Originariamente villaggio, antico nucleo del X Secolo a vocazione agricola lungo il fiume Lambro meridionale, apparteneva ai Corpi Santi di Milano. Dal 1130 risulta documentato il Monastero di San Barnaba presso il Gratum Soli, poi affidato ai Vallombrosani con gli annessi mulini sul vicino Lambro Meridionale. Di questo complesso abbaziale rimangono, destinati ad altri usi, i resti della chiesa, della canonica, del chiostro e della cascina tra via Gratosoglio e via Achille Feraboli. A fianco, nel XIX secolo sorse l'esteso opificio tessile Cederna tutt'ora esistente.
All’incrocio don via Baroni abbiamo il ramo che costeggia la nuova chiesa e uno meridionale che diventa strada chiusa e che porta a due vecchi edifici, l’edificio, ormai in rovina, dell’asilo Regina Margherita del Cotonificio Cederna, stabilimento che occupa parte dell’antico borgo. Poco oltre, sempre lungo il ramo senza uscita di via Gratosoglio, si trovano, sul lato sinistro, una villetta e un caseggiato, probabilmente realizzati negli anni Venti del ‘900, come alloggi per i dipendenti del cotonificio. Successivamente, la villetta al civico 63 venne utilizzata dai Carabinieri, oggi è anch’essa in rovina.
Costeggiando il vecchio cotonificio, la via diventa molto stretta perché questo, un tempo, era un ramo del fiume Lambro Meridionale (antico Pudiga).
Dove si trova il parco Meda, siamo nel cuore dell’antico borgo del Gratosoglio, via Gratosoglio, angolo via Feraboli. Qui sorgeva un antico convento di monaci situato a circa tre miglia dalle mura di Milano, sorto dove San Barnaba, passando da queste parti (il famoso 13 marzo del 51 d.C., giorno del Tredesin de Mars), pare avesse esclamato osservando i terreni gratum solium (posto accettabile), inquadrandolo come luogo ideale per una fondazione monastica. Infatti il luogo sorgeva in un luogo ove era facile rifornirsi d’acqua e vicino a due importanti assi viari, la strada Mediolanum-Ticinum e la Vigentina (sua variante).
Del passaggio di San Barnaba nel 51 d.C. nelle terre del Gratosoglio rimane il ricordo proprio nella chiesetta che oggi è un magazzino, la quale era dedicata per l’appunto a San Barnaba (appellativo affiliato alla nuova parrocchiale non lontano).
Successivamente insediativisi i monaci intrapresero, come in molte parti del sud Milano, il lavoro di bonifiche da terreni paludosi per trasformali in campi coltivabili.
Nel corso del tempo i contadini affluirono per lavorare le terre vicine e i frati, non solo avevano provveduto all’erezione d’un convento e di una chiesa per sè, ma andarono innalzando, per i contadini, ricoveri provvisori, che si trasformavano successivamente in case rustiche, stabili e sufficenti. Dopo che i Vallombrosani lasciarono quella località, seguirono i Carmelitani, poi i Francescani che dal 1600 vi rimasero fino al 1783, epoca in cui la chiesa divenne parrocchia.
In seguito la chiesa fu ceduta, dall’allora Abate Commendatario (un Visconti) all’Arcivescovo di Milano, mentre il primo parroco fu un Francescano. Fino agli anni Trenta del Novecento l’aspetto del borgo rimase pressapoco identico da secoli. Vi era ancora la chiesa, addossata al palazzo un tempo convento dei monaci.
Gratosoglio dal XX secolo è principalmente un quartiere di edilizia popolare che sorge intorno ad un asse centrale costituito da via Costantino Baroni. Occupa una superficie di 422.000 m2 ed ospita 9.838 abitanti. Il quartiere è cresciuto nei primi anni sessanta su iniziativa dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Milano, in collaborazione col Comune di Milano, in un periodo in cui vi era forte richiesta di alloggi popolari per la grande pressione migratoria dei lavoratori che dalle regioni del sud Italia venivano a lavorare nelle industrie del Nord. Il piano quadriennale dal 1962 al 1965 prevedeva l'edificazione di 21.000 alloggi. Impiegando per la prima volta in modo massiccio le tecniche di costruzione con materiali prefabbricati, vennero realizzati 52 edifici di 9 piani (di lunghezza variabile tra i 50 ed i 90 metri) e, circa un decennio dopo, 8 torri di 16 piani, alte 56 metri, note come "Torri Bianche".
Il nuovo quartiere era caratterizzato da molti spazi verdi, strutture sportive ad uso pubblico e strutture scolastiche sperimentali (con mense scolastiche, palestre, piscine e laboratori) ma soffrì sempre di vari problemi strutturali quali pavimentazione dei marciapiedi posticcia, collegamenti pubblici con il centro di Milano precari, negozi alimentari carenti. Fu oggetto di iniziative per migliorare la qualità di vita da parte della società civile, comprese le organizzazioni sindacali. La socialità di quartiere era incentrata su gruppi di famiglie che organizzavano gare, tavolate e feste, spesso appoggiandosi alla parrocchia di S. Barnaba, inizialmente da don Ernesto Prina e da don Alberto Nordi .
Il quartiere fu colpito dalla austerity dopo la crisi energetica e fu in seguito considerato un tipico quartiere dormitorio, emarginato dal resto della città e con un tessuto sociale deteriorato.
Alle aree di edilizia popolare si sono gradualmente affiancate aree residenziali private più borghesi per estensione dal centro e altri progetti residenziali convenzionati con minore intensità abitativa, come il progetto degli enti previdenziali "Le Terrazze" e il complesso di via Guido de Ruggiero e via Minerbi.
In un antica cascina
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