La basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore ( basilica apostolorum), comunemente detta basilica di San Nazaro in Brolo, è una delle più antiche chiese di Milano, situata in piazza San Nazaro in Brolo. Si tratta della più antica chiesa a croce latina della storia dell'arte occidentale, realizzata in questa forma per celebrare la risurrezione di Gesù, come testimoniato da un'epigrafe collocata delle pareti del coro. Il complesso si compone della basilica e dei successivi Mausoleo Trivulzio e cappella di Santa Caterina, che sono entrambi rinascimentali. Il Mausoleo Trivulzio, monumentale cappella realizzata dal Bramantino, ha coperto l'originale facciata della basilica cambiandone radicalmente l'aspetto. Insieme alla basilica prophetarum, alla basilica martyrum ed alla basilica virginum, la basilica apostolorum è annoverata tra le quattro basiliche ambrosiane, ovvero quelle fatte costruire da sant'Ambrogio.
La basilica prende il nome dal Broletto Vecchio, detto anche Brolo dell'Arcivescovo o Brolo di Sant'Ambrogio, prima sede del governo della città di cui si abbia traccia documentata, che ebbe questo ruolo durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Il Broletto Vecchio ha dato il nome al quartiere del Brolo, del quale fa parte la basilica di San Nazario in Brolo. Il Broletto Vecchio terminò questa funzione nel 1251, quando la sede municipale venne trasferita presso il Palazzo della Ragione, che è infatti anche conosciuto con il nome di Broletto Nuovo. Il Broletto Vecchio fu poi ristrutturato trasformandosi in Palazzo Reale.
Edificata tra il 382 e il 386 in epoca romana tardoimperiale per volere del vescovo di Milano Ambrogio, nell'epoca in cui la città romana di Mediolanum (la moderna Milano) fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402), nel 1075 fu gravemente danneggiata da un rovinoso incendio venendo ricostruita in forme romaniche. Numerose furono le trasformazioni nel XVII e XVIII secolo, con le parti interne che vennero rinnovate in forme neoclassiche tra il 1828 e 1832. È una delle basiliche paleocristiane di Milano.
La basilica apostolorum venne realizzata fuori dalle mura romane di Milano, adiacente alla via Porticata, con cui era in connessione grazie a un atrio. Questa strada monumentale, che era costeggiata da portici con colonne, da cui il nome, iniziava a Porta Romana d'epoca romana terminando dopo 600 metri in direzione Placentia (la moderna Piacenza) con un arco trionfale . La Via Porticata rappresentava un imponente ingresso per chi proveniva da Roma.
Dell'intero colonnato della Via Porticata sono giunti sino a noi uno dei capitelli dei portici (l'unico della Via Porticata che è sopravvissuto ai secoli), che è stato incorporato nella basilica di San Nazaro in Brolo, e quattro colonne, che sono state in seguito collocate sul retro dell'abside della basilica citata, esternamente all'edificio.
Nel 395 o 396, il 10 maggio secondo un'antica tradizione, Ambrogio traslò nella basilica apostolorum le reliquie del martire Nazaro creando l'abside maggiore; il corpo del santo fu deposto al centro di essa in un loculo sotterraneo (dove nel 1579 san Carlo Borromeo lo ritrovò, traslandolo nel nuovo altare controriformato). Questa parte della basilica fu probabilmente rivestita con i marmi libici donati, come ricorda un'iscrizione, in seguito ad un voto dalla nipote dell'imperatore Teodosio I, Serena, moglie di Stilicone, generale tutore dell'imperatore Onorio, che provvide ad abbellire anche il resto della basilica.
Nel IV secolo sant'Ambrogio forse seppellì sotto l'altare anche le reliquie degli apostoli Giovanni, Andrea e Tommaso, o forse quelle di Pietro e Paolo. Il reliquiario che potrebbe aver contenuto queste reliquie, in argento e finemente cesellato, è ora esposto presso il Museo diocesano di Milano. Nel V secolo attorno all'altare apostolico vennero deposti, in sarcofagi di pietra, i corpi di alcuni vescovi milanesi successori di sant'Ambrogio, per rafforzare il collegamento tra l'autorità vescovile milanese e gli apostoli. Nei secoli successivi, fino all'Alto Medioevo, si affermò l'uso funerario, in particolare vescovile, della basilica.
Il 30 marzo 1075 un rovinoso incendio danneggiò gravemente la basilica, che viene ricostruita in forme romaniche, con copertura a volte, cupola ottagonale, tiburio, grandi absidi anche sui bracci laterali e con torre campanaria. Promotore della ricostruzione fu probabilmente il vescovo Anselmo III da Rho, che vi viene seppellito nel 1093. Fu in questi secoli che la chiesa prese il nome basilica di San Nazaro in Brolo abbandonando l'antica denominazione basilica apostolorum.
