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martedì 11 gennaio 2022

CONTRADA DEL VERZARO

è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Orientale.
I confini della contrada correvano lungo i confini meridionali di piazza del Duomo all'altezza di via Rastrelli e via Arcivescovado, per poi scendere verso la Cerchia dei Navigli, dove confinava son il sestiere di Porta Romana, per poi proseguire lungo la Cerchia fino a Porta Tosa e correre lungo il Verziere (da cui il nome della contrada), via Cavallotti, piazza Beccaria, via Alciato, piazza Fontana e via Arcivescovado.
Tra le chiese, facevano parte della contrada la basilica di Santo Stefano Maggiore e la chiesa di San Gottardo in Corte. Altri nomi della basilica sono Santo Stefano in Brolo (dal nome del Broletto Vecchio) e Santo Stefano alla Porta (che richiama la pusterla di Santo Stefano, porta cittadina secondaria, che sorgeva un tempo nei suoi pressi).
Tra gli edifici di rilievo compresi all'interno dei confini della contrada è da menzionare Palazzo Reale e, prima di esso, il Broletto Vecchio, detto anche Brolo dell'Arcivescovo e Brolo di Sant'Ambrogio, edificio preesistente che sorgeva sulla sua stessa area e che è stato demolito per poter permettere la costruzione del futuro Palazzo Reale.
Il Palazzo del Broletto Vecchio fu la prima sede del governo della città di cui si abbia notizia documentata: espletò questa funzione durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Terminò questa funzione nel 1251 quando la sede municipale venne trasferita presso il Palazzo della Ragione, che è anche infatti conosciuto come Broletto Nuovo.
Tra le architetture, è degna di nota anche Porta Tosa, una delle quattro porte succursali di Milano, ricavata lungo le mura spagnole, che aveva la funzione di succursale della Porta Orientale. Tra i quartieri, degno di citazione è il già citato Verziere, che deve il suo nome al fatto che fosse il luogo dove anticamente si teneva il mercato delle frutta e verdura di Milano. Di importanza storica è anche via delle Ore, dove è stato installato, nel 1335, sul campanile della già citata chiesa di San Gottardo in Corte, il primo orologio della città che suonava le ore, oltre che indicarle, da cui il nome della via.
La contrada ospitava il mercato orto frutticolo più importante di Milano, ovvero il già citato Verziere, che ha dato il nome alla contrada e che è situato in corrispondenza del moderno largo Augusto. In particolare, il mercato si estendeva presso la Porta del Verziere (altro nome della già citata pusterla di Santo Stefano), sull'attuale piazza Fontana, nelle vicinanze del Duomo presso l'Arcivescovado.
Nell'area fu poi innalzato un monumento votivo, noto oggi come Colonna del Verziere, sulla cui sommità fu collocata una statua del Cristo Redentore. Lo storico mercato ortofrutticolo milanese fu poi spostato, nel 1911, lungo corso XXII Marzo.
Tra le strade degne di menzione che appartenevano alla contrada, ci furono via delle Ore, via Tenaglia, via della Signora (tutti toponimi giunti sino a noi) e, tra le strade scomparse, via della Stuva e via del Zanzuino. In particolare il nome "via Tenaglia" potrebbe derivare dalle mura romane di Milano, in particolare il tratto massiminianeo, che sorgevano poco lontano (le mura di quell'epoca avevano spesso rientranze "a tenaglia"), oppure potrebbe richiamare la storica presenza, nei suoi pressi, di fabbri, fabbricanti di coltelli e arrotini.
Il sopracitato appellativo aggiuntivo ad Rotam legato al nome della basilica di Santo Stefano Maggiore è invece legato all'effige, probabilmente a forma di ruota, che è scolpita su un'antica pietra che si trova nella chiesa: un tempo era nell'atrio, poi è stata incorporata nell'ultimo pilastro in cornu Epistulae (in italiano, "al lato dell'epistola", ovvero sulla destra guardando l'altare maggiore). Le origini di questa pietra sono sconosciute: forse è di epoca romana (risalente al regno di Valentiniano II) oppure longobarda (legata all'epoca della regina Teodolinda).

