L'area su cui è sorto l'attuale abitato di Ponte Lambro era un tempo un territorio esclusivamente agricolo, caratterizzato da una particolare ricchezza di acque superficiali. Il naturale sistema dei fontanili e delle rogge, era stato canalizzato e sfruttato a fini agricoli fin dal XIII secolo attraverso le marcite, da parte dei monaci dell'ordine degli Umiliati insediati nella vicina abbazia di Monluè. I confini erano definiti a nord dall'antica strada Paullese, a est dal fiume Lambro e a ovest e sud, rispettivamente, dalla roggia Spazzola e da quella delle Quattro Ave Marie. Sin dall'epoca imperiale romana, un ponte di legno permetteva alla strada Paullese di superare il fiume Lambro.
Alla fine dell'Ottocento, l'area coincide con il terreno dei due grandi poderi detti Canova e Zerbone, sui quali sorgevano antiche cascine e mulini: la "Cascina Zerbone" (XIV secolo), poco distante il "Mulino della Spazzola" (XIII secolo) situato sulla roggia omonima, e la "Cascina Canova, o Casanova" (XVII secolo). Originariamente sottoposti alla giurisdizione civile ed ecclesiastica della Pieve di San Donato, i due poderi erano amministrati da sempre dal comune di Morsenchio, prima di essere annessi col Risorgimento al comune di Mezzate, che nel 1916 divenne Linate al Lambro, vista la continua crescita del numero dei suoi abitanti: la gran parte, infatti, si concentrava in quella fetta di territorio che prese il nome di Ponte Lambro.
Nel 1922, a seguito di alcuni espropri per la realizzazione del Porto di Mare e del canale Milano-Cremona-Po, mutarono i confini territoriali del comune di Linate al Lambro: le frazioni di Ponte Lambro e Morsenchio furono aggregate al comune di Milano, e i confini vennero ridefiniti spostando più a sud il limite del territorio milanese, sottraendo anche una piccola porzione del comune di San Donato in fondo all'abitato di Ponte Lambro. Il tutto, però, rimase sulla carta, e soltanto il 1º gennaio 1925 divenne definitiva l'aggregazione di Ponte Lambro e Morsenchio a Milano, mentre il progetto del porto non ebbe seguito e il canale non venne mai realizzato. Il comune di Linate al Lambro perse, oltre ad una buona fetta del suo territorio, la metà della popolazione, passando da 3931 a 1914 abitanti.
Il "podere della Canova", su cui è sorto l'abitato di Ponte Lambro, apparteneva un tempo all'ordine degli Umiliati di Brera, che a Monluè avevano la propria grangia, insieme con altre case e conventi a Morsenchio e Linate. Venne poi acquistato dal “Luogo Pio Elemosiniere delle Quattro Ave Marie”, un'antica confraternita deputata ad opere caritatevoli. Su questo fondo sorgeva "l'Osteria delle Quattro Marie”, che apparteneva al medesimo Luogo Pio. Era situata in corrispondenza del quarto miliare della strada consolare romana che congiungeva Milano a Cremona, e ancora oggi è conosciuta come Osteria del Bagutto: risale al 1284 il primo documento che ne attesta l'esistenza. La Roggia Certosa e una strada, l'odierna via Camaldoli, separava il podere della Canova dal fiume Lambro, e la lunga fascia di terra che stava fra i due corsi d'acqua, insieme col molino detto di Gavazzo, apparteneva al Monastero delle Madri di Santo Spirito. La proprietà dei terreni fu per lungo tempo in mano agli ordini monastici. Il cambio di proprietà avvenne tra il Settecento e l'Ottocento, quando i poderi e gli stabili che vi sorgevano vennero venduti a privati. Poco prima del fiume Lambro esisteva una vecchia cappelletta, con l'affresco che raffigurava la “Fuga in Egitto”. Venne restaurata nel 1912 dal signor Giovanni Sala, oste del Butteghin.
Sorto in prossimità di un ponte sul fiume Lambro, da cui il suo nome, il borgo di Ponte Lambro iniziò ad acquisire una sua fisionomia nei primi anni del Novecento, con l'insediamento di una trentina di "artigiani lavandai". Espulsi dalla città in continua crescita, trovarono proprio qui le acque limpide delle rogge (Roggia Certosa, Roggia delle Quattro Ave Marie e Roggia Spazzola) e i prati erbosi per la stesa dei panni. Lungo la via Camaldoli sorsero le prime lavanderie, seguite da quelle di via S. Antonio (rinominata via Umiliati nel 1925, quando Ponte Lambro divenne un quartiere di Milano), le più numerose, e via via tutte le altre.
