venerdì 15 ottobre 2021

MURA SPAGNOLE

 Le mura spagnole di Milano, o bastioni di Milano, erano una delle tre cinte murarie che nel corso dei secoli munirono la città di Milano. Innalzate durante la dominazione spagnola fra il 1548 e il 1562 per sostituire le mura medievali della città, vennero nel corso degli anni demolite, per la gran parte, alla fine del XIX secolo come conseguenza dell'attuazione del Piano Beruto, primo piano regolatore di Milano.

La costruzione dei bastioni avvenne tra il 1548 e il 1562 per volontà di Don Ferrante I Gonzaga, governatore della città all'epoca in cui questa era dominata dagli spagnoli, e dell'imperatore del Sacro Romano impero Carlo V d'Asburgo. La prima testimonianza dei lavori di costruzione ci giunge dall'arcivescovo di Zara Andrea Minuti dell'ottobre del 1549, visitando Milano nel suo viaggio da Venezia a Parigi.

Vi è anche una testimonianza relativa a una fastosa cerimonia di posa della prima pietra, che sarebbe avvenuta il giorno 22 marzo del 1549. Il documento, conservato alla Biblioteca Ambrosiana tra i manoscritti Carisio, venne pubblicato nel Giornale dell'Archivio Storico Lombardo nel 1919 e riporta le memorie di un certo Francesco Banfo che aveva assistito a quella cerimonia;

L'iniziale progetto di rafforzamento delle difese cittadine, eseguito dal'ingegnere militare Giovanni Maria Olgiati, milanese, prevedeva anche la trasformazione del Castello Sforzesco in una cittadella fortificata e la costruzione di un nuovo castello nella parte meridionale della città; sembrerebbe però che la necessità di erigere una seconda fortezza fosse dettata più dal timore di una insurrezione dei milanesi contro gli spagnoli che dal concreto tentativo di migliorare le difese di Milano da attacchi esterni eventualmente portati dai francesi; il progetto del nuovo castello fu però accantonato per l'eccessiva onerosità, e si preferì costruire solo la nuova cinta muraria che sostituisse le mura medievali, ormai diventate obsolete.


La costruzione dei bastioni avvenne tra il 1548 e il 1562 per volontà di Don Ferrante I Gonzaga, governatore della città all'epoca in cui questa era dominata dagli spagnoli, e dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo.

Il Castello Sforzesco fu poi trasformato in una cittadella fortificata con il trasferimento della corte signorile a Palazzo Ducale: la guarnigione che lo difendeva era una delle più grandi d'Europa, variabile da 1.000 a 3.000 uomini, con a capo un castellano spagnolo. Dai documenti risulta che Giovanni Maria Olgiati non fosse nuovo a questo tipo di mansione: uno scritto del 1542 conferma che Olgiati ricoprisse il ruolo di direttore dei lavori di ristrutturazione della mura medievali di Milano.

Era infatti necessario costruire una nuova cinta muraria per restare al passo del progresso della tecnica militare, soprattutto a causa dell'invenzione della polvere da sparo, che aveva fatto diventare superati i sistemi di difesa medievali (mura e castelli). I colpi di cannone potevano infatti facilmente sgretolare gli antichi muri medievali. Invece le mura costruite per resistere all'artiglieria, e quelle di Milano non furono un'eccezione, erano generalmente più basse, tozze e provviste di terrapieni a scarpa, che deviavano in modo più efficace i colpi di cannone.

La prima parte delle mura spagnole a essere costruita fu quella compresa tra il Castello Sforzesco e Porta Comasina. Successivamente fu realizzato il tratto tra Porta Romana e Porta Lodovica. Nel 1552 venne innalzata il segmento fra il Castello Sforzesco e Porta Vercellina.

Completata nel 1562, la cinta era costituita da un muraglione con torri e lunette, il cui perimetro si estendeva per circa undici chilometri, rendendola all'epoca il sistema di mura più esteso d'Europa. In alcuni punti le mura erano dotate di fossati, ricavati dai numerosi fiumi e canali che giungevano a Milano: l'Olona da ovest, la Vetra da sud-ovest e il Redefossi, che derivava dal Seveso, da est.

Contestualmente alla costruzione delle mura furono realizzate ex novo le sei porte di accesso alla città che avevano già dato in epoca medievale il nome ai relativi sestieri della città, ovvero Porta Orientale, Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina, Porta Nuova e Porta Comasina, che sostituirono le omonime porte medievali, senza intenti monumentali o estetici, perlomeno all'inizio: esse rappresentavano semplicemente un'apertura delle mure che consentiva l'accesso controllato alla città. A queste, con il passare dei secoli, complice l'aumento dei traffici, se ne aggiunsero altre.

