Il borgo sorgeva in quella parte di territorio inserito tra la Cerchia dei Bastioni Spagnoli e i comuni circonvicini, e nel 1757 la legge di Maria Teresa (attuata nel 1782 dal figlio Giuseppe II) che prevedeva lo spostamento dei cimiteri al di fuori delle mura cittadine lo fece annettere al neonato comune detto dei “Corpi Santi di Milano”. Questo comune verrà poi incluso nel Comune di Milano il 1° settembre 1873 con Regio Decreto di annessione. La Bovisa e le cascine circostanti costituivano il retroterra del popolato “Borgo degli Ortolani” che si trovava fuori Porta Tenaglia.
Nei pressi dell’oratorio, la testa del fontanile di S.Mamete, già ai tempi dei Romani, zampillava con ogni probabilità in quella zona, dove passava l’antica strada romana, facilitando lo stazionamento e l’accampamento degli eserciti e degli animali da tiro fuori dalle mura della città ai bordi della strada militare.
Particolarmente ricco di fontanili fu sempre la fascia di territorio tra Novate, Villapizzone e San Mamete. Già in vari documenti di epoche diverse si fa cenno ai fontanili: Novello, Terrone, Marliano, Gera, della Misericordia, Casati e i due fontanili Canevesi, il cui casato compare tra i possessori di terreni in Affori e a Novate, accanto a Monasteri, Conventi, Ordini Religiosi. Questi due fontanili Canevesi azionavano due antichi mulini (uno dei quali in località Cascina Mulinello di Novate era attivo sino a qualche decennio fa, sulla strada per Novate).
Del periodo agreste della Bovisa resta un’interessante testimonianza: la cascina Albana.
Il passaggio dal periodo agreste al periodo industriale è testimoniato anche dal fatto che nella attuale chiesa della Bovisa, di Santa Maria del Buon Consiglio, sorta in via Ricotti su progetto di Monsignor Spirito Chiappetta (progettista tra l’altro di San Camillo De Lellis), tra il 1911 ed il 1917, si trova, alla sinistra dell’altare, un affresco in cui è raffigurata una Madonna con lo sfondo delle ciminiere della Bovisa.
Ricordiamo le industrie Balestrini-Livellara in Via Bovisasca al 59, la Ceretti e Tanfani.
Va poi sottolineata l’importanza del gas: in via Giampietrino, racchiusa dall’anello ferroviario, era infatti la zona dove nel 1905 iniziò la costruzione delle Officine del Gas, che fornivano l’intera città attraverso una rete sotterranea. Erano immediatamente riconoscibili per gli enormi contenitori che servivano allo stoccaggio del gas, detti ‘gasometri’. Le officine del gas alla Bovisa iniziarono l’attività nel 1908; la produzione era affiancata da quella delle Officine di San Celso, che successivamente, nel 1934, vennero chiuse con l’ingrandirsi delle officine in Bovisa.
Le Officine erano raccordate alla rete ferroviaria per l’approvvigionamento delle materie prime. Nell’area sorgeva inoltre la Villa Librera, ora scomparsa, che era circondata da un grande parco con alberi ad alto fusto e da terreni coltivati e irrigati dal Fontanile Marinella.
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