Di probabile origine medievale, appartenne ai Pii Luoghi Elemosinieri della Misericordia, poi ai conti Archinto.
E’ citata negli “Statuti delle Acque e delle Strade del Contado di Milano” redatto nel 1345 dal Porro Lambertenghi.
Lungo la “... strata de Bagio comenzando al ponte de la Preda overo al cornise el quale si è in cima de la strata per la quale se va al locho de Bagio” ad un certo punto si potevano infatti incontrare “Le cassine o locho de Sellanova con le cassine de Badarocho e Inferno e le cassine de le Done Bianche e Moreto: br.cccccxxxiii ... ”
Tutte le cascine erano normalmente tra loro collegate con le cosiddette “Strade Poderali”. Nelle carte topografiche anteguerra è quindi indicata una strada campestre di collegamento tra Barocco e la scomparsa Cascina Moretto (citata dal Porro Lambertenghi come “la cassina de le Done Bianche e Moreto”), che si trovava nell’attuale Piazza d’Armi della Caserma Perrucchetti.
Parte dei terreni, a sinistra della stradina di collegamento tra l’attuale Via Barocco ed il Parco delle Cave, sono ancora coltivati a mais e foraggio. La restante parte, lungo Via Forze Armate è ora occupata dal Q.re residenziale “La Viridiana”.
In Cascina Barocco, oltre all’allevamento di mucche da latte, c’erano ben 5 famiglie di “caretù” i carrettieri, trasportatori di ghiaia, sabbia e materiali vari.
Il nome specifico di caretù derivava proprio dall’impiego dei particolari carri a due ruote di legno cerchiate in ferro e del diametro di circa due metri, col pianale a sponde alte e chiuse; in gergo sono chiamati “marnoni” per la loro forma simile ad una madia.
Per trainarli servivano cavalli e muli piuttosto robusti per poter “strappare” pesanti carichi dagli scavi per le fondamenta delle case, spesso con le ruote semi affondate nella fanghiglia.
I caretù de Barocch erano i fratelli Farioli, i Lazzaroni, Luigi Sacchi detto Gin Lunga per la sua alta statura, Buzzi e Paolo Bossi detto Pauloeu di Boss.
Ad uno dei fratelli Lazzaroni era stato dato il soprannome di“ Sacramenton” .
Il nomignolo gli era derivato da un fatto curioso accaduto una sera, in via delle Forze Armate. mentre tornava a casa alla guida del “marnon” stancamente trainato dal cavallo.
Il Lazzaroni stava tranquillamente spolpando un gustoso “pescioeu” di maiale, la modesta cena. Ad un certo punto sopraggiunse scampanellante il tram 34 impossibilitato a sorpassare a causa della ristrettezza della carreggiata; le ruote del carro occupavano infatti una parte delle rotaie. Il tranviere insistentemente “chiedeva strada” pestando con vigore sul pedale del campanello.
Il nostro Lazzaroni dapprima fece segno di passare ma poi, spazientito per l’insistenza del “manetta”, esclamò con vigore “Sacramenton d’on Sacramenton! Se te voeuret passà, passa, ma taja foera ti!”. Se il tram voleva superarlo, secondo lui, avrebbe quindi dovuto uscire dai binari ed effettuare il sorpasso.
Appena tornato a Barocco, raccontò con enfasi l’accaduto agli amici ed ai frequentatori dell’osteria. Tutti risero fragorosamente e, da quella volta, il soprannome di “Sacramenton” gli rimase per sempre.
Lazzaroni era un tipo allegro, tanto che riusciva a prendersi in giro da solo e alla sera nell’osteria, quando qualcuno lo chiamava col cognome, soleva dire: “Quèsta chì l’è pròppi on’ingiustizia! Hoo lauraa tutt el dì come on matt...e me disen anmò Lazzaron!”.
Tra i fittavoli della Barocco vi furono i Gorla; gli ultimi furono i fratelli Enrico e Alessandro Farina.
Il Lisander Farina era un uomo eccezionale, d’animo buono, onesto, capace e gran lavoratore; per questi motivi era rispettato e benvoluto da tutti.
Negli anni ’60, alla chiusura dell’attività agricola di Barocco, “el scior Lisander” venne assunto dalla vicina Impresa “Fratelli Proverbio” con la funzione di “Fattore” in Cascina Linterno, l’azienda agricola di loro proprietà ed utilizzata per la coltivazione del foraggio per l’allevamento di bovini da carne e cavalli da tiro.
In cascina Barocco, da tempo immemore, funzionava anche un’osteria con annessa balera e gioco delle bocce: la trattoria “Speranza”.
La stalla dei bovini, situata sul lato nord, venne demolita nel dopoguerra. Al suo posto venne costruita la sede dell’impresa Proverbio dotata di spaziosi porticati e magazzini per lavori edili e stradali.
All’epoca i trasporti dei materiali avvenivano ancora mediante carri trainati da robusti cavalli da tiro, una parte della costruzione ospitava quindi anche una scuderia con circa 20 animali. Ogni mattina era uno spettacolo vederli uscire, eleganti, impeccabili, con i finimenti di cuoio e le borchie tirati a lucido, al traino di carri moderni, belli, pitturati di rosso e giallo (i colori dell’impresa). I “ caretù” sedevano alla guida dei carri, accomodati sulla tipica cesta di vimini contenente il fieno per il ristoro dell’animale.
Tra cascina Barocco e cascina Linterno, a fianco del Fontanile Marcione, nella località chiamata “La Conserva” per la presenza di una ghiacciaia, transitava il trenino per il trasporto della sabbia e la ghiaia delle Cave Cabassi e Casati sino al deposito “dei sabbioni” ricavato nell’attuale area di via Olivieri.
Si hanno notizie anche di un altro trenino che partiva dall’area della Cava Aurora, percorreva tutta Via Pompeo Marchesi fino in Via F.lli Zoia per poi terminare la corsa anch’esso nei pressi di Via Olivieri.
Curiosi erano i nomi dati a questi trenini, ciascuno aveva un nome di donna: si chiamavano Giorgina, Carla, Luisa ...Di
L’antico portale di Cascina Barocco di chiara origine medievale e raffigurante una Croce Templare.
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