
il borgo di Crescenzago vanta origini molto antiche, lo testimoniano dei reperti ritrovati nel 1869 nell'attuale area di Quartiere Adriano, vicino alla Cascina Cattebrega a Gaggiano in via Trasimeno, risalenti all'età del Bronzo (circa 3000 a.C.) i quali, probabilmente, rappresentano antiche tombe in terracotta e di forma tronco-conica contenenti alcuni oggetti (coltelli spezzati e spilloni per capelli) e le ceneri dei defunti, sfortunatamente gran parte del contenuto delle tombe venne trafugato, solo una parte venne salvata dal sig. Annoni proprietario del fondo che la consegnò a Brera. La desinenza del nome "ago" di probabile origine celtica, fanno risalire la fondazione di Crescenzago ad un epoca anteriore a quella romana.
In età romana il borgo rappresentava un importante punto di passaggio per coloro che entravano o uscivano dall'antica Mediolanum, per tale motivo Crescenzago veniva citato in numerosi documenti: tra questi, la testimonianza più significativa riguarda quella di un anonimo pellegrino che nel 333 d.C. scrisse un racconto del suo viaggio da Burdigala a Gerusalemme chiamato ItinerariumBurdigalense, in cui citava, tra i vari luoghi visitati, le città di Cimilianum (oggi Cimiano) e Crescentiacum. Immortalato alla fine del Settecento in un dipinto di Domenico Aspari conservato oggi al Museo di Milano, il borgo di Crescenzago vanta origini molto antiche, un tempo sede di un trittico del Bergognone, in seguito trasferito presso il Museo Diocesano di Milano. A partire dal XII secolo il Borgo si sviluppa intorno alla chiesa di Santa Maria Rossa, fondata dai Canonici Lateranensi intorno al 1140. La chiesa oggi si trova in via Berra, dove è situato un altro importante “pezzo” di storia, la Casa Berra, un palazzo che risale alla metà del XV secolo, edificato proprio di fronte. I due edifici erano in passato collegati da un passaggio sotterraneo che oggi è murato. Purtroppo, tra l’altro, è andato perduto anche il – pare – bellissimo giardino barocco del palazzo Berra. Il borgo di Crescenzago sorgeva lungo la Strada delle Rottole che corrisponde all’attuale via Leoncavallo (piazza Rottole era l’attuale piazza Francesco Durante) e il suo naturale proseguimento, via Palmanova. Nel 1858, Crescenzago registrò una popolazione di 1.534 abitanti distribuiti su di una superficie territoriale di 538 ettari. Il suo fertilissimo terreno era coltivato a cereali e gelsi; vicino ai terreni adiacenti al Naviglio della Martesana abbondavano i prati a marcita. Il Comune, situato in amena posizione, era considerato luogo di villeggiatura e di gite fuori porta. Il nome gli deriva dal latino “Crescentii Ager” che tradotto letteralmente significa “Campo di Crescenzio”.
Il contesto della via qui è estremamente rurale, o quasi, dato che una serie di palazzine della fine dell’Ottocento o del primo Novecento, che ricordano più antichi cascinali che edifici di città, corona il nuovo insediamento.
Crescenzago costituì per molto tempo la strada di ingresso alla città per chi proveniva da Venezia. La prima esperienza di unione con Milano risale al 1808 in conseguenza di un decreto di Napoleone, con cui vennero annessi alla città altri 36 comuni allo scopo di aumentare le entrate comunali derivanti dalle tasse, ma il provvedimento fu annullato nel 1816 dagli austriaci, che riconobbero nuovamente l'autonomia amministrativa di Crescenzago. Il processo di annessione definitivo, verificatosi sotto l'amministrazione Caldara, venne avviato nel 1917 e comprese l'inglobamento di venticinque comuni e frazioni in totale portò Crescenzago, comune autonomo, ad essere annesso a Milano nel 1923 insieme ad altri dieci comuni.
