il monastero di Santa Radegonda era assieme all'omonima chiesa un monastero benedettino milanese. Il complesso fu soppresso e parzialmente demolito nel 1781
per far posto alla attuale via Santa Radegonda.
Sull'antecedente complesso architettonico che aveva ospitato il monastero di Santa Maria di Vigilinda (probabilmente la fondatrice), detto anche del San Salvatore sin dal VII secolo, nel 1130 venne fondato il monastero dedicato a santa Redegonda.
Il motivo di questo cambio di intestazione verso la regina merovingia d'origine turingia , è da ricercare nella volontà dell'allora vescovo di Milano Anselmo della Pusterla di sostenere il partito di Corrado III e dell'antipapa Anacleto II, supportato anche dall'arcivescovo di Tours Ildeberto di Lavardin contro il partito del papa Innocenzo II e dell'imperatore Lotario II.
Infatti Radegonda era stata un importante figura nel monastero di Tours e questa intitolazione rappresentava una presa di posizione netta della città di Milano nello scontro fra i due papi che stavano contendendo il potere all'epoca
Ma chi era questa Radegonda?
Era la figlia di Bertario, re dei Turingi (tedeschi). Quando i re franchi (della dinastia dei merovingi) Teodorico I e Clotario I conquistarono la Turingia (531), Radegonda allora tredicenne, presa in ostaggio da Clotario, venne condotta in Neustria (Francia settentrionale) con gli altri prigionieri. Crebbe alla corte di Soissons e quando Clotario, accortosi della sua bellezza, decise di farne sua moglie, fu mandata ad Athies per ricevere un’educazione adatta ad una regina. Divenne quindi regina di Francia. Il matrimonio fu tuttavia molto infelice per lei, a causa dell’indole brutale ed i continui tradimenti del marito. Fallì definitivamente, quando Clotario fece uccidere il fratello di Radegonda, l’unico parente rimastole. Lei decise allora di abbandonare il marito (al quale non aveva dato eredi) e di prendere i voti. Clotario, pentito di aver accettato la vocazione della moglie, inviò alcuni soldati a Saix per riportarla a corte. Ma Radegonda fuggì attraverso i campi ove alcuni contadini stavano seminando l’avena. Miracolosamente le sementi crebbero fino a nascondere la fuggitiva ed i soldati non riuscirono più a trovarla. A questo punto, a Clotario non restò che ripudiarla lasciandole proseguire il suo percorso di fede. Fece il suo ingresso prima nel monastero di Tours poi in quello di Saix, dove si dedicò all’assistenza dei lebbrosi. Clotario I fece costruire per lei il monastero di Notre-Dame a Poitiers, che divenne poi della Sainte-Croix quando, nel 569, Radegonda ottenne in dono dal basileus (re d’Oriente) Giustino II, un frammento della croce di Cristo. La regina fu tumulata nell’Abbazia di Notre Dame a Poitiers nel 587. Fu venerata e poi canonizzata nel IX secolo. Nel maggio 1561 un gruppo di protestanti incendiò la cappella dove era sepolta Radegonda; i fedeli ne salvarono pochi resti carbonizzati e li custodirono in una cassetta, oggi deposta nella chiesa di Poitiers a lei intitolata.
Danneggiato dalle distruzioni delle truppe imperiali del Barbarossa nel 1162, come risarcimento il monastero ricevette una casa e un terreno appartenente al vescovo Galdino della Sala (1166-1176).
Nel secolo XVII, secondo quanto riferì il contemporaneo Filippo Pincinelli, «le monache di Santa Radegonda di Milano, nel possesso della musica sono dotate di così rara isquisitezza, che vengono riconosciute per le prime cantatrici d'Italia. Vestono l'abito cassinense del P. S. Benedetto, e pure sotto le nere spoglie sembrano à chi le ascolta, candidi, armoniosi cigni, che, e riempiono i cuori di maraviglia, e rapiscono le lingue à loro encomij. Frà quelle religiose, merita sommi vanti Donna Chiara Margarita Cozzolani, Chiara di nome, ma più di merito; e Margarita, per nobiltà d'ingegno, rara, ed eccellente, che se nell'anno 1620. ivi s'indossò quell'habito sacro, fece nell'essercitio della musica riuscite così grandi; che dal 1640. fino al 1650. hà mandato alle stampe, quattro opere di musica».
Il complesso risultò veramente grandioso, con quattro chiostri che includevano San Raffaele e San Simplicianino. La chiesa era doppia, secondo l'uso monastico, e custodiva numerose reliquie: la scheggia della Croce, una Spina, un frammento del velo di Maria e della Maddalena. Il monastero rientrò nelle soppressioni giuseppine: le monache vennero trasferite a Santa Prassede (area dell'odierno palazzo di Giustizia) e nel 1781 si aprì la strada che vediamo oggi. Nel 1855 la chiesa del precedente monastero serviva gli scalpellini della Fabbrica del Duomo.
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