Un'eccezione fu Porta Romana, che venne realizzata già nel 1598 con architettura monumentale grazie al suo imponente arco trionfale: fu innalzata per celebrare l'ingresso in città di Margherita d'Austria-Stiria. La monumentalizzazione di tutte le altre porte fu eseguita nel XIX secolo, quando gli ingressi cittadini assunsero anche una funzione di rappresentanza, che si aggiunse alla primigenia funzione, quella di casello daziario.

Le mura spagnole di Milano possedevano anche nomi che definivano i vari tratti, denominazioni che derivavano dal nome della porta da cui iniziava, in senso antiorario, la parte di cinta muraria. Così il tratto compreso tra Porta Orientale e Porta Nuova era chiamato "Bastioni di Porta Orientale", da Porta Nuova a Porta Comasina le mura erano denominate "Bastioni di Porta Nuova", ecc. In origine i Bastioni di Porta Orientale erano chiamati "Bastioni di San Dionigi", che presero il nome dalla basilica di San Dionigi, poi demolita nel XVIII secolo per far spazio ai Giardini di via Palestro e al Museo Civico di Storia Naturale.

Nel 1750 le mura, perduta da ormai qualche decennio ogni utilità militare, vennero adibite per ordine del governatore lombardo dell'epoca, Gian Luca Pallavicini a passeggiata pubblica: la sommità dei bastioni fu resa accessibile a tutti e venne dotata di panchine e due filari di gelsi e ippocastani. Tra le possibili soluzioni vagliate ci fu anche la loro completa demolizione con la trasformazione della spianata ottenuta in passeggiata alberata per nobili, ipotesi poi scartata

Dal 1783 e il 1786 l'architetto Giuseppe Piermarini, già progettista del teatro alla Scala e della Villa Reale di Monza, continuò l'opera di trasformazione dei bastioni, ricavandone dei veri e propri giardini pubblici pensili, soprattutto nei tratti adiacenti a Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina e Porta Orientale. I bastioni divennero quindi una lunga passeggiata panoramica in cui era possibile passeggiare o andare in carrozza: da ogni punto del camminamento era possibile vedere il Duomo, mentre dalla parte settentrionale si potevano osservare le Alpi e la campagna circostante, all'epoca priva di ogni urbanizzazione. Sulle mura situate nei pressi di Porta Romana, nei locali dell'Osteria Monte Tabor – frequentata anche da Carlo Porta . Pare addirittura che su quelle montagne russe vi fossero andati persino il viceré e la viceregina.

L'area del Monte Tabor è ai giorni nostri occupata dalla Palazzina Ragno d'Oro, eretta nel 1907 in stile Liberty come stazione di partenza dei tram adibiti al trasporto funebre (le cosiddette Gioconde) verso Musocco, poi sede del circolo ricreativo dell'ATM e oggi sede delle Terme di Milano.

Le demolizioni e il rimaneggiamento delle mura, considerate ormai soltanto d'intralcio alla viabilità cittadina, visto che gli unici assi viari che le superavano erano quelli che passavano attraverso le porte della città, iniziarono nel 1859 con l'apertura di nuovi varchi e furono ultimate nell'immediato secondo dopoguerra, con l'eliminazione pressoché totale dell'intera cinta muraria

L'attuazione del Piano Beruto nel 1889 diede quindi il colpo di grazia agli antichi bastioni: al loro posto furono costruite nuove abitazioni signorili, la città poté estendersi fuori dall'angusto perimetro dei bastioni nella quale era stata rinchiusa per trecento anni e venne realizzata la circonvallazione viaria media detta anche cerchia dei bastioni per il suo svilupparsi lungo tale perimetro. Nell'intento del Beruto tali strade dovevano essere circondate da parchi con l'obiettivo di costituire un anello verde per la città, ma in sede di approvazione del Piano si optò per realizzare costruzioni residenziali.

RESTI DELLE MURA:
Porta Romana (piazzale Medaglie d'Oro ang. viale Sabotino), ove si presentano ancora possenti nella forte scarpatura e con qualche traccia del fossato.
Anche l'arco di Porta Romana, costruito del 1598, conserva in un fianco un frammento delle fortificazioni originali.
sono visibili lungo viale Vittorio Veneto nei pressi di Porta Venezia, dove hanno mantenuto l'aspetto originale, quella di "passeggiata" alberata
Altri resti ben conservati sono visibili nella zona compresa tra Porta Romana e Porta Lodovica, dove sono usati come mura di cinta di abitazioni private, particolarmente nei pressi di porta Vigentina in viale Beatrice D'Este e viale Angelo Filippetti
Via Crispi durante i lavori del nuovo parco
Altri resti, in questa zona, sono presenti tra viale Emilio Caldara e viale Monte Nero, dove a piccola distanza due giardinetti sono ricavati da resti delle mura
Di fianco alla ferrovia Nord, di fronte al Palazzo della Triennale, la via XX Settembre termina con due curve in salita che scavalcano una parte dei bastioni ancora decorata di pietre di abbellimento.

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