Va ricordato comunque che Crescenzago è anche sede di altre eleganti residenze, tra cui villa Lecchi (sec. XVIII) e le ville Petrovic (sec. XIX) e Pino De Ponti (sec. XIX), nel cui giardino alla fine dell’Ottocento fu eretta una filanda. All'epoca quest'area, conosciuta come Riviera di Milano, era considerata di qualità, con i terreni coltivati a cereali e gelsi. La zona è infatti descritta come un importante luogo di vacanza in una guida turistica del XIX secolo:
« [...] usciti dalla sontuosa barriera di Porta Orientale ci inoltriamo sull’ampio stradone che va diritto a Crescenzago (Crescentii Ager ), ed ivi troviamo sulla sinistra il Naviglio della Martesana, che verso Milano discende, sull’opposta sponda del quale sorgono varj begli edifici e giardini ai quali il frequente cammino e la vicinanza della città raddoppia il pregio».
Certamente una della caratteristiche più conosciute dell’area è la presenza del naviglio della Martesana (oltre al fiume Lambro vche viene “incrociato” poche centinaia di metri più in là, dietro Cascina Gobba). Il ponte sulla Martesana all’inizio di via Elio Adriano, cioè in piazza Costantino, ha subìto nel tempo quanche trasformazione come dimostrano le immagini di qualche anno fa. un po’ di risalto ad un monumento che, pur essendo collocato in un ampio spazio, è scarsamente notato dai passanti: si tratta del Monumento ai caduti di Crescenzago nelle guerre dal 1821 al 1945. Il Municipio vecchio attualmente è sede del Corpo musicale della centenaria banda di Crescenzago, di una sezione dell’Anpi e di una di Lega Ambiente. Prima dell’accorpamento con il Comune di Milano, la piazza era chiamata piazza Umberto I. In luogo del vecchio municipio c’era un tempo la Cascina Monti, così chiamata perché in epoca napoleonica il generale Monti ne fece il suo quartier generale. Alla fine di via Palmanova troviamo una vecchia casa chiamata La Curt De L'America. In via Meucci c'è ancora la fabbrica dell'ex Ovomaltina, troviamo inoltre Villa Pino in stile neoclassico e costruita dal generale napoleonico Domenico Pino, Villa Albrighi in stile neogotico, costruita verso la fine del '700 e acquistata dalla famiglia Albrighi nei primi del Novecento. È stata oggetto di restauro nel 2006.Sul lato posteriore di via Amalfi, in via Lazzaretto, si distendeva un tempo un nucleo rurale composto da diverse cascine fra cui la cascina San Mamete e il suo oratorio. Un tempo questo luogo era il Borgo di San Mamete di Crescenzago. Percorrendo la via e aguzzando gli occhi potremo leggere, all’altezza del civico n° 50, dove la via si produce in una repentina piega, proprio sull’angolo la scritta :
Il Lazzaretto , da cui prendeva nome in precedenza l'attuale via San Mamete , è testimonianza delle pestilenze del XV e XVI secolo.
Esso subì nel XVII secolo delle trasformazioni ma conservò, all’interno della sagrestia, un affresco cinquecentesco raffigurante la Deposizione fra i SS. Rocco e Sebastiano con l’immagine di una finestra a trompe l’oeil da cui si scorge l’immagine del Lazzaretto.
Proprio di fronte all’oratorio di San Mamete, al numero civico 75, si trova una cascina che testimonia le origini rurali di Crescenzago. Crescenzago oltre al Borgo di San Mamete ne aveva un altro denominato Borgo Regina, area attorno alla chiesetta dei Santi Re Magi e comprendeva le abitazioni tra le vie delle Rottole, Regina Teodolinda, Emo e Turroni.
Negli anni Ottanta del secolo XX si verificò una massiccia espansione edilizia che portò alla cementificazione di buona parte dei terreni agricoli.
Negli anni Novanta, in attesa della costruzione della nuova parrocchia, Gesù a Nazaret, per gli abitanti del quartiere, considerate le ridotte dimensioni della chiesetta di San Mamete, i locali della cascina vennero utilizzati per ospitare le attività della chiesa parrocchiale.
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