martedì 1 marzo 2022

PIAZZALE FRANCESCO BARACCA

Ad inizio secolo, la città era ancora racchiusa entro le vecchie mura medioevali. Tutta la zona esterna, a parte qualche edificio subito fuori porta, era naturalmente aperta campagna, una vasta distesa di prati e rogge, con qualche casolare sparso qua e là. A suo tempo, era stato anche territorio di caccia dei vari duchi succedutisi alla guida di Milano nel corso dell’ultimo secolo, da Gian Galeazzo Visconti a Francesco II Sforza. L’antica Porta Vercellina, si trovava allora, all’altezza dell’incrocio via Carducci-Corso Magenta (cerchia interna dei Navigli).
Con l’arrivo degli spagnoli, per rinforzare le difese della città, il governatore di allora, Don Ferrante I Gonzaga, fece costruire tra il 1548 e il 1562 dei nuovi bastioni, dando maggior sfogo alla città. L’antica Porta Vercellina, che era una delle sei porte principali della Milano di allora, venne naturalmente spostata alcune centinaia di metri più in là, poco oltre la Basilica di Santa Maria delle Grazie e la Casa degli Atellani. alla fine del Borgo delle Grazie.
Ai lati della nuova porta, sul grande slargo al di fuori delle nuove mura, c’erano due caselli daziari, sosta obbligata per chi voleva entrare con della merce in città.
Uscendo dalla porta, in linea retta oltre quello slargo, si imboccava la strada polverosa che, toccando varie borgate, fra cui San Pietro in Sala, Maddalena, Molinazzo, Trenno ecc., portava a ovest, in direzione Novara e Vercelli.
Nel 1805, in previsione dell’arrivo di Napoleone a Milano per l’incoronazione a Re d’Italia, la Porta Vercellina, rappresentava il passaggio più o meno obbligato per l’imperatore francese, per raggiungere facilmente il Duomo, entrando in città da ovest. Fu una corsa contro il tempo nel tentativo di rendere questa porta più ‘trionfale’ di quanto lo fosse inizialmente. Se ne incaricò l’architetto Luigi Canonica che la rimaneggiò in tutta fretta, utilizzando i materiali del demolito bastione del Castello. Fu comunque solo dopo il 1859, che, a ricordo della storica battaglia della Seconda Guerra d’Indipendenza contro gli austriaci, Porta Vercellina venne ufficialmente rinominata Porta Magenta.
In seguito all’accorpamento nel 1873 del comune di Corpi Santi, nel 1889 venne approvato, in via definitiva, il nuovo piano regolatore di Milano, il famoso piano Beruto, per dare un nuovo assetto urbanistico alla città, che in quel periodo, era in forte espansione.
A causa dell’evoluzione degli armamenti e delle tecnologie militari, le mura spagnole del Cinquecento avevano perso totalmente la loro funzione difensiva, e anzi stavano limitando la naturale espansione della città. Il piano dell’urbanista ing. Cesare Beruto, ne decretò il totale abbattimento in quella zona. Anche Porta Magenta, naturalmente subì la stessa sorte, essendo diventata d’impiccio per il traffico crescente, poichè nata per sbarrare una strada (l’attuale corso Magenta) non particolarmente larga fra due teorie di edifici. Pure i caselli daziari presenti sullo slargo, ormai diventati inservibili, vennero definitivamente smantellati.
L’industrializzazione crescente, e la notevole espansione demografica, aveva comportato in quegli anni, una forte urbanizzazione all’esterno delle mura cittadine. La cosa era particolarmente rilevante in quella parte della città, essendo in corso una vasta opera di ricostruzione di interi quartieri del centro, per darle un assetto più moderno e nel contempo, monumentale. La mano d’opera impiegata, cercava naturalmente sistemazione il più vicino possibile al posto di lavoro. Non trovando più posto in città, era quindi giocoforza trovare un’abitazione fuori le mura della stessa, fra l’altro a prezzi anche più accessibili. Con l’avvento dei tram a vapore, da pochi anni (1879), era stato attivato sullo slargo, sotto i bastioni, il capolinea della MMC, una delle società private di tram extraurbani (i Gamba de Legn) che servivano, su linea ferrata, tutti i sobborghi rurali, verso Sedriano, Gallarate, Magenta e Castano Primo. Era un servizio molto usato, particolarmente dai pendolari, che abitando fuori città, si recavano a Milano quotidianamente per lavoro.
Una volta demolito quel tratto di bastioni, la Porta Magenta ed i caselli daziari, si presentò la necessità di dare un riassetto generale a tutta l’area, dato che anche l’urbanizzazione della zona stava diventando rilevante. Vennero creati due giardinetti e, nel 1911, il capolinea dei tram extra-urbani venne spostato qualche centinaio di metri più avanti, nel cortile-piazzale del deposito carrozze di Corso Vercelli n.33. In compenso vennero prolungate alcune linee tramviarie urbane, in modo da servire pure la zona di Corso Vercelli, che, alla data, rappresentava la periferia ovest della città. Lo slargo prese il nome di piazzale Magenta, probabilmente a ricordo della porta che si trovava lì.
Qui oggi sorge il monumento a Baracca.

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