Nel 1787 venne soppressa la parrocchia di San Rocco entro le mura istituita dal cardinale Borromeo e che aveva giurisdizione anche fuori: parte venne incorporata in quella di San Calimero nei pressi dell'attuale cordo di Porta Romana e parte in quelle di Calvairate e Vigentino, nei Corpi Santi: i morti ebbero quindi sepoltura nei rispettivi cimiteri fino a quando, il 19 aprile 1791, venne ricostituita la parrocchia di San Rocco al forese, ovvero fuoi dalle mura, e fu quindi ripreso l seppellimento dei morti nel foppone di San Rocco, interrotto nel 1787. Negli undici anni successivi, come testimoniato nel febbraio 1798, nel cimitero vennero inumati 32.000 morti. Nel settembre del 1801 (25 fruttidoro anno IX), sotto l'amministrazione della Repubblica Italiana napoleonica, una cappella fu eretta nei pressi dell'abitazione del capo seppellitore e nel 1815 vennero svolti lavori di ristrutturazione vari, fra cui diverse riparazioni al muro di cinta del cimitero.
Ritenuto insufficiente per l'elevato numero di morti proveniente dall'Ospedale Maggiore, per l'uso fattone dal Comune dei Corpi Santi, per il terreno inadatto alla decomposizione, per una riduzione di superficie dettata da esigenze stradali (sistemazione della strada fra le porte Romane e Ticinese) e infine per l'apertura del nuovo cimitero di Porta Tosa, il vecchio foppone di Porta Romana venne soppresso nell'ottobre 1826 e le inumazioni interrotte. Fu mantenuta qualche eccezione per chi volesse seppellire i propri morti accanto alle vecchie tembe e nel 1848, durante i moti delle Cinque Giornate, vennero qui sepolti alcuni soldati austriaci caduti duranti gli scontri.
Dopo un conveniente periodo di riposo del terreno nel 1869 e 1870 vennero dati in affitto i locali e l'area dell'ex cimitero e nel 1875 si sollecitarono gli interessati a trasportare in altro luogo i resti dei loro cari e a ritirare monumenti e lapidi; vennero riesumati dalla chiesa i resti del celebre chirurgo Monteggia e traslati al Monumentale. In ultimo il 3 ottobre 1880 il Municipio cedette a quattro privati il fondo del soppresso cimitero a condizione che lasciassero al Comune un'area per l'apertura di una strada e che erigessero un edificio scolastico da affittare alla pubblica amministrazione.
Monumento al barone Augusto Bataille (arch. Carlo Amati, 1821)
Tramontata l'epoca napoleonica il cimitero si popolò di monumenti sepolcrali di valore architettonico e artistico; in particolare vanno ricordati un monumento eretto nel 1818 dall'avvocato Angiolini a memoria della giovane sposa Francesca Galbiati su disegno dell'architetto e pittore Paolo Landriani; il monumento al negoziante Vincenzo Bellati (arch. Landriani, 1826); il monumento ai coniugi Dugnani (1825), descritto come uno dei cinue grandi monumenti del cimitero); il monumento alla memoria della contessa Paola Taverna opera di Carlo Amati (1822); il monumento al barone francese Augusto Bataille (Amati, 1821), altro fra i cinque grandi monumenti; il monumento al conte Alessandro Annoni (1825), su disegno del Canonica. Erano poi presenti busti e bassorilievi al conte Martinengo, all'avvocato Battaglia, al conte Giacomo Greppi, a Carlo Frapolli e al Vittadini.
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