La popolazione aumentò progressivamente a causa del processo migratorio verso la città e i comuni limitrofi degli ex lavoratori agricoli, espulsi dalla meccanizzazione dell'agricoltura e attratti da un lavoro sicuro nelle fabbriche. Lo scoppio della prima guerra mondiale e la destinazione industriale di una parte del territorio compreso tra Linate al Lambro e Taliedo, favorì l'insediamento di nuovi stabilimenti per la produzione bellica: a Morsenchio le industrie chimiche Società Italiana Prodotti Esplodenti e la Società Derivati Cellulosa; sul limitare dell'aeroporto di Taliedo le ditte aeronautiche SSAI-Società per lo Sviluppo dell'Aviazione in Italia (nel 1917 venne rilevata da Gianni Caproni e divenne Società Italiana Caproni e poi Aeroplani Caproni nel 1929).
Qualche anno più tardi a Morsenchio si insediò un'importante industria chimica, l'Appula (rilevata dalla Montecatini nel 1941), mentre nel 1929 anche l'azienda aeronautica Piero Magni Aviazione trasferì la sua attività a Morsenchio in via Bonfadini, dove trovarono lavoro diversi abitanti di Ponte Lambro.
Furono edificate nuove case, aprirono nuovi negozi e attività artigianali, modificando e arricchendo il tessuto sociale del quartiere, che aveva ormai raggiunto i 1.500 abitanti nei primi anni Venti. Nei primi decenni del Novecento la popolazione era connotata da un tessuto sociale piuttosto omogeneo, di estrazione nettamente proletaria e strutturato intorno ad alcune grandi famiglie. Accanto a quello dei lavandai si andava formando un nutrito nucleo operaio, richiamato in quest'area dalla presenza di alcune industrie che traevano particolari vantaggi da questa parte della provincia per la ricca presenza di acque, della ferrovia e, soprattutto, della inesauribile manodopera a buon mercato.
Nel 1919 sorsero le prime organizzazioni proletarie: venne inaugurata la Sezione del Partito Socialista, venne fondato il Circolo Famigliare dove trovarono sede le prime leghe contadine e operaie. Nel 1922 venne fondata la Cooperativa di Consumo e la Cooperativa Edificatrice, che costruirono la propria sede in via Bonfadini. Erano luoghi di emancipazione sociale e di istruzione e al tempo stesso di difesa al potere di acquisto dei lavoratori, minacciati dal continuo rincaro dei generi di prima necessità, e dalla mancanza di alloggi a prezzo popolare. Il nuovo assetto sociale assunse particolare vigore nel 1920, in occasione delle elezioni amministrative: per la prima volta la vittoria socialista portò alla nomina del nuovo sindaco Attilio Ardemagni a Linate al Lambro, rompendo il predominio delle classi benestanti. Le precedenti amministrazioni, infatti, erano composte dagli esponenti della borghesia locale: osti, mugnai, fittabili, commercianti e proprietari terrieri. Nella primavera del 1922 venne inaugurata la sezione del Partito Comunista d'Italia. Nel 1921 il movimento fascista trovò sostenitori e finanziatori tra i proprietari terrieri, fittavoli e artigiani di Linate al Lambro, che fondarono la sezione del Fascio di combattimento. Divenne in seguito Sezione del Partito Nazionale Fascista, con sede nella palazzina dietro il palazzo municipale. I consiglieri comunali socialisti e comunisti furono minacciati e costretti a dare le dimissioni, causando lo scioglimento della giunta di Ardemagni prima, e poi quella del sindaco Emilio Lorini. In seguito i fascisti presero possesso della Cooperativa Edificatrice e della Cooperativa di Consumo, imponendo propri rappresentanti nei consigli di amministrazione.
