sabato 1 gennaio 2022

SANTUARIO DI LAMPUGNANO

 Chiesetta di Santa Maria Nascente in Lampugnano.

I primi documenti sul piccolo santuario di Lampugnano vanno fatti risalire ad una relazione della visita pastorale dell’arcivescovo di Milano Federico Borromeo, in data il 31 ottobre 1605. Da questi scritti si apprende che questo Santuario si chiamava oratorium Nativitatis Beatae Virginis Mariae e che fu costruito per l’interessamento ed anche i contributi in denaro di Mons. Alessandro Mazenta, Canonico Maggiore del duomo di Milano. L’oratorio permetteva ai canonici del Duomo di celebrare la S. Messa quotidiana quando, nel periodo estivo, si trasferivano a Lampugnano per le loro vacanze, per questo venne dedicata, come il Duomo, a Maria Nascente.

La costruzione, a pianta rettangolare, rimanda alla basilica romana ed alla sinagoga ebraica, misura m. 7,5 x 19,5 e, come tutte le chiese antiche, è rivolta ad oriente; i tre gradoni di accesso e l’architrave del portale sono in marmo non levigato di tenue colore rosa.

La semplicissima facciata ha una sola luce con un timpano sormontato lateralmente da due acroteri a forma di pigna e dalla croce al centro.

L’interno è ad una sola navata, suddivisa in tre campate da lesene in muratura; prende luce da quattro finestre, due per ogni lato, abbellite da vetrate inserite in epoca recente, che riprendono la tecnica medioevale di segmenti di vetro inseriti in guide piombate, un’altra finestra ad arco a tutto sesto illumina il presbiterio.

Il soffitto della navata è a cassettoni, in legno, molto semplici; il presbiterio ha il soffitto a vela in cui sono affrescati i quattro evangelisti; il pavimento è in cotto che manifesta il logorio del tempo, il corridoio centrale è stato rifatto in pietra.

Il battistero del secolo XVI, la cui vasca è costituita da un unico blocco di marmo rosa lavorato a mano, è posto all’ingresso sul lato sinistro e delimitato da una piccola cancellata in ferro battuto. L’arco di trionfo che unisce la navata al presbiterio è sostenuto da pilastri nascosti in muri laterali ed è ornato da decorazioni floreali a intreccio; dal centro dell’arco pende un crocifisso in legno scolpito di epoca secentesca; una trave lignea traversale che congiunge gli estremi dell’arco porta la scritta in caratteri d’oro: “Mors mea, vita tua”.

Sull’altare troneggia una pala di cm 260×185 raffigurante “La nascita della Vergine” attribuita al Procaccini, inserita in una cornice lignea barocca; questa cornice prosegue formando il resto dell’altare e della mensa eucaristica.

Sulla destra del presbiterio, si trova un delizioso e armonioso dipinto di interesse artistico “La Madonna del Cardellino” del secolo XVI , un olio su tavola accolta in una elegante ancona rinascimentale. Vi è raffigurata una bella Madonna col Bambino il quale tiene fra le mani un cardellino. Intorno è una cornice di legno intarsiato e dorato, chiusa in alto da una lunetta, sulla quale è dipinto l’Eterno Padre.

Mentre sulla parete di sinistra possiamo ammirare un affresco attribuito alla scuola di Luini che rappresenta “L’Adorazione dei Magi”; in esso si nota una distribuzione dello spazio che dà l’illusione di continuare oltre il dipinto, ottenuta con una sapiente tecnica, resa con lo snodarsi del corteo che va ad adorare Gesù Bambino. Non esiste la grotta o la capanna, ma, con gusto rinascimentale, il Divino Bambino è a contatto diretto con la natura, segno che accentua e attualizza l’umanizzazione del Figlio di Dio; la Madre è raffigurata come colei che porge il Bambino. Ai piedi di Gesù i tre re manifestano negli abiti e nel volto la diversità delle razze e rappresentano l’intera umanità salvata da quella nascita prodigiosa. Il corteo con cavalli, cani e cavalieri rispecchiano l’idea della corte e della regalità di coloro che stanno adorando il Bambino.


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