Stendhal giunse per la prima volta nella città di Milano al seguito dell'esercito napoleonico, intorno al 10 giugno del 1800, trovando prima alloggio nel palazzo D'Adda (oggi via Manzoni) all'epoca non ancora ultimato del tutto, poi in palazzo Bovara (corso Venezia, dove sulla facciata è affissa una targa commemorativa).
Gli impegni militari lo portano presto in altre città del nord Italia, fino al suo rientro in patria, avvenuto per congedo nel dicembre del 1801.
Tornò a Milano nel 1814, ancora nel mese di giugno. Dopo alcuni spostamenti anche in terra di Francia, si stabilì a Milano nel 1816, e vi rimase fino al 1821.
Ancora a Milano il 10 gennaio del 1828, dove presentò richiesta alla polizia austriaca di un permesso di soggiorno di quindici giorni: permesso negato, con l'ingiunzione di lasciare immediatamente la città quale persona indesiderata.
Metterà da lì in avanti piede a Milano solo saltuarimente, per pochi giorni e semi clandestinamente.
Tra le sue opere, scritti, lettere e diari, è possibile ricavare un numero assai elevato di descrizioni non solo di luoghi cittadini, ma anche di momenti di vita milanese, senza scordare numerosi accenni a paersonaggi più o meno in luce all'epoca (nobili, politici, cantanti e musicisti che popolavano la città).
Senza naturalmente poter essere esaustivi, di seguito alcune sue considerazioni su Milano e i milanesi, da leggersi un po' come degli aforismi, che ancora possono farci riflettere.
Primissime notazioni, all’arrivo in città (giugno-agosto 1800)
- La facciata di casa d’Adda era ancora incompiuta, poiché a quei tempi era ancora di nudi mattoni. Entrai in un magnifico cortile. Salii per una superba scalinata. Vista stupenda che dava sulla corsia.
- Poco dopo mi servirono delle squisite cotolette impanate. Per molti anni questo piatto mi ha ricordato Milano.
- Qui c’è una calura insopportabile per un francese, ne siamo tutti oppressi.
Considerazioni generali sulle bellezze architettoniche cittadine
- Milano è la città d’Europa con le strade più comode e i cortili più belli all’interno delle case.
- Qui esiste una commissione d’ornato; quattro o cinque cittadini noti per il loro amore per le opere e le belle arti, e due architetti, compongono tale commissione, la quale esercita le proprie funzioni senza compenso. Essa dà il proprio parere. Se il proprietario vuol fare eseguire qualcosa di esageratamente brutto i membri della commissione ridono di lui nelle conversazioni. Presso questo popolo nato per il bello, … ci si occupa un mese di seguito del grado di bellezza della facciata di una casa nuova.
- Far costruire una bella casa a Milano conferisce la vera nobiltà. L’ambizione segreta di tutti i milanesi è quella di costruire una casa o se non altro di rinnovare la facciata di quella ereditata dal padre.
Ed ecco una nota su un’invenzione molto pratica:
- Ad esempio si può passare vicino alle case quando piove: grondaie di latta portano l’acqua dai tetti nel canale che scorre sotto ogni strada. Dal momento che i cornicioni sono sporgenti, quando si cammina lungo le case, si è quasi al riparo dalla pioggia.
Sui monumenti e sui luoghi di interesse
- Bisogna dire che l’architettura era scadente verso il 1778 quando Piermarini costruiva il teatro alla Scala, modello per gli ornamenti interni, ma non certo per le sue due facciate.
- Settembre 1816. Definisco la Scala il primo teatro al mondo, perché è quello che fa provare più piacere attraverso la musica. Non ci sono lampade in sala, è illuminata unicamente dalla luce riflessa dalle scene.
- Quando c’è un ballo in maschera, verso le due si cena nei palchi che sono illuminati; sono notti di follia. Si arriva alle sette per lo spettacolo. A mezzanotte, degli uomini in cima a scale alte settanta piedi e portate da un altro uomo in platea, accendono sei candele poste davanti ad ogni palco; a mezzanotte e mezza si da inizio al ballo.
Palazzo Spinola sede della Società Giardino
-di recente 400 proprietari del casino di san Paolo hanno speso una cifra esorbitante di denaro per ornare il loro palazzo. La sala da ballo, tutta nuova e magnifica, mi è sembrata più vasta del primo salone del museo del Louvre.
- presenta un’architettura molto bella, vi dicono. Dovete intendere che è terribilmente triste e cupa. Non potrei ridere una volta alla settimana se abitassi nel palazzo Arconti. Questi palazzi mi ricordano sempre il medioevo…
-La facciata parzialmente gotica non è bella ma è davvero graziosa. Bisogna vederla illuminata dalla luce rossastra del sole al tramonto.
- 2 novembre 1816: ieri all’una del mattino (col chiaro di luna) sono andato a vedere il Duomo. Qui ho trovato un silenzio assoluto. Quelle piramidi di marmo bianco, così gotiche e slanciate che si elevano nell’aria e si stagliano sul blu cupo di un cielo meridionale ornato di stelle scintillanti, formano uno spettacolo unico al mondo.
