Il principe dei fiumi di Milano (o meglio quello che era tale), nasce dalle sorgenti di Fornaci della Riana alla Rasa, una frazione del comune di Varese, nel Parco Campo dei Fiori, presso il Sacro Monte.
Sono tanti i luoghi d’intesse storico e artistico dove il visitatore può perdersi fra quadri, statue e opere d’arte di valore inestimabile. Tanti angoli e luoghi dimenticati senza particolare valore artistico, ma in grado di regalare la strana sensazione di essere tornato indietro nel tempo, dove le lancette dell’orologio hanno smesso di girare e sotto la patina di oblio che li ammanta, è possibile coglierne tracce.
mercoledì 14 luglio 2021
FIUME OLONA
Prima di entrare nel capoluogo lombardo, l’Olona attraversa una dozzina di comuni del varesotto, dove le acque, già ingrossate dei suoi tributari minori (il torrente Bevera, il rio Vellone, il torrente Clivio ed il torrente Ranza) vengono irregimentati dal recentissimo sbarramento del Ponte del Gurone (che più che una diga vera e propria è una traversa di regolazione).
Il suo percorso quindi lo porta a lambire la Valle Olona, in un contesto ambientale delicato e rivalorizzato, e l’Alto Milanese, ovvero le province di Varese e Como. Solo in un secondo tempo quindi attraversa dieci comuni della provincia milanese, per complessivi circa 60 Km, percorrendone poi altri 11 prima di gettarsi nel Lambro a sud di Milano. Dopodiché raggiunge Rho, dove riceve le acque dal Bozzente e dal Lura. Parte di queste acque viene riversata nel Canale artificiale Scolmatore di Nord Ovest e qui iniziano i guai dell’Olona per la città di Milano: per scongiurare le piene del fiume, si prelevano parte delle acque in eccesso a valle di Rho, le si trasporta attraverso il “Bosco in città” (dove scorrono ancora a cielo aperto), a Baggio, Corsico e le si restituisce al Lambro Meridionale nel quartiere Barona precisamente in via Boffalora.Il ponte sull’Olona a Porta Genova, seguendone il defluire verso la Darsena (foto anni ’40)
Ciò che resta del letto naturale del fiume, dopo aver oltrepassata Pero, lo si fa entrare a Milano, con un regime minore. Una volta giunto in città, il fiume attraversa la zona di Gallarate, dove raccoglie le acque del torrente Merlata o Fugone. Proseguendo il suo percorso, sotto piazza Stuparich, riceve la confluenza del torrente Mussa. Poi la sua corsa lo porta ad attraversare i quartieri di Lampugnano e San Siro. Dopodiché il fiume Olona prosegue sotto la strada della circonvallazione filoviaria, frutto proprio della sua tombinatura.
Questo fiume è stato molto importante per la città di Milano. Infatti, le sue acque pescose erano utilizzate per l’irrigazione e per l’allevamento del bestiame. Durante il periodo romano riempiva il fossato che girava intorno alle mura a difesa della città. Nel Medioevo l’acqua veniva utilizzata per muovere i mulini e nella prima rivoluzione industriale le turbine elettriche.
Fino al 1904, poco prima che iniziassero i lavori di copertura, il fiume scorreva ancora libero da costrizioni, all’interno della città, ma fuori dal tessuto di antica formazione, dove si arricchiva di altri affluenti quali i torrenti Guisa e Pudiga.
Entrando a Milano dall’attuale piazzale Lotto, scorreva fino a piazza De Angeli (allora detta La Maddalena), raggiungeva piazzale De Agostini dove passava sotto alla linea ferroviaria che la attraversava (dismessa nel 1931) andando a formare, nella confluenza con la Vepra, l’“Isola di Brera”, caratterizzata dalla cascina omonima.
Dopo aver attraversato lo spazio occupato dallo scalo bestiame (attuale Parco Solari) si immetteva su viale Papiniano andando a sfociare nella Darsena.
Ma il suo destino era già stato delineato già nel 1884 dove nel Piano Regolatore Generale, noto come Beruto, comunale era stata prevista l’urbanizzazione di questa zona. Nello stesso documento pianificatorio era prevista la creazione di quella che oggi definiamo la circonvallazione della 90/91: fu in funzione di questo che iniziarono e furono lentamente completati (a metà degli anni “30”) i lavori di canalizzazione dell’Olona lungo i viali Murillo, Ranzoni, Bezzi, Misurata e Troya.
Nel corso dei lavori, per meglio regimentare le acque ed evitare le rovinose esondazioni che di tanto in tanto bloccavano parte della città, fu deciso di suddividere il fiume in due tronconi. L’opera fu realizzata grazie da una chiusa posta in viale Misurata all’altezza di via Roncaglia. Tale manufatto portò l’Olona ad avere due foci: una foce, quella storica nella Darsena, sarà mantenuta grazie a un canale denominato “ramo darsena” che tramite la chiusa di viale Misurata, intercetterà le acque e attraversando via Salvo Giuliano, piazza De Agostini e via Foppa, le indirizzerà in Darsena;
Una seconda foce sarà portata nello scolmatore di acque reflue del Lambro Meridionale: un canale, conosciuto come Lambretto, che nasce dal Naviglio Grande a San Cristoforo e a cui l’Olona, dopo aver sottopassato il naviglio stesso, cede le sue acque in eccesso. Questi ultimi lavori procedettero lentamente e furono completati negli anni ’30 (stessa epoca in cui verrà dismessa la linea di cintura ferroviaria occidentale). Gli stessi anni in cui si metteva mano alla copertura dei Navigli della fossa interna.
Per seguire il racconto, facendo andare di pari passo geogafia e storia di un fiume, nel dopoguerra tra la prima e seconda circonvallazione, iniziarono a sorgere sempre più numerose fabbriche e opifici artigianali: l’Olona fu destinato a naturale scarico di liquami, trasformandolo ben presto in una maleodorante fogna a cielo aperto.
Per ovviare al problema, negli anni 50, sia lungo la circonvallazione esterna sia lungo il ramo darsena, iniziarono i lavori di copertura che, entro il 1970, ne alterarono il corso di fiume a cielo aperto. Dopo qualche anno, con la chiusura del “ramo darsena”, per evitare rischi di inquinamento ambientale, le sue acque smisero anche di raggiungere il centro cittadino.
Così da allora le acque dell’Olona continuano a percorrere i viali della circonvallazione, interrate, fino alla loro unica foce nel Lambro Meridionale (tutt’ora visibile in via Malaga sotto il ponte della ferrovia). Insieme a tutta un’idrografia ormai nascosta e dimenticata della vecchia Milano.
nelle foto
L’Olona nei pressi di Via Stendhal, una sorta di fogna a cielo aperto (foto anni 1920-23)
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