lunedì 17 gennaio 2022

CASCINA BERTAFILAVA

nell'odierna Piazza Wagner, allora Borgo di San Pietro in Sala. La mappa del 1772 mostra invece una cascina con annessi campi "detti della Berta che Filava".

La storia o leggenda di Berta che Filava è diffusissima in tutta Europa, in Francia, come nel Nord Italia e in Germania.
Le origini pare che si perdano nell'Alto Medioevo, tanto che ormai non è possibile riuscire a definire quale sia la vicenda originale.
La versione milanese vede come protagonista la regina Teodolinda. Sposa di re Autari, re dei Longobardi dal 584, quando nel 590 Autari
morì improvvisamente, Teodolinda si risposò con il duca longobardo Agilulfo, portandogli in dote il Regno d'Italia. Agilulfo stava però a Torino, mentre Teodolinda a Monza; la regina decise quindi di andare a incontrare il futuro sposo.
Superata Milano il corteo iniziò a percorre la strada per Torino, corrispondente oggi all'asse viario corso Vercelli/Belfiore/piazza Wagner/Marghera/piazza De Angeli/via Rubens/via Novara.

Giunti all'altezza dell'attuale piazza Wagner, incrociarono una piccola cappella, detta Sala di Rozone. Teodolina, al contrario di quasi tutti i Longobardi, era cattolica e probabilmente decise di fermarsi nei pressi della cappella.
Intorno vi era un piccolo borgo rurale e tutti gli abitanti uscirono a festeggiare la regina. Questa si accorse però che una donna era rimasta seduta a continuare
il suo lavoro di filatura della lana.
La regina, infastidita dal disinteresse della donna nei suoi confronti, andò verso di lei e le chiese delucidazioni sul suo comportamento poco rispettoso.
La donna, che si chiamava Berta, disse alla regina che era talmente povera che non poteva permettersi pause nel suo lavoro, nemmeno per
ammirare la regina. Teodolinda rimase colpita dalle parole sincere di Berta e la volle premiare donandole un terreno ampio tanto quanto un unico filo di lana
che sarebbe riuscita a produrre in quella giornata di lavoro.
Divenuta proprietaria di un ampio appezzamento di terreno alle spalle della cappella di Sala di Rozone, Berta poté permettersi di smettere
di filare. Era finito il tempo in cui Berta filava.
Sul sito della vecchia cappelletta sorse a fine 700 l'Osteria della Berta che Filava.
Quando nel 1908 il Comitato per il Monumento a Carlo Porta decise di organizzare una raccolta fondi, prendendo in affitto dal Comune l'Arena Civica per ricreare nel prato al suo interno i principali monumenti della città, tutti con all'interno dei ristoranti, vennero anche ricostruite le due più famose osterie fuori porta, la Cassina di Pomm sul Martesana e l'Osteria della Berta che Filava a San Pietro in Sala. L'enorme fiera prese il nome di Baraonda e durò due mesi.

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