lunedì 6 dicembre 2021

VILLAGGIO FINLANDESE

 

All’inizio del secolo scorso si poteva dire che Milano conservasse ancora una certa vocazione rurale: era infatti letteralmente circondata da una campagna i cui segni sono oggi molto complicati da ritrovare nei quartieri densamente urbanizzati.

La parte occidentale della città era costellata di grandi e secolari cascine agricole, estese da Porta Vercellina sino ai comuni limitrofi di Baggio, Cesano Boscone e Corsico. L’intera area era attraversata dal fiume Olona e da molteplici rogge di ogni dimensione.
La ditta svedese Saffa nell’immediato secondo dopoguerra per suggellare con la nostra città un nuovo inizio per l’Europa, così che il Comune di Milano prese a modello proprio i tradizionali villaggi scandinavi per pianificare le costruzioni della nuova area, ufficialmente denominata Villaggio Finlandese e realizzata tra il 1947 e il 1953.
Nei pressi del Villaggio dei Fiori, nei lotti ancora liberi e più prossimi alla Cascina Corba, ancora in piedi in quegli anni, vennero edificate altre case temporanee: infatti le casette finlandesi dovevano essere un rimedio di emergenza per gli sfollati dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Le case vennero quasi interamente occupate da immigrati provenienti dal Veneto e dal Mezzogiorno, nonostante fossero in realtà state costruite per dare conforto temporaneo a chi stava aspettando una casa dopo i bombardamenti. Vennero replicate in via Palmanova e nel Quartiere Omero. Il piano del quartiere è ancora oggi caratterizzato da lotti piccoli e contigui, disposti ortogonalmente, con case unifamiliari di un solo piano, circondate da un giardino privato. Alcune di quelle sono ormai state demolite per lasciar spazio a nuovi edifici a più piani, seppur sempre di piccole dimensioni.
Oggi il Villaggio finlandese è di fatto un agglomerato di case popolari che si estende tra via Lorenteggio, via Giaggioli e via dei Gigli all’interno del Municipio 6.

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