lunedì 10 gennaio 2022

CONTRADA DI BAGUTTA

I suoi confini correvano lungo via Pasquirolo fino alla Cerchia dei Navigli, dove la contrada confinava con la contrada della Cerva. Dalla Cerchia il confine continuava fino alla pusterla Nuova. Da qui iniziava il confine con il sestiere di Porta Nuova, che continuava fino a via San Pietro all'Orto, dove la contrada confinava con la contrada dell'Agnello.
Il nome della contrada deriverebbe dal termine dialettale milanese baguta, che significa "maschera", "abito da maschera". Questa denominazione ha origini religiose. Su un codice databile tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo realizzato dalla Confraternita dei Disciplinati di Santa Maria di Daro, che era situata nel vicariato di Bellinzona, all'epoca appartenente al Ducato di Milano, si può infatti leggere:
«[...] anchora ordenemo che al no sia alcuno de li devoti che ossa ni presuma a portarealcuno segnaiale sopra la sua capa ni divisa alcuna sopra le sue vestitamente senza licentia de lo suo priore. E simelmente no ossa ni presuma a balare ni anche a farse in baguta o sia in bordo de carnevale ni de altro tempo [...]»
Altre ipotesi vorrebbero che il nome della contrada derivi dalla famiglia nobiliare milanese dei Bagutti, che abitavano in questo quartiere, oppure dal termine dialettale milanese bagàtt, ovvero "ciabattino", con un richiamo alla possibile cospicua presenza, nella contrada, di questo tipo di attività commerciale.
La Casa degli Umiliati fu importante, da un punto di vista storico, per Milano: fu la prima ad essere eretta in città da questo ordine religioso. Venne costruita intorno al 1135 e aveva annessa la chiesa di San Giovanni Battista ad Canonicam. La Casa degli Umiliati si trovava dove ora sorge il Seminario arcivescovile di Milano. La demolizione della Casa degli Umiliati, e la successiva costruzione del Seminario arcivescovile nello stesso luogo, furono realizzate in seguito alla soppressione dell'ordine religioso degli Umiliati, che avvenne nel 1571. La chiesa di San Giovanni Battista ad Canonicam non venne demolita: iniziò ad essere usata dai chierici del seminario. Nei pressi della basilica di San Babila e della chiesa di San Giovanni Battista ad Canonicam era presente anche l'oratorio di Santa Marta.
Poco lontano dal Seminario arcivescovile era situati due piccole strade, il vicolo al Mulino, che probabilmente richiamava un impianto molinatorio che sorgeva nei suoi pressi lungo la Cerchia dei Navigli, oppure lungo una sua derivazione, e il vicolo Popö. L'etimologia di quest'ultimo toponimo è ben più complessa: potrebbe derivare dal termine dialettale milanese popoeu (ovvero la "ruota della coppaia" del tornio, forse con un richiamo alla presenza, in zona, di laboratori artigiani aventi questi tipi di macchinari) o ancora da "pupo", ovvero "bambino", con un richiamo al nome della contrada (baguta, ossia "maschera").

CONTRADA DELLA CERVA

La Contrada della Cerva è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Orientale.
La contrada confinava con la contrada del Verzaro da piazza Beccaria alla Cerchia dei Navigli. Il confine continuava poi dalla Cerchia a via Monforte, corso Vittorio Emanuele II fino all'incrocio con via Pasquirolo. Da qui, fino a piazza Beccaria, la contrada confinava con la contrada dell'Agnello
Una tradizione, confutata dagli storici, vuole che il nome della contrada sia legato alla denominazione di un'osteria: il realtà l'etimologia è legata al significato simbolico del cervo. La chiesa di Santa Maria della Passerella deriva la seconda parte del nome dall'omonima via, probabilmente richiamante una passerella che portava alle mura cittadine o a una delle sue torri, oppure a un ponticello che scavalcava un corso d'acqua.
La sopramenzionata chiesa di San Giovanni era anticamente conosciuta come San Giovanni Bocca d'Oro: il successivo nome di San Giovanni in Era è stata forse la storpiatura del nome latino di quest'ultima, os aureum (bocca d'oro). L'etimologia della chiesa di Santo Stefano in Borgogna è probabilmente legata al fatto che il quartiere fosse abitato da una comunità francese proveniente dalla Borgogna, oppure dal fatto che in questo quartiere della contrada ci abitasse la famiglia dei Bergonzi, nome poi storpiato in "Borgogna".

domenica 9 gennaio 2022

CONTRADA DELLE FARINE

Il confine della contrada si sviluppava dall'incrocio tra via San Raffaele e via Santa Radegonda per poi proseguire verso via San Raffaele, via Patari, piazza Fontana e via Arcivescovado.
Nella contrada era situato il Duomo di Milano.
Della contrada faceva parte piazza del Duomo nella sua interezza fino al Verziere. La contrada comprendeva anche lo storico cimitero principale di Milano, il cosiddetto Camposanto, che un tempo sorgeva a fianco del Duomo.
A partire dal Medioevo, anche a Milano, si iniziò a seppellire i morti nei pressi delle chiese. Più precisamente i nobili erano inumati all'interno degli edifici religiosi, mentre i defunti del popolo erano sepolti in fosse comuni al di fuori delle chiese.
In piazza Duomo, prima del completamento della cattedrale, era presente una cittadella sacra che è scomparsa durante i lavori di ampliamento dell'edificio religioso, che fu opera della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, e di ingrandimento dell'omonima piazza. Altro importante luogo presente nella contrada era la Porta della Pescheria Vecchia, che metteva in comunicazione piazza Mercanti con la Nobile Contrada delle Farine e che è stata demolita nel 1870 durante i lavori di trasformazione della piazza citata in via Mercanti.
La contrada prende il nome dall'omonima strada, la via delle Farine. Tra le strade scomparse, degne di nota sono via dei Borsinari, strada che si trovava tra il Coperto dei Figini e i moderni portici settentrionali di piazza Duomo, via delle Mosche, via dei Profumieri, via del Popolo, via San Salvatore in Xenodochio, via dei Cimatori e via dei Due Muri.

domenica 2 gennaio 2022

CONTRADA DELLA PORTA

La Contrada della Porta è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Vercellina.

