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martedì 22 marzo 2022

FONTANELLE DI MILANO

fontane tipiche milanesi anche note col nome di Drago Verde per via della testa a forma di drago, appunto, che si nota nella bocchetta.

Le fontane pubbliche milanesi sono tra i simboli della città che ne conta circa 668. C’è chi le chiama Vedovelle per via del rumore dello scrosciare dell’acqua che ricorda il pianto delle vedove o draghi verdi, più semplicemente per la forma della bocchetta e per il colore verde della struttura.

Alte un metro e mezzo, con pignone in cima, recano lo stemma del Comune marchiato sulla base quadrata e sul fondo sono munite di una bacinella di forma circolare che raccoglie l’acqua e nella quale di solito si dissetano gli animali, dai cani agli uccellini. Secondo la tradizione la prima delle “vedovelle” installate a Milano risalirebbe alla fine degli anni ’20 del Novecento: non a caso questa particolare fontanella, che si trova in Piazza della Scala, è costruita in bronzo dorato e non in ghisa, secondo il disegno dell’architetto Luca Beltrami, che si sarebbe ispirato a uno dei doccioni del Duomo .

Ci si potrebbe lamentare del flusso continuo che sgorga dalla bocca di drago delle fontanelle, ma in realtà bisogna tenere in considerazione alcuni elementi. In primis il flusso d’acqua serve a mantenere il liquido in movimento, in modo da preservarne la freschezza e la buona qualità ed evitando la stagnazione e la formazione di flora batterica attorno alla bocca da cui sgorga.

Inoltre bisogna considerare che la quantità d’acqua distribuita è minima rispetto a quella che erogata dall’intero acquedotto della città, che può vantare un gettito medio di circa 7500 litri al secondo, mentre tutte le fontanelle di Milano arrivano a soli 10 litri al secondo. E infine tutta l’acqua che non viene bevuta o impiegata direttamente non è affatto dispersa e sprecata, ma tramite la fognatura arriva ai depuratori della città e da qui viene distribuita ai vari consorzi agricoli che la utilizzano per irrigare i campi agricoli.

mercoledì 9 marzo 2022

FONTANA DI PIAZZA CASTELLO

 Per i vecchi milanesi era la funtana di spus e nel periodo di tangentopoli è diventata la fontana di Craxi,

La fontana è stata la protagonista di una leggenda metropolitana.
Nel 1960 fu smontata per i lavori della metro e rimase per lunghissimo tempo nei magazzini comunali, ma quando qualcuno domandava dove fosse finita la fontana si sentiva rispondere che era stata trafugata da Bettino Craxi e che faceva bella mostra nei giardini di Hammamet.
La fontana venne costruita dall'AEM nel 1936 in occasione di una visita di Mussolini a Milano per incontrare i reduci della guerra abissina e fu posizionata nello spazio tra largo Cairoli ed il Castello Sforzesco.
Per la sua forma vagamente simile ad una torta nuziale, fu subito battezzata dai milanesi la torta degli sposi.

MONUMENTO A GARIBALDI

Alla morte di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), anche il comune di Milano decise di onorare con un importante monumento l'eroe dei due mondi.

Il tema di una statua a Garibaldi, assunto come segno dell'unità nazionale, impegnò (soprattutto negli anni immediatamente successivi alla morte) moltissimi Comuni italiani, pur presentandosi come un compito difficile proprio perché coinvolgeva le coscienze popolari, oltre che la creatività degli artisti, a volte combattenti nelle imprese risorgimentali.
Le opere d'arte, per essere apprezzate, richiedevano raffigurazioni veriste di battaglie e al contempo rappresentazioni simboliste dei valori che le avevano animate.
Il Consiglio comunale milanese, consapevole delle difficoltà che l'impresa artistica avrebbe comportato, bandì un concorso per ottenere il miglior progetto possibile, richiedendo ai partecipanti il bozzetto per una statua di dimensioni imponenti, dove l'eroe fosse rappresentato a cavallo in posa guerresca.
Purtroppo quel primo concorso venne cancellato per la morte di uno degli artisti in gara.
Si dovette così attendere il 1885: a questo secondo concorso parteciparono, tra gli altri, Ettore Ximenes e Giuseppe Grandi, quest'ultimo con un bozzetto che richiamava il monumento alle Cinque Giornate.
Non ottenendosi però unanimità di consensi da parte dei giurati chiamati a valutare gli artisti in gara, anche questo tentativo venne archiviato senza nulla di fatto. Nel frattempo, il Consiglio comunale prese almeno una decisione: il monumento vincitore sarebbe stato collocato tra via Dante e il Castello, nel tratto di Foro Bonaparte poi dedicato ai fratelli Cairoli, eroi garibaldini.
Il terzo concorso, nell'ottobre del 1888, incoronò vincitore il siciliano Ettore Ximenes (1855-1926), pur tra malumori e dissidi in seno alla stessa commissione giudicatrice.
Dopo un periodo alquanto lungo, finalmente il monumento risultò pronto nel 1895: il 3 novembre venne pomposamente inaugurato alla presenza del sindaco Giuseppe Vigoni, delle autorità e della folla festante. Dal palco, Felice Cavallotti tenne un vibrante discorso.
L'opera vincitrice, in bronzo, rappresenta Garibaldi a cavallo, in divisa militare, quale generale dell'esercito sabaudo. Accanto al condottiero, ai lati del basamento in granito e marmo progettato dall'architetto Guidini, spiccano le due allegorie della Rivoluzione e della Libertà.
Da allora, salvo il breve periodo in cui il monumento venne rimosso per permettere i lavori di realizzazione della metropolitana 1, Garibaldi scruta fisso l'orizzonte, verso via Dante, o meglio, verso Roma che non riuscì mai a conquistare.

