Venne data facoltà alle singole città di istituire corpi di vigilanza urbana e di guardia alle porte della città.
A Milano i gabellieri esistevano sin dal XIII secolo quando, durante l'epoca comunale, i Podestà iniziarono a nominare e a far eleggere dei cittadini dei custodi delle porte della città, aperte lungo le mura erette dal Guintellino a difesa di Milano.
Il Comune di Milano istituì così le Guardie Daziarie, che andarono a sostituire i Gabellotti austriaci; era un vero e proprio corpo militare al servizio del Comune per controllare le merci in ingresso e riscuotere le relative gabelle.
I milanesi soprannominarono le Guardie "i Burlandott", termine che in praticamente tutti i dialetti lombardi ed emiliani indica uno stradiere e colui che riscuoteva le gabelle.
Dal 1865 avevano il loro quartier generale in una caserma in via Luini, alle spalle di corso Magenta, ricavata dove si trovavano i chiostri del Monastero di San Maurizio; in precedenza, i Gabellotti austriaci avevano la caserma dentro i resti del Lazzaretto di Porta Venezia.
La Guardie furono messe così a presidiare le porte e le pusterle della città, in totale circa 15 varchi.
Divise in 8 brigate, erano composti da 480 effettivi; le brigate avevano i nomi di Sempione, Garibaldi, Venezia, Nuova, Macello, Ticinese, Romana e Magenta, corrispondenti alle 8 porte di Milano. La brigata Macello prendeva il nome dal Macello Pubblico che nell'Ottocento si trovava in piazza Sant'Agostino, nei pressi di Porta Genova.
La brigata Nuova è la punta di diamante del corpo, con 43 guardie armate, un reparto di cavalleria e uno in bicicletta che assieme formavano la Squadra Volante, pronta a dar man forte alle altre brigate.
La brigata Macello al contrario era composta da 45 guardie tra le più vecchie del corpo, una sorta di "pensionato" per guardie anziane.
Il comando era composto da un Comandante, un Aiutante Maggiore, tre Teneti, sei Marescialli , sedici brigadieri e cinquanta sotto-brigadieri.
Le guardie si esercitavano semestralmente al Tiro a Segno Nazionale e svolgevano una preparazione militare identica a quella dell'Esercito, tanto da essere ovviamente esonerati dal servizio di leva. Le guardie più giovani venivano anche istruite in apposite scuole letterarie e godevano di concorsi con premi in denaro per i migliori di ogni corso.
Erano armate di moschetti che tenevano in rastrelliere poste a fianco delle porte, sui caselli del Dazio, generalmente sotto il ritratto di San Rocco, che si trovava su tutte le porte della città, considerato di buon auspicio per i pellegrini e i viandanti.
Durante i Moti Risorgimentali del 1853, proprio i moschetti lasciati bellamente sulle rastrelliere dai Gabellotti austriaci furono rubati dai rivoltosi. Dopo quell'evento i moschetti vennero chiusi dentro delle apposite gabbie chiuse a chiave e così vennero ereditate dai "Burlandott".
Sino al 1898 Milano era sostanzialmente divisa in due dai Bastioni Spagnoli, e tutte le merci che vi entravano dal contado e dai sobborghi, dovevano pagare una tassa alle Guardie Daziarie, era detto Dazio Murato; tutta quella parte di città che si trovava fuori dai Bastioni e costituiva un comune autonomo, i Corpi Santi, godeva di un dazio che veniva riscosso presso i suoi confini ed era detto Dazio Forese, notevolmente più basso del Dazio Murato.
Complice anche una tassazione molto più leggere, i Corpi Santi divennero il luogo prediletto per risiedere delle classi più poveri e dei lavoratori dei grandi opifici e aziende che stavano nascendo in tutta la città.
Le Guardi Daziarie usavano una frase per affrontare coloro che si avvicinavano alle porte:
"Niente di dazio?".
Poi sottoponevano a perquisizione coloro che sembravano loro sospetti e puntualmente vi erano le donne più giovani e belle.
Le lamentele tra esse erano note e riportate più volte dai quotidiani dell'epoca.
Altra categoria acerrima rivale dei "Burlandott" erano i contrabbandieri, detti in milanesi "i Trapanant".
Tra i contrabbandieri si distinguevano le donne che simulavano la gravidanza, passando così per mesi tra le Porte della città con pance sempre più grandi, gravide però di formaggi, frutta e verdura prodotta nei Corpi Santi fuori dai Bastioni.
Raramente le Guardie Daziarie furono coinvolte nei vari moti e disordini che contraddistinsero il finire dell'Ottocento. Celebre fu però la rivolta che li coinvolse nel 1886, quando sotto il Sindaco Negri e l'Assessore al Dazio Gerli venne posta una riforma ad una antica consuetudine, quella dell'Infiltrazione.
L'Infiltrazione consentiva a tutti i milanesi residenti tra la Cerchia dei Navigli e i Bastioni, di far entrare in città ogni giorno mezzo chilo di alimenti o mezzo litro di vino, totalmente esente da dazio.
Il motivo era l'assenza quasi totale di negozi di generi alimentari dell'area a ridosso dei Bastioni; gli abitanti erano quindi soliti uscire dalle porte e comprare i generi alimentari dai negozianti dei Corpi Santi che avevano aperto decine di punti vendita appena fuori dalle Porte.