I confini della contrada si sviluppavano tra l'angolo tra via San Vincenzino e via Meravigli, dove confinava con la contrada della Piscina, fino all'incrocio tra via Orsole e via San Vittore al Teatro, dove confinava con la contrada dei Morigi, per poi continuare lungo via San Vittore al Teatro, via Brisa, corso Magenta fino alla Cerchia dei Navigli. Da qui proseguiva fino al menzionato angolo tra via San Vincenzino e via Meravigli, dove confinava con il sestiere di Porta Comasina.

Degne di nota, tra le architetture religiose situate nella contrada, sono la chiesa di Santa Maria alla Porta, la chiesa di San Nicolao, la chiesa di San Pietro Cagalenti (poi rinominata chiesa dei Santi Pietro e Lino), la chiesa di San Giovanni sul Muro e la basilica di San Vincenzo in Prato.


La contrada prende il nome da Porta Giovia, pusterla, ovvero una porta minore cittadina, posta sul tracciato medievale delle mura di Milano; il varco principale di riferimento di Porta Giovia, di cui quest'ultima era succursale, era Porta Vercellina medievale

Degna di nota è l'etimologia del nome di via Meravigli.

Altre vie di rilievo appartenenti alla contrada furono via San Vincenzino (ora via Manfredo Camperio), via Porlezza, via San Giovanni al Muro e vicolo San Giovanni al Muro. L'antico nome della prima via citata era via del Maino, dal nome dell'antica e omonima famiglia milanese: anche via Porlezza derivava la denominazione da uno storico e omonimo casato nobiliare della città. Via Porlezza, anticamente, era divisa in due tratti, con il primo che si chiamava via San Vincenzino e che sboccava dell'omonima via sopra menzionata, mentre il secondo tratto era chiamato via delle Lobbie. Via San Giovanni al Muro, anticamente, era invece chiamata via San Giacomo in Porta Vercellina. Vicolo San Giovanni al Muro, un tempo, era invece denominato vicolo del Crocefisso.

CONTRADA DEI MORIGI

appartenente al sestriere di Porta Vercellina.

I confini della contrada correvano dall'angolo tra via Orsole e via San Vittore al Teatro, dove confinava con la contrada delle Piscine, per continuare lungo via San Vittore al Teatro fino al suo incrocio con via della Posta, dove proseguiva fino a piazza Mentana. Qui confinava con la Nobile Contrada della Rosa. Il confine proseguiva fino all'incrocio tra via Cappuccio e via Circo, dove confinava con il sestriere di Porta Ticinese, per poi proseguire lungo via Cappuccio, via Vigna, via Brisa, via Santa Maria alla Porta e via Orsole.

Era originariamente chiamata contrada della Torre dei Moriggi per la presenza di un'importante torre di proprietà di una nota famiglia nobiliare milanese, i Moriggia. Esisteva anche una via della Torre dei Morigi, poi diventata via Morigi, che esiste ancora oggi. Questa torre, che è giunta sino a noi con il nome di Torre dei Moriggia, è inglobata nell'omonimo Palazzo.
L'antica via della Torre dei Morigi era contraddistinta da due sezioni, la prima, quella verso piazza Mentana, all'epoca semplice slargo, era chiamata anche via San Lorenzo in Città, mentre l'altro tratto, quello verso via Santa Marta (all'epoca via Santa Marta delle Monache), era denominato anche via dei Belgioiosi. I due tratti, insieme a via Vigna e via Gorani, convergevano in un largo, chiamato largo della Torre dei Moriggi.
Nella contrada era situato palazzo Borromeo, che è giunto sino a noi. Per quanto riguarda l'origine del nome della famiglia Morigi, l'ipotesi più accreditata è che derivi dal termine dialettale milanese morigiö, ovvero "topolino", soggetto che è anche rappresentato sullo stemma della contrada.
Quella che oggi si chiama via Morigi era un tempo conosciuta come la Contrada della Torre dei Moriggi. Il nome derivava da una imponente torre, di cui oggi è rimasto solo qualche resto, che si concludeva con una terrazza-belvedere sulla città. La posizione della dimora un tempo doveva essere sicuramente splendida; del resto la famiglia dei Moriggi, una delle più prestigiose della città, non aveva badato a spese per la costruzione dell'edificio. Ma la torre, nonostante l'aspetto delizioso, fece da sfondo a un violento episodio.

