lunedì 7 giugno 2021

BORGO SAN PIETRO IN SALA

Le prime attestazioni del borgo di Sala (un tempo separato dal nucleo della città) risalgono alla fine del X secolo (atto di vendita di fondi da Ferlinda, vedova di Benedetto Ronzone, nel luogo detto Sala e Felegazo, 29 agosto 970; in documenti successivi la località è detta Sala Rozonis e poi semplicemente Sala).

L’antico cuore del paese è la piazza Wagner, primitivo slargo della Strada Vercellese, dove, fra alcune cascine, ormai scomparse, era la deviazione per San Siro, insieme a Via Belfiore, faceva parte del piccolo “borgo” che si trovava fuori Porta Vercellina, chiamato Sala, uno di quei piccoli nuclei abitativi sorti attorno ad una vecchia chiesa che col tempo sono stati inglobati dalla crescente Milano. 

Mille anni fa questa area era aperta campagna, alle porte di Milano, sulla strada che portava a Vercelli e Novara;  antichi documenti descrivono un nucleo di case, poi un piccolo borgo chiamato Sala: qui fu costruita una cappella per i contadini del luogo, dedicata a San Pietro. Ci troviamo dunque in uno dei luoghi di culto più antichi della città di Milano, sorto nel cuore di un borgo contadino  che col tempo è stato inglobato dalla crescente Milano ed ora si trova in pieno centro.

Nel X secolo si hanno le prime notizie sulla località Sala, dimora campestre di proprietà del longobardo Rozone. Nel XI-XII secolo fu costruita una prima chiesetta dedicata a San Pietro in Sala  di fronte al torrente Torbora. Nel 1581, nell’ambito di una riorganizzazione territoriale, l’arcivescovo San Carlo Borromeo assegnò alla nuova chiesa, riedificata sopra la precedente, tutta l’area fuori Porta Vercellina, dal Giardino a Cagnola e San Siro a nord, a San Romano e Garegnano ad ovest, a Restocco e San Giovanni a sud.

La chiesa di San Pietro in Sala, vicina al portello Torbora, fu quindi a capo di un aggregato suburbano, esterno ai bastioni e autonomo (fino al 1873). Il suo sviluppo fu favorito, in epoca austriaca, grazie alle particolari condizioni di minore imposizione tributaria e di esenzione dal dazio cittadino: vi presero spazio attività commerciali, di magazzinaggio, ingrosso e distribuzione delle merci; non erano esclusi traffici di contrabbando attraverso il confine con il Piemonte sabaudo. Inoltre erano presenti numerose fornaci di argilla per la produzione di materiale da costruzione. Di fronte all’incremento demografico, la chiesa ebbe un radicale ampliamento (1836) e fu poi ricostruita sull’antica sede (1909-1924) mentre il Torbora fu coperto.

L’attuale fitto edificato ha cancellato i segni del territorio, ricco di corsi d’acqua e denso di case sparse, cascine e molini. Si ricordano l’oratorio di San Rocco (demolito nel XVI secolo), le cascine StaderaBertafilava (con osteria), Santa CoronaCurzia, le Case Madonnina Foppone.

Alla fine del X secolo si fa risalire la presenza del primo nucleo con chiesa in questa zona lungo la strada per Vercelli e Novara.

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