venerdì 10 settembre 2021

COLLEGIO DEI GIURECONSULTI

Colui che volle la costruzione del Palazzo dei Giureconsulti fu Giovanni Angelo Medici di Marignano, nato a Milano nel 1499 da una famiglia con Figlio di un esattore delle imposte e prestatore di denaro, da parte di madre proveniva da una famiglia di notai. Diventato insigne giurista prima a Milano e poi a Roma, grazie al matrimonio del fratello con una principessa Orsini Giovanni Angelo Medici riuscì a "scalare" la Curia Romana sino a diventare Cardinale. Infine divenne Papa Pio IV nel 1559.
Nel 1562 volle far costruire un palazzo a Milano ove accogliere il "Collegio dei Nobili Dottori", ossia tutte quelle persone che si occupavano della gestione della città.
Venne scelta l'area più importante della città, dove si trovava il Palazzo della Regione, e dove si trovava il centro del potere mercantile di Milano.
Si demolirono quindi il preesistente Palazzo dei Notai e la Torre di Napo Torriani venne inglobata e la sua campana era chiamata Zavataria in onore del podestà Zavatario della Strada che ne aveva fatto dono alla città. La campana annunciava il coprifuoco, il divampare di incendi, e l'esecuzione dei condannati a morte.
Il nuovo edificio delimitava interamente uno dei quattro lati di piazza dei Mercanti, al cui centro ancor oggi si trova il Palazzo della Ragione, creando così la Piazza dei Mercanti.
L'incarico per il nuovo palazzo fu affidato all'architetto Vincenzo Seregni che iniziò i lavori nel 1562.
In epoca rinascimentale il palazzo aveva ospitato il Collegio dei Nobili Dottori, istituto che formava le figure amministrative dello Stato quali senatori, giudici e capitani di giustizia.
A partire dall'Ottocento, è stato sede della prima Borsa Valori, del Telegrafo, della Banca Popolare di Milano e infine della Camera di commercio, che nel 1911 acquistò l'intero edificio e da allora ne è proprietaria. Pesantemente danneggiato dai bombardamenti della II Guerra Mondiale è stato ristrutturato nel nei primi anni '50 e poi ancora negli anni '80.
L'edificio aveva una piccola propaggine che andava a chiudere l'angolo orientale della piazza, unendosi agli edifici preesistenti lungo l'attuale via Mengoni.
Quasi sull'angolo si apriva una delle sei porte che permettevano l'accesso a Piazza dei Mercanti; le sei porte erano chiamate: Porta Nuova o Ferrea, ancora esistente e riconoscibile nel passaggio di Santa Margherita Porta di San Michele al Gallo o Vercellina, anch'essa esistente e corrisponde all'attuale passaggio delle Scuole Palatine, aperto su via Orefici, la Porta del Podestà era il varco per il sestiere di Porta Romana, sul fianco orientale della piazza, la Porta Ticinese, che pare non venisse mai aperta, la Porta Cumana o del Cordusio comunicava col sestiere di Porta Comasina, oggi Porta Garibaldi e infine la Porta dei Pesci o della Pescheria o di Sant'Ambrogio era il voltone che comunicava col sestiere di Porta Orientale (oggi Porta Venezia), si chiamava così in quanto si trovava in corrispondenza della contrada della Pescheria Vecchia e metteva in comunicazione Piazza Mercanti verso Piazza del Duomo. Questa porta caratteristica è stata ripresa in diversi dipinti e in alcune rare foto di metà '800. Venne demolita intorno al 1870 per l'apertura di via Mercanti e la nuova monumentale sistemazione di Piazza del Duomo che avrebbe portato alla demolizione del Portico del Figini, del Rebecchino e alla realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II°, ai Portici Settentrionali e Meridionali, a Palazzo Carminati e a Palazzo Haas.
Il lato settentrionale, venne edificato su progetto dell’architetto Seregni a partire dal 1561 per iniziativa del giurista milanese Angelo Medici, asceso al soglio pontificio col nome di Pio IV. La costruzione, destinata a ospitare il Collegio dei Giureconsulti, inglobò l’area posta fra la torre di Napo Torriani (del 1272) e il portone della pescheria vecchia, sede della gabella del sale. Nel 1797 il collegio fu abolito, e nel 1798 ospitò l’ufficio di Conciliazione e alcuni magazzini, mentre i locali adibiti a biblioteca e la cappella vennero affittati a un tipografo.
Dal 1801 fu sede del Tribunale di Revisione. Nel 1809 il salone ad Ovest della torre venne acquistato dalla Camera di Commercio per ospitarvi la sede della Borsa, mentre la sala del sindacato fu sistemata nella cappella. Nello spazio antistante all’edificio e sotto il portico del palazzo continuava a svolgersi, come ormai da secoli, il mercato dei grani e dei vini.
Nel 1823 la Cassa di Risparmio trovò sede nel palazzo; due anni dopo venne insediata la Congregazione Centrale e dal 1860 il comando Supremo della Guardia Nazionale. Nel 1864 il Comune di Milano ottenne dal demanio la proprietà del palazzo, ad esclusione della sede della Borsa, che apparteneva alla Camera di Commercio. Nel 1867 la Banca Popolare di Milano aprì la propria sede al primo piano dell’edificio, mentre nel 1878 gli uffici del telegrafo vennero insediati nell’area orientale. Infine nel 1901 la Borsa lasciò questo spazio per trasferirsi nella nuova sede del cordusio.
