cascinale dell’epoca viscontea, sorta in una località che nel 1005 era denominata “Laurentiglo”. Nel 1670 Lorenteggio divenne, con Robarello e Ronchetto, feudo dei Durini, signori di Monza. Prima questo fondo era appartenuto alla famiglia Corio.
Il merito di aver salvato questa cascina è stato di Lorenzo Borasio che l’ha ristrutturata e restaurata dopo anni d’abbandono. Oggi non esiste più, demolita per far spazio alla grande via ed alle nuove costruzioni del Lorenteggio; è rimasto solo il Palazzetto Durini-Borasio, dopo un restauro, ha perso l’elegante scalone a rampe ellittiche. Nel 1753 Lorenteggio divenne sede di un Comune, esteso per poco più di 2600 pertiche, comprendeva anche la cascina Travaglia che si trovava in via Bisceglie parte del terreno di sua pertinenza è stato trasformato in un parco: il Parco Travaglia di Corsico, il resto è stato urbanizzato, gli ultimi affittuari della cascina Travaglia sono stati i Monfrini, cascina Robarello e cascina Molinetto detta anche Molino della Paglia oggi demolita.
Ai primi dell’Ottocento il minuscolo comune aveva 143 abitanti; la campagna irrigua produceva biade, gelsi, vino, e più tardi anche riso. Nel 1841 Lorenteggio fu annesso a Corsico, e nel 1923 a Milano. In età medioevale la via Lorenteggio usciva dalla pusterla di Sant’Ambrogio; dopo la costruzione dei bastioni spagnoli, interrotta nel suo tratto iniziale, prendeva inizio fuori Porta Vercellina e seguiva il tracciato tortuoso di un fosso, derivato dalla Vepra. Nelle vicinanze c’erano le Case San Giovanni e le Cascine Brera, Torchio e Migliavacca, tutte demolite. La via passava anche per la grande Cascina S. Protaso, di remote origini, presso cui esisteva l’oratorio omonimo (XI secolo), e rimase una strada campestre fino agli anni cinquanta, quando sorsero i fitti cantieri. Un comitato di cittadini salvò l’oratorio, comunemente chiamato la Gesètta di lusèrt, dalla minacciata demolizione. La chiesetta restaurata sorge sullo spartitraffico tra le due carreggiate della nuova via Lorenteggio. “…Caratteristica e spaziosa cascina, sorge in parte sulle fondamenta di un antico fortino cinquecentesco di cui si sono trovati avanzi mentre si eseguivano lavori di restauro. La villa padronale venne più tardi, nel XVII secolo, quando i Durini entrarono in possesso del fondo già appartenuto ai Corio. La cascina sorge imponente e robusta su di un rialzo del terreno, in posizione dominante rispetto alle rustiche costruzioni che la fronteggiano, alcune delle quali recano segni di antiche decorazioni in cotto. All’angolo destro vi è il palazzotto in cotto con decorazioni di semplici riquadri. Il portale è in granito sagomato; sopra occhieggia un balconcino in ferro all’andalusa. All’interno: porticato a terreno con tre arcate e colonne binate di recente collocazione. Al piano superiore, le ampie campiture tra finestra e finestra hanno semplici riquadri in cotto. Questa parte interna a terreno ha una forma poligonale caratteristica perché gli angoli sono tutti smussati e ornati di semplici riquadri. Sotto il porticato fa mostra un ornatissimo cancello di ferro. Gli ambienti sono vasti e coperti da giuochi di volte a velette ed a crociera. Lo scalone, con rampe ellittiche che porta ai locali soffittati a cassettoni, è di una imponenza inusitata per una costruzione del genere. Non manca anche il piccolo oratorio…” Da “Passeggiate milanesi fuori porta” di R.Bagnoli Almanacco della Famiglia Meneghina 1965.
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