Situato esattamente al centro del quadrilatero, il Palazzo della Ragione, è sicuramente l’edificio più antico ed “autentico” di tutti quelli che gli fanno da contorno.
Nel 1228, (oltre centocinquant’anni prima dell’inizio della costruzione del Duomo), il consiglio comunale di Milano e il podestà Aliprando Fava di Brescia deliberarono la costruzione del Broletto Nuovo e della Corte del Comune. La nuova piazza chiusa, a forma di quadrilatero, si sarebbe trovata a poche centinaia di metri dall’’antico Arengo, e in mezzo a tale piazza, si sarebbe edificato il nuovo Palazzo della Ragione, da utilizzare per funzioni amministrative, giudiziarie e di rappresentanza.Una volta deliberata la costruzione, partì immediatamente l’iter burocratico degli espropri necessari per l’acquisizione di tutta l’area, che comprendeva anche il vecchio monastero benedettino femminile di Santa Maria del Lentasio. Essendo tale monastero ancora in attività, persero molto più tempo, nell’individuazione della zona più adatta ove trasferirlo (Porta Romana), nella costruzione della struttura ove ospitarlo, nell’effettuazione dei traslochi, e nella demolizione del vecchio, che non nella costruizione del nuovo palazzo davvero spartano, un porticato o poco più.
Era una sorta di piccola piazza coperta: il portico costituito da una sequenza di sette archi nei lati maggiori e in due in quelli minori, posizionati su grossi pilastri di pietra. Gli archivolti, in laterizio intervallato da conci di marmo, a tutto tondo, eccetto gli archi estremi dei due lati maggiori, a sesto acuto.
La loggia venne inaugurata dal podestà di allora, tale Oldrado da Tresseno di Lodi. Questi fu ricordato con un bassorilievo di scuola antelamica, visibile oggi sulla facciata del Palazzo della Ragione (lato, attuale piazza Mercanti), raffigurante il podestà milanese a cavallo.
In effetti si trattava unicamente di una loggia con arcate a tutto sesto, a mo’ di portico aperto, utilizzabile per assemblee pubbliche, gli arbitraggi e le ordinanze varie. Serviva essenzialmente per lo svolgimento della vita politica, che, secondo i costumi dell’epoca, avveniva in maniera pubblica e assolutamente ‘trasparente’. Era inoltre l’occasione d’incontro per tutti coloro che, trovandosi nel portico, potevano discutere fra loro, concludendo pure affari. Si chiama oggi Loggia dei Mercanti, perchè sotto questo portico, si finalizzavano oralmente gli acquisti e le transazioni commerciali, che poi venivano validate alla presenza del notaio. (Gli studi notarili avevano gli uffici nei palazzi del quadrilatero, a disposizione sia delle istituzioni che della clientela privata)
Per le pareti esterne dell’edificio, prevalentemente fatte in cotto, furono impiegati spesso materiali di recupero, come frammenti di lapidi e di antichi marmi con iscrizioni e memorie ancora visibili oggi. Tra questi, l’altorilievo raffigurante una ‘scrofa semi-lanuta‘, antica insegna cittadina di origini romano-celtiche, ritrovato durante i lavori di costruzione dell’edificio nel 1233 e collocato sul pilastro del secondo arco della loggia (lato sud, verso l’attuale Piazza Mercanti).
Essendo la sede dell’organo amministrativo della giustizia, cioè del tribunale, i giudici ‘chiedevano ragione di ...’ nelle cause civili e penali.
La nascita del Broletto Nuovo segnò il momento di transizione tra il Comune governato unicamente dai poteri feudali ed ecclesiastici, e quello cogestito anche con le potenti corporazioni a difesa di arti e mestieri (cioè rappresentanti del popolo). Tutte le contrade intorno alla nuova piazza indicavano col loro nome, l’attività prevalente delle botteghe degli artigiani lungo quei percorsi … gli armorari facevano le armature, scudi, elmi per difesa personale… gli spadari, spade … gli armaioli, armi da offesa in generale … gli speronari, speroni da applicare ai tacchi degli stivali dei cavalieri …. poi gli orefici, i fustagnari ecc. tutti si erano riuniti in corporazione per la difesa dei propri diritti …
In seguito alla demolizione della Torre dei Faroldi (1272), fu aperta un seconda porta all’altro capo della sala (ove oggi c’è la scala esterna molto contestata, intesa come uscita di sicurezza), con un secondo passaggio ponte (attualmente non più esistente), verso l’edificio di fronte, il palazzo della podesteria. Lì, vi abitava il Podestà, la massima autorità cittadina.
