venerdì 27 agosto 2021

PIAZZA SAN BABILA

 In origine lo spazio antistante alla basilica di San Babila era un semplice sagrato che si apriva verso corso Vittorio Emanuele II.

All'inizio del XX secolo la popolazione di Milano iniziò ad avere un cospicuo tasso di crescita. Nell'ottica di avere un centro storico più adatto alla nuova situazione, fu deciso di collegare meglio alcune vie storiche di Milano (piazza della Scala con corso Vittorio Emanuele) con la costruzione di piazza Meda (all'epoca denominata "piazza Crispi") e di corso Matteotti (all'epoca "corso Littorio").

Questi lavori, che ebbero luogo nei primi decenni del XX secolo e che terminarono nel 1928, portarono all'abbattimento di molti edifici storici, tra cui diverse abitazioni nell'area di fronte alla storica basilica, grazie ai quali venne creato un nuovo spiazzo.

Nel 1931 fu deciso di ampliare ulteriormente largo San Babila per farne una vera e propria piazza. Pertanto, vennero programmate altre demolizioni. Il lato nord della futura piazza San Babila venne completato in breve tempo, tant'è che fu pronto alla fine del 1931. Al contrario, i lati est e sud furono oggetto di radicali cambiamenti, con i lavori che iniziarono nel 1935. L'antica Galleria De Cristoforis, che si trovava a sud, fu abbattuta venendo sostituita dalla Galleria Ciarpaglini e dal Teatro Nuovo, mentre a est furono demoliti gli edifici in stile neogotico veneziano (che erano conosciute come "Case Veneziane") per lasciare spazio alla Galleria San Babila e a Piazza Umberto Giordano. Nel 1938 fu costruito il Garage Traversi, una moderna autorimessa per 350 automobili progettata dall'architetto Giuseppe De Min, che fungeva anche da autolavaggio e officina.

I vari lavori nella piazza ebbero termine nel 1948, fermo restando che i bombardamenti del 1943, avvenuti durante la seconda guerra mondiale, resero necessari altri interventi. Gli ultimi lavori effettuati nell'ormai piazza San Babila furono eseguiti nel 1957, con la costruzione della Galleria Passarella. Fra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta piazza San Babila venne interessata dagli scavi per la realizzazione della metropolitana di Milano, durante i quali fu creata l'omonima stazione.

Nel dopoguerra piazza San Babila iniziò ad essere frequentata dall'alta borghesia milanese, la cosiddetta "Milano bene". Negli anni sessanta, in seguito all'apertura, nei suoi pressi, della sede della Giovane Italia e della sede del Raggruppamento giovanile, entrambi gravitanti, da un punto di vista politico, intorno alla destra di ispirazione neofascista, piazza San Babila diventò luogo di aggregazione per gruppi di questo schieramento politico. Negli anni settanta nacque un neologismo dispregiativo nei confronti di questo fenomeno, sanbabilini, che veniva usato per definire i gruppi di destra di ispirazione neofascista che stazionavano in piazza San Babila.

Dalle sedi di partito i gruppi di destra di ispirazione neofascista iniziarono a frequentare e a riunirsi in esercizi pubblici della zona. Quello più noto era il Motta (oggi divenuto un negozio della marca Diesel), sotto i portici all'angolo con corso Vittorio Emanuele. Venivano frequentati anche il Borgogna (oggi Victory) di via Borgogna, mentre alcuni preferivano il Pedrinis, che si trova dalla parte di corso Matteotti, e altri ancora I Quattro Mori, ora non più esistenti. In queste sedi fu pianificata la serie di atti criminosi compiuti da militanti di gruppi neofascisti e del Movimento Sociale Italiano a Milano il giovedì 12 aprile 1973, strage che è conosciuta come "giovedì nero di Milano".

Nel 1976 il regista Carlo Lizzani, impegnato politicamente a sinistra, realizzò San Babila ore 20: un delitto inutile, film liberamente ispirato a un fatto di cronaca nera che ha coinvolto i frequentatori della piazza. Si trattava dell'uccisione, da parte di una squadra di fascisti di San Babila, di uno studente di sinistra, Alberto Brasili, che insieme alla sua fidanzata, Lucia Corna, studentessa del liceo Volta, il 25 maggio 1975 aveva strappato un manifesto missino vicino alla piazza. Una banda se ne accorse, li seguì ed in un posto isolato li aggredì a colpi di coltello. Il leader della banda era il sanbabilino Antonio Bega, mentre gli uccisori furono Giorgio Invernizzi e Fabrizio De Michelis, anch'essi sanbabilini.

Corso Venezia dal sagrato della basilica di San Babila a Milano in un dipinto del 1850 di Luigi Premazzi. Sulla destra si scorge la basilica di San Babila prima delle modifiche del XIX e del XX secolo, mentre la colonna che si vede al centro è stata spostata verso la chiesa durante i lavori di costruzione della metropolitana nel 1959

Negli anni successivi piazza San Babila vedrà la nascita di numerosi fenomeni di costume e di sottocultura giovanile, completamente slegati dalla politica, e per molti versi all'antitesi dalle idee di destra. Degni di menzione sono i "fioruccini" (dal nome del negozio Fiorucci di corso Vittorio Emanuele II: cercavano il cosiddetto "sballo" ed erano caratterizzati da un abbigliamento trasgressivo, i paninari (nati al bar Il panino della vicina piazzetta Liberty: erano contraddistinti da un abbigliamento griffato e dall'adesione a uno stile di vita fondato sul consumismo) e gli yuppie (ovvero giovani professionisti "rampanti" che abbracciavano la comunità economica capitalista trovando in essa la loro completa realizzazione).

Largo San Babila tra il 1930 e il 1939


La piazza, a pianta rettangolare, presenta la Torre Snia Viscosa, che rappresenta il primo grattacielo costruito a Milano (realizzato da Alessandro Rimini, 1937). Analoga è l'impostazione di piazza San Babila sul fronte interno, nel quale spicca l'imponente palazzo del Toro (di Emilio Lancia e Raffaele Merendi, 1939), concepito come complesso polifunzionale, comprendente tra l'altro il Teatro Nuovo e il Teatro San Babila. Negli anni, pur permanendo la struttura, gli edifici hanno via via mutato proprietà e destinazione. Molteplici sono le attività commerciali che hanno occupato i fondi di vendita al pubblico (altezza terra) e gli uffici dei palazzi che danno sulla piazza.

Per quanto riguarda gli edifici, anch'essi hanno subito modifiche. Un esempio di conservazione al di là delle logiche di mercato appartiene all'ex garage Traversi, dismesso da anni. Dopo una serie di ipotesi anche di demolizione, è stato sottoposto a vincolo nonostante si trattasse di un edificio non direttamente affacciato sulla piazza, e dovrebbe essere internamente trasformato in polo multifunzionale.

vedi

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