- È a Napoleone che si devono la facciata parzialmente gotica e tutte le guglie sulla fiancata meridionale, verso palazzo regio…le vetrate fanno in modo che le cinque navate dell’interno conservino quella bella oscurità che si confà alla religione che predica l’inferno eterno.
- Nei pressi dell’altare maggiore, a mezzogiorno, si trova un passaggio sotterraneo aperto al pubblico che, dall’interno della chiesa conduce sotto il portico del cortile dell’arcivescovado.
- Ho visto la statua di san Bartolomeo scorticato che porta gagliardamente la propria pelle a bandoliera, molto apprezzata dal volgo, e che potrebbe fare bella figura nella sala anatomica di un ospedale, se non fosse piena di errori di anatomia.
- San Carlo, che è prima o dopo la Madonna, il vero Dio dei milanesi. Per la sua festa, si ricopre di damasco rosso la base degli enormi pilastri gotici del duomo. A trenta piedi di altezza si appende una quantità di grandi quadri che raffigurano gli episodi principali della vita di san Carlo.
-Al ritorno ho visto le magnifiche colonne antiche di san Lorenzo ; ce ne sono sedici, sono disposte i fila diritta, scanalate, di ordine corinzio, e alte fra i 25 e i 30 piedi. Per ammirarle occorre un occhio già uso a separare le rovine della venerabile antichità da tutte le sciocchezze di cui le ha sovraccaricate la puerilità moderna.
La chiesa di san Lorenzo, eretta dietro le 16 colonne antiche, mi ha divertito per la sua forma originale.
(sbattezzata dai reazionari del luogo) è bella senza essere copiata dall’antichità, mentre la borsa di Parigi sarà solo la copia di un tempio greco (questa porta, in realtà un arco trionfale con i due caselli daziari in posizione arretrata, fu progettata da Luigi Cagnola in stile neoclassico e costruita fra il 1802 e il 1814, su volere di Napoleone).
La chiesa di san Fedele (architettura del Pellegrini) che si scorge arrivando dal teatro alla Scala attraverso la via san Giovanni alle case rotte, è superba, ma di una bellezza di tipo greco, il che è allegro e nobile. Privo di senso del terrore.
- L’architettura di porta Nuova, altra opera di Napoleone, somiglia ad una miniatura eseguita con aridità: è di cattivo gusto come le decorazioni dei teatri di Parigi (il progetto della porta trionfale e dei caselli è dell'architetto Zanoia, 1813)
- Questa sera sono andato al teatro filodrammatico. È il nome che i reazionari hanno fatto imporre al teatro patriottico, fondato sotto il regno della libertà, verso il 1797, e sostenuto con magnificenza dai cittadini milanesi (il Teatro Patriottico nacque nella chiesa sconsacrata dei SS. Cosma e Damiano, dove oggi c'è la via Filodrammatici. La chiesa fu poi trasformata in vero teatro con il contributo del Canonica, del Piermarini e del Pollack, e la nuova sala venne inaugurata il 12 dicembre 1800).
Considerazioni sui costumi e sui passatempi dei cittadini milanesi
- Chi somiglia di più ai francesi qui sono le persone molto ricche. Più di quello che abbiamo noi, hanno l’avarizia, passione molto comune tra loro, che lotta in modo ridicolo con una forte dose di vanità.
- L’unica spesa che fanno sono i cavalli; ne ho visti diversi da tre, quattro , cinquemila franchi.
- Sono sorpreso di questo invito: i milanesi non invitano mai a pranzo: hanno ancora delle idee spagnole circa il lusso che bisogna sfoggiare in tali occasioni.
- Su 150 azioni, importanti o no, grandi o piccole, di cui è fatta la giornata, il milanese fa cento venti volte quello che gli piace nel momento stesso.
Il Corso delle carrozze sui bastioni di porta Venezia
- Tutti i giorni alle due c’è il corso, dove tutti sfilano a cavallo o in carrozza. Il corso si svolge a Milano, sul bastione fra porta Rense (Stendhal usa il nome che il popolo aveva dato alla porta orientale, strorpiando l'antico nome latino Argentea) e Porta Nuova.
- Tutte le carrozze sostano per mezz’ora sul corso. È una specie di sfilata della buona società. La domenica, tutto il popolo viene a d ammirare gli equipaggi dei suoi nobili (fin dal 1600 erano più di millecinquecento le carrozze a Milano, e almeno cento quella con tiro a sei cavalli).
- D’inverno il corso si svolge prima di cena, dalle due alle quattro. In tutte le città d’Italia c’è un corso, o sfilata generale della buona società. I milanesi sono fieri del numero di carrozze che danno lustro al loro corso. In una bella giornata di festa grande, e di sole, qui ho visto quattro file di vetture in sosta sui due lati del viale, e al centro due file di carrozze in movimento, il tutto regolato e diretto da dieci ussari austriaci. D’estate al ritorno del corso, si fa sosta in corsia dei servi a prendere dei gelati; si rientra a casa per dieci minuti, dopodiché si va alla scala.
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