Nel XVI secolo vennero eretti, in forme rinascimentali bramantesche, il Mausoleo Trivulzio davanti all'ingresso, che coprì l'originale facciata della basilica cambiandone radicalmente l'aspetto, e la cappella di Santa Caterina sul lato sinistro. Nel 1567 san Carlo Borromeo costruì un nuovo altare maggiore controriformato (modificato poi nel XVIII secolo), demolendo l'altare paleocristiano che era sotto la cupola all'incrocio dei bracci (la cui posizione fu ripristinata nel 1971 in seguito al Concilio Vaticano II), e quello di San Nazaro, che era addossato all'abside.
La basilica fu oggetto di numerose trasformazioni nel XVII e XVIII secolo. Il cardinal Federico Borromeo fece costruire una nuova sagrestia e rinnovò la cappella di San Matroniano, che si trova nel braccio destro. In seguito, nel braccio sinistro, venne realizzato nel 1751 da Carlo Giuseppe Merlo l'altare di San Arderico o Ulderico e vennero affrescati coro e cupola. Le parti interne vennero infine rinnovate tra il 1828 e 1832 in forme neoclassiche.
La riscoperta ed il ripristino di parte delle forme originarie paleocristiane e romaniche sotto ai "camuffamenti" barocchi e neoclassici si deve ai lavori avviati nel 1938 dal Comitato Restauri Monumenti di Milano, condotti dall'architetto e sacerdote Enrico Villa, a cui si devono le forme attuali della basilica, ricostruite sulla base delle antiche murature rimesse in luce. Con qualche interruzione, i lavori si conclusero nel 1986.
Nei primi anni settanta del XX secolo vennero eseguiti scavi archeologici e sondaggi che hanno consentito di ricostruire la pianta paleocristiana della basilica, oltre che la terminazione dei bracci laterali e il rapporto con la citata Via Porticata romana sulla quale si affacciava la basilica. Si sono recuperati importanti reperti di epoca romana e paleocristiana ed è stata resa visitabile l'area archeologica sotterranea.
All'interno della basilica sono conservato quattro epigrafi paleocristiane. Sono giunti sino a noi anche i resti del pavimento paleocristiano del braccio orientale, realizzato con tecnica opus sectile.
Il lapidarium occupa il locale dell'antica sagrestia romanica. Sono esposti numerosi frammenti di epigrafi funerarie paleocristiane databili tra il IV e il VI secolo. In una vetrina sono presentati i reperti dalla tomba di Arderico, che fu vescovo di Milano dal 936 al 948: oltre a un anello d'oro e uno d'argento e al puntale di bastone pastorale, è visibile un piccolo crocifisso che è una rara testimonianza dell'artigiano altomedioevale. Nel lapidarium è esposta una parete della "Tomba del Pavone", dipinta tra il VII e l'VIII secolo. Fu scoperta nel 1948 a destra dell'altare moderno e non è accessibile al pubblico.
Testimonianze del cimitero che si sviluppò in adiacenza alla basilica si trovano nella zona esterna all'abside romanica, ben visibile anche dal retrostante largo Francesco Richini e prospiciente il lato occidentale della quattrocentesca Ca' Granda, che sorge non lontano. La basilica sorgeva in una zona funeraria romana, ma attrasse numerose sepolture, sia all'interno sia all'esterno della chiesa, nella speranza che le reliquie degli apostoli e del martire Nazaro potessero intercedere "per contatto" per le anime dei defunti. Esternamente sono anche visibili i resti del muro del braccio orientale della basilica paleocristiana: si riconosce dall'accostamento opus spicatum dei mattoni.
Dal 2012 è possibile vedere diverse murature originarie dell'epoca di Ambrogio alte anche 13 metri sulla cui base è stato possibile ricostruire la pianta cruciforme della basilica paleocristiana, che era provvista di bracci rettilinei terminanti con esedre semicircolari. Nei diversi vani sono esposti anche are votive, cippi funerari, anfore e laterizi romani ritrovati durante gli scavi. È interessante notare che alcuni sarcofagi romani in serizzo furono svuotati e reimpiegati nelle murature della basilica. Sono anche presenti i resti della cappella di san Lino, realizzata dopo l'epoca paleocristiana, in pieno Medioevo, sui resti della sagrestia paleocristiana del IV-V secolo.
Nei sotterranei si trovano anche resti di ambienti di servizio risalenti al V-VI secolo e rinvenimenti d'epoca romana antecedenti alla realizzazione della basilica. Sono anche presenti i resti delle fondazioni di una delle absidi del transetto orientale della basilica paleocristiana. Nei sotterranei sono anche state trovate raffigurazioni ad affresco dell'iconografia cristiana, come la morte e la risurrezione di Gesù, rese, rispettivamente, con una croce e un kantharos, che risalgono al VII-VIII secolo.
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