Hanno resistito bene al passare del tempo e i milanesi le chiamano ancora oggi “fontane dell’acqua marcia”. Parliamo delle ultime tre fontane di acqua solforosa ancora esistenti nella nostra città. Agli inizi del ‘900 Milano è una città in piena espansione e per le necessità dei nuovi abitanti, soprattutto dell’industria in pieno sviluppo, si cercano nuove falde acquifere.
Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
mercoledì 9 marzo 2022
LE TRE FONTANE “DELL’ACQUA MARCIA"
Da una di queste arriva un forte odore di acqua marcia, dovuto alla presenza di discrete quantità di composti a base di zolfo. Ovviamente quell’acqua è inutilizzabile per l’acquedotto ma quell’acqua solforosa, dal sapore tipicamente termale, era ritenuta salutare e anche miracolosa: vengono perciò costruite – a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 – tre fontane per consentire ai milanesi di godere delle proprietà benefiche di quella falda “puzzolente”. Interessante è il fatto che siano accomunate dalla stessa forma ottagonale.
La più conosciuta e visitata delle tre, l’unica ancora attiva fino a poco tempo fa (sorsate al sapore di uova marce!) e oggi purtroppo in cattive condizioni, si trova nel Parco Sempione,
dove dalle colline del Monte Tordo si scende verso l’Arena. Al centro della fontana un cartello avvertiva: “acqua non potabile”. Ciò nonostante i milanesi più impavidi, gente che del coraggio ha fatto una virtù razionale, quando l’acqua ancora zampillava non esitavano a riempivano bottiglioni con l’acqua dell’eterna giovinezza che avevano imparato a conoscere tramite i loro nonni.
Altra fontana è quella di Piazza Sant’Angelo,
sul sagrato dell’omonima Chiesa, che fu arricchita nel 1926 dalla statua di bronzo di “San Francesco che predica agli uccelli” su progetto di Giannino Castiglioni (1884-1971) – padre degli architetti Achille, Pier Giacomo e Livio – e stimato scultore meneghino (autore della Porta del Duomo di Milano dedicata a Sant’Ambrogio oltre che di numerose opere funerarie presso il Cimitero Monumentale).
La terza fontana, fino a qualche tempo fa nello spartitraffico di viale Piceno all’altezza del numero 17, è stata restaurata nel 2003 e ancora di recente per Expo. Ora è tornata zampillante e perfetta come nuova, ma è stata spostata nella vicina piazza Emilia a causa dei lavori per la nuova linea della filovia 92. Tutt’intorno alla fontana si legge “Laudato si mi Signore per sora aqua la quale multo humile est et pretiosa et casta”, e sul filo d’acqua che ancora scende sta scritto “pax et bonum” (pace e fortuna).
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