sabato 5 febbraio 2022

GIOVANNI BERCHET

nato a Milano 23 dicembre 1783
Nacque nel palazzo situato nella attuale via Cino del Duca al civico 2 da Federico e da Caterina Silvestri, primo di otto fratelli. Il padre era un commerciante di tessuti di Nantua in Francia. (Se si passa per la via proprio al civico 2 vi è la lapide che ricorda la sua nascita)
Da giovane fu traduttore non solo di opere poetiche all'avanguardia, che esprimevano il nuovo gusto romantico, come l'ode Il bardo di Thomas Gray, ma anche di romanzi, come Il vicario di Wakefield di Oliver Goldsmith.
Nel 1816 fu l'autore del più famoso manifesto del romanticismo italiano, ovvero la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo.
Nel 1818 fece parte del gruppo che fondò Il Conciliatore, il foglio che era portavoce delle posizioni romantiche. Due anni dopo si iscrisse alla Carboneria, coltivando contemporaneamente la passione politica e quella letteraria. Partecipò ai moti repressi del 1821 e per sfuggire all'arresto fu costretto ad andare in esilio prima a Parigi, poi a Londra e infine in Belgio.
A questo periodo belga risale la sua produzione poetica: il poemetto I profughi di Parga (1821, edito nel 1823), le Romanze (1822-1824) e l'altro poemetto Le fantasie (1829). Tornato in Italia nel 1845, partecipò alle cinque giornate di Milano del 1848 e lottò con tutti i mezzi possibili per il raggiungimento dell'unità d'Italia, alla quale però non poté assistere per motivi anagrafici: dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza e la iniziale prevalenza dell'Austria fu costretto a riparare in Piemonte. Nel 1850 si schierò con la destra storica e fu eletto al Parlamento subalpino. Morì l'anno successivo. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

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