sabato 20 novembre 2021

CHIESA SANT'ALESSANDRO IN ZEBEDIA

In una delle più belle piazze milanesi sorge la grandiosa basilica di Sant’Alessandro in Zebedia, a due passi dal Duomo. Come spesso accade, uno dei luoghi meno conosciuti di Milano.
Sant’Alessandro in Zebedia è uno dei monumenti principali del barocco in città e di sicuro in Italia. Sopra il portale maggiore della chiesa, un altorilievo raffigura il martire cristiano mentre indica la chiesa eretta in suo onore e, sulla destra, le inferriate del carcere romano 
L’edificio è situato nel luogo dove la tradizione narra che fu tenuto prigioniero Sant’Alessandro, in un carcere costruito in epoca romana e mantenuto da un certo “Zebedeo” (le cui origini non sono però note). Durante il periodo delle persecuzioni cristiane furono rinchiusi i soldati romani Cassio, Licinio, Bruto, Severino e Alessandro, tutti poi santificati. 
In origine venne costruita una chiesa primitiva, incastrata tra altre costruzioni e preceduta da una piccola cappella dedicata a San Pancrazio.
Sul finire del 1500 l’antica chiesa era mal ridotta, così come la cappella di San Pancrazio, così venne decisa la sua totale trasformazione. Sarebbe sorta una più grande chiesa che occupasse il terreno e la piazzetta di entrambe le chiese.
Inizialmente la scelta ricadde su un architetto barnabita Lorenzo Binago che progettò una chiesa a pianta centrale, la quale la si può considerare una delle ultime sperimentazioni su questo tipo di planimetria, i cui modelli vengono dal progetto di Bramante per San Pietro, recuperato tra i vari autori, tra i quali in questo caso si fa riferimento probabilmente all’Alessi. L’Alessi infatti risulta attivo a Milano, dopo il suo lungo lavoro a Genova dove aveva progettato la basilica di Santa Maria Assunta in Carignano.
La costruzione ebbe inizio nel 1601, cui si affiancò, come perito per i dissesti statici, e per la costruzione della cupola il più noto Francesco Maria Richino. La prima pietra della chiesa venne posata il 30 marzo 1602 dal cardinale Federico Borromeo, andando ad aggiungersi ai numerosi cantieri religiosi attivi nella Milano di quell’epoca, quali San Giuseppe, Sant’Angelo, Sant’Antonio abate, e naturalmente il Duomo. Con esse rappresenta uno degli esempi più precoci del Barocco milanese. La costruzione fu molto celere, tanto che la cupola era già terminata nel 1626. Fu terminata dal Richino nel 1658, mentre proseguivano i lavori di decorazione interna.
Come si può vedere, questa chiesa ha una forma a croce greca (transetto di dimensioni uguali alla navata) e una pianta centrale, con una profonda abside. Il transetto, le quattro cappelle laterali e la navata sono inscritte in un quadrato perfetto. All’incrocio del transetto e la navata si trova un enorme, alta cupola. Mentre due campanili gemelli coronano la facciata e la cupola su entrambi i lati come si è visto dalla piazza.
Una storia-leggenda vuole che questa chiesa, assieme alla di Cattedrale di Jaén in Spagna (1570-1802) e alla basilica di Carignano a Genova (1588-1603) abbiano ispirato le classiche chiese e cattedrali dei paesi dell’America Latina, ispirandone le facciate barocche, quasi sempre coronate da due campanili laterali. Tesi mai confermata, ma che potrebbe avere delle fondamenta visto che gli spagnoli governavano Milano nel 1600. La struttura a due campanili è considerata uno dei più illustri antecedenti della celebre facciata borrominiana di sant’Agnese in Agone a Roma in piazza Navona.
L’interno è un ricco capolavoro di opere pittoriche del barocco lombardo del ‘6-700, con tele di Camillo Procaccini e Daniele Crespi.
La sagrestia possiede una ricca e sontuosa decorazione ad affresco che ne copre la volta e le pareti al di sopra degli armadi intagliati, ad opera del Moncalvo e dei Fiammenghini.
faceva parte della Contrada del fieno
Nelle foto:
  • Particolare del sopra portale con le inferiate delle vecchie carceri


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