sabato 1 gennaio 2022

CONTRADA DEL FIENO

La contrada aveva come limite via dell'Unione, dove confinava con la Nobile Contrada della Cicogna, via Arcimboldi, dove confinava con la contrada del Falcone, fino all'incrocio tra via Arcimboldi e via Lupetta, dove confinava con il sestiere di Porta Ticinese fino a piazza Bertarelli, per poi proseguire lungo via della Maddalena, corso Roma e piazza Missori.
Era una contrada di piccole dimensioni e di alta densità abitativa per la cospicua presenza di commercianti e artigiani. La contrada ospitava quasi l'intero quartiere annonario del sestiere di Porta Romana, che era conosciuto come quartiere annonario di Sant'Ambrogio. La restante parte, che era di piccole dimensioni, era diviso tra le contrade della Cicogna e del Falcone.
Anticamente nella contrada del Fieno era presente via Vittorello, in seguito inglobata da via Barellai, che un tempo era denominata via delle Verze. Parte di via Barellai ha origini romane: il suo tracciato ricalca una strada costruita in epoca imperiale, forse repubblicana, che costeggiava l'estensione massimiana delle mura romane di Milano. Anticamente la contrada ospitava il carcere Zebedeo, che erano le prigioni più importanti della Milano romana. Sempre ascrivibile a questa epoca storica era l'antico Praetorium, che si trovava annesso alle carceri.
Entro i confini della contrada era presente una torre, molto probabilmente appartenente al sistema difensivo di Porta Romana medievale, dove fu tenuto prigioniero, secondo la tradizione, san Vittore. Nella stessa torre si rifugiò temporaneamente sant'Ambrogio durante la sua fuga da Milano, avvenuta poco dopo alla sua elezione ad arcivescovo della città, per evitare di ricoprire tale carica, inizialmente non voluta. Nella stessa torre dimorò per un periodo anche l'arcivescovo Pietro Grossolano in uno dei suoi tentativi di riconquista del potere.

giovedì 30 dicembre 2021

CONTRADA DELLA PISCINA

La Contrada della Piscina appartenente al sestriere di Porta Vercellina.
I confini della contrada correvano lungo via Orefici fino all'incrocio tra via Meravigli e via Manfreda Camperio, dove confinava con il sestriere di Porta Comasina, per poi proseguire in via Meravigli fino all'incrocio con la via delle Orsole. Il confine continuava fino all'incrocio tra quest'ultima e la via San Vittore al Teatro, via della Posta, piazza Cordusio, via Armorari e via Cesare Cantù.
La contrada prende il nome dalla piazzuola della Piscina, su cui convergevano a croce quattro vie. Questo toponimo, che deriva dalla presenza, in antichità, di una grande vasca pubblica, ha dato il nome a una chiesa che sorgeva nei suoi pressi, la già citata chiesa di Santa Maria Segreta, detta anche di "chiesa di Santa Maria alla Piscina".
Altra ipotesi vuole che il termine "piscina" derivi dal nome di un'effige della Beata Vergine che era dipinta sulle pareti della chiesa di Santa Maria Segreta e che era chiamata Beata Vergine della Piscina per la presenza, fin dai tempi più antichi, su una parete di una casa che si trovava di fronte alla chiesa citata, di un'immagine raffigurante la Piscina di Betzaeta .
Degna di nota è il vicolo di San Vittore al Teatro (in seguito parte di esso fu chiamato vicolo di Santa Maria Fulcorina. Su un documento dell'epoca il vicolo di San Vittore al Teatro è definito in latino quae dicitur Stabuli, ovvero "che è dedicato allo Stabile", ovvero al teatro), dov'era situata l'omonima  chiesa. Prendevano il nome dalla presenza del teatro romano di Milano, che sorgeva nei suoi pressi, i cui resti sono stati rinvenuti sotto Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana.
Degna di nota è anche via Santa Maria Segreta, che prende il nome dall'omonima chiesa: quest'ultima originava la seconda parte della denominazione da un tempio romano pagano, il secretum (sacello) di Demetra, che sorgeva in quell'area.

mercoledì 29 dicembre 2021

CONTRADA DEL CAMPO

La Contrada del Campo è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Comasina.

Il confine della contrada andava dall'angolo tra le vie Camperio e Cavenaghi a via Ponte Vetero, piazza del Carmine, via del Mercato fino alla Cerchia dei Navigli, e poi fino al moderno quartiere del Portello, dove confinava con il sestiere di Porta Vercellina: da cui il confine tornava all'angolo tra le vie Camperio e Cavenaghi.
Tra le moderne vie Giuseppe Sacchi (all'epoca via del Foro, che richiama, nei suoi pressi, la presenza del Forum Romanum, ovvero del foro romano di Milano) e via Landolfo (all'epoca via del Castello, per la vicinanza del Castello Sforzesco) si trovava la chiesa di San Protaso al Castello.
Per "campo", nel nome della contrada, si intendeva "Campo Marzio", ovvero l'area consacrata a Marte, dio della guerra, che era utilizzata per le esercitazioni militari. Qui sorgeva la Castra Praetoria, conosciuta anche con il nome di Castrum Portae Iovis, ovvero la caserma dei pretoriani, reparto militare che svolgeva compiti di guardia del corpo dell'imperatore e che sorgeva vicino a Porta Giovia romana, da cui il nome, nei pressi del moderno Castello Sforzesco.
La zona più densamente popolata della contrada era quella nord-orientale, ovvero l'area compresa tra il torrente Nirone (che entrava in città dalla pusterla delle Azze), la strada per Como e la Cerchia dei Navigli: tutta questa zona era situata esternamente alle mura romane di Milano. I nomi delle vie del Mercato e delle Erbe, tuttora utilizzati a mai cambiati, testimoniano invece la presenza, in questa zona, in epoca romana, del Foro Holitorium, ovvero del mercato degli erbaggi dell'antica Mediolanum.
Di questa contrada faceva parte il quartiere del Baggio (da non confondere con l'omonimo e moderno quartiere milanese, un tempo comune autonomo), di origini romane, che si sviluppava dal Rovello al Ponte Vetero e che derivava il suo nome dal latino volgare badaclum (e non, come si potrebbe credere, dall'omonima famiglia nobiliare di cui fece parte, tra gli altri, papa Alessandro II), che a sua volta aveva origine dal latino bada, vigiliae o excubie, ovvero "posto di guardia", a testimoniare la presenza, in epoca romana, di una postazione situata a difesa delle mura cittadine nei pressi di Porta Comasina romana, che sorgeva poco lontano. L'antico quartiere del Baggio è oggi attraversato da via Cusani, fino al 1865 limitata tra Foro Buonaparte e via Rovello e quindi non passante nel rione citato.

