Il nome era direttamente ispirato dai grandi Giardini di divertimento di Tivoli di Parigi, sorti nel 1766, che a loro volta l'avevano preso da Villa d'Este a Tivoli.
Il Tivoli divenne rapidamente il luogo preferito dai milanesi per svagarsi e le attrazioni cambiarono nel corso dei decenni, seguendo le mode e le innovazioni tecnologiche.
Nel 1876 era però iniziata una sorta di lenta agonia del parco divertimenti, ormai ridotto ad un ricettacolo di disperati che si esibivano leggendo la mano, predicendo il futuro, vendendo pozioni miracolose per l'amore, far crescere i capelli e curare tutte le malattie. Non c'è molta differenze con alcuni milioni di siti internet di oggi...
Vi si trovavano una serie di venditori di biscotti, dolciumi, gelati, libri usati, bibite, il Bazar con merci importate da Paesi esotici, addirittura dei fruttivendoli dal vicino Borgo degli Ortolani. Addentrandosi nel parco iniziavano le attrazioni vere e proprie, come la Grande Galleria Generica, dove pagando solo 10 centesimi si poteva incollare il proprio occhio a delle speciali lenti, dietro cui scorrevano su dei carrellini delle figurine di uomini che tagliavano la legna, o un fabbro che batteva l'incudine, o una donna che lavava i panni, dando il senso di movimento, un po' meno il senso del reale.
Vi erano poi ben sei tiri al bersaglio, dove non si vincevano peluche ma bicchieri di vino, che si potevano "riscuotere" nelle tre o quattro vinerie che si trovavano nel pressi.
Finalmente vi erano le giostre, quattro Caroselli, con i loro cavallini, zebre e cervi che non aspettavano altro che dei bambini.
Vi era poi il grande tendone del Circo Acrobatico, coi suoi trapezisti e infine il Padiglione Milanese. Si trattava di una compagnia di ginnasti-mimi-velocisti, composta da due donne discinte che erano le ginnaste, due ercoli seminudi che mangiavano fuoco e facevano i mimi, un Meneghino e una Cecca di verde vestiti e infine tutti si esibivano... andando sulla bicicletta, mezzo allora incredibile e pericolosissimo.
Altri "chioschi vinari", incredibilmente affollati e per ultimo prima dell'uscita, nei pressi dell'Arena, ecco l'Ippodromo, dove in realtà si beveva e si esibivano cantanti e cavalieri.
Il Tivoli continuò stancamente per alcuni anni, portando sotto i suoi tendoni anche la Donna Elettrica, la Donna Barbuta, le Donne Africane, il Mangiatore di Topi vivi, la Donna Cannone e quanto di più triste e squallido si poteva immaginare, sulla moda dei Freak Show americani.
A partire dal 1885 circa il Tivoli vide lentamente andarsene uno dopo l'altro le attrazioni "migliori", cedendo spazio ad improvvisati, esibizionisti e disperati. La notte diventava pericoloso ricettacolo di tutta la criminalità della zona di Porta Tenaglia.
L'intera area del Tivoli venne sgomberata nel 1893, per permettere l'allestimento delle Esposizione Riunite dell'anno seguente.
Ultimo residuo del Tivoli fu una grande birreria aperta quasi all'angolo tra via Legnano e via Gadio, un enorme chalet di legno, dove suonava tutte le sere una brava orchestra.
Affollata all'inverosimile all'interno, durante i mesi estivi, quando le pareti in legno venivano smontate, vedeva arrivare migliaia di giovani da tutta la città, che si sedevano sotto gli alberi nel parco e quando la banda suonava un qualcosa di ballabile, si mettevano tutti a danzare alla luce della luna e dei fiochi lampioni. Lo chalet rimase aperto sino al 1897.
Nel 1898 i giostrai di Milano, che giravano per la città da una sagra di quartiere a un'altra, proposero al Comune di far risorgere il Tivoli, tentando di farsi affittare un terreno per far sorgere un nuovo Parco Divertimenti Permanente. Come nome, con pochissima fantasia, fu scelto Prater, come il celebre luna park di Vienna. Il progetto rimase solo sulla carta, nonostante la creazione di una apposita società.
Negli anni Venti il Tivoli "quasi" risorse, almeno temporaneamente. Durante i giorni del Carnevalone Ambrosiano veniva allestito nei pressi dell'Arena, al Parco Sempione, il più grande parco divertimenti temporaneo d'Europa, potendo contare su oltre 250 giostre e una superficie totale di 30.000 metri quadrati.
Il Luna Park di Carnevale rimase nell'area del vecchio Tivoli sino all'edizione del 1987, mentre dalla successiva venne spostato al Monte Stella.
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