Avendo il Comune fatto compilare da una commissione di giurisperiti (giuristi) i nuovi statuti, affinché questi avessero valore di legge, era necessaria la convalida da parte del Consiglio. In seguito questa formalità non fu più necessaria e bastò l’approvazione del duca per conferire valore a qualunque statuto.
I criteri di nomina ed il numero dei membri componenti il consiglio furono più volte rivisti e modificati nel corso del Quattrocento. Una riforma circa il numero dei consiglieri venne prospettata già nel 1408 da Giovanni Maria Visconti: con decreto, egli prevedeva il passaggio da 900 a 72 persone, 12 per porta, arrogandosi anche il diritto di nomina, e fissava la durata della carica in sei mesi. Dopo il suo assassinio, tale riforma venne ritrattata dal suo successore.
Successivamente, nel XVI sec, durante il breve periodo del dominio francese e la successiva lunga dominazione spagnola, l’appartenenza al ceto nobiliare divenne un requisito necessario per poter candidarsi a consigliere, con l’obbligo di esibizione della prova di nobiltà.
Sino al momento della sua soppressione, nel 1796, esso risultò infatti composto da 60 decurioni – da qui la denominazione Consiglio dei sessanta decurioni – dieci per ciascuna delle sei porte della città.
Il Palazzo della Ragione fu testimone degli stravolgimenti politici e, di conseguenza, organizzativi, che si susseguirono nel corso dei secoli ….. dapprima la tormentata gestione comunale, seguita poi da quella della Signoria ed infine, dal 1395, per quasi quattro secoli, da quella del Ducato.
Gli statuti del 1396, i primi di cui si conservi traccia, approvati dal neo-Duca Gian Galeazzo Visconti, raccomandavano ad esempio, pena una forte multa, che il loggiato del palazzo, posto al centro della piazza, “rimanesse libero da qualsiasi ingombro, affinché nobili e mercanti, cittadini e forestieri, potessero trattenervisi, conversare e passeggiare. Per non distogliere i cittadini da questi nobili commerci, si vietava invece l’accesso, in piazza, alle prostitute!”
A partire dal 1481, ai tempi di Ludovico il Moro e di Leonardo da Vinci, venne concesso ai mercanti l’uso del portico del Palazzo pubblico, come luogo di mercato. Proprio per il fatto che qui si finalizzavano gli scambi commerciali, il portico, venne chiamato comunemente Loggia dei Mercanti.
lapide indicante la destinazione d’uso del porticato

Sciolto il Comune dai Signori (Visconti), pronti ad avocare a sé il potere politico, venne meno la necessità di mantenere il vasto salone cittadino, che inizialmente era stato utilizzato dal Consiglio dei Novecento. Pertanto il primo piano subì un ridimensionamento radicale dovuto alle mutate necessità di organizzazione interna del Comune.
Il Palazzo divenne sede del Tribunale, specializzato in cause civili. Lo spazio del grande salone, venne diversamente utilizzato ricavando uffici per i vari giudici, ed una sala più piccola, la “Corte di Giustizia” . Venne creato inoltre un sottotetto, per adibirlo alla funzione d’archivio.
Sotto il governatore spagnolo Francesco Ferdinando d’Avalos, nel periodo 1559-1562, sia il Palazzo della Ragione, che l’intera piazza del Broletto, furono oggetto di modifiche di destinazione d’uso e pesanti ristrutturazioni.
Vent’anni dopo, nel 1582, poi, la sala della “Corte di giustizia” subì ulteriore ridimensionamento, ad opera dell’ingegnere civico, Giuseppe Meda, per ricavare nuovi locali più piccoli e funzionali, riducendo ancora lo spazio per le riunioni (il cosiddetto “salone dei Giudici”)

Come si può notare da questa stampa, da una delle trifore al primo piano, nell’allora piazza dei Tribunali (attuale piazza dei Mercanti) pendeva sinistramente una corda … era quella riservata all’esecuzione capitale dei soli nobili.
Fra gli altri interventi straordinari più significativi, nel 1590 venne totalmente rifatta la nuova soffittatura del portico, mentre nel 1614 a seguito di un incendio scoppiato nella piazza attigua, vennero fatte sull’edificio, nel corso del secolo, diverse opere di ristrutturazione abbastanza rilevanti. Rifacimento di un nuovo pavimento nel 1647, sistemazione del portico nel 1688, e rifacimento del tetto nel 1690.