FONTANA DI PIAZZA GRANDI E BUNKER


La piazza Grandi, così come è oggi, fa parte di una serie di interventi urbanistici che partono dall’inizio del Novecento, come definito dal piano urbanistico di allora, cosiddetto Piano Beruto.

La fontana è dedicata a Giuseppe Grandi, insigne scultore italiano ed esponente di spicco della Scapigliatura lombarda, che progettò, tra l’altro, il monumento alle Cinque Giornate di Milano ubicato nella piazza che porta lo stesso nome.
Il progetto della fontana -monumento è opera architettonica di Werther Sever, allievo di Adolfo Wildt, in collaborazione con Emilio Noel Winderling. Sulla spalletta del bacino si trova la dedica: ” A Giuseppe Grandi”. Venne inaugurata il 30 novembre 1936.
La fontana è composta da una vasca rettangolare di 400 mq ai cui angoli opposti troviamo da una parte un blocco di granito bianco di Montorfano, da cui precipita l’acqua che cade nella vasca. Dall’altra parte, su un basamento di pietra, troviamo la statua di un giovane nudo che sembra ammirare l’acqua che scorre. La composizione vuole rappresentare la meraviglia dell’uomo primitivo davanti al grande regalo della Natura e dovrebbe ricordare l’ispirazione alla natura da cui attingeva spesso Giuseppe Grandi. Ma perché un monumento simile in una piazza su una piccola collina artificiale?
La fontana serviva a nascondere 25 stanze sotterranee che formano un rifugio antiaereo
Sotto alla fontana di Piazza Grandi si nascondono 25 stanze, per un totale di 250 mq di spazio, che durante la Seconda Guerra Mondiale poteva ospitare fino a 400 persone.
La posizione e la struttura della fontana servivano a mascherare ciò che si celava sotto terra: la piccola collina artificiale era stata costruita in modo tale che, in caso di incendio degli edifici attorno, l’anidride carbonica sprigionata dalle fiamme non invadesse il rifugio. Il torrione invece nascondeva il camino che permetteva il ricircolo d’aria necessaria a far respirare chi si trovava all’interno.
Al rifugio si poteva accedere da diverse entrate poste ai lati della vasca che erano nascoste da lastre di ferro, in modo tale da farle mimetizzare con la pavimeRimane ancora un velo di mistero su questa piazza però: la fontana è stata inaugurata 4 anni prima che l’Italia entrasse nel secondo conflitto mondiale. Perché i milanesi avevano già un rifugio antiaereo? Magari inizialmente questo bunker era nato con un altro scopo, ma non si sa quale fosse.ntazione della piazza. All’interno le stanze sono tutte in cemento armato e come allora sono dotate di panche, secchi per l’acqua potabile e servizi igienici.
Un mistero ancora irrisolto: il rifugio è stato creato 4 anni prima che l’Italia entrasse in guerra
Rimane ancora un velo di mistero su questa piazza però: la fontana è stata inaugurata 4 anni prima che l’Italia entrasse nel secondo conflitto mondiale. Perché i milanesi avevano già un rifugio antiaereo? Magari inizialmente questo bunker era nato con un altro scopo, ma non si sa quale fosse.

LE TRE FONTANE “DELL’ACQUA MARCIA"

Hanno resistito bene al passare del tempo e i milanesi le chiamano ancora oggi “fontane dell’acqua marcia”. Parliamo delle ultime tre fontane di acqua solforosa ancora esistenti nella nostra città. Agli inizi del ‘900 Milano è una città in piena espansione e per le necessità dei nuovi abitanti, soprattutto dell’industria in pieno sviluppo, si cercano nuove falde acquifere.

