martedì 7 settembre 2021

LORENTEGGIO

Lorenteggio (Lorentegg in dialetto milanese), è un quartiere di Milano, posto a sud-ovest rispetto al centro, appartenente al Municipio 6.

Il nome Lorenteggio deriva dal latino tardomedievale laurus, lauro, una denominazione di origine botanica comune anche ad altri quartieri come Rogoredo o Nosedo.

 Lorenteggio già Laurentiglio,  si poteva considerare una piccola borgata. Situato all'esterno delle mura spagnole, che delimitavano i confini della città, faceva parte del grande agglomerato che circondava Milano, e confinava con Sellanuova a nord, i Corpi Santi a est, Ronchetto a sud, e Corsico e Cesano Boscone a ovest.: la stazione di S. Cristoforo, le case vecchie di Piazza Tirana, el Palazun (il Palazzone) di via Gonin e, in fondo a questa, la ditta Carmagnani, in via Pietro Giordani. Qua e là qualche cascina: la Corba, l' Arzaga, la Travaglia e la Cassinetta. Prati, marcite, fossi facevano da contorno a questi pochi edifici e ci si addormentava al canto dei grilli e ai cori delle rane.

La via Gonin intorno al 1920 si chiamava «prolungamento di Via Solari»; poi via Giambellino fino all'attuale denominazione. Chi era nato in questa zona fino al 1923 non era per l'anagrafe «milanese», bensì un «provinciale» di Corsico e quando si recava in centro diceva: «andemm a Milan» (andiamo a Milano). Gli abitanti facevano parte della parrocchia di Cesano Boscone e da qui veniva un sacerdote per celebrare la messa nella cappella privata della cascina Lorenteggio e per il catechismo ai ragazzi che si preparavano alla Prima Comunione e Cresima. Anch 'io ero tra questi e ricordo che la signora Borasio, per queste circostanze, metteva a disposizione la sua carrozza per il trasporto a Cesano.

 Nel 1700 il contado s'incrementò e il Comune arrivò a contare 110 abitanti nel 1751. Quando, nel 1757, Maria Teresa d'Austria ordinò un censimento sulle terre dominate, il Comune di Lorenteggio contava 4 località. Il Comune verrà poi, per ragioni di dazio, inglobato nel Comune di Milano nel 1808 su ordine del governo di Napoleone.

Al censimento della Repubblica Cisalpina indetto all'inizio dell'Ottocento, la borgata contava 143 abitanti. Nel 1841 gli austriaci, che nel 1815 avevano restaurato il Comune di Lorenteggio, lo annessero al Comune di Corsico, di cui divenne una frazione.

Fino alla metà del novecento la borgata agricola era costituita da numerosi complessi rurali, che si estendevano da Porta Vercellina sino ai primi comuni limitrofi come Baggio, Lorenteggio, Cesano Boscone e Corsico.

Tutta questa vasta area era solcata da un fiume  e da moltissime rogge di ogni dimensione.

Vi era una lunga strada che un po’ serpeggiante lasciava il Corso di Porta Vercellina all’altezza di Largo Settimio Severo e raggiungeva la cascina più importante della zona, l’Arzaga. Da questa via partiva a sua volta una strada che andava verso altre cascine e verso la strada del Lorenteggio.

Questa via conduceva a due cascine, la Cascinetta e la CorbaOggi tutte queste belle cascine sono scomparse; in alcuni casi, sono rimaste nei nomi in alcune vie, come la via Arzaga e la via Cascina Corba, quasi a perenne ricordo dell’antica vocazione agricola di una zona ormai altamente modificata.

La via Cascina Corba va da via Primaticcio a via Inganni e oggi si presenta costellata da villette unifamiliari e piccoli caseggiati.

La Cascina Corba resistette sino ai primi anni Cinquanta, quando soccombette definitivamente alle ruspe.

Infatti fu nel dopoguerra che il piano urbano procedette con la realizzazione della griglia delle nuove strade e la costruzione dei nuovi quartieri, che in questo preciso punto videro sorgere il Villaggio Finlandese e poi Villaggio dei Fiori (anni di realizzazione 1947-1953).

L’incrocio dove sorgeva la cascina e l’oratorio di San Carlo alla Corba  dove oggi si incrociano le vie Corba e Giaggioli oggi rimane un piccolo edificio porticato, usato al tempo forse come magazzino all’inizio della via Cascina Corba, dove si trova un ristorante, ma che sicuramente apparteneva all’altra cascina della zona, la Cascinetta.

