Lo scrittore francese Stendhal, in occasione del suo primo soggiorno milanese, definisce così il suo ingresso nell’imponente Palazzo Borromeo d’Adda.
Il palazzo già esistente nel XVIII secolo fu ricostruito, nel 1820, in forme neoclassiche dall’architetto Gerolamo Arganini su commissione del marchese Febo d'Adda. L'architetto scelse un aspetto tardo-neoclassico per la facciata e la impostò su tre portali, di cui quello maggiore centrale è decorato da doppie colonne in granito rosa che reggono il balcone del piano nobile. Le venticinque finestre del piano nobile sono decorate con timpani alternativamente a forma triangolare e curvilinea; il palazzo si conclude in verticale con un cornicione con mensole, al cui centro vi è lo stemma di famiglia.
L'interno del palazzo presenta due cortili, di cui uno sistemato a giardino; infine degno di nota è lo scalone monumentale scandito da volta a botte e lesene ioniche architravate.
Il palazzo, danneggiato dai bombardamenti del 1943, è stato ripristinato e ampliato dagli architetti Vito e Gustavo Latis tra il 1945 e il 1948: il fronte verso il giardino, dalle rigorose forme razionaliste riviste in pietra di ceppo, e il nuovo edificio residenziale di otto piani si configurano come un riuscito esempio di dialogo tra antico e moderno.
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