mercoledì 21 luglio 2021

GALLERIA DE CRISTOFORIS



 Sicuramente quando si parla di “Galleria” a Milano – come primo pensiero – viene in mente la galleria Vittorio Emanuele II, il “Salotto di Milano”, che per imponenza e importanza spicca su tutte le altre gallerie e passaggi.

Ma prima che l’architetto Giuseppe Mengoni realizzasse la sua creatura, un’altra galleria era nel cuore dei milanesi, la Galleria De’ Cristoforis.
Era il 17 settembre del 1831 quando fu posta, con solennità, la prima pietra che diede origine al primo passaggio coperto realizzato sul suolo italiano, considerati gli attuali confini e non quelli dell’allora Regno Lombardo-Veneto.
Va precisato fin da subito che l’esistente Galleria De’ Cristoforis, passaggio collocato sempre in prossimità della chiesa di San Carlo, ha in comune con la galleria di cui stiamo parlando SOLO il nome, ma sia la posizione e gli edifici che la definivano, sia il tracciato non sono certamente più gli stessi.
Bisogna infatti tenere conto di come si sono sensibilmente modificati i tracciati di parecchie vie a ridosso di San Babila, corso Matteotti (allora inesistente), via San Pietro all’Orto e altre limitrofe per cercare di collocare correttamente questo gioiello scomparso: un frammento di cartina, che risale al 1908, ci aiuterà in questo scopo.
Il tratteggio che unisce via Caserotte a piazza San Babila rappresenta il tracciato del futuro (per l’epoca) corso del Littorio, divenuto poi corso Giacomo Matteotti al termine della guerra; la sua realizzazione risale infatti al 1928-1930.
E proprio in quegli anni, quindi, si perse una configurazione più gradevole rispetto a quella odierna, sia in termini di sviluppo delle strade sia di edifici. Solo per fare qualche esempio:
largo San Babila diviene piazza San Babila, togliendo all’omonima chiesa quel ruolo di “primo piano” di cui godeva da molti secoli e contestualmente si interrompe quel senso di continuità, anche “ottica”, che c’era fra corso Vittorio Emanuele II e corso Venezia
spariscono antiche strade come via Soncino Meroni e via Sala per far posto al nuovo corso del Littorio (poi Matteotti) e alla nuova piazza Francesco Crispi, ora Filippo Meda
viene completamente demolito l’isolato che ospita la Galleria De’ Cristoforis per accogliere i nuovi palazzi di un’importante compagnia di assicurazioni di Torino (la Compagnia Anonima di Assicurazioni Torino), la relativa Galleria del Toro (il cui nome ufficiale è Galleria Ciarpaglini) e anche il nuovo teatro nelle sale sotterranee, che assumerà proprio il nome di Teatro Nuovo
pochi anni più tardi, con la nascita di corso Europa e dell’attuale largo intitolato ad Arturo Toscanini, anche la via Durini e la via Borgogna perdono la loro fisionomia che le ha accompagnate fino al XX secolo…
per finire, anche via Montenapoleone e via Bagutta subiscono delle inevitabili deformazioni per accogliere i nuovi tracciati
Luigi De’ Cristoforis (1798-1862) e la moglie acquistarono all’inizio del 1831 dal duca Serbelloni l’area che ospitava l’omonimo cinquecentesco palazzo, infatti fu edificata sull'area di Casa Mozzanica, un antico palazzo del duca Serbelloni già appartenuto agli Sfondrati e ai Mozzanica, e venne inaugurata il 29 settembre 1832, segnando una svolta epocale nella storia dell'architettura italiana: infatti fu il primo grande passage o bazar mai realizzato nel territorio dell'attuale Italia.
L’architetto Andrea Pizzala fu incaricato di dirigere i lavori e in capo a un solo anno, e precisamente il 29 settembre del 1832, la galleria venne ultimata e inaugurata con una sfarzosa festa da ballo.
Parteciparono alla costruzione 450 operai e il costo sostenuto fu di circa un milione e mezzo di lire, costo che ben presto recuperato dal proprietario grazie all’affitto dei settanta prestigiosi negozi che si affacciavano sul passaggio.
La galleria era lunga 110,67 metri e larga 4,16, venne costruita in un anno
Questa struttura innovativa per la città riscosse fra la popolazione grande successo: infatti ben presto nei locali lungo il braccio principale furono aperti importanti negozi e caffè, fra i quali il Caffè Gnocchi. Nel fabbricato interno unito alla Galleria comprendeva circa trenta appartamenti oltre al lussuoso Albergo Elvetico della Galleria, inaugurato nel 1833 e di proprietà dell'albergatore Giacomo Coatz, già noto all'epoca per essere il proprietario dell'albergo De la Ville. Sempre lungo la Galleria de Cristoforis furono aperti dapprima il Gabinetto o Teatro Pittorico Meccanico, quasi un precursore del cinema, poi il cinema Sala Volta, ricordiamo il famoso caffè Gnocchi e la celeberrima libreria di Ulrico Hoepli, aperta nel 1870 dal libraio svizzero, che a seguito della demolizione della Galleria De’ Cristoforis la libreria si trasferì prima in via Berchet e poi nel 1957 nel palazzo appositamente costruito da Figini e Pollini nella via a lui dedicata.
Carlo Hoepli, nipote del fondatore, volle far ricostruire nel piano interrato della libreria, una riproduzione, ovviamente in scala ridotta rispetto all’originale, della galleria di vetro, che aveva contribuito alla nascita di una delle più grandi e importanti attività commerciale (e culturale…) della città: la prossima volta che entrate nella libreria, fate una visita al piano interrato e terminate le scale andate verso destra, fino in fondo…

