domenica 24 ottobre 2021

CHIESA DI SAN FEDELE

Piazza San Fedele è uno degli scorci di Milano che non ti aspetti. Il centro della città, con il suo affastellarsi di palazzi storici, non concede molto allo spazio. Anche per questo arrivare nella piazza sia dalla principale via Tommaso Marino che da una delle più laterali via Agnello o via Case Rotte fa il suo effetto, con la piazza e la chiesa che sembrano aprirsi improvvisamente con la solenne intimità di un palcoscenico. E, in effetti, le atmosfere teatrali rimandano in qualche modo ad un pezzo di storia della chiesa.
La chiesa dei gesuiti, voluta dal cardinale Carlo Borromeo, è popolare fra i milanesi per essere stata il luogo di preghiera delle ballerine della Scala e la chiesa frequentata da Alessandro Manzoni (che abitava poco lontano). Qui si trova una antica immagine detta Madonna delle Ballerine e si dice che le danzatrici non mancavano mai di accendere una candela o portare fiori la sera prima del debutto in teatro.
Artista nel suo campo e assiduo frequentatore di San Fedele fu anche Alessandro Manzoni, che a quel tempo viveva in via Morone, a pochi passi dalla chiesa. Qui lo scrittore aveva il proprio confessore, don Adalberto Catena, ricordato anche in una targa in bronzo alla sinistra dell’altare maggiore, opera dello scultore Luigi Secchi e raffigurante L’ultima Comunione di Alessandro Manzoni. Per anni lontano dalla religione e infine devotissimo, presso la chiesa di San Fedele Manzoni non trova soltanto quel «principio di grazie continue e di non interrotte benedizioni» che è l’Eucaristia, come scrive alla figlia Vittoria in occasione della sua Prima Comunione, ma anche il conforto della fede e il piacere di impartire il catechismo ai fanciulli della parrocchia.
A San Fedele è però legata anche la pagina più triste della vita dell’autore dei Promessi sposi. All’uscita della chiesa, infatti, il 6 gennaio 1873 lo scrittore cade, battendo la testa su uno degli scalini. Manzoni sembra riprendersi, ma in poche settimane l’incidente si risolve al peggio, conducendolo dapprima in uno stato catatonico – aggravato dalla scomparsa del figlio maggiore Pier Luigi, avvenuta il 28 aprile – e infine alla morte, il 22 maggio. In occasione del primo decennio della scomparsa viene eretta la statua in bronzo, opera dello scultore Francesco Barzaghi, che troneggia tuttora nella piazza antistante la chiesa.
Nonostante abbia conosciuto diverse fasi di costruzione (1569 – 1835) la sua unità stilistica è straordinaria. L’interno, per esaltare la centralità dell’altare, è a navata unica ed Il pulpito, per facilitare la predicazione, è laterale. Particolari anche le grandi colonne addossate alle pareti su cui poggiano le volte. Stupendi i confessionali intagliati così come il coro in legno ricco di inserti in madreperla ( entrambi databili agli ultimi decenni del '500). Nelle 4 cappelle laterali i “convivono” opere eccelse cronologicamente “lontane” fra loro: una ceramica moderna di Lucio Fontana ed altre provenienti da una chiesa trecentesca abbattuta per far posto al Teatro alla Scala . La cappella con la pala di Fontana è molto curiosa perché presenta delle colonne dislocate rette da angeli ( forse una metafora dello stato d’abbandono in cui versava la diocesi milanese quale la trovò il Borromeo).
Molto belli gli effetti cromatici dovuti ai materiali usati.
è possibile visitare la cripta, la cappella con le tombe asburgiche, la cappella delle ballerine

dove le artiste offrivano un fiore e una preghiera, alla vigilia della "prima" alla Scala. Era un rito tutto milanese: al giorno della “prima”, le ballerine della Scala andavano quasi in corteo, a portare un fiore alla Madonna del Latte,  a pochi passi dal teatro del Piermarini. Un rito sfumato negli anni Ottanta, quello della “cappella delle ballerine”, divenuta passato, etichetta  culturale o – peggio – turistica.

e la sagrestia: un piccolo museo di arte sacra dove sono esposti oggetti liturgici antichi ( crocifissi, reliquiari, ecc.) ma anche numerose opere antiche integrate ad opere moderne e contemporanee .

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