Altro ciclo di interventi realizzato al Palazzo della Ragione come più importante edificio civile di Milano risale al 1722-1726, quando furono rifatte le capriate della copertura e le soffittature su progetto di Antonio Quadrio, ingegnere civico.
Addirittura abbassarono il livello altimetrico della piazza portando l’edificio ad avere un consistente basamento di almeno 1/2 metro, cosa che, come si vede da alcune vecchie stampe, inizialmente non esisteva affatto.
Sotto il governatorato austriaco, con il trasferimento, nel 1771, della magistratura al Palazzo del Capitano di Giustizia (il vecchio Tribunale di Milano, attuale Comando della Polizia Locale in piazza Beccaria), il Palazzo della Ragione cambiò totalmente funzione, divenendo archivio della Camera dei Notai.
Nata, quindi, come reazione delle città minori, alla compilazione del nuovo estimo, ordinato nel 1543 dall’imperatore Carlo V per procedere ad una generale e sistematica riforma del settore tributario, la Congregazione dello stato fu, inizialmente, composta dai solo rappresentanti delle città lombarde. La città di Milano si fece rappresentare dal Vicario di provvisione al quale fu riconosciuta la funzione di presidente. Si trasformò in uno stabile organismo che si proponeva di sgravare il più possibile le città minori dall’inasprimento fiscale dovuto al sovvenzionamento dello sforzo bellico che prima l’impero e poi la Spagna andarono conducendo sui vari fronti europei.. Successivamente entrarono a far parte della Congregazione anche una delegazione di sindaci delle campagne
Con l’obiettivo iniziale di utilizzare a pieno il porticato, venne l’idea di trasformare tutto il pianterreno in una sala di contrattazione per i commercianti.
Nel 1854 pertanto, su progetto dell’architetto Enrico Terzaghi, il portico del pianterreno venne chiuso con vetrate ed armature in ghisa che imitavano le trifore delle finestre al primo piano, mentre il soffitto venne sostituito da archi a volte a vela.
In effetti poi, tra il 1866 e il 1870 il Palazzo della Ragione ospitò la prima sede della Banca Popolare di Milano.
Tra il 1905 ed il 1907, il porticato venne nuovamente riaperto.
Con la rinascita dell’interesse per l’architettura medioevale, gli intonaci che ricoprivano la parte antica dell’edificio furono rimossi, le finestre smurate e il sopralzo abbandonato ad un destino di fatiscenza, ma non eliminato, perché gli spazi interni continuarono ad essere utilizzati.
Dopo i bombardamenti del 1943, essendo andato totalmente distrutto, l’edificio dei Magazzini la Rinascente di Piazza Duomo, il Comune affittò per sette anni l’intero palazzo e parte della Piazza dei Mercanti richiudendo provvisoriamente i portici, per consentire a la Rinascente di continuare l’attività di vendita, in attesa della ricostruzione dell’edificio distrutto. Nel Marzo del 1951, dopo che la Rinascente riprese possesso del palazzo di fianco al Duomo, appena ricostruito, sia la piazza dei Mercanti che il Palazzo, vennero riportati al loro aspetto originale
.Risale invece al 1955, sotto il sindaco Virgilio Ferrari, la sistemazione sotto i portici, di 19 lapidi in bronzo commemorative per i caduti della Resistenza, inaugurate da Ferruccio Parri.
Svuotato il secondo piano nel corso degli anni Settanta in seguito al trasferimento dell’archivio notarile, emersero problemi di staticità dell’edificio. Venne avanzata da più parti, la richiesta di riportare l’edificio all’aspetto originario, demolendo l’antiestetico sopralzo del Croce. La vicenda trovò conclusione nel 1978, quando Marco Dezzi Bardeschi, su incarico del Comune di Milano, restaurò il Palazzo, effettuando il consolidamento strutturale, intervenendo in modo meramente conservativo sulle superfici, sia esterne che interne, salvaguardando, quindi, anche il sopralzo settecentesco; apportò importanti modifiche funzionali, come la realizzazione degli impianti termici, il rifacimento della pavimentazione e l’inserimento nel 1985, della scala di sicurezza esterna, oggetto di tantissime contestazioni per il rifiuto dell’architetto di operare qualsiasi mimetizzazione dell’antiestetica scala esterna in carpenteria metallica e vetro.
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