venerdì 29 ottobre 2021

CHIESA DI MORSENCHIO

 Lungo la via Bonfadini, ancora ben conservato, sorge il borgo di Morsenchio. In esso fu 

storia-parrocchia2sempre molto viva la devozione Mariana, come testimoniano numerose fonti.

Già nel tredicesimo secolo la storia ci informa di una chiesetta dedicata alla “Beatissima Vergine Maria”: una fonte tramanda che il luogo di culto, “bianco e di buona fattura, è ben tenuto e abbellito all’interno con pitture”.

In questa chiesetta si celebrava la Messa, e nei giorni festivi vi si teneva la catechesi; pare che il luogo fosse all’epoca molto frequentato; attorno a questa area, inoltre, si trovava un piccolo cimitero. Si tramanda poi che nel 1571 vi si recò in visita pastorale San Carlo, Arcivescovo di Milano.


La chiesetta era situata nel borgo di Morsenchino, proprio di fronte alla casa che oggi si trova in via Bonfadini al civico 89, e che è lo stesso fabbricato dell’epoca. Allora, vi si trovava una fiorente osteria, della quale era proprietaria la famiglia Borromeo di Peschiera. Della chiesetta non si hanno più notizie dal 1750.

Poco dopo, però, tra il 1770 e il 1775, poco distante, nel perimetro della cascina Morsenchio, e più precisamente in un suo angolo esterno, venne costruita una nuova chiesetta. Era una costruzione lunga più di quattordici metri e larga oltre sei. L’esterno era esteticamente modesto, ma l’interno, che aveva un’unica navata con volta a botte, era alquanto aggraziato. Alle pareti erano appesi quadri che raffiguravano i dodici apostoli, mentre, dietro l’altare, un grande dipinto rappresentava la “Madonna Addolorata” con il cuore trafitto da sette spade.

Purtroppo questo edificio sacro, e con esso tutta la cascina, venne abbattuto nel 1960, per far posto a nuovi capannoni della Montedison che si stava espandendo, nonostante l’opposizione del primo parroco della nuova parrocchia, anch’essa dedicata all’Addolorata, che stava in quegli anni prendendo forma.

Nel 1953, infatti, il Piano Regolatore prevedeva un forte sviluppo abitativo in quest’area, e conseguentemente la Curia di Milano fece erigere una Cappella provvisoria, la cui dedicazione era stata mantenuta alla “Beata Vergine Addolorata”. Questo edificio, tuttora visibile, venne in seguito adibito a palestra, una volta completata la chiesa definitiva; contemporaneamente, progettata dall’architetto Giò Ponti, fu edificata anche la casa parrocchiale.

Nel 1956 venne chiamato a condurre il complesso padre Marco Scandroglio, vicario oblato, ma il primo parroco della comunità fu Don Ferdinando Frattino, che il 15 agosto 1956, designato dall’Arcivescovo Montini, assunse il vicariato parrocchiale che divenne definitivo nel 1960.

La parrocchia neocostituita nel 1956 contava già 1417 abitanti, per cui nella succitata cappella provvisoria i posti erano insufficienti; nella casa parrocchiale si svolgevano anche le attività oratoriane, seppur compresse negli esigui spazi.


Questa ristrettezza di risorse spinse don Ferdinando a stringere i tempi per la costruzione della chiesa parrocchiale (e ne ebbe ragione, se si pensa che nel 1962 la parrocchia avrebbe contato 16.000 residenti!).
 

Per la costruzione della nuova chiesa innanzitutto va ricordata la generosità della signora Farina, vedova Cabassi, che era la maggior proprietaria di questi terreni agricoli, che donò alla Curia ben 10.000 metri quadri di terreno per la nuova costruzione.

Poi va ricordato Monsignor Villa, architetto della Curia per le Nuove Chiese, cui fu affidato il progetto. La chiesa venne concepita a forma di croce latina, a navata unica e con le due braccia laterali molto capienti; sul campanile, come si può vedere tuttora, fu progettata una croce slanciata ed originale.

La prima pietra venne posta il 18 maggio 1958 dall’Arcivescovo Montini; in seguito la costruzione proseguì a rilento ma, ancora grazie alla signora Farina, oltre che ad altri benefattori, si poté giungere, nell’autunno 1961, ad una fase in cui la chiesa, nelle sue strutture essenziali, poteva dirsi compiuta.
Fu così che il 30 novembre 1961 Monsignor Oldani benedisse il tempio che fu così aperto ai fedeli, con cui don Ferdinando poté celebrare la prima Eucarestia il giorno di Natale dello stesso anno.


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