L’illuminazione della galleria De’ Cristoforis era garantita da ventotto lanterne a “corrente d’aria” e amplificata da ingegnosi specchi di riverbero; inoltre molti negozi erano illuminati a gas; va ricordato che la centrale termoelettrica Edison di via Santa Radegonda (la prima in Europa) fu inaugurata solo nel 1883.
I negozi della galleria rappresentarono per oltre un trentennio il “non plus ultra” del lusso e dell’eleganza, fino a quando la nuova galleria, quella dedicata a Vittorio Emanuele II, la superò per sfarzo e imponenza, sebbene anche in questo caso una parte storica della città venne completamente demolita per far posto al “nuovo”.
Alla sera la contrada de veder era il luogo di ritrovo della Milano “bene”, dove i signori portavano a passeggio le mogli o le figlie maggiori che potevano così sfoggiare il loro abbigliamento da festa (quelli che potevano farlo, ovviamente); i bambini invece venivano tenuti lontano, per paura che facessero troppi schiamazzi, dal favoloso (pare) negozio del signor Ronchi, che esponeva meravigliosi giocattoli in legno

I locali della galleria furono anche il ritrovo di molti artisti e letterati di uno dei movimenti più “ribelli” della seconda metà dell’800: gli Scapigliati; erano artisti che contestavano la cultura tradizionale, ribelli al conformismo e che riuscirono a creare quel sentimento di amore-odio nei confronti degli intellettuali, il mito dei “poeti maledetti”, sulle orme del celebre romanzo di Paul Verlaine.
Nel 1935 la galleria De’ Cristoforis cessò di esistere, ma il comune – dopo il secondo conflitto mondiale – decise di assegnare lo stesso toponimo a un altro passaggio, al di là della piazzetta San Carlo, quasi a titolo di risarcimento morale…
Soprannominata dai milanesi la contrada di vetro nei periodi di massimo splendore, passò a essere identificata come la galleria vecchia dopo la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II.
L'ingresso principale vedeva tre porte di accesso inserite nella fronte che appariva come una ricca casa di tre piani: le tre porte si aprivano su un vestibolo rettangolare ornato di statue dello veronese Alessandro Puttinati (1801-1872) raffiguranti i principali navigatori italiani Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Flavio Gioia.
Sempre nel vestibolo, nel fregio del cornicione e a ricordo dei fondatori si trovava la seguente iscrizione:
«AL COMMERCIO AL COMODO AL DECORO PUBBLICO QUESTA GALLERIA VETRIATA I DE-CRISTOFORIS COL DISEGNO DI PIZZALA A. ERESSERO NEL 1832»
In un secondo momento l'iscrizione fu sostituita da una di più immediata lettura: "Galleria De Cristoforis"

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