Palazzo degli Affari ai Giureconsulti è il risultato di una lunga ed elaborata stratificazione storica e architettonica che affonda le sue radici già a partire dal XIII secolo.
….Per quanto innegabilmente la concezione compositiva sia di matrice cinquecentesca e a più riprese sia stata rielaborata nei secoli successivi, l’edificio non nasce ex novo ma da una serie di riadattamenti di strutture che, al momento della fondazione del nuovo Broletto, facevano parte dell’antico palazzo della Credenza di Sant’Ambrogio, più noto come palazzo di Napo Torriani in quanto centro del potere guelfo dei Torriani.
La testimonianza più evidente, ancora oggi visibile, di questa antica architettura è la torre centrale al palazzo, già torre dei Bottazzi, inglobata a partire dal 1271. La torre sostituì nel ruolo e nelle funzioni l’antica torre dei Faroldi, esistente accanto al Palazzo della Ragione, acquistata dal Comune per fare posto al Broletto e mantenuta in un primo tempo come torre civica, ma demolita intorno al 1272.
Nel XVI secolo trovarono attuazione degli interventi urbanistici e stilistici che formarono Palazzo dei Giureconsulti con il suo elaborato apparato decorativo, primo tassello di un intervento che nelle intenzioni del committente, papa Pio IV, avrebbe dovuto uniformare architettonicamente tutti gli edifici prospettanti su piazza dei Mercanti.
I lavori iniziarono il 7 aprile del 1562, come testimoniato dalla lapide che ricorda la posa della prima pietra dell’intervento progettato da Vincenzo Seregni, murata ancora oggi nel passaggio di Santa Margherita, e affidati alla ditta di Francesco Cucchi da Lonate. La storia costruttiva del Palazzo fu lunga, scandita da diatribe giudiziarie, rallentamenti, rivendicazione di luoghi e spazi di antiche magistrature.
I disegni conservati alla Raccolta Bianconi ci mostrano, sul finire del XVI secolo, un palazzo che nelle sue linee architettoniche rispecchia il progetto del Seregni, ma che è completo solo fino alla torre centrale, che ancora si presentava con il suo aspetto snello, terminante nella parte superiore con una piattaforma leggermente sporgente, completata da una loggia in legno sormontata da un tetto a piramide, sede della cella campanaria. Le opere di costruzione si protrassero per quasi un secolo, tanto che l’ala destra venne completata da Carlo Buzzi (attivo tra il 1638 e il 1658) che terminò l’estensione della campata sul fronte est fino a inglobare il portone della Pescheria vecchia nel 1656.
La facciata di Palazzo dei Giureconsulti spicca per l’apparato decorativo manierista di matrice secentesca, che si accorda con quello delle Scuole Palatine al di là della piazza. Al centro dell’edificio la torre ospita una nicchia con la statua di Sant’Ambrogio, opera di Luigi Scorzini su modello di Pompeo Marchesi, che fu installata nel 1833 in seguito a curiose vicissitudini.
Nel 1611, infatti, fu collocata la statua raffigurante Filippo II di Spagna, opera di Andrea Biffi, distrutta poi nel 1796 per una damnatio memoriae e sostituita con l’effigie di Giulio Bruto, alla quale toccò la stessa sorte, come descritto nel capitolo XII dei Promessi Sposi.
…. La nicchia rimase quindi vuota fino a quando fu inserito il Sant’Ambrogio, incorniciato da un fregio a motivi fitomorfi e un festone con ghirlande di fiori e frutta. A fianco della statua sono presenti due bassorilievi raffiguranti Orfeo con la cetra e Orfeo con la viola da braccio e la scrofa semilanuta, quest’ultimo forse opera di Pompeo Salterio.
… Ai lati della torre le due ali dell’edificio sono scandite da colonne binate che sorreggono gli archi del porticato, nei cui timpani sono scolpiti, entro cornici rettangolari, busti in bassorilievo raffiguranti uomini togati con il capo coronato d’alloro, realizzati dagli scalpellini della Fabbrica del Duomo. Nelle vele dell’arco sono presenti figure femminili rappresentanti le allegorie delle Virtù, delle Arti del Trivio e del Quadrivio e le Arti meccaniche. Su via Mengoni spiccano invece i bassorilievi rappresentanti “la Chimica” e “la Meccanica” e i busti di Vincenzo Seregno e papa Pio IV.
Al piano superiore, separato da quello inferiore da un fregio a motivi fitomorfi, le paraste con capitello ionico riprendono la ripartizione delle colonne del portico e separano le finestre, incorniciate da canefore. La ricca decorazione in facciata è completata da mascheroni, figure grottesche, paraste a testa di leone, mentre nel porticato sono posti lo stemma della famiglia Medici, di cui papa Pio IV era membro, e lo stemma della città di Milano. Anche l’ultima campata oltre il passaggio di Santa Margherita riprende il ritmo della facciata con le semicolonne binate, le nicchie con statue e la porta a timpano triangolare con lo stemma della città.

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