Durante la seconda guerra mondiale, Ponte Lambro divenne la base operativa di cellule della Resistenza, mentre la sede del Partito Nazionale Fascista, in via Monte Oliveto, rimase sempre pressoché deserta. Molti operai antifascisti costituirono cellule di strada e squadre di officina, compiendo azioni di sabotaggio negli stabilimenti della Caproni, Montecatini e Piero Magni, facendo saltare i pali della luce e del telefono lungo la strada Paullese. Militavano in diverse formazioni partigiane: nella 124ª e 196ª Brigata Garibaldi SAP, nelle formazioni di Giustizia e Libertà e nella 38ª Brigata Matteotti, in contatto con altre formazioni della Zona Vittoria-Romana, in particolare del rione di Calvairate. Nove furono i pontelambresi arrestati e deportati nei campi di concentramento tedeschi, tra giovani renitenti alla leva e chi aveva partecipato agli scioperi del marzo 1944: solo quattro tornarono a casa. Nei giorni che seguirono la Liberazione, il CLN di Ponte Lambro, composto da esponenti del PCI, PdA e PSI, svolse un ruolo importante per l'approvvigionamento di viveri e medicinali da distribuire alla popolazione, e per il controllo dell'ordine pubblico. Il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa di Consumo tornò nelle mani di chi l'aveva fondata nel 1922, socialisti e comunisti, chiudendo il nefasto periodo di controllo da parte del Partito Fascista, durante il quale era stata venduta la proprietà dell'edificio per pagare i debiti accumulati.
La crisi economica del dopoguerra determinò la chiusura di molte fabbriche e il licenziamento di migliaia di lavoratori (5.000 alla Caproni). Molte famiglie del quartiere riuscirono a superare le difficoltà grazie all'aiuto di molti esercenti, che fecero credito sulla lista della spesa. Il processo migratorio, interrotto dalla guerra, riprese negli anni '50 con l'arrivo di nuove famiglie provenienti dalle regioni del meridione, dalla Toscana e dal Veneto. I nuovi arrivati si integrarono socializzando con i “vecchi” abitanti. Nuovi edifici presero il posto delle lavanderie artigiane, che man mano chiudevano la loro attività con l'arrivo delle prime lavatrici. La coesione sociale ancora esistente negli anni del dopoguerra era notevole, e il quartiere vantava una forte e diffusa attività associazionistica: sezioni di partito (PCI, PSIUP) il circolo ACLI, la Cooperativa di Consumo, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia e l'Associazione Combattenti e Reduci. Non mancavano le attività sportive ed in particolare le squadre di calcio (Valentia) e di ciclismo; otto erano i campi per il gioco delle bocce, uno in ogni osteria: Bar Liporati, Bar dei Combattenti, Trattoria Butteghin e l'Osteria del Ponte, Bar Tabacchi, Cooperativa, Bar del Trani e al Bagutto. Due erano le sale da ballo: il "Valentia", presso la Cooperativa, e la "Grotta Azzurra" al Bar Tabacchi.
Nel 1954 venne costruita una chiesa provvisoria, un capannone prefabbricato che la Curia milanese adottò per il piano generale di costruzione delle nuove chiese. Con decreto del 14 luglio 1954, Don Marco Scandroglio fu autorizzato dall'arcivescovo a celebrarvi la S. Messa. Nel 1955 venne fondata la Parrocchia e il 7 agosto Don Aldo Gessaga iniziò a dir messa nella chiesa del Sacro Cuore. Il 27 gennaio 1963 si tenne la benedizione della prima pietra della nuova chiesa (i lavori di costruzione terminarono nel 1965), che verrà consacrata ufficialmente il 18 aprile 1968.
Il primo intervento pubblico rilevante avvenne nel 1955, quando vennero costruiti una trentina di alloggi comunali in via Umiliati 58 e il nuovo edificio scolastico, che ospitava la scuola materna ed elementare. Per l'occasione venne asfaltata la via Umiliati. In precedenza la scuola più vicina era in via Sordello, a Morsenchio. Tuttavia il quartiere mancava ancora di servizi primari come le fognature, i servizi igienici, l'illuminazione stradale e la corrente elettrica in molte case. In quegli anni Ponte Lambro arrivò a contare circa 5.000 abitanti, pur mantenendo una struttura di vero e proprio “paese” ai margini della città.
Alcune realtà industriali si insediarono lungo la via Umiliati, offrendo occasioni di lavoro anche per i residenti. La prima, nel 1950, è stata la ditta Taliedina Costruzioni Meccaniche, specializzata nella costruzione di collettori di scarico e silenziatori (marmitte) per le moto Parilla. Con gli anni "60" e il boom economico giunse la Admiral, importante società americana specializzata nella costruzione di televisori, che costruì un nuovo edificio per tecnici e impiegati. Verso la fine degli anni 60 la Admiral trasferì la propria attività e al suo posto si insediò la Olivetti che fino alla metà degli anni 80 mantenne a Ponte Lambro un importante distaccamento di impiegati e addetti alla riparazione e manutenzione di macchine da scrivere e calcolatrici.
L'Antica trattoria Bagutto è uno dei due più antichi ristoranti del mondo tuttora esistenti di cui si abbia notizia.
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