Da una di queste arriva un forte odore di acqua marcia, dovuto alla presenza di discrete quantità di composti a base di zolfo. Ovviamente quell’acqua è inutilizzabile per l’acquedotto ma quell’acqua solforosa, dal sapore tipicamente termale, era ritenuta salutare e anche miracolosa: vengono perciò costruite – a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 – tre fontane per consentire ai milanesi di godere delle proprietà benefiche di quella falda “puzzolente”. Interessante è il fatto che siano accomunate dalla stessa forma ottagonale.
La più conosciuta e visitata delle tre, l’unica ancora attiva fino a poco tempo fa (sorsate al sapore di uova marce!) e oggi purtroppo in cattive condizioni, si trova nel Parco Sempione,
dove dalle colline del Monte Tordo si scende verso l’Arena. Al centro della fontana un cartello avvertiva: “acqua non potabile”. Ciò nonostante i milanesi più impavidi, gente che del coraggio ha fatto una virtù razionale, quando l’acqua ancora zampillava non esitavano a riempivano bottiglioni con l’acqua dell’eterna giovinezza che avevano imparato a conoscere tramite i loro nonni.
Altra fontana è quella di Piazza Sant’Angelo,
sul sagrato dell’omonima Chiesa, che fu arricchita nel 1926 dalla statua di bronzo di “San Francesco che predica agli uccelli” su progetto di Giannino Castiglioni (1884-1971) – padre degli architetti Achille, Pier Giacomo e Livio – e stimato scultore meneghino (autore della Porta del Duomo di Milano dedicata a Sant’Ambrogio oltre che di numerose opere funerarie presso il Cimitero Monumentale).
La terza fontana, fino a qualche tempo fa nello spartitraffico di viale Piceno all’altezza del numero 17, è stata restaurata nel 2003 e ancora di recente per Expo. Ora è tornata zampillante e perfetta come nuova, ma è stata spostata nella vicina piazza Emilia a causa dei lavori per la nuova linea della filovia 92. Tutt’intorno alla fontana si legge “Laudato si mi Signore per sora aqua la quale multo humile est et pretiosa et casta”, e sul filo d’acqua che ancora scende sta scritto “pax et bonum” (pace e fortuna).

FONTANA 4 STAGIONI

 

