aperta solo nel 1781: prima non esisteva proprio! La storia ha inizio ben più di qualche secolo indietro ….
Tutta la vasta area dell’attuale centro di Milano, in epoca romana tardoimperiale, era un “complesso episcopale”, il vero centro religioso della città, comprendente l’Arcivescovado, varie luoghi di culto, edifici ecclesiastici e monasteri. Era quindi un’area “sacra“. La prima costruzione in assoluto di cui si ha notizia era un piccolo battistero, quello di Santo Stefano alle Fonti (313 – l’anno dell’Editto di Costantino) destinato al battesimo dei pagani convertiti al cattolicesimo. Era situato proprio in prossimità della via Santa Radegonda attuale (esattamente dove c’è oggi l’ascensore per salire in cima al Duomo). L’anno successivo (314), era poi iniziata la costruzione della basilica paleocristiana vetus (Santa Maria Maggiore) davanti alla quale fu poi costruito il battistero di San Giovanni alle Fonti (378- 397).
In seguito, nell’ottavo secolo, il Battistero fu demolito e, lì accanto, sorse il monastero di Santa Maria di Vigilinda [Vigilinda era una duchessa longobarda, probabile fondatrice del convento]. A questo primo monastero si affiancò, nel X secolo, quello del San Salvatore.
Già prima del Mille, il cenobio [luogo dove le monache, sottoposte alla medesima regola, fanno vita comune], ottenne il giuspatronato sull’ospedale e la chiesa di San Raffaele, che sorgevano accanto al monastero e nell’XI secolo pure quello sulla piccola chiesa di San Simplicianino, edificata su terreni che l’ente possedeva nelle vicinanze.
Sulle stesse fondamenta di questi due monasteri, venne fondato, nel 1130, un nuovo monastero benedettino femminile dedicato questa volta a Santa Radegonda con la relativa chiesa annessa.
Nel 1162, le truppe del Barbarossa distrussero parzialmente il convento delle monache. Come risarcimento per i danni subiti, al monastero venne assegnata una casa e un ampio terreno appartenuti al vescovo Galdino della Sala (1096 – 1176) co-patrono di Milano insieme a San Carlo e Sant’Ambrogio.
Nel 1781l monastero, venne parzialmente demolito per aprire la Contrada Santa Radegonda, che il ministro plenipotenziario austriaco, governatore della Lombardia, conte Carlo Giuseppe di Firmian, aveva richiesto al Piermarini, per facilitare il transito della carrozza arciducale dal Palazzo Reale al Nuovo Regio Ducal Teatro (Teatro alla Scala), aperto da soli tre anni (1778).
Tutto il resto dell’area del dismesso monastero, (comprensivo dei terreni, del convento e della chiesa di Santa Radegonda), venne dapprima acquisito dei Marchesi Cusani. Questi, successivamente , vendettero il tutto a un noto costruttore immobiliare, che provvide alla lottizzazione del suolo, vendendo, a sua volta, i vari frazionamenti. Il convento divenne una locanda, le celle di alcuni chiostri furono tramutate in abitazioni private, altre in un’osteria.
Nel 1801, il costruttore, trovandosi in temporanea difficoltà finanziaria, fu costretto a cedere per pochi soldi, pure la vecchia chiesa di Santa Radegonda, attigua al convento, che, divenne proprietà di tale Anastasia Franzini, vedova Barbini.
Non sapendo cosa farsene, la Franzini l’affittò ad un ex calzolaio Carlo Re, che, amante di teatro, era diventato imprenditore e, da qualche anno, aveva aperto per conto suo, un teatrino di marionette in un locale del soppresso convento dei Fratini, in contrada Sant’Antonio, lì vicino.
D’accordo con la Franzini, e creando una sorta di sodalizio con lei, questi pensò a trasformare l’interno della ex-chiesa, in un teatro costruito tutto in legno con un palcoscenico, una sala a ferro di cavallo, platea, alcuni ordini di palchi e loggione, per spettacoli di marionette, il Teatro Santa Redegonda.
Già da qualche anno, si facevano in città degli esperimenti dimostrativi riguardanti l’utilità dell’energia elettrica al posto dell’illuminazione a gas. In occasione del Carnevale del 1882, per la prima volta, si illuminò con delle lampadine elettriche, il Ridotto della Scala, cosa questa che destò enorme successo tra il pubblico, al punto da convincere la Edison ad acquistare subito un terreno il più possibile vicino al Duomo. La centrale avrebbe dovuto illuminare il teatro alla Scala, il teatro Manzoni, la Galleria Vittorio Emanuele II, e i principali negozi cittadini, sotto i portici, concentrati in quella zona. La scelta ricadde sulll’area comprendente il vecchio Teatro Santa Radegonda. Demoliti tutti gli edifici esistenti, vi fece costruire al loro posto, i capannoni per ospitare la prima centrale termoelettrica dell’Europa continentale per la produzione e la distribuzione di energia elettrica a corrente continua.
Uno dei primi negozi della via, ad usufruire della corrente elettrica della nuova centrale, fu la famosa Confetteria Giuseppe Baj, nota per il miglior panettone di Milano. Quella casa d’angolo, nel 1883, fu il primo edificio europeo alimentato ad energia elettrica sulla base di un progetto di Edison.
Di fianco al palazzo che ospitava la pasticceria-confetteria Baj, comparve nei primissimi anni del Novecento un cinema-teatro dal nome provvisorio di Padiglione Cinematografico. Cambiato il nome in Santa Radegonda, alternava spettacoli teatrali alle prime proiezioni cinematografiche della storia con accompagnamento dal vivo dell’orchestra. L’edifico potè vantare, fin dal 1909, una facciata illuminata da numerose lampadine. Sarà proprio il Santa Radegonda il primo cine-teatro funzionante ad energia elettrica, e il primo dotato di un servizio di “bar automatico”, con annessa pure una pista di pattinaggio.
Raramente capita di scoprire quanta storia sia racchiusa in pochi metri quadrati ... Un fazzoletto di terra che, sacro per 12 secoli, diventa improvvisamente strada, teatro, sala da ballo. centrale elettrica, cinema
La centrale elettrica ebbe però vita breve, in quanto già dai primi del Novecento si cominciò a prendere in considerazione l’uso della corrente alternata; il trasporto a distanza della corrente continua erogata da questa centrale non riusciva infatti ad andare al di fuori del centro cittadino. Il consumo di combustibile fossile, oltre a essere antieconomico, produceva inquinamento e fumi. La ricerca stava sviluppando soluzioni diverse sfruttando l’energia idraulica per cui, nel 1923, la centrale venne dismessa. Nel 1926, l’intero isolato presente tra via Agnello e via Santa Radegonda, venne raso al suolo.
Al suo posto. in quello stessa area, nacque ancora una volta, un ampio teatro in elegante stile liberty. Era l’Odeon, proprio lo stesso cinema arrivato ai giorni nostri.
Rilevato dal gruppo americano Cannon, nel 1986. l’Odeon fu il primo cinema milanese a trasformarsi in Multisala col nuovo nome Cannon Odeon. Mantenendo invariata la grande, caratteristica sala principale da 1170 posti, ne creò una seconda sotterranea da 540 posti e poi altre otto piccole salette fra i 100 e i 250 posti, consentendo in tal modo la proiezione sia delle prime visioni dei film più recenti che la programmazione di nicchia dedicata al cinema d’autore.
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