lunedì 22 novembre 2021

CASELLI DAZIARI

 Una delle fonti di maggior guadagno per il Comune milanese era data dal dazio sui consumi, che portava annualmente nelle casse pubbliche una cifra che si aggirava sui tre milioni di lire. Il dazio era una antica gabella che colpiva, secondo percentuali diverse, le merci che “entravano” in Milano, cioè che venivano fatte passare attraverso le mura spagnole che, secondo la loro nuova funzione, segnavano egregiamente il confine del territorio comunale e quindi daziario.

Le porte aperte nelle mura per gli scambi città-campagna erano sedici, ed ognuna era presidiata da un drappello di guardie daziarie (in tutto, la città ne aveva circa duecento, con caserma in via Luini), che trovavano alloggio e sbrigavano le incombenze insieme al numerosissimo personale amministrativo, in apposite costruzioni, detti caselli, alcuni dei quali edificati su progetto di valenti architetti e con notevole dispendio di denaro, a simboleggiare un preciso potere pubblico, quello della riscossione del dazio al consumo.
Nell'Ottocento, le porte, o varchi, o barriere che voler si dica, erano le seguenti:
- Lodovica,
- Vicentina, Demoliti agli inizi del Novecento 
- Romana,
- Vittoria o Tosa, Rimangono ancora oggi solo i caselli dei dazi doganali posti ai lati dell'attuale piazza Cinque Giornate.
- Monforte (coi caselli del Tormenti del 1889), demoliti nel 1919
- Venezia o Orientale, detta anche Renza (coi caselli del Vantini del 1828),
- Principe Umberto, a servizio della Stazione centrale,
- Nuova (coi caselli dello Zanoia del 1813),
- Tombone di san Marco (solo per merci su acqua),
- Comasina poi Garibaldi (del Moraglia, terminata nel 1828, coi caselli del 1834),
- Tenaglia o Volta (coi caselli del Beruto del 1880),
- Sempione o Arco della Pace (coi caselli pensati dal Cagnola, ma realizzati solo nel 1838),
- Vercellina poi Magenta (i cui caselli furono i primi ad essere demoliti insieme alle mura spagnole),
- Genova o macello pubblico (coi caselli del Nazari del 1873),
- Tombone di via Arena (solo per merci su acqua).
E poiché, come visto, al di là delle mura era un altro Comune, quello dei Corpi Santi, non soggetto a dazio, lì tutto costava meno. Comperare ad esempio a Milano un quintale di farina voleva dire pagarne il prezzo più la tassa applicata in sede daziaria per la sua introduzione in città.

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