LA STORIA DELLA FONTANA RACCONTATA DIRETTAMENTE DAL PROGETTISTA

Renzo Gerla fu un architetto del Comune di Milano, che fece grandi opere e ristrutturazioni dagli anni 20 fino agli anni 60 del secolo scorso. Una dei primi progetti fu appunto la fontana delle Quattro Stagioni, ubicata in piazza Giulio Cesare. La storia, decisamente avventurosa, di questa fontana la narra lui stesso sulla Martinella di Milano, rivista fondata nel 1947 da Emilio Guicciardi.
Febbraio 1927: quasi a ridosso dell’apertura della Fiera Campionaria di Milano e durante i lavori della nuova porta di accesso in piazza Giulio Cesare, Renzo Gerla, chiamato dal podestà Ernesto Belloni, alla richiesta di costruire una fontana nella depressione del piazzale, che si riempiva d’acqua durante i temporali, propose uno schizzo in visione prospettica su carta assorbente della fontana che tutti conosciamo.
Ma doveva essere pronta per la mattina del 12 aprile e quindi non si poteva perdere neanche un minuto. Redatto il progetto, andava cercata la ditta in grado di svolgere in cosi breve tempo la costruzione, che risultò essere la Franco Pelitti e figlio, che già aveva lavorato per la Galleria Vittorio Emanuele e che il Gerla conosceva da tempo e di cui conosceva la professionalità. La ditta si prese solo 24 ore per rispondere e propose la pietra di Sarnico, invece del Ceppo, causa inagibilità delle cave per le abbondanti nevicate invernali.
Tra i disegni da fare in ufficio, le corse alla cava dei Fratelli Cadei a Sarnico sul lago di Iseo (ditta ancora esistente) e i sopralluoghi di giorno e di notte al cantiere perché si lavorava ininterrottamente a turni alla luce delle lampade elettriche non c’era un attimo di respiro. Anche con la nebbia, perché la nebbia allora era ovunque specialmente d’inverno e di notte.
Già all’inizio, con grande lungimiranza, gli impianti idraulici erano a ricircolo delle acque, che venivano predisposti in contemporanea con l’illuminazione e i giochi d’acqua da un duo di ingegneri, Giovanni Trosti e Camillo Borioli, di comprovata esperienza, come sottolinea Renzo Gerla nel suo articolo. Il ricircolo delle acque venne poi abbandonato e solo con la ristrutturazione effettuata a spese di City Life si è tornati al ricircolo delle acque.
Nell’ultima settimana, prima dell’inaugurazione della Fiera era quasi tutto pronto, ma mancava una parte fondamentale, ossia le statue delle quattro stagioni, che davano la caratterizzazione alla fontana stessa. Chi aveva promesso di fornirle, ossia il professor Piero Portaluppi, insigne architetto milanese, non potè procedere causa impossibilità di utilizzare le statue pattuite.
Renzo Gerla parla della sorpresa e dell’amarezza di non avere le statue pattuite e soprattutto di non sapere proprio cosa fare. All’ultimo momento decise di andare a Vicenza, patria, in quei tempi soprattutto, di scultori e “marmorari” per poter acquistare quattro statue in pietra vicentina. Il permesso di procedere arrivò la mattina dell’11 aprile, appena il giorno prima l’apertura ufficiale della Fiera Campionaria e nel pomeriggio partì verso Vicenza.
La disperata ricerca, in un primo momento, risultò infruttuosa. Solo dopo mezzanotte e dopo frenetiche telefonate con la ditta Pelitti, vennero scelte a lume di candela e comprate le statue, molto belle, da un professore di scultura. Dopo la contrattazione sul prezzo- vennero pagate 1000 lire l’una– bisognava caricare la merce sul camion ed il problema sembrava insolubile, soprattutto per l’ora tarda.
Ma, previdente, il Gerla aveva una lettera credenziale del Comune di Milano che portò al Comune di Vicenza, dove, per una insperata fortuna, era in corso, di notte, il Consiglio Comunale ed il cui Presidente risolse il problema, mandando una squadra equipaggiata dei vigili del fuoco.
“Bianca la notte, bianca la luna, bianche le quattro statue stivate per traverso sul largo camion e la certezza di avere la soluzione ed il trionfo”.
Alle 7 del 12 aprile arrivo in piazza Giulio Cesare, alle 8 le statue posizionate, nonostante qualche piccolo intoppo tecnico.
Già l’anno dopo l’Estate venne distrutta da una bomba posizionata a pochi metri di distanza, che costò la vita a 16 persone e nel 1943 le bombe inglesi fecero il resto.
Solo nel 1953 furono commissionate e rifatte le statue distrutte, incaricando lo scultore Eros Pellini, che le rifece in pietra di Vicenza e le cui copie si ritrovano al museo di Marchirolo, a lui dedicato.
A chiusura della sua cronaca il Gerla si rammarica che manca la parte dedicata alla musica, perché con i giochi d’acqua sarebbe bello ascoltare le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, magari tramite un organo idraulico.

martedì 1 marzo 2022

MONUMENTO ALL'EROE DELL'ARIA

lo spiazzo di Porta Magenta venne intitolato all'aviatore, mentre nei giardinetti  venne posizionato il monumento che ancora oggi possiamo ammirare.
Opera dello scultore Silvio Monfrini (con piedistallo dell'architetto Ulisse Stacchini), il monumento fu inaugurato il 27 settembre 1931 da Italo Balbo, allora Ministro dell'Aviazione.
Foto e cronache giornalistiche ci raccontano di una grande cerimonia: folla di cittadini, schieramento della milizia fascista, sfilate di balilla.
DI SEGUITO IL VIDEO CHE RIPRENDE IL MOMENTO DELL'INNAUGURAZIONE

MONUMENTO A GIACOMO MEDICI DEL VASCELLO

Il 1° del corrente giugno, festa dello Statuto, si inaugurò a Milano la statua eretta presso il palazzo dell'antico Senato del Regno Italico, a Giacomo Medici, nato nella nostra città in via Cornovate il 16 gennaio 1817; morto a Roma il 9 marzo 1882, luogotenente generale e primo aiutante di campo del Re. La statua,  è opera dello scultore Donato Barcaglia e, sebbene molto criticata da alcuni artisti, ha fatto buona impressione sul pubblico. La base è di granito, con la lupa di Roma in bronzo che sostiene una bandiera coll'asta spezzata — felice allusione alla memoranda difesa del 1849 della quale il Medici fu tanta parte.

Alla inaugurazione erano presenti tutte le autorità, gli ufficiali della guarnigione, un battaglione del 24° con musica e bandiera, e molti antichi compagni del Medici. Il generale Giuseppe Dezza — uno dei Mille — presidente del Comitato promotore della sottoscrizione pubblica mercè la quale è stata eretta la statua, rese conto dell'opera del Comitato stesso. Il colonnello Enrico Guastalla, compagno e capo di stato maggiore del Medici alla difesa del Vascello e nel 1860. ne rammentò le virtù civili e militari. Il deputato Giuseppe Robecchi, che fece col Medici la campagna del 1859 e quella del 1866, parlò particolarmente de' fatti d'arme della Valsagana, mostrando come il Medici fosse non solo valoroso soldato ma intelligentissimo capitano. Il dottor Gaetano Negri, prosindaco, prendendo in consegna il monumento e ringraziando il comitato promotore a nome della città di Milano, additò il Medici come esempio da imitarsi dai giovani. Distrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.


