La casa dei ferrovieri di via San Gregorio fu fatta costruire alla fine del secolo dell'Ottocento da alcune società di mutuo soccorso ferroviarie; esse investirono una somma ingente per quegli anni, raccolta anche attraverso un'ampia sottoscrizione tra gli iscritti, con l'intento di edificare un ambizioso immobile sullo stile delle "Case del popolo".
Il progetto dell'ing. Italo Gasparetti prevedeva infatti uno stabile strutturato su tre piani che, oltre agli alloggi per i conduttori di locomotive, includeva un ampio salone per le riunioni, una biblioteca con sala di lettura e "un albergo e ristorante cooperativo" con annessi giardino, magazzini e forno sociale.
Costruito su una sola delle due aree a disposizione, l'edificio fu ultimato nel 1898 e a causa di una serie di vicissitudini ne divenne unica proprietaria nel giugno 1900 la "Società di mutuo soccorso fra i macchinisti e fuochisti".
In questa sede ci interessa rilevare che agli inizi del Novecento il sodalizio mutualistico non gestiva direttamente i negozi e il ristorante, perché entrambi costituivano la IV sezione di una grande Società cooperativa ferroviaria, "La Suburbana", articolata in molteplici succursali situate nelle periferie della Milano d'allora dove si vendevano ai ferrovieri merci a prezzi concorrenziali.
Con l'avvento del fascismo furono sciolte quasi tutte le organizzazioni dei lavoratori, ma non la Mutua del Personale di Macchina che resistette alle pressioni liquidatorie del regime adottando una strategia accorta e lungimirante che evitò la sua scomparsa e l'assorbimento dello stabile a cui miravano i fascisti.
Per ciò che riguarda il salone e il ristorante dal 1928, anno dell'insediamento di un Commissario prefettizio alla guida della "Macchinisti e fuochisti", essi furono gestiti dal Circolo dei ferrovieri fascisti che consentì tuttavia l'attività culturale e dopolavoristica di cui era protagonista un'associazione ricreativa denominata "Arte e diletto club".
Questo gruppo di membri aggregati al Circolo, in quanto non ferrovieri, realizzò nel corso di un decennio le più disparate iniziative, dalle rappresentazioni teatrali alle esibizioni pugilistiche; tutte le sere del venerdì e sabato i musicisti di un'orchestrina accompagnavano le danze dei soci del Circolo e degli abitanti del quartiere.
Negli spazi adiacenti si giocava a bocce e a biliardo, mentre al bar del Circolo si mesceva a ballerini o giocatori bibite e vino fresco.
Nel 1941 "Arte e diletto club" è costretto ad arrestare la sua attività perché il regime di Mussolini considerò le sue iniziative incompatibili con la tragedia del secondo conflitto mondiale in cui si era schierato al fianco della Germania nazista.
All'interno del salone della Casa dei ferrovieri viene approntato un grande schermo necessario alle proiezioni cinematografiche che, da provvisorie divennero permanenti, fino a quando il Consiglio di Amministrazione della Mutua dei ferrovieri ha stabilito di riappropriarsi del salone e di ristrutturarlo mirabilmente, destinandolo ad un uso più consono al suo lignaggio, come vedremo nel prosieguo della presente.
Come è noto la Resistenza ai nazifascisti coinvolse dall'8 settembre anche la categoria dei ferrovieri: il 28 giugno 1944, presso il deposito locomotive di Greco, un'azione di sabotaggio provocò la distruzione di alcuni locomotori e di un deposito di carburante suscitando l'ira dei tedeschi che avevano occupato l'Italia.
Pur non avendo subito delle vittime, i nazisti arrestarono dopo quel giorno 40 ferrovieri considerati antifascisti e col criterio della decimazione decisero il 15 luglio di fucilarne tre: Antonio Colombo, Siro Marzetti e Carlo Mariani.
Quella tedesca si rivelò una delle tante azioni di rappresaglia che colpiva nel mucchio per terrorizzare gli oppositori, in quanto gli esecutori materiali del sabotaggio erano altri.
Alla conclusione della seconda guerra mondiale la Mutua dei Macchinisti e Fuochisti, ritornata diretta responsabile dello stabile di via San Gregorio, ripristinò una gestione democratica all'interno del Circolo dei ferrovieri che nel 1946 venne intitolato ai tre martini del Deposito di Greco.
Il 13 settembre 1946, presso il notaio Ezechiele Zanzi di Milano, nasce il "Circolo cooperativo ferrovieri Martini di Greco Società cooperativa a responsabilità limitata";
Lo statuto del nuovo sodalizio sostiene che "possono essere soci tutti i ferrovieri che risiedono nel comune di Milano"; mantenendo quindi quell'atteggiamento corporativo che caratterizzava la mentalità del tempo, quando la Società di mutuo soccorso proprietaria dello stabile era limitata al solo personale di macchina, escludendo persino i capi deposito.
Nel 1949, lo Statuto viene integrato: "possono essere eletti soci della cooperativa anche i non ferrovieri in qualità però di soci aggregati ...(che) avranno diritto di usufruire delle prestazioni del Circolo al pari dei soci effettivi, ma non potranno partecipare al Consiglio di Amministrazione... ", dando vita all'associazione "Club dei ganasssa" che all'inizio sconcerta i bacchettoni del tempo chiusi in una mentalità corporativa; realizzando le iniziative più disparate che spaziano dalle gite turistiche a sfondo enologico in Piemonte, a combattuti tornei di carte, di bocce e di biliardo, nonché a giocose feste da ballo con tanto di musicisti maestri del "liscio" in occasione delle festività.
Quest'attività più giocosa che culturale favorisce tuttavia il superamento delle diffidenze tra ferrovieri e lavoratori comuni abitanti nella zona della stazione Centrale dove è situato il Circolo, per cui maturano in quegli anni le condizioni per un ulteriore aggiornamento dello Statuto.
Il 15 maggio 1960, la modifica dello Statuto, con l'iscrizione a pieno titolo dei non ferrovieri. "Il numero dei soci e illimitato, ma non dovrà essere inferiore a 50 soci. Possono essere soci della Cooperativa tutti i ferrovieri che risiedono nel comune di Milano ... possono altresì essere soci della Cooperativa i lavoratori residenti in Milano che vengono presentati da almeno tre soci ferrovieri" , raddoppiando il Giuseppe De Lorenzo, che in seguito fonderà e dirigerà il giornale sociale del sodalizio, "Il Treno", dal 1978 fino alla sua morte, avvenuta il 2 maggio 1993. degli iscritti ferrovieri e non.
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