“Nel 1855 le 65 anime della cascina erano divisi in:
Massaro: contadino che possedeva carro e buoi e conduceva un podere esteso tra le 40 e le 100 pertiche milanesi per contratto di mezzadria.
Pigionanti: coloro che lavoravano la terra in affitto con la sola personale forza senza aiuto di animali e pagavano l’affitto in derrate anziché in moneta.
Inquilini: coloro che avevano a pigione in’abitazione senza possedere un fondo coltivabile in affitto.
Braccianti: Coloro che prestavano lavoro occasionalmente (stagionale o giornaliero).”
Nel 1923 diventa condominio: nasce “Cascina Albana”.
Gli “anziani” della cascina, anche detti “i saggi”, raccontano dello stile di vita semplice e conviviale, eterogeneo ma unico allo stesso tempo che caratterizzava cascina Albana.
Alcune famiglie abitavano di giorno al piano terra e andavano a dormire nei locali al secondo piano. I bagni nei vari appartamenti vennero costruiti a partire dal 1960: tutt’oggi sono presenti, nel cortile della cascina, i bagni riservati ai proprietari di immobili destinati ad attività artigianali. C’erano i cavalli, soprattutto per trasportare la legna e il carbone per riscaldarsi e poi cani, gatti, galline, conigli… Il cortile era libero, in pochi avevano la macchina, i bambini avevano quindi spazio per correre e giocare insieme (anche se “quei bambini” oggi raccontano che preferivano rincorrersi e nascondersi nei campi a fianco alla cascina). Arrivavano e si stabilivano in cascina famiglie da ogni parte d’Italia, portando profumi e dialetti esotici ancor oggi.
La presenza di artigiani non si é mai arrestata: dal dopoguerra il cortile della cascina ha ospitato falegnami, scultori, caldaisti, elettricisti, muratori…
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