MONUMENTO A FELICE CAVALLOTTI

Il monumento fu promosso da un comitato presieduto dal garibaldino Giuseppe Missori e realizzato dallo scultore Ernesto Bazzaro. Il monumento, inaugurato nel 1906, fu posto nell'odierna piazza Pio XI, di fronte all'Ambrosiana ma, nel '33, alla morte dello scultore, finì nei depositi del Comune e solo dopo la guerra raggiunse l'attuale sistemazione all'estremità dei Boschetti, verso via Senato, sostituendo la statua di G. Medici del Vascello, distrutta da un bombardamento.

domenica 6 febbraio 2022

MONUMENTO AGOSTINO BERTANI

Il monumento nazionale ad Agostino Bertani, opera di Vincenzo Vela, fu inaugurato il 30 aprile 1888; originariamente era situato nell'odierna piazza Donegani di Milano, ma successivamente fu trasferito in piazza fratelli Bandiera, ove si può vedere ancora oggi. Il monumento è citato anche da Achille Campanile nel racconto breve "Ferragosto" (incluso nella raccolta Gli asparagi e l'immortalità dell'anima) dove, una volta animatosi, gira spaesato per la città con in mano la propria epigrafe, domandandosi, non molto onorevolmente, «Ma chi ero?».

venerdì 28 gennaio 2022

TORRE ARCOBALENO


Forse non sapevi che la torre variopinta accanto al cavalcavia della via Farini, nalla zona compresa tra la stazione di Porta Garibaldi e il Cimitero Monumentale, è… una torre piezometrica.

Per chi non sapesse cosa sia un piezometro ecco la definizione: “Il piezometro è un pozzo generalmente di piccolo diametro che filtra un tratto di acquifero ai fini della misura del livello di falda o del prelievo di campioni finalizzato al monitoraggio della stessa”.
La Torre piezometrica della Stazione FS Milano Porta Garibaldi, costruita nel 1964, presto però servizio come serbatoio dell’acqua per rifornire le locomotive a vapore. Con la dismissione di queste, la torre cadde in disuso.
Venne poi riesumata in occasione dei Mondiali di Calcio del 1990, quando lo studio Original Designers 6R5 Network e le aziende Mapei, Marazzi e Tadini la riqualificarono. Da allora è conosciuta come Torre Arcobaleno. La scelta dei colori si deve agli architetti che la progettarono con l’intenzione di evidenziare “la voglia di vivere il pianeta in maniera intelligente e in armonia tra tecnologia, natura, innovazione e tradizione”.
Inoltre, l’utilizzo di piastrelle in ceramica richiama l’attenzione su un’industria riconosciuta in tutto il mondo come eccellenza del Made in Italy, quella dei Maestri Ceramisti italiani.
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mercoledì 19 gennaio 2022

MONUMENTO AI CADUTI DI MENTANA

Nel 1873, in opposizione all'annuncio della sottoscrizione per un monumento a Napoleone III a Milano, venne costituito un comitato per la raccolta dei fondi per la realizzazione di un monumento che ricordasse i caduti italiani della battaglia di Mentana del 1867, a cui parteciparono forze francesi in difesa del papato e contro i garibaldini.

Nel concorso indetto nel 1874 fu selezionato il bozzetto di Luigi Belli.

Dopo alcuni contrasti con l'amministrazione pubblica (favorevole al monumento a Napoleone III), nel 1876 per l'erezione del monumento venne assegnato uno spazio nell'allora piazza Santa Marta.

L'inaugurazione si svolse il 3 novembre 1880, in occasione dell'anniversario; partecipò anche Giuseppe Garibaldi.

Il monumento è formato da una statua in marmo di Carrara alta 4,5 metri raffigurante l'Italia turrita con la mano destra porge una corona d'alloro e con la sinistra regge uno spadone.

