
La “gesetta di lusert” via Lorenteggio
Sullo spartitraffico all’inizio di via Lorenteggio troviamo una piccola chiesetta, poco più di una cappella, dalla storia millenaria e dalle tante leggende.
Difficile ricostruire la storia dell'oratorio di San Protaso al Lorenteggio in mancanza di documenti ufficiali che possano certificarne con esattezza la datazione e le sue lontane origini. L'Oratorio fu edificato intorno all'anno 1000 quando la zona era aperta campagna, fuori le mura di Milano, presso il sobborgo di Laurentiglio, nell'allora Comune dei Corpi Santi. Voluto con ogni probabilità dai monaci benedettini della basilica di San Vittore al Corpo, da cui dipendeva, aveva funzione di luogo di culto per i contadini del borgo: fu dedicato a San Protaso, VIII vescovo di Milano, martirizzato e sepolto nella basilica stessa.
La costruzione, non in linea con la via Lorenteggio, era forse in linea con una strada che, dalle mura medievali di Milano, muoveva verso ovest, costeggiando il canale dell'Olona, o in linea con il solstizio d'estate come si usava fare in epoca pagana; questo ipotizzerebbe la costruzione dell'oratorio di San Protaso dove già esisteva un tempietto pagano.
Secondo una leggenda, durante l'assedio di Milano da parte dell'imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, nel 1162 le forze milanesi opposero maggior resistenza proprio nei pressi del Lorenteggio, per questo l'imperatore voleva distruggere il piccolo oratorio; pare invece che vi sostò in preghiera per chiedere la vittoria sui milanesi, che ottenne, purtroppo per Milano, fu esaudito, distrusse la città, ma risparmiò la piccola chiesa in segno di gratitudine.
Sembra poi che la gesetta sia stata frequentata dai Visconti, che qui avevano dei terreni di caccia e secoli dopo dai Carbonari che si riunivano a cospirare, anche per la presenza, si dice, di un passaggio segreto che conduceva all’interno delle mura cittadine.
La piccola chiesa andò incontro poi ad anni difficili e, dopo essere stata incorporata in una cascina, successivamente divenne fienile e deposito degli attrezzi da lavoro dei contadini.
Vi abitò per qualche tempo un frate, certo Pietro De Franzonis da Tavernasco, cappellano presso la vicina chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande (1364) in attesa di costruire una canonica dove poter alloggiare, e che servì dapprima come ospizio per i viandanti che passavano lungo il naviglio nei pressi di San Cristoforo, poi come lazzaretto durante la peste.
L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio fu usato per alcuni anni, come cappella, da un gruppo di monache dell'Ordine delle angeliche di san Paolo, fondato nel 1530 dalla contessa Ludovica Torelli, che abitavano presso la cascina adiacente, che potrebbe essere stata all'epoca un convento, prima di essere convertita in complesso rurale.
In epoca napoleonica, venne usato come deposito di armi dalle truppe dell'imperatore e perse quindi la sua funzione di luogo di culto, sporco e profanato sarà poi utilizzato come fienile e deposito di attrezzi.
Pare che il conte Federico Confalonieri, usasse l'oratorio, ancora sperduto tra i campi, come covo di cospirazione per organizzare con altri carbonari i moti rivoluzionari del 1820-21, raggiungendo la chiesetta, si dice, attraverso un cunicolo che collegava l'abside dell'oratorio alla Pusterla di Sant'Ambrogio, entro le mura, o addirittura il Castello Sforzesco. Il cunicolo è stato chiuso definitivamente in fase di restauro dell'oratorio negli anni ottanta del secolo scorso, senza che si sia scoperto il suo percorso.
Dopo un evento ritenuto prodigioso, si riprese a usare l'Oratorio come luogo di preghiera e di culto, fino alla costruzione in zona della chiesa Parrocchiale di San Vito al Giambellino, nel 1937, dopodiché venne abbandonato al più completo degrado.
