavano la merce ad un altro contrabbandiere, che dava loro la "palancona".
Lo "sfrosador" non disdegnava neppure le gallerie di fognatura che sbucavano nei collettori: con una torcia a petrolio si facevano strada sulla stretta banchina che costeggiava il canale della fogna, tirando con una corda il sacco cerato che invece viaggiava nell'acqua lurida. Alcune gallerie però erano molto sorvegliate.
Così molti "trapanant" (altro nome dei frodatori) inserivano la merce in un sacco impermeabile, che legavano con una lunga corda a un pezzo di legno che buttavano nel Naviglio (il sacco ricolmo di merce restava sott'acqua ed il legno galleggiava seguendo la corrente). Oppure nascondevano la merce sui barconi, in mezzo alla sabbia; oppure, se il clima non era troppo rigido, attaccavano il sacco sotto il natante e poi, una volta entrati in città, alcuni di loro, nuotando sott'acqua, lo tiravano fuori. Ed erano molti chili di carne, lardo, prosciutto non ancora stagionato.
I "trapanant", quando entravano in Darsena e vedevano i dazieri appostati sui barconi, sapevano bene come comportarsi: un contrabbandiere si buttava in acqua, strappava "la scelpa" e scappava, naturalmente rincorso dalle guardie. Quando finalmente queste lo raggiungevano e gli sequestravano il sacco, dentro ci trovavano solo paglia. Intanto però sul bastione, rimasto sguarnito delle guardie, un compare gettava la corda e tirava su "la celpa" (quella vera)....
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