La scultura è posta su un basamento di granito di Baveno alto 6 metri. Sul lato frontale è raffigurata una lupa capitolina posta sopra l'iscrizione SPQR insieme alla dedica «Ai caduti di Mentana». Sul lato sinistro è raffigurata la sconfitta di Monterotondo e il soldato ferito è un autoritratto di Luigi Belli. Sul lato destro un soldato e caduti a Mentana.

domenica 9 gennaio 2022

L'UOMO DELLA LUCE

L’opera è un omaggio reso alla città dalla Provincia di Milano in collaborazione con La Triennale, per ricordare le vittime del terrorismo e delle stragi. Inaugurata il 27 luglio del 2008, anniversario dell’attentato in via Palestro, la statua è stata posta davanti alla sede della Provincia nel 2009. Una possente figura umana, totalmente bianca – copia di un modello reale - arranca in equilibrio su un’asse di ferro inclinata; sulle spalle porta un fascio di tubi di luce fluorescente, anch’essa bianca, che illumina la strada già percorsa ma non il suo cammino. Il volto contratto e gli occhi serrati indicano il disagio interiore e la sofferenza fisica dell’incedere dell’uomo, che non vede né prende coscienza di ciò che lo circonda.

La scultura "L'Uomo della Luce", dell’artista spagnolo Bernardì Roig,  per ricordare tutte le vittime del terrorismo e delle stragi e sedimentare una memoria condivisa. Inaugurata il 27 luglio del 2008, anniversario dell’esplosione dell’autobomba di Via Palestro.

La statua è stata inizialmente collocata nei giardini di Palazzo Isimbardi.

venerdì 7 gennaio 2022

MONUMENTO A NAPOLEONE III

Il monumento a Napoleone III e all'Esercito Francese è un monumento commemorativo, opera dello scultore Francesco Barzaghi (1839-1892), posto nel Parco Sempione di Milano. Sulla sommità è posta una statua equestre di Napoleone III, mentre sul sottobasamento sono riportati i nomi di caduti francesi nella Seconda guerra d'indipendenza italiana.

Nascosto nel verde, il monumento è oggi poco visibile, nonostante la rilevanza storica e nonostante le decennali diatribe politiche per la sua realizzazione. Commissionato dall'amministrazione comunale milanese nel 1873 alla morte di Napoleone III per ricordare il contributo dell'alleato francese, incontrò una decisa opposizione politica che ne ostacolò il completamento; i radicali ritenevano che non si dovesse celebrare colui che aveva contribuito alla morte di garibaldini nella battaglia di Mentana (3 novembre 1867). La statua, relegata a lungo nel cortile del Palazzo del Senato, trovò una collocazione definitiva solo nel 1927 quando il monumento fu montato nella posizione attuale.

L’autore della statua è lo stesso  che ha realizzato, tra le tante opere, anche la statua di Alessandro Manzoni in piazza San Fedele e quella di Verdi nell’atrio del Teatro alla Scala.


STATUA DI SAN CARLO BORROMEO

In origine nel 1577 in piazza Cordusio fu realizzata una croce votiva per volere dell'arcivescovo Carlo Borromeo in sostituzione di uno degli altari eretti durante la peste del 1576. La croce votiva era composta da una colonna di marmo con in cima una croce in metallo, benedetta dall'arcivescovo il 28 maggio 1577. Sul basamento erano presente un'iscrizione a ricordo dell'evento.

«Crucis Signum à Carolo Cardinali Archiepiscopo Benedictum V. Kalen. Junii 1577. Vicinia peste afflicta erexit[1]»

Nel 1578, con l'istituzione delle Compagnia della Santa Croce, la croce votiva venne dedicata a San Barnaba, primo vescovo di Milano secondo la tradizione cristiana.

Nel 1610, in seguito alla canonizzazione di san Carlo, si decise di rifare l'intera struttura con un nuovo basamento e ponendo sulla sommità una statua in bronzo e rame del santo su disegno di Dionigi Bussola. Il monumento fu inaugurato dall'arcivescovo Federico Borromeo, cugino di san Carlo, il 25 agosto 1624, come riportato da un'iscrizione.

«Federicus Cardinalis Borromaeus Achiepiscopus Mediolani die 25. Augusti, anno 1624»

Dopo la soppressione nel 1784 delle Compagnie della Santa Croce, legate alle singole croci votive, nel 1786 venne stabilito lo smantellamento della maggior parte delle croci, considerate un intralcio alla viabilità. La statua a san Carlo venne però conservata e fu posta su un nuovo basamento in piazza Borromeo tra il palazzo di famiglia la chiesa di Santa Maria Podone di cui la famiglia Borromeo aveva il giuspatronato. L'avvenimento è ricordato dalla lapide attualmente presente sul basamento, composta dall'abate Morcelli Bresciano su richiesta del cardinale Vitaliano Borromeo.

giovedì 6 gennaio 2022

MONUMENTO ALLE CINQUE GIORNATE

Un primo monumento provvisorio ai caduti fu realizzato sulla piazza del Duomo in occasione dei funerali del 6 aprile 1848.

