martedì 5 ottobre 2021

CAFFE' DI PORTA TOSA

Entrò nella storia per la sfortunata sorte che toccò ai gestori il 22 Marzo 1848, ultima delle Cinque Giornate, così riporta una cronaca dell’epoca: “Brutta e meschina questa stazione, costruita in regime di lesina stringata. La parte più graziosa era costituita dal […] caffè, gestito dal Gnocchi”. Si parla della Stazione di Porta Tosa

Baldassarre Gnocchi già proprietario di altri caffè tra cui il caffè Gottardi, trasse vantaggio dalle consuete italiche diatribe, facendosi largo con un ‘idea tanto semplice quanto geniale: completamente a proprie spese fece erigere una piccola palazzina che, oltre da caffetteria, assunse le funzioni di sala d’attesa, biglietteria e toilettes.

 L’ edificio viene descritto come avveniristico e di stile composito, archetipo dell’eclettismo lombardo che di lì a poco si sarebbe diffuso: “D’un ordine gotico che ha qualche attinenza col bizantino, presenta l’improvvisato caffè di Baldassarre Gnocchi più l’aspetto d’un castello antico, che d’altro. Le finestre di prospetto s’innalzano a sesti acuti; tre gradini di pietra conducono ai tre ingressi principali: una balaustra di legno basata sovra zoccoli di mattoni circonda l’edificio: due torri celle merlate si elevano sopra il tetto, e portano sventolanti due bandiere; di fronte, a destra e a sinistra, appaiono le armi di Milano e di Venezia. Nell'interno sono una sala grande e due più piccole adiacenti addobbate tutte con quel lusso e quel buon gusto che seppe sì ben spiegare il Gnocchi anche nell'altro suo caffè, il quale, dapprima deserto, ed ora onorato di numerosissimo concorso, ravviva la

Galleria De Cristoforis che di sera principalmente non è gran tempo, vedevi del tutto disabitata. I ricchi mobili, le tappezzerie graziose e vivaci, le dipinture a fresco della soffitta assai ben eseguite (al che aggiungi un ottimo e decoroso servizio a modici prezzi) fanno sì che il complesso del nuovo stabilimento sortisca bellissimo effetto. Concorrono a rallegrare il sito, due ameni giardinetti disposti lateralmente ad esso, e già verdeggianti come per incanto. A tal modo il Gnocchi seppe approfittare dell’occasione che gli s’offeriva, e non badando a spese e ad incomodi non pochi, nello stesso tempo che favorì il proprio commercio, arricchì la nostra città di un nuovo ritrovo di sollazzo, e porse ai viaggiatori ed ai curiosi il mezzo di passare piacevolmente quel tempo che in mancanza del suo caffè, sarebbero costretti ad ammazzare annoiandosi, attendendo il momento della partenza del vapore”.

Il  Gnocchi di Porta Tosa fu il primo vero e proprio caffè ferroviario della stazione di Porta Tosa

 Ancora una volta, Baldassarre aveva colto nel segno ma anche in questo caso, da imprenditore infaticabile qual era, lasciò la gestione ad altri per rivolgersi ad altri progetti. Secondo numerosi testi, i gestori furono Leopoldo Gnocchi e sua moglie Luigia, facendo risultare il primo appartenente alla famiglia Gnocchi. Ma dagli archivi parrocchiali di Santa Maria del Suffragio, emerge un’altra verità: Leopoldo aveva sposato una Gnocchi, forse la figlia di Baldassarre, e non morì presso il suo domicilio ma all'interno del caffè: i coniugi risiedevano presso le case degli Angoli o Angeli, a due passi dalla stazione.  Nel 22 Marzo 1848 dove, poco prima della ritirata austriaca, si verificarono fatti ancor più cruenti dei giorni precedenti. All'Alba, circa 200 soldati croati irruppero al Gnocchi spaccando la porta ad accettate: dopo aver bevuto, mangiato e distrutto ogni cosa nel locale, strapparono Luigia Gnocchi, incinta di quattro mesi, dalle braccia del marito, violentandola ripetutamente. Leopoldo, bloccato da altri soldati ed obbligato ad assistere, fu trafitto a morte e del suo corpo venne fatto scempio. Luigia fu cacciata via e il caffè venne dato alle fiamme con all'interno ciò che rimaneva del povero Parma. Ferita e in stato di shock, la donna seguì la direzione dei binari fino a raggiungere la cascina delle Ortighe dove finalmente venne soccorsa. Nonostante il Caffè Gnocchi venisse usato dai patrioti per farsi recapitare la posta durante l’insurrezione di Milano, non si trattò di una vendetta mirata. Un medico, Giovanni Chiverny, nelle sue memorie racconta che presso le case degli Angeli, tra Porta Renza (Venezia) e Porta Tosa, gli austriaci uccisero diversi uomini cospargendoli di petrolio e dando loro fuoco: l’esercito Asburgico allo sbaraglio, compì atti di indicibile violenza, introducendosi in diverse abitazioni e appiccando incendi in tutta la zona tanto che, per salvarsi la vita, la gente era spesso costretta a tuffarsi nel Redefossi.

In una foto di fine ‘800 è immortalato un misero e fatiscente caffè immerso nel verde, proprio dove un tempo sorgeva la stazione ferroviaria di Porta Tosa la quale, dopo un piccolo ampliamento nel 1861, parve destinata a divenire la Stazione Centrale. Ma dell’idea non si fece niente. La Centrale trovò posto in Piazza Fiume (oggi Repubblica), e dopo la chiusura definitiva nel 1876 l’intera area venne lottizzata.


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