Negli anni cinquanta del secolo scorso l'Oratorio, ancora circondato da campi e frequentato ormai solo dalle lucertole, fu soprannominato la Gesetta di' Lusert (Chiesetta delle Lucertole), ispirando il paroliere milanese Piero Mazzarella, che le dedicò una canzone, e numerosi artisti che vollero immortalarla nei loro quadri.
L'oratorio fu messo a rischio più volte durante l'espansione urbanistica di Milano, negli anni venti, quando il latifondo del Lorenteggio, che era diventato per qualche tempo comune autonomo, venne inglobato nel Comune di Milano (1923), Dopo la seconda guerra mondiale, durante la ricostruzione della città, il Piano Regolatore decise che via Lorenteggio dovesse essere allargata. La cascina San Protaso fu abbattuta, ma si dice che la ruspa si sia guastata più volte senza riuscire a demolire la chiesetta! Considerato un segno del cielo, si decise di risparmiarla, allargando in quel punto lo spartitraffico della via, così come è ora.
Divenuto di proprietà del Comune di Milano, che espropriò i terreni su cui sorgeva nonché i complessi rurali circostanti, era destinato alla demolizione, insieme all'omonima cascina adiacente, per allargare la via Lorenteggio che all'epoca era ad una sola carreggiata a doppia corsia.
L'opposizione degli abitanti della zona all'abbattimento dell'ultimo baluardo della storia del loro quartiere salvò la chiesetta: venne rivisto il progetto stradale e la chiesetta fu inserita nello spartitraffico che divide i due sensi di marcia della via Lorenteggio. L'oratorio, che versava in uno stato di completo abbandono, fu restaurato solo nel 1986 a spese del Lions Club, dell'Ascoloren, di diversi istituti bancari e con il contributo degli abitanti della zona.
Nella chiesetta si conservano alcuni affreschi, tra cui uno della Madonna del Divino Aiuto che, secondo la tradizione, sarebbe riapparso ben tre volte dopo essere stato ricoperto da intonaco. Interessante anche un altro bell’affresco del 1428, che raffigura Santa Caterina da Siena.
Il restauro conservativo, seguito dall'architetto Luigi M. Guffanti, ha interessato sia la parte esterna (intonaco, tetto) che la parte interna (strappo, restauro e riposizionamento degli affreschi, tinteggiatura delle pareti, pulitura del pavimento in cotto, sostituzione del soffitto in legno a cassettoni).
In fase di restauro fu anche aggiunto un sagrato di ciottoli, dove nel 2008 è stato posto un cippo di confine, rinvenuto durante scavi in zona Inganni: risalente all'inizio del 1800 indicava il confine tra i comuni dei Corpi Santi e il comune di Lorenteggio.
Attualmente l'Oratorio viene aperto solo in occasione delle Feste di via, che si tengono la prima domenica di maggio e l'ultima di novembre e in qualche altra rara occasione.
L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio non è stato sconsacrato, ma da quando è divenuto di proprietà del Comune di Milano è da considerarsi "ridotto a uso profano".
Accanto alla chiesa è stato ricollocato il vecchio cippo di confine tra il Comune di Lorenteggio e quello dei Corpi Santi che, fino alla metà dell’Ottocento, come una ciambella circondava la Milano di allora.
“Nott e dì gh’è sempre ‘vèrt, a la Gesa di Lusert” (Piero Mazzarella)
Gh’è ona gesa là in fond a la strada che porta a Biegrass, la gh’ha minga el sagraa e l’è fada de sass; l’è freggia d’inverno, co’i mur che se lassen andaa, ma la cros del Signor la te manda calor. Nott e dì gh’è semper 'vèrt a la gesa di lusert, lì ghe prega la povera gent, senza cà, senza nient. Famm la grazia anca a mi, che son pover come ti, ti tel see che son senza pretes, scusom tant se hoo pregaa in milanes. Quand l’è primavera e in de l’aria l’è teved el so’, caccen dent el crapin e stan li a curiosà, la famiglia luserta: i fiolin con la mamma e’l papà li de sott de la cros preghen forsi anca lor.
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