CONTRADA DELL'ORSO

Il confine della contrada dell'Orso correva lungo via del Lauro (dove confinava con la contrada del Cordusio) dall'incrocio con via Boito e l'intersezione tra via Brera e piazza del Carmine. Il confine proseguiva poi lungo piazza del Carmine, via Ponte Vetero, piazza Principessa Maria, via Broletto fino all'incrocio con via del Lauro.
L'unico edificio di culto degno di nota della contrada era la chiesa di San Giovanni alle Quattro Facce che sorgeva sui resti, come fa intendere il suo nome, di un tempio romano pagano dedicato al Giano Quadrifronte.
La contrada prende il nome da via dell'Orso, a sua volta intitolata con questa denominazione, secondo alcuni autori, in onore ai Dell'Orso (anticamente "De Urso"), famiglia patrizia milanese che fu protagonista della storia medievale della città. Il tratto di via dell'Orso compreso tra via Brera e via Ciovasso era popolarmente chiamata "via Olmetto", mentre il tronco compreso tra via Ciovasso e Ponte Vetero era conosciuto come "via all'Orso".
Gli autori che vorrebbero l'intitolazione di via dell'Orso legata all'omonima famiglia individuano il motivo di tale tributo nella battaglia di Campomalo, avvenuta nel 1036 durante l'epoca comunale tra l'arcivescovo Ariberto d'Intimiano, sostenuto dai feudatari maggiori (i capitanei), e i vassalli minori (i valvassori) di Milano, di cui facevano parte i Dell'Orso. La battaglia, dagli esiti incerti, si concluse con l'uccisione di un potente alleato di Ariberto, il vescovo di Asti Alrico, che segnò certamente un punto a vantaggio dei valvassori. Questi ultimi, che erano riuniti nella "Motta", lega militare sorta nel 1035, erano sostenuti anche dal popolo. Come tributo a questa vittoria la città di Milano avrebbe dedicato ai Dell'Orso una strada, la "via all'Orso la Motta", toponimo che sarebbe stato corrotto con l'uso comune in "all'Orso l'Olmetto".
Secondo invece altri autori, la denominazione di via Dell'Orso non sarebbe legata all'omonima famiglia e alle gesta militari ad essa collegate: in base a questa ipotesi, la strada sarebbe stata denominata via dell'Orso prima dell'avvento di questa famiglia nella storia di Milano. Secondo altre ipotesi ancora, l'origine della denominazione di via Olmetto sarebbe forse la secolare presenza, a metà della via, di uno storico albero di olmo, che diede poi il nome a questa strada.
Due toponimi che sono presenti nella contrada avevano origini romane: Ponte Vetero ("vetero" infatti significa "vecchio", con chiara allusione alle sue origini antiche, nella fattispecie romane), e il vicolo Ciovasso, che deriverebbe dal latino volgare clivacium (da cui il termine dialettale milanese civàss, ovvero "declivio") con chiaro richiamo al fatto che la strada, un tempo, scendeva fino alle mura romane di Milano, le cui fondamenta erano collocate in un avvallamento. Altra ipotesi vorrebbe che "Ciovasso" derivi dal nome di una famiglia nobiliare milanese, i Civasso.

