La fondazione dell'edificio della chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia risale ai primissimi anni del XVII secolo. L'area su cui sorge al giorno d'oggi il complesso era situata in epoca romana alla periferia di Mediolanum (la moderna Milano), non lontano dalle mura repubblicane: in particolare l'area era all'epoca occupata da un carcere, indicato come "di Zebedia" o "Zebedeo", da cui la futura chiesa avrebbe preso il nome.
Secondo l'archeologo ed epigrafista Giovanni Labus, la prima notizia della presenza di un carcere sull'area è attestata da una pergamena del Codice diplomatico Sant'Ambrosiano risalente all'863; successivamente da un'iscrizione risalente al 1085 e altre due pergamene risalenti al 1128 e al 1217. Secondo l'agiografia cristiana in questo carcere sarebbe stato imprigionato sant'Alessandro martire assieme ad altri soldati della legione tebana: finite quindi le persecuzioni, il carcere, simbolo delle persecuzioni contro i cristiani, fu demolito e sulle sue rovine innalzata una primitiva chiesa dedicata al martire, di cui si ha traccia dal V secolo. A testimonianza della presenza del carcere, lo storico milanese Serviliano Latuada cita gli scritti coevi alla costruzione della chiesa redatti dall'arciprete del duomo di Monza Pietro Paolo Bosca, che testimonia il ritrovamento di fondamenta antiche con anelli e catene durante gli scavi per le fondazioni dell'edificio
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