Tra coloro che facevano largo uso dell'Infiltrazione vi erano praticamente tutti i muratori della città; costoro erano tutti originari dell'Alta Brianza e vivevano nei mesi primaverili ed estivi nel Borgo degli Ortolani, fuori dalla cinta daziaria.
Ogni mattina entravano in città da Porta Tenaglia, portando con loro il tipico pane delle loro parti, che i fornai del Borgo degli Ortolani avevano iniziato a produrre apposta per loro.
Il pane si chiamava "micca" e pesava esattamente 600 grammi, 100 in più di quanto consentito dalla legge dell'Infiltrazione.
Per decenni i dazieri avevano chiuso un occhio, lasciando i muratori brianzoli liberi di entrare in città con la "micca", ma nel 1886 il Direttore del Dazio, su input dell'Assessore Gerli, decise di far pagare ai muratori quei 100 grammi in più.
Nel giro di pochi giorni montò la rivolta, sino a giungere alla così detta Rivolta della Micca, che obbligò le Guardie Daziarie a sparare sui muratori brianzoli, lasciando morti e ferite a Porta Tenaglia e nel Borgo degli Ortolani.
Nel 1885 le Guardie Daziarie lasciarono la loro caserma di via Luini ai Pompieri del Comune di Milano.
Vennero provvisoriamente ospitati nel palazzo di via San Vincenzo 21, per oltre trent'anni "Casa dei Sordomuti Poveri di Campagna". La sistemazione da provvisoria divenne rapidamente definitiva e solo agli inizi del Novecento venne aperta una nuova caserma della Guardie Daziarie in via Ponchielli, stretta strada tra corso Buenos Aires e piazzale Bacone.
Sul finire dell'Ottocento il Sindaco Vigoni e l'Assessore al Dazio Corbetta decisero, dopo uno studio di vari anni, di spostare la cinta daziaria ben al di fuori dei Bastioni Spagnoli.
Il nuovo confine fu posto a inglobare totalmente i Corpi Santi, cioè tutta quella parte di città che si era sviluppata fuori dalle mura negli ultimi due secoli e che costituiva un comune autonomo che circondava interamente Milano.
I Corpi Santi vennero così assorbiti da Milano nel 1898, che raddoppiò la popolazione e quindi la base imponibile e le tasse riscosse, che in tal modo vennero notevolmente abbassate con gran giovamento di tutta la popolazione.
Il nuovo confine, non essendoci più una barriera fisica, venne segnalato da pali e cartelli lungo le strade e delle garitte vennero poste per presidiare il confine e riscuotere il dazio.
Ma questo confine simbolico rese quasi impossibile il lavoro delle Guardie Daziarie e facilissimo quello dei contrabbandieri.
Le Guardie furono così dotate di cani addestrati per sorvegliare il confine.
Celebri erano però le dormite che le Guardie effettuavano nelle garitte, mentre tutto attorno decine di contrabbandieri entravano e uscivano indisturbati dalla città.
Nel 1908 il Sindaco Ettore Ponti spostò ulteriormente il confine del Dazio, ponendolo sui confini comunali dell'epoca, rendendo ancor più difficile, se non impossibile, il controllo efficace delle vie di accesso alla città. Il nuovo confine daziario si trovava all'incirca lungo l'attuale Circonvallazione Esterna.
Nel febbraio del 1914, dopo oltre due anni di agitazioni e minacce di sciopero, il Regio Commissario decretò una importante modifica all'orario di servizio delle Guardie, riducendo il turno lavorativo notturno di 12 ore e portando i turni da due a tre di 8 ore ciascuno; vennero così assunte numerose nuove giovani guardie per l'aumento di personale necessario.
Nel maggio 1915 il Consiglio Comunale votò e approvò la smilitarizzazione delle Guardie Daziarie e la modifica dell'uniforme, che era rimasta praticamente invariata dai tempi dell'Unità d'Italia.
La caserma della Guardie Daziarie si trovava allora in fondo a via Lario, nei pressi della zona nota allora come Pilastrello.
Il 2 gennaio 1924 il dazio venne ulteriormente spostato ai nuovi confini comunali di allora, dopo che vari comuni confinanti erano stati annessi da Milano.
Per controllare la nuova cinta vennero costruiti oltre 20 chilometri di sentieri pavimentati, 60 nuove postazioni di riscossione, nuove pese pubbliche per camion e carri, e innalzate alcune decine di chilometri di reti metalliche poste a circondare l'intera città e a segnalare il confine daziario.
Le Guardie, nel 1924, riscuotevano dazi per circa 100 milioni di Lire, equivalenti a circa 94 milioni di euro odierni, tutti incamerati dal Comune di Milano.
La nuova cinta daziaria comprendeva anche il nuovo stadio di San Siro e i relativi ippodromi e anche il Cimitero Maggiore di Musocco, sino ad allora fuori dalla cinta e che vedevano quindi i biglietti dei tram per raggiungerli gravati di un sovrapprezzo.
Il 20 marzo 1930 un Regio Decreto riformò il settore e portò all'abolizione dei dazi interni e alla loro sostituzione con le Imposte Comunali di Consumo. Il 1° aprile dello stesso anno tutte le cinte daziarie vennero abolite.
Le Guardie Daziarie vennero poste in congedo con un assegno mensile compreso tra la metà e un terzo di quanto preso precedentemente, per una durata di due anni. Se in quel periodo non fossero stati ricollocati nell'amministrazione comunale, sarebbero stati poi licenziati.
Dopo 800 anni scomparivano così le Guardie Daziarie delle porte di Milano.
Nessun commento:
Posta un commento