Affidò l'incarico all'architetto ufficiale della Casa d'Austria, Giuseppe Piermarini, architetto, già autore dei giardini pubblici realizzati sui terreni vicini, completandola nell'arco di sei anni. Dal 1796 prende avvio la decorazione del piano inferiore, affidata a Giocondo Albertolli che la realizza con toni sobri e pacati.
Poco dopo essere stata ultimata, la Villa passa nelle mani dei Francesi divenendo anche residenza del governatore militare di Milano, Gioacchino Murat, e sontuoso scenario di pranzi e feste da ballo.
La villa venne comprata dalla Repubblica Italiana (1802-1805)
Nel 1804 è il vicepresidente della Repubblica Italiana Melzi d’Eril ad acquistare la Villa dagli eredi Belgiojoso per farne dono a Napoleone, nella cui occasione prende il nome di “Villa Bonaparte”.
L'imperatore e la sua famiglia vi furono ospiti saltuariamente nel corso delle visite a Milano,
Nel 1806, dopo aver accolto ospiti illustri quali Camillo e Paolina Borghese e Letizia Ramolino, madre dell’Imperatore, la Villa diventa residenza della coppia vicereale formata da Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone, e dalla principessa Amalia di Baviera, i quali, preferendola alla reggia, promuovono un grande intervento decorativo che interessa il piano superiore, che portò alla sfarzosa decorazione degli interni del piano nobile, coinvolgendo, fra gli altri, Andrea Appiani. Con il ritorno del governo austriaco sulla città l'edificio divenne proprietà dei Viceré austriaci, abitata fra gli altri dal maresciallo Josef Radetzky che qui stipulò la Pace di Milano del 1849 che decretò la resa della città all'Austria. Dopo la seconda guerra d'indipendenza entrò nelle disponibilità della Corona Sabauda.
La vicenda della Villa, conclusa sul piano artistico, prosegue su quello storico parallelamente alla storia di Milano: residenza del maresciallo Enrico di Bellegarde all’alba della Restaurazione; luogo in cui si firma la cosiddetta “Pace di Milano” (documento con cui il 6 agosto 1849 è decretata la resa della città all’Austria nella persona del maresciallo Radetzky, poi governatore generale del regno Lombardo Veneto e a sua volta abitante della Villa, tra il 1857 e il 1858); dimora di Napoleone III. Accoglie infine il maresciallo Vaillant, comandante dell’esercito francese in Italia all’alba dell’Unità.
Dopo l’Unità la Villa viene assegnata alla Corona d’Italia ed entra in un lungo periodo di relativo abbandono. È solo grazie al passaggio al Demanio comunale, nel 1920, che si dà avvio all’importante trasformazione dell’edificio storico in sede della Galleria d’Arte Moderna di Milano, inaugurata nel 1921.
Il giardino all’inglese della Villa, il primo a Milano, è una delle ragioni di maggiore ammirazione e novità per i visitatori contemporanei alla sua realizzazione. Progettato su commissione del conte Belgiojoso dall’architetto Leopoldo Pollack con la collaborazione del conte Ercole Silva, il giardino ricrea un paesaggio naturale dove la vegetazione, riappropriandosi delle vestigia della storia, lascia affiorare antiche rovine.
Al centro il laghetto è disegnato in modo da non consentire mai una sua visione unitaria, così da suggestionare l’immaginazione dell’osservatore, mentre le forme naturali e romantiche del giardino si integrano perfettamente con il carattere classico e razionale dell’edificio esaltandosi vicendevolmente.
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