CONTRADA DEL ROVELLO

Il confine tra la contrada del Rovello e della contrada del Cordusio correva dalla metà di via Tommaso Grossi all'angolo di via Rovello. Il confine della contrada del Rovello continuava lungo via Cusani fino a via Broletto e via Lauro. Il confine tra la contrada del Rovello e il sestiere di Porta Nuova si sviluppava dall'incrocio tra le vie Lauro e Boato, alla metà di via Grossi.
Tra gli edifici religiosi presenti entro i confini della contrada del Rovello, sono degni di nota la chiesa di San Tomaso in Terramara, ancora esistente, la chiesa di San Cipriano in Corduce, la chiesa di Sant'Ilario e la chiesa di San Marcellino, tutte invece scomparse.
Da segnalare la presenza, un tempo, di una cappella di famiglia chiamata in cruce Sicheriorum o de Sigeriis, che apparteneva alla famiglia Sigerii (o de Sigeris) e che è stata poi annessa alla chiesa di San Tomaso in Terramara.
L'etimologia della contrada del Rovello deriva dalla pianta del "rovo" (in dialetto milanese rovéda o roéda) oppure, secondo un'altra ipotesi, dalla pianta di lampone (in latino rubus). Sarebbe da scartare la teoria che vorrebbe che il toponimo derivi da "ruota" (in dialetto milanese ròda) sebbene una ruota sia presente nello stemma nobiliare dei Rovello, famiglia milanese che prende il nome dalla contrada. L'ipotesi che vorrebbe la derivazione di questo nome da "ruota" è molto più antica delle prime due teorie menzionate: è però al limite della credenza popolare, visto che è poi stata superata da studi successivi. Per via però dell'antichità delle sue origini, l'associazione del termine "rovello" alla "ruota" è poi stata trasferita anche allo stemma della contrada.
Ospitava parte del quartiere annonario del sestiere di Porta Comasina, la cui restante porzione, era situata nella Nobile Contrada del Cordusio. Entro i confini della contrada del Rovello, in via Broletto, all'interno di Palazzo Carmagnola, ebbe sede il municipio di Milano dal 1786 al 1861: in precedenza la sede del comune si trovava nel Palazzo della Ragione, mentre nel 1861 è stato trasferito a Palazzo Marino, dove è situato tutt'ora.
Della contrada faceva parte lo storico quartiere "Terramara" (o "Terramala"), che diede poi il nome alla chiesa di San Tomaso in Terramara. Il nome di questo quartiere potrebbe derivare da "Terra Mala", con un richiamo all'originaria funzione di questa area, che era destinata all'esecuzione delle sentenze di condanna a morte dei criminali.
Sempre la medesima origine aveva l'altro nome con cui era conosciuta la chiesa chiesa di San Tomaso: in Cruce de Sigeriis. In origine la denominazione forse era in truce Sicheriorum, con una richiamo quindi alle condanne a morte dei criminali. Questo toponimo, oltre a essere associato alla chiesa, diede poi il nome alla già citata famiglia dei de Sigeriis e alla loro cappelletta, che fu annessa alla chiesa di San Tomaso. Da questo accorpamento derivò poi uno dei nomi con cui la predetta chiesa era conosciuta. Il toponimo "in Corduce" della chiesa di San Cipriano richiamava invece l'antico nome con cui era conosciuto il quartiere del Cordusio, che era situato poco lontano.
Degna di nota l'etimologia della via Solata. "Solata", nella lingua volgare dell'epoca, significava "piccolo campo" oppure "luogo pubblico di vendita del grano" o ancora, secondo le tesi più accreditate, "via lastricata" (cfr. "suola"). Via Solata diventò poi uno dei tronchi della strada successivamente chiamata "via Broletto". Il cambio di denominazione avvenne nel 1786, quando ci fu il trasferimento della sede del comune, chiamato a quei tempi broletto. Esiste una via Solata, avente la stessa etimologia, ovvero "via lastricata", anche a Bergamo.
Altra intitolazione degna di nota è quella di via Bassano Porrone, chiamata in questo modo in onore del condottiero milanese morto nel 1625 nell'assedio di Verrua Savoia. L'intitolazione fu voluta da Gómez Suárez de Figueroa y Córdoba, governatore spagnolo di Milano dal 1618 al 1625 e dal 1631 al 1633. In precedenza via Bassano Porrone era forse intitolata "via San Protaso ai Monaci", passato poi come "via San Protaso" a una moderna via che diparte proprio da un'estremità di via Bassano Porrone. Probabilmente l'intitolazione di via Bassano Porrone in origine era più lunga, dato che continuava oltre l'incrocio da cui oggi dipartono via San Protaso, via dei Clerici e via San Dalmazio.
Il tratto della moderna via Broletto dall'ex piazzale di Ponte Vetero alla chiesa di San Tomaso in Terramara si chiamava invece via San Tomaso (la strada proseguiva poi con lo stesso nome lungo un troncone che è conosciuto ancora oggi con il nome di "via San Tommaso"). In particolare via San Tomaso continuava fino a via Rovello, per poi proseguire con il nome di via Broletto (anticamente questo tratto di strada era forse conosciuto come "via San Marcellino"). La moderna via Broletto, come già accennato, è invece un'altra strada, intitolata in questo modo solo successivamente, nel 1786.


