
Leonardo lascia Firenze per Milano all'età di trent'anni nel 1482, inviato da Lorenzo il Magnifico a a Milano insieme a un altro fiorentino, Atalante Migliorotti musico e liutaio. Vasari nelle Vite ricorda : “Lionardo portò quello strumento ch’egli aveva di sua mano fabricato d’argento gran parte, in forma di teschio di cavallo, cosa bizzarra e nuova, acciò che l’armonia fosse con maggior tuba e più sonora di voce. Laonde superò tutti i musici che quivi erano concorsi a sonare……”
Dunque: il violino nasce a Milano con Leonardo, prima ancora degli Amati e di Gasparo da salò’? No! Sdegnato disse lo Strocchi!
Il primo a creare il violino fu il milanese Testori o Testator detto il vecchio di Milano, che verso il 1450 "avendo dato miglior forma e ricavato da una piccola viola (violina o violetta) una sonorità bella e maestosa, volle dare a questo miracolo d' arte un nome mascolino" (Liuteria storia ed arte-1937)
Milano, Cremona, Brescia, … gli arabi, i Polacchi, i Celti, gli spagnoli, gli ebrei… illustri studiosi si sono accapigliati alla ricerca romantica dell’inventore … alla definizione del metodo di costruzione … alla dissacrazione della verità attraverso la semplificazione del verosimile. Nonostante ciò… Milano, città di inventori A Milano è attivo dal1542 al 1595 il cembalaro Annibale dei Rossi: sue opere sono al Victoria and Albert Museum, Londra. Annibale lavorò per la nobiltà milanese tra cui i Trivulzio. Costruttori di strumenti a fiato sono Beltrami, Grassi, Pietro Cortellone ma soprattutto Giovanni Maria Anciuti, che dimora in Porta Romana, parrocchia di S. Satiro
Il barocco milanese vede … • Andrea Grancino, attivo a Milano nella zona di Via Larga intorno al 1646, è maestro di Carlo Giuseppe Testore, che opera tra il 1690 e 1715. Il figlio Paolo Antonio Testore sarà maestro di Carlo Ferdinando Landolfi attivo dal 1745 al 1775 in contrada S. Margherita "Al segno della Sirena“. Nella stessa bottega lavorarono i Mantegazza nella seconda metà del XVIII e all'inizio del XIX secolo. • In piazza Santo Stefano in Borgogna opera il cembalaro Baldassarre Pastori che per primo produce pianoforti a coda con meccanica a tangenti e a rimbalzo • Francesco Birger “per li clavazzini e spinette”
Via Larga e il Bottonuto, “la via l’è stada ciamada inscì per i quatter botton de la Cros de S. Cliceri”. Il cosiddetto “ventre di Milano” accoglie artigiani della lavorazione d’osso, liutai, cembalari, che operano porta a porta a “casott” o bordelli, trattorie, sale da ballo, il teatro Lirico … un miscuglio di umanità creativo scomparso con la guerra e il cosiddetto successivo boom
Contrada della cerva, Santo Stefano in Borgogna e il Verziere.
Gli inizi dell’800 vedono il lento rinascere della liuteria con importanti appassionati e continuatori

Milano patria del nuovo rinascimento liutario tra l’800 e il ‘900 • La qualità della liuteria milanese si perfeziona con l’arrivo dalla “Bassa” degli Antoniazzi, eredi della tradizione cremonese degli ultimi Ceruti, e con il loro incontro con Leandro Bisiach. Dalla bottega dei Bisiach operarono Ornati e Riccardo Antoniazzi • La semplice bottega di liuteria si trasforma in labortorio di restauro, si diversifica nella produzione, offre strumenti musicali diversi tra cui fortepiani e mandolini. Gli Antoniazzi, esperti liutai ma anche ebanisti intarsiatori, arrivano a Milano chiamati da Riva, famoso costruttore di pianoforti, offrirono la loro opera anche ai Bisiach e ai Monzino, Baldassarre Pastori, EDITORI, COMMERCIANTI E COLLEZIONISTI
Tarisio "Quell'uomo annusa i violini come il diavolo una povera anima" disse di lui, ammirato, il liutaio inglese Giovanni Hart. All’età di 60 anni una sera del 1854, muore povero in una soffitta milanese con due violini stretti al petto. Nel piccolo appartamento questi conservava 144 tra violini, viole e violoncelli: c'erano due dozzine di Stradivari, Guarnieri del Gesù, Nicola Amati e tanti altri liutai classici cremonesi. La collezione, la più grande del mondo e del valore di milioni di franchi fu comperata per poche lire dal liutaio Vuillaume che divenne ricchissimo.
Gallini, Il «leggendario» in via Conservatorio 17 angolo Monforte traboccava di spartiti, era luogo di cultura, scrigno di rarità: Natale Gallini era collezionista e i suoi strumenti oggi formano il nucleo centrale della collezione di strumenti antichi del Castello Sforzesco.
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