«Ora, in piccolo, presentiamo qui uno schizzo rappresentante il monumento che la patria carità eresse provvisoriamente sullo spazzo innanzi la cattedrale, a memoria dei nostri martiri delle barricate. Semplice nel suo grandioso stile, quel trofeo della nostra vittoria, durante gli otto giorni che rimase in piedi, fu testimonio di molte lagrime, dolorose aspirazioni, e fors'anche di taciti giuramenti - quanto a noi non avverrà si cancelli l'impressione di trista malinconia insieme e d'inenarrabil dolcezza provata in quel dì memorando dei funerali, che fu la festa più grande e commovente cui assistemmo in nostra vita.»

Sempre il 6 aprile 1848 il Governo provvisorio decretò l'erezione di un monumento effettivo, ma il ritorno degli austriaci pose fine al progetto.

Nel 1860 come monumento per la celebrazione della ricorrenza delle Cinque Giornate venne indicata dal comune la Colonna del Verziere, che venne denominata Colonna della Vittoria; fu anche inserita una prima lapide a ricordo dei caduti. L'anno successivo vennero anche aggiunte lapidi con i nomi dei caduti.

Nel 1862 l'Accademia di Belle Arti bandì un concorso per il premio "Innocente Vittadini" (in collaborazione con il Comune) per la realizzazione di «un edificio monumentale per decorare l'ingresso in città a Porta Vittoria»; l'edificio poteva essere «ad arco, a corpi staccati o come meglio piacerà ai concorrenti» facendo in modo «di dare al monumento l'impronta del significato storico della sua denominazione, quello cioè di ricordare il fatto glorioso delle cinque giornate, nelle quali il popolo riuscì vittorioso sullo straniero». Il limite di spesa per la realizzazione era di lire 400.000. Ci furono nove concorrenti, ma il premio non fu assegnato.

Visto il perdurare dell'inazione municipale, nel 1872 ebbe inizio una sottoscrizione pubblica per la realizzazione del monumento; nel 1873 in città si aprirono anche le sottoscrizioni per il monumento a Napoleone III e per il monumento ai Caduti di Mentana, tra loro concorrenti a causa di contrapposizioni politiche, mentre il monumento alle Cinque giornate fu sostenuto dall'intera popolazione.

Nel maggio 1879, grazie alle sottoscrizioni e al contributo dell'erario, si aprì un concorso per la presentazione di progetti non di un monumento scultoreo ma di una struttura architettonica; il termine era stabilito nel 31 dicembre dello stesso anno.

Nel gennaio 1880 furono esaminati più di cento progetti presentati e venne premiato quello presentato da Luca Beltrami; il Comune di Milano però non approvò il progetto e stabilì di aprire un secondo concorso identico al primo.

Furono presentati 82 progetti e la commissione, pur lodando alcune opere, stabilì che nessuna opera riusciva a trovare «quell'alto pensiero, quel nobile svolgimento, quel singolare e animoso spirito d'arte che occorrono per rammentare ai posteri nientemeno che la gloria delle Cinque Giornate». Suggerirono però di realizzare il progetto presentato da Giuseppe Grandi, opera scultorea che non rispettava il programma del concorso.

L'8 luglio 1881 il Comune approvò il progetto presentato dal Grandi, provocando le proteste di architetti (bocciati al concorso) e di scultori (non previsti dal concorso).Per la realizzazione furono necessari tredici anni, durante i quali lo scultore apportò alcune modifiche (semplificando l'obelisco come indicato dalla commissione).

Alcuni ripensamenti e alcuni problemi con le fusioni delle enormi figure provocarono ripetuti ritardi, che in occasione delle annuali celebrazioni delle Cinque Giornate portarono a lamentele da parte di veterani e di reduci che attendevano la conclusione del monumento.

Giuseppe Grandi morì il 30 novembre 1894. In suo onore l'opera, già terminata, venne mostrata al pubblico nella giornata del 6 dicembre.

L'inaugurazione si svolse la mattina del 18 marzo 1895 con la città parata a lutto.

Ci furono due discorsi, uno del sindaco Giuseppe Vigoni e uno del senatore Giuseppe Robecchi, veterano dei moti del 1848.

lunedì 3 gennaio 2022

MONUMENTO DI ALESSANDRO MANZONI

L'erezione del monumento, "in dimensioni alquanto maggiori del vero  sopra semplice ed elegante piedestallo" venne deliberata dal Consiglio Comunale nella assemblea del 17 aprile 1878; si decise di porla in piazza San Fedele, località scelta da 33 consiglieri contro 30 che avevano invece proposto di erigerla in piazza Belgioso, nei pressi dell'abitazione dello scrittore. La commissione per l'erezione del monumento era stata nominata dalla giunta municipale il 24 luglio 1876 e composta dai senatori Carlo Barbiano di Belgioioso e Tullo Massarani e dal pittore e storico dell'arte professor Antonio Caimi.