NOBILE CONTRADA DEL CORDUSIO

La contrada del Cordusio confinava con la Contrada della Piscina dall'angolo tra via Orefici e le Scuole Palatine, all'incrocio tra via Meravigli e via Camperio. Da questo incrocio il confine proseguiva lungo via Camperio, via Cavenaghi, via Rovello, a parte di via Dante, via Broletto, piazza Cordusio e via Tommaso Grossi: qui confinava con il sestiere di Porta Nuova. Il confine proseguiva poi lungo via Mercanti e via del Gallo giungendo poi al Palazzo della Ragione.
In origine la contrada aveva un'estensione maggiore tant'è che venne scorporata da essa, ad un certo punto, la contrada della Piscina. Ancora su una mappa del 1763 la contrada del Cordusio era quella di maggiore grandezza: su questo documento viene indicato che nella contrada fosse presente il quartiere annonario del sestiere di Porta Comasina. Questo rione era la zona annonaria più grande di Milano.
Faceva parte della contrada Porta Comasina romana, che per questo motivo era conosciuta anche come Porta del Cordusio: le mura e le porte romane, Porta Comasina compresa, furono poi demolite durante l'assedio di Milano del 1162, che fu opera di Federico Barbarossa, venendo sostituite dalle mura medievali di Milano.
La contrada del Cordusio fu centrale, nella storia di Milano, durante l'epoca imperiale romana e nel corso del Regno longobardo. In epoca preromana, in corrispondenza della moderna piazza Cordusio, fu collocato il campo militare romano (qui posizionato per dare l'assalto al centro celtico dell'antica Milano) che diede poi origine al centro abitato romano di Mediolanum, mentre in epoca longobarda nella contrada era presente il palazzo del duca longobardo, che sorgeva nell'odierna piazza Cordusio. La contrada del Cordusio iniziò a perdere questo primato dopo l'anno 1000 quando fu affiancata, come contrada di riferimento, da altri quartieri di Milano.
Degne di nota sono le etimologie della seconda parte del nome delle ultime due chiese sopra citate. "Pietrasanta" richiama la presenza, in questa zona, di una pietra santa pagana sacra agli antichi Romani: con l'avvento del cristianesimo questa tradizione si è trasferita alla nuova religione, che individuò una nuova "pietra santa", questa volta sacra per la liturgia cristiana.
Gli storici individuano la "pietra sacra" ai cristiani in un pezzo di colonna di marmo africano probabilmente di epoca romana riportante sulla sommità un bacile per l'acqua santa, oppure in una pietra, forse una lapide sepolcrale, avente un'iscrizione di cui non si è ancora riusciti a capirne il significato (sebbene si ipotizzi che sia un'iscrizione pagana: "petram sanetam" o forse "Herculi in petra sacra"). Entrambe le pietre sono conservate presso la chiesa di San Nazaro: esse diedero poi il nome alla zona intorno alla chiesa di San Nazaro e nonché all'omonima famiglia nobiliare, i Pietrasanta.
Lo storico Giorgio Giulini ipotizza che questa pietra sia divenuta santa per qualche avvenimento eccezionale legato all'eucaristia. Questa teoria sarebbe confermata, secondo Giulini, dalla presenza, sullo stemma della famiglia dei Pietrasanta, del sopracitato troncone di colonna in marmo africano sormontato da un'ostia.
Il toponimo "del Gallo" invece è legato alla presenza, un tempo, sul campanile della chiesa, di un gallo dorato. Fu deciso di installare un gallo dorato su edificio religioso per due motivi principali. Il primo era la consuetudine di collocare galli dorati sui campanili delle chiese per indicare i venti (indipendentemente quindi dalla ragione sopra esposta, ovvero della presenza, per questa chiesa, del palazzo dei duchi longobardi), la seconda fu invece il fatto che il gallo fosse un animale caro a sant'Ambrogio, tant'è che il santo dedicò a questo animale alcuni inni, specialmente lodi mattutine.
Questo gallo dorato richiamava allegoricamente la "vigilanza", che è uno dei due attributi della giustizia insieme alla "velocità", simboleggiata invece dal cavallo. Sullo stesso luogo dove sorgeva la chiesa di San Michele al Gallo era infatti presente il già citato palazzo del duca longobardo, dove si amministrava anche la giustizia. Il gallo diede poi il nome anche a una strada, "via del Gallo".
Con la sistemazione dei quartieri della zona, il rifacimento di piazza Cordusio e l'apertura della nuova via Dante, che avvenne verso la fine del XIX secolo portando un collegamento diretto tra piazza del Duomo e il Castello Sforzesco, il reticolato di strade appena descritto venne stravolto, con molte vie che scomparvero dalle mappe di Milano.
La tra le vie che scomparirono ci furono via dei Fustagnari, via delle Galline, piazzetta delle Galline, via San Nazaro in Pietrasanta e via dei Cavenaghi, mentre per altre sono giunte solo a noi solo dei tronconi, a volte spostati in un altro luogo, come via San Michele al Gallo, via Cordusio, via Mangano e via San Prospero. Altri assi viari, oggi ancora presenti, cambiarono nome: l'odierna via Broletto da via San Prospero al Cordusio era chiamata via Cordusio, mentre il tratto della moderna via Santa Maria Segreta tra via Meravigli e via Gabrio Casati era conosciuta come via del Monte di Pietà (ancora più anticamente era denominata via del Mangano).
L'urbanistica di queste vie era di origine romana: il reticolato viario presente un tempo al Cordusio era infatti il medesimo di quello del castrum, ovvero dell'accampamento romano che diede poi origine al centro abitato romano di Mediolanum. Quest'ultimo si trovava poco distante dal primigenio insediamento celtico che diede origine a Milano, chiamato forse Medhelan, da cui poi potrebbe avere avuto anche origine il toponimo latino "Mediolanum

