giovedì 25 novembre 2021

CAFFE' GNOCCHI

Nel 1832 Baldassare[Gnocchi aveva aperto il suo primo Caffè Gnocchi nella  galleria de Cristoforis a Milano. Il caffè Gnocchi ebbe vita fino al 1875 anno in cui il proprietario lo cedette alla birreria Trench. Oltre ad essere assiduamente frequentato dalla Scapigliatura milanese, il locale fu meta abituale del caposcuola degli scapigliati meneghini  Giuseppe Rovani.

Così veniva descritto il caffè: “Taluni siedono sugli scranni dellelegante caffè che si affaccia di prospetto alla Galleria. Abbraccia tutte le sale dell’ala che mette nella Contrada del Monte. Un tempo questo caffè era quasi deserto. Ora mercé l’ottimo e decoroso servigio che somministra il Gnocchi, fa sì che da alcuni anni vedesi assai frequentato. Dacché fu aperto però un cortiletto adorno di vasi e fiori all’adito che già esisteva. Dove a piacere si respira l’aere aperto, anche nell’estate accorrono gli avventori. Le sale del caffè sono bene addobbate. A queste si aggiunse la nuova e grandiosa offelleria fornita con quella proprietà, con quel gusto che sa spiegare il proprietario di essa…Qui crocchi di vecchi che parlano d’affari e d’antiche reminiscenze. Là giovani che discorrono di novità. Di avventure galanti, di matrimoni, di cantanti di ballerine e di mille altre cose fuorché la politica…”

Frequentato da letterati e giornalisti che tutto facevano, tranne nascondersi dietro un foglio di carta, perennemente in cerca di guai e sempre pronte a menar le mani, Una situazione all'ordine del giorno che spingeva i camerieri più impressionabili a cercare disperatamente lavoro in caffetterie non frequentate da gente che per campare usasse una penna. 

Baldassarre Gnocchi che negli anni a venire non dormì di certo ed in rapida successione  aprì altri due caffè: un secondo in Foro Bonaparte ed un terzo, esterno alla cerchia dei Bastioni, di rimpetto al Borgo della Stella, l’attuale Via Corridoni: il caffè ferroviario di Porta Tosa.  Del Gnocchi di Foro Bonaparte, nonostante le illustri testimonianze, (prima del Verga nel suo Per le vie: “ Da lontano s’udiva la musica del Caffè Gnocchi, e si vedevano illuminate le finestre rotonde del Teatro Dal Verme”, e in seguito di Alberto Vigevani, sul medesimo caffè in Cairoli), vi è parecchia confusione sull'ubicazione precisa, tant'è che, secondo una fonte, le caffetterie di Baldassarre nell'area del Castello erano addirittura due: una in Foro Buonaparte ed una, gestita dal signor Celso Freguglia, in Strada San Vicenzino, oggi Via Camperio, che sfocia proprio in Piazza Cairoli. Tuttavia,  basandoci sull'urbanistica dell’epoca e sulla guida Ronchi Milano ed i suoi dintorni del 1878, dove il Signor Freguglia viene accreditato come gestore del Gnocchi di Foro Bonaparte, è plausibile ipotizzare che il caffè in questione fosse lo stesso. Qualche decennio prima, precisamente il 6 febbraio del 1853, sotto il comando di Giuseppe Piolti de Bianchi si radunarono proprio qui i  congiurati mazziniani per dare l’assalto al Castello con l’intento di impossessarsi di 12000 fucili custoditi dagli austriaci; una pagina assai triste della nostra storia, dato che i rivoltosi non ricevettero alcun aiuto dalla popolazione.

Un quarto caffè Gnocchi venne aperto in Galleria Vittorio Emanuele, verso Via Ugo Foscolo, nel 1867. Il locale, rilevato successivamente dai fratelli Galli ed in seguito dal Signor Casartelli, passò nel 1876 alla ditta Giovanni Stocker & C, divenendo una famosa birreria frequentata dalla giovane borghesia milanese. Infine, nel 1881, un intraprendente giovanotto di nome Virgilio che si era fatto le ossa, prima in un locale a Porta Genova e poi in un padiglione birreria durante l’Esposizione Nazionale di Milano, ne prese possesso in maniera definitiva: Il Savini era ufficialmente arrivato in città.

Siamo giunti al quinto caffè Gnocchi che aprì i battenti nel 1876 in Galleria Vittorio Emanuele verso Piazza della Scala. Il 21 agosto 1880, fu un evento memorabile nella storia cittadina, in quanto grazie alla  casa  tedesca Siemens&Halsk riuscì ad illuminare i suoi locali con la luce elettrica, anticipando di alcuni anni, ciò che fu possibile dopo grazie all’apertura della centrale Edison nella vicina via Santa Radegonda.

Assunto nel 1882 il nome di Birreria Gambrinus, il ristorante Gnocchi continuò ad operare con tale denominazione fino all’entrata in guerra dell’Italia, nel 1915. A seguito delle campagne nazionaliste antitedesche,  le autorità obbligarono i gestori a chiamarlo “Grand’Italia”.

Un sesto caffè Gnocchi viene menzionato nella contrada dei Profumieri nel vecchio isolato del Rebecchino adiacente il Duomo, demolito nel 1875: ma di quest’ultimo purtroppo non è emersa alcuna notizia architettonicamente o storicamente rilevante.

Baldassarre Gnocchi. Imprenditore arguto con un debole per la raffinatezza e l’eleganza, alla costante ricerca della sperimentazione: i suoi caffè furono tutti diversi e mai fossilizzati su un unico standard. Fondatore di un piccolo impero; neanche troppo per l’epoca. Presidente della società dei caffettieri milanesi, venne premiato nel 1867 dalla stessa con la medaglia d’onore per la sua dedizione al lavoro ed il suo costante impegno.

Delle sue caffetterie non è praticamente rimasta traccia ma grazie ai nostri predecessori che vi transitarono, ne scrissero, vi sognarono e vi combatterono, siamo ancora in grado di ricordarli e, perché no, immaginarci ad uno di quei tavolini.


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