Vi erano anche le cascine  cascina Lorenteggio Castena,  Filipona, Robarello, San Protaso,  cascina Travaglia che si trovava in via Bisceglie  demolita, parte del terreno di sua pertinenza è stato trasformato in un parco: il Parco Travaglia, il resto è stato urbanizzato. Gli ultimi affittuari della cascina Travaglia sono stati i Monfrini, cascina Giorgella era una grande cascina lungo l’attuale Via Lorenteggio, a sud di Cesano Boscone,  le sue campagne erano irrigate con le acque del Fontanile Franchetti, Cavo Nuovo o Giorgella con sorgente ancora parzialmente attiva in Via Bagarotti-Ippocastani, al QuartiereOlmi, la Cascina è stata completamente demolita per far posto a grandi insediamenti commerciali e residenziali,  ville quali Villa Restocco e il Palazzo Durini Borasio conosciuto come il Palazzotto del Lorenteggio. 

Lorenteggio venne progressivamente inglobato e assorbito dall'espansione edilizia milanese, tanto che nel 1923 il Governo lo staccò da Corsico e, riesumando il provvedimento napoleonico, li annessero a Milano.

Nei primi decenni del novecento venne costruita la ferrovia, che costeggia il naviglio Grande, e la stazione di San Cristoforo (1909). Sempre in questi anni, la zona, specialmente l'area nota come Giambellino, diviene sede anche di diverse fabbriche, come la Osram.

La prima urbanizzazione della zona avviene alla fine degli anni trenta. Il gruppo di case popolari denominato "Lorenteggio" sorge nel quadrilatero via Giambellino, Piazza Tirana, via Inganni, via Lorenteggio, via Odazio e venne ultimato nel 1944. In particolare i caseggiati n. 138-140-142-144 di via Giambellino, seguiti poi da quelli di via Apuli, via Segneri, via Manzano, via Inganni, via Odazio. Negli anni sessanta il quartiere inizia un impetuoso processo di sviluppo edilizio, come in tutta la città, che ne rivoluzionerà definitivamente l'aspetto e fornirà nuove case per rispondere all'esigenza abitativa causata dalla forte immigrazione dal Mezzogiorno di quegli anni.

Lorenteggio si poteva considerare una piccola borgata: la stazione di S. Cristoforo, le case vecchie di Piazza Tirana, el Palazun (il Palazzone) di via Gonin e, in fondo a questa, la ditta Carmagnani, in via Pietro Giordani.

Prati, marcite, fossi facevano da contorno a questi pochi edifici e ci si addormentava al canto dei grilli e ai cori delle rane.

La via Gonin intorno al 1920 si chiamava «prolungamento di Via Solari»; poi via Giambellino fino all'attuale denominazione.

Chi era nato in questa zona fino al 1923 non era per l'anagrafe «milanese», bensì un «provinciale» di Corsico e quando si recava in centro diceva: «andemm a Milan» (andiamo a Milano). Gli abitanti facevano parte della parrocchia di Cesano Boscone e da qui veniva un sacerdote per celebrare la messa nella cappella privata della cascina Lorenteggio.

Al famoso «Rondò Giambellino» terminavano la loro corsa i tram n. 9 e 28. Qui stazionava una traballante corriera detta «Carioca» che, percorrendo l'ultima parte di via Giambellino, sostava in piazza Albania (oggi piazza Tirana) e proseguiva fino alla stazione di San Cristoforo. Lì si trovavano i primi negozi, naturalmente quelli indispensabili: il panettiere, il droghiere, il lattaio. Poco dopo comparvero anche le bancarelle di frutta e di verdura agli angoli delle strade.

Per raggiungere la scuola c'era poi la famosa Carioca sempre stracarica e che, specialmente nella brutta stagione, faceva le sue fermate tra pozzanghere e sassi. Questa fu l'origine del quartiere Giambellino che nel corso degli anni si svilupperà notevolmente fino a comprendere il Lorenteggio.

Attualmente il quartiere è ancora oggetto di diversi cambiamenti, in particolare interventi di recupero delle aree ex-industriali, dove sono previsti prevalentemente interventi edilizi di tipo residenziale.

Architetture religiose

Oratorio di San Protaso al Lorenteggio è stato probabilmente edificato nell'XI secolo dai Monaci Benedettini di San Vittore al Corpo, per dare un luogo di preghiera ai contadini del borgo, anche se mancano documenti ufficiali in merito. Il complesso è dedicato a San Protaso, VIII vescovo di Milano e martire, sepolto nella Basilica stessa.

Ha resistito mille anni a vari tentativi di abbattimento ed è quindi considerato un baluardo della storia del quartiere.

Negli anni ‘80 è stato restaurato, sia all'esterno che all'interno, dove sono presenti affreschi di varie epoche, dal medioevo al barocco.

È di proprietà del Comune di Milano, e viene aperto solo in rare occasioni, per concerti o per le feste di via: in queste occasioni vengono organizzate visite guidate per raccontare la sua storia ai numerosi visitatori.

Quartieri posti all'interno di Lorenteggio



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