Il bronzo venne fuso a Milano su disegno dei Barzaghi il 3 maggio 1883 nella fonderia Barigozzi-Barzaghi: il metallo pesa 18 tonnellate ed è composto da 88 parti di 12 di stagno.

La statua ritrae lo scrittore in piedi, in espressione assorta e con la gamba sinistra portata in avanti nell'atto di camminare, mentre, con la mano sinistra dietro la schiena, tiene nella destra il libro delle Georgiche di Virgilio. Il monumento, posto in linea retta di fronte al portone di San Fedele, non è tuttavia allineato perfettamente alla chiesa, risultando bensì spostato e ruotato verso destra in modo da non coprire la vista del portone stesso. Sulla parte anteriore del piedestallo l'incisione "F.Barzaghi fece 1883"; sulla parte posteriore "Barigozzi e Barzaghi fusero".

Nel 1923, per i cinquanta anni della morte del Manzoni, una corona di alloro in bronzo fu applicata alla base anteriore del piedestallo, dove tuttora si trova.

La statua venne scoperta alle ore 15 di martedì, 22 maggio 1883, in concomitanza con la Festa manzoniana, serie di celebrazioni che si tennero per il decimo anniversario della morte dello scrittore. All'inaugurazione erano presenti il Principe di Genova Tommaso di Savoia e la consorte principessa Isabella di Baviera, accolti da una numerosissima schiera di invitati e dalla cittadinanza in festa. Un lungo discorso commemorativo venne tenuto dal sindaco di Milano Giulio Bellinzaghi, seguito da brevi discorsi del senatore Giulio Carcano e dal deputato Emanuele Borromeo. Allo scoprimento della statua al Principe e alla Principessa fu presentato lo scultore Barzaghi, artefice del monumento.


venerdì 31 dicembre 2021

FONTANA DI PIAZZA FONTANA

è stata la prima fontana di Milano e per quasi 150 anni anche l’unica.

Progettata in stile neoclassico dall’architetto Giuseppe Piermarini, venne inaugurata nel 1782:  ha una struttura a tre vasche sovrapposte realizzate in granito rosa di Baveno.

Le due statue di marmo di Carrara sono opera di Giuseppe Franchi: sono  due  sirene che i milanesi chiamano le sirene “Le Teodolinde

In origine la fontana  recuperava l’acqua dal vicino fiume Seveso: a causa delle difficoltà dovute alla scarsa pendenza, la fontana è ad un livelli inferiore delle piazza e l’erogazione dell’acqua era “aiutata” da una pompa collocata nella vicina via delle Ore.

giovedì 23 dicembre 2021

MONUMENTO A COSTANTINO IMPERATORE



La statua di Costantino Imperatore è un monumento in bronzo fuso nel 1937 sul modello dell'originale antico del IV secolo custodito nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma. Il bronzo si trova a Milano sul sagrato della Basilica di San Lorenzo Maggiore alla quale il monumento dà le spalle.

Il monumento ricorda l'imperatore romano Costantino I che nell'anno 313 con l'Editto di Milano, all'epoca capitale dell'impero romano d'Occidente, concesse libertà di culto ai cristiani.

martedì 21 dicembre 2021

MONUMENTO AI MARINAI CADUTI

 

La fontana-monumento è situata nel parco pubblico di Corso XXII Marzo, dedicato alla memoria di Vittorio Formentano, fondatore nel 1927 dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue.

Monumento voluto dall’Associazione Marinai d’Italia per celebrare una città senza mare, ma che ha avuto la prima associazione di marinai nel 1912 e per ricordare i marinai caduti durante la seconda guerra mondiale.
Quando il mercato ortofrutticolo, che insisteva nell’area dal 1911 trasferitovi dal Verziere traslocò in Via Lombroso, la zona resasi libera, fu oggetto di studio per il suo utilizzo da parte del Comune per evitare che potesse diventare oggetto di speculazione edilizia.

 La fontana, opera di Francesco Somaini (1926 – 2005 ), scultore lombardo di fama internazionale, venne inaugurata, come richiesto con urgenza dal comitato promotore, il 10 settembre del 1967 alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro, ma il parco sarà completato solamente nel 1969.  A seguito della celebrazione in Duomo, un corteo dai trentacinque ai cinquantamila marinai, percorrendo le strade di Milano arrivò a quello che in seguito verrà chiamato Largo Marinai d’Italia, dove venne inaugurato il monumento dell’ ”Onda Vittoria”. Il complesso è stato donato al Comune dall’Associazione Marinai d’Italia.

PARCO DEL CITYLIFE

CityLife vanta uno tra i parchi più ampi di Milano, ma soprattutto è ricco di opere d’arte che lo rendono un vero museo a cielo aperto tutto...