martedì 28 dicembre 2021

NOBILE CONTRADA DELLA CICOGNA

è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Romana.
Era delimitata da via Rastrelli, via Paolo da Cannobio, corso Roma, piazza Missori, via dell'Unione, via Falcone e via Cappellari.
Della contrada facevano parte la basilica di San Giovanni in Conca (nome originario paleocristiano basilica evangeliorum) e la chiesa di San Giovanni in Laterano.
Nella contrada, che aveva una dimensione limitata a fronte di una alta densità abitativa dovuta alla cospicua presenza di artigiani e commercianti, si trovava la maggior parte del quartiere annonario del sestiere di Porta Romana.
Il toponimo di via dell'Unione, originariamente, prima dell'ingrandimento di piazza Missori, che fu realizzata allargando la strada, proseguiva fino a via San Paolo da Cannobio. Via dell'Unione era in precedenza chiamata via San Giovanni in Conca e ancora prima era nota come via dei Nobili.
Altra ipotesi vuole che via dei Nobili, in origine, fosse chiamata via della Cicogna. Via San Giovanni in Conca, e le vie Visconti, Tre Alberghi (in origine via dei Tre Re), Speronari e Spadari avevano un'urbanistica risalente all'epoca romana. In particolare le ultime tre vie citate, che erano una la continuazione dell'altra, corrispondevano alla via Quintana, ovvero a un'importante arteria stradale romana dell'antica Mediolanum

CONTRADA DEGLI ANDEGARI

La Contrada degli Andegari è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Nuova.

Il suo confine passava lungo via Giuseppe Verdi, dove confinava con la Nobile Contrada dei Bossi, per poi proseguire dall'incrocio tra via Manzoni e gli archi di Porta Nuova, dove confinava con la contrada della Mazza, e giungere alla Cerchia dei Navigli per poi arrivare fino a via Brera, dove confinava con il sestiere di Porta Comasina.

All'interno dei confini della contrada erano comprese la chiesa di San Silvestro, la chiesa di San Pietro in Porta Nuova e la chiesa di San Martino in Porta Nuova. Era cospicua la presenza di monasteri e di case religiose: qui si trovavano il monastero di Santa Caterina in Biassono, il monastero di Santa Maria d'Aurona, e il monastero di Santa Maria in Vedano. 

Questi tre monasteri diedero in nome a una strada, la via dei tre monasteri, che mutò poi nome in via Monte di Pietà, che esiste ancora oggi. La casa religiosa più importante che si trovava in questa contrada era la casa degli Umiliati di Brera, situata nella Braida del Guercio, a cui si affiancavano la casa di Sant'Erasmo e quella di Santa Caterina, entrambe di suore Umiliate.

La contrada degli Andegari era tra le più vaste di Milano. Il nome della contrada, così come il termine emiliano ùndeg e il vocabolo veneto fòntego, potrebbero derivare da "andito", ovvero "ingresso", oppure da "portico". Il richiamo è forse a "uomini che vivono sotto i portici", da cui poi il termine dialettale milanese andeghé, ovvero "uomo cencioso", "trasandato". Tra l'altro, poco lontano, era situato il vicolo dei Tignoni (tegnon in dialetto milanese significa "uomo avaro, sporco, sudicio").

Degna di nota è l'intitolazione originaria di via Manzoni. In origine il primo tratto si chiamava corsia del Giardino, che richiamava un importante giardino, considerato all'epoca il più bello di Milano, che era situato adiacente a uno dei palazzi dei Della Torre. L'altro tratto di via Manzoni era chiamato corso di Porta Nuova, nome giunto sino quasi ai giorni nostri. In tempi ancora più antichi entrambi i tronconi di via Manzoni erano chiamati via Porta Nuova, o via Nuova, con un richiamo all'estensione verso nord ovest del decumano dell'antica Mediolanum, che fu realizzata dall'imperatore Massimiano dopo il 291, quando Milano divenne capitale dell'Impero romano d'Occidente. 

La prova del fatto che si intitolasse, nella sua interezza, via Porta Nuova è la presenza, un tempo, delle già citate chiese di San Pietro in Porta Nuova e di San Martino in Porta Nuova. Questo asse viario ha origini antichissime: ricalca con precisione la parte nord ovest del decumano. Degne di nota sono anche via San Silvestro (chiamata così per la presenza dell'omonima chiesa), che è stata poi rinominata "via Giuseppe Verdi", e via San Pietro di Porta Nuova, poi chiamata via San Pietro in Cornaredo.


PARCO DEL CITYLIFE

CityLife vanta uno tra i parchi più ampi di Milano, ma soprattutto è ricco di opere d’